Modugno e le sue origini

A conferma del crescente interesse per la storia della nostra città giungono, in redazione, numerose telefonate di modugnesi che chiedono e suggeriscono nuovi e più ampi campi di ricerca storiografica. Di grande interesse è apparsa, fin dal primo momento la richiesta di un lettore che chiedeva di conoscere le origini dei nomi dei luoghi più antichi di Modugno: “la Motta”, “Balsignano”, “Madonna delle grazie”, “paradiso”.

Se risulta facile indicare nelle varie : “Seminario”, “S. Caterina”, “S. Domenico” la derivazione del nome della contrada dal luogo di culto che vi sorgeva o da cui partiva la strada che attraversava la zona, più difficile risulta risalire al significato del nome di altre contrade, di altri luoghi. Cominciando proprio dal nome “Modugno” di non chiara provenienza. Don Nicola Milani nelle sue “MEMORIE STORICHE” asserisce che “Non risulta che il nome Modugno abbia un preciso e chiaro significato”. La derivazione più probabile sembra essere quella indicata da Vitangelo Maffei che lo fa risalire al latino «in medio» in quanto il paese è posto ad uguale distanza tra i più antichi e importanti centri di Bitonto e Bari. Da “Meduneum” al volgare “M’dugneum”, con la perdita della latina “e” e l’inserimento della dialettale “g”; e infine la successiva caduta delle “eum” finali e sembra quasi di pronunciarlo così come è oggi.

Ma ben altro ci sarebbe da dire rispetto ad altri luoghi e nomi della nostra città e per questo speriamo di ricevere elaborati e notizie dai nostri lettori, in modo da “saziare” la fame di conoscenze dei modugnesi. A tal fine sarebbe utile la creazione di un archivio storico della città di Modugno attraverso la ricerca dei documenti storici; la loro catalogazione e il loro riordino cronologico e pertinenziale per giungere infine alla pubblicazione in rete di una “Storia modugnese”, coinvolgendo istituzioni e persone diverse, primo fra questi l’On. Francesco Capitaneo proprietario di un grande archivio privato in cui sono conservati documenti risalenti al XV° e XVI° secolo; non tralasciando, ovviamente, l’archivio di Don Milano.

I 'cretini' non vanno d’accordo con i soldi

Una delle massime più comuni che circolano negli ambienti borsistici internazionali, riguarda la velocità con la quale gli stupidi si separano dai soldi. Le recenti crisi dei mercati finanziari hanno messo in ginocchio, ancora una volta, tanti piccoli investitori che hanno visto sparire, con una velocità direttamente proporzionale alla loro “furbizia”, il denaro così improvvidamente buttato sulla ruota di quelle gigantesche roulette che sono le borse valori.

Uno dei principi cardine del “guadagno” borsistico è basato sul rischio e la fiducia è uno dei rischi meno quantificabili per un investitore. Calcolare fino a che punto ci si può fidare dell’economia cartacea della borsa è uno di quei momenti in cui la capacità di valutazione degli investitori è messa alla prova. Una economia solida è data dalla capacità di controllo che la classe politica del paese ha sui parametri base dell’economia: moneta in circolazione, velocità di produzione e di scambio dei beni acquistabili, potenzialità produttiva. Attraverso il controllo di questi parametri è possibile dare e mantenere un giusto prezzo alle merci. Al crescere della massa monetaria e dei beni prodotti non c’è stato un altrettanto rapido aumento della velocità di circolazione di tali beni. In altri termini: all’aumento della produzione non è seguito il potenziamento delle infrastrutture necessarie alla circolazione e distribuzione dei prodotti.

Le merci insomma non fluiscono in modo regolare e rapido dal produttore al consumatore. Produrre BMW in Vietnam permette, alla casa tedesca, di abbattere i costi relativi alla manodopera, ma non permette al neo operaio vietnamita di usare l’auto tedesca. Produrre computer in India permette di vendere modernissima tecnologia a basso costo, nel contempo, però, pochi indiani possono usare i computer prodotti nel loro paese. Poche strade in Vietnam per apprezzare la guida della vettura tedesca, pochi chilometri di elettrodotti in India per utilizzare i tanti elaboratori prodotti.

Troppi soldi e poche merci. Arruolato, spesso forzatamente, in qualche fabbrica per produrre merci che non utilizzerà; pagato con soldi che gli permettono di acquisire prodotti che non può utilizzare, anche l’ex contadino di cui è proverbiale la pazienza, scende a manifestare in piazza contro i suoi governanti. Proteste che costringono i governi a finanziare super strutture, grattacieli, ponti, aeroporti oltre alle mitiche strade che non conducono da nessuna parte. Per fare questo i governi hanno bisogno di denaro e il modo più rapido per rimpinguare le casse è il prestito internazionale.

Per garantire tale prestito, però, è necessario aumentare la tassazione e di conseguenza aumenta il malcontento del tunisino, dell’egiziano, dell’albanese o del neo capitalista marocchino. Tutta gente attirata dai soldi della paga, dalla moneta che assicura l’ingresso nel dorato mondo dei consumatori. Hanno dovuto rendersi conto, invece, da un giorno all’altro, di non aver fatto una buona scelta nel lasciare il proprio, piccolo, appezzamento di terra che gli permetteva, perlomeno, di produrre per sé e la propria famiglia quei beni necessari alla sopravvivenza.

Nella economia agricola che basa il suo mercato sullo scambio delle merci prodotte, quando appare la moneta in grado di acquistare un bene di consumo, senza in fondo esserlo anch’essa, si crea subito una inflazione del 100% in quanto circolano merci e denaro in pari valore dove prima circolavano solo le merci. Nel tempo che trascorre durante una sessione della borsa di Tokyo, in cui l’indice nikkei scende di mezzo punto e gli investitori perdono decine di milioni di yen, qualche gallo di razza “buona” pizzica, ben volentieri, lo stesso numero di gallinelle del giorno prima, assicurando lo stesso numero di polli del mese precedente. Certo i polli non portano alla felicità, non permettono il “progresso”, ma non ci è stato certo prescritto dal medico il “progresso”.

A Palazzo Santa Croce và in scena la "Commedia modugnese"

La città di Modugno, da troppi anni è costretta a chinare la testa, ad abbassare gli occhi, umiliata da amministratori che hanno a cuore solo la loro poltrona. Amministratori che pur di rimanere attaccati alla loro sedia hanno perso la faccia, hanno mancato alla parola data, hanno smentito la sera quello che hanno detto la mattina.

Il sindaco Rana in questi dieci anni, rifacendo e rimescolando innumerevoli volte maggioranze e assessorati è riuscito solo a portare sul palcoscenico di palazzo Santa Croce uno spettacolo buffo. In tutti questi anni abbiamo assistito, nell’aula consigliare, alla rappresentazione della “commedia modugnese” in cartellone ormai dal lontano 2001. Commedia messa in scena da un regista che dopo aver letto la trama, preso da altri pensieri e impegni, ha smarrito il copione in cui erano elencati i ruoli, le battute, i “colpi di scena” e ha dovuto improvvisare assegnando i ruoli ad attori che pur consapevoli della pochezza del canovaccio, hanno scelto di interpretare il proprio ruolo, improvvisando, comportandosi da guitti, da comprimari a cui il perfido commediografo non ha concesso nemmeno una battuta. In tale situazione il regista, alle prime armi, si è assunto la responsabilità di mandare avanti lo spettacolo, la commedia modugnese.

Compito del regista è la scelta degli attori; ma purtroppo erano già stati scelti da altri, – l’assegnazione dei ruoli avviene dopo la valutazione delle capacità dei singoli attori a ricoprire i ruoli che la commedia esige – ma questo, il regista, non è in grado di farlo ed ha assegnato i ruoli principali agli attori a lui più simpatici, non tenendo conto di chi qualche rappresentazione, con altre compagnie in altri tempi, l’aveva già fatta. Certo non va dimenticato che nessuno della compagnia pensava di andare subito in scena, erano tutti sicuri che gli interpreti sarebbero stati altri e anche il regista sarebbe stato diverso.

Ma le liti fra primi attori nell’altra compagine avevano convinto il pubblico a seguire lo spettacolo promesso dalla “Compagnia Olivetana”. Fin dalle prime battute però il regista si è reso conto di non poter controllare i comprimari, tutti cercavano di assumere il ruolo principale, nessuno era contento, contestavano proponendosi come prim’attori della commedia, interrompendo le rappresentazioni e non andando in scena. L’esperienza maturata dal regista gli suggeriva di sostituire gli interpreti principali con attori fino ad allora relegati al ruolo di comprimari.

Risentimento degli amici degli attori sostituiti, rimedio peggiore del male, accontentato uno vanno via in tre. Il regista con enorme pazienza tenta ancora di tenere insieme la compagnia assumendosi tutte le responsabilità e annunciando le dimissioni dal suo ruolo. La sua attuale posizione richiama alla memoria la figura eroica del capocomico nella commedia dell’arte, personaggio autorevole che nel teatro d’altri tempi aveva la responsabilità degli attori, procurava loro vitto e alloggio oltre agli ingaggi per le rappresentazioni; repliche di tragedie greche, commedie, spettacoli di intrattenimento che solo lui decideva di mettere in scena, dove e quando voleva, affidandosi al proprio istinto per accontentare il pubblico a cui dopo chiedeva l’obolo per sé e gli altri commedianti. Tale era il ruolo del Capocomico.

L'Agroalimentare e le sue potenzionalità

Il sud e specialmente la Puglia, di fronte ad un mercato ed un contesto internazionale in continua evoluzione, deve attrezzarsi per favorire una reale ripresa economica, con particolare riguardo per il mondo agricolo. Per navigare nella competizione internazionale la Puglia ha bisogno di aumentare la propria presenza sui mercati, con interventi economici adeguati, che diano stabilità e che non siano più interventi a pioggia di carattere esclusivamente assistenziale. Occorre usare strumenti di intervento flessibili, in grado di rafforzare e stimolare le capacità imprenditoriali. I punti essenziali dovranno essere la programmazione ed il coordinamento.

Il comparto agroindustriale pugliese produce bene, ma non vende altrettanto bene, è necessario pertanto promuovere iniziative adeguate coinvolgendo sia il mondo imprenditoriale che istituzionale. L’azione strategica deve porre l’obiettivo sulle regole, sul riassetto degli strumenti economico-normativi in grado di sostenere le imprese pugliesi sui mercati nazionali ed esteri, smussando gli squilibri che le nuove dinamiche di sviluppo creano. Altri obiettivi di fondo sono la difesa dell’occupazione, i servizi di tutela del territorio, la qualificazione professionale, i supporti per la programmazione e il coordinamento necessari all’impresa che vedano l’imprenditore e l’impresa stessa in un ruolo di centralità economica al fine di promuovere la vendita dei prodotti pugliesi nei mercati esteri.

La Puglia, prima in Europa nell’esportazione di olio, vino e prodotti ortofrutticoli vari è ultima per l’industria di trasformazione di questi stessi prodotti. E’ necessario rendere le produzioni agricole pugliesi più competitive sul piano internazionale, favorendo lo sviluppo delle industrie di trasformazione locali, creando una forte integrazione fra le fasi di produzione, industrializzazione e commercializzazione del prodotto in modo da permettere la riduzione dei costi. Per l’agricoltura pugliese, oggi fortemente frantumata e parcellizzata, la grande distribuzione organizzata è una grave minaccia; venuti ormai meno gli investimenti è necessario riordinare e riorganizzare il settore commerciale attraverso l’inserimento di energie giovani capaci di utilizzare le poche risorse a disposizione nella maniera più proficua possibile.
La promozione dei nostri prodotti tipici deve avvenire attraverso iniziative coordinate, investimenti ed informazione adeguati.

La creazione di infrastrutture moderne, oltre al potenziamento del sistema dei trasporti, consentirà di collocare il prodotto sul mercato con rapidità, questo deve essere l’impegno essenziale da assumere per il potenziamento del sistema aeroportuale, della viabilità e della rete ferroviaria regionale. Compito delle imprese è la realizzazione di strategie di vendita comuni per superare le serie ed obiettive difficoltà di promozione dei prodotti pugliesi sui mercati esteri.

Politica: Il "Vecchio" e il "Nuovo"

Se distinguere il nuovo è relativamente semplice, distinguere il vecchio presenta, invece, delle grosse difficoltà. Quando si può dire, indicando qualcosa, “è vecchio?”. Una barzelletta diventa vecchia subito dopo averla sentita. I jeans sono buoni quando sono vecchi, però un abito vecchio và cambiato. E quando il “vecchio” è vecchio per tutti?

Un disco di Adriano è vecchio anche se parla di attualissimi alberi di trenta piani, di cemento e di smog? Una Ferrari diventa mai vecchia? Tutto quello che oggi è vecchio, stantio, polveroso, un giorno è stato nuovo, fragrante, terso. Qualcuno avrà lavorato, manipolato, ideato, elaborato, quello che subito dopo hanno chiamato “nuovo”. Ma non solo le cose, gli oggetti, anche le idee, le abitudini, la moda. Molte di quelle che oggi sono le nostre abitudini le chiamiamo care “vecchie” abitudini, o tradizioni quando sono comuni a più persone. Tutto quello che oggi è “vecchio“ per qualcuno è stata una faticosa innovazione. Ma ogni innovazione, accettata da tutti e raggiunto il suo pieno successo, diventa essa stessa vecchia, stantia, polverosa e vive solo fino al prossimo nuovo.

In politica il nuovo, l’innovazione, è progetto, è movimento che si contrappone alla prassi, all’immobilismo, alle vecchie abitudini. Certo il nuovo per il nuovo, il cambiare solo per dirsi nuovi e continuare come se nulla fosse cambiato è la vecchia consuetudine di una certa classe politica. Classe politica che pone le basi della propria strategia sul trasformismo, sulle false differenze; caratterizzata da mezze figure, da comparse che prima occupano seggi e poltrone e dopo si ritrovano sui banchi delle aule di tribunale. Classe politica che per “rinnovarsi” saccheggia il magazzino delle maschere, dei costumi, tira fuori bandierine e striscioni facendoli diventare simboli e stendardi della “nuova immagine”. Rinnovano i simboli, ma non le care “vecchie” abitudini.

Corruzione, spartizione, incarichi, mio, tuo, nostro, “tutto mio perché sono riuscito a rinnovarmi tanto da trasformarmi in un cetriolo…per gli elettori”. Siamo in prossimità di nuove consultazioni elettorali ed ecco farsi avanti i cari, “vecchi” compagni di avventura, rinnovati, con idee diverse, addirittura disposti a gettare via le “vecchie” alleanze per piegarsi di “nuovo” al “vecchio” padrone. A noi elettori non resta altro che lottare ancora una volta, alla maniera “antica”, fino alla fine, per evitare che la nostra cara Modugno cada nelle mani di quelli che oggi, “rinnovandosi”, si presentano dichiarando di essere loro il nuovo, invece, sono soltanto di nuovo loro.