Pianeta Solidale:"La città che vorrei".
E’ il nome dell’evento organizzato per domenica 20 marzo a Modugno, in piazza Sedile, dalle ore 9 alle ore 12. L’avvocato Tiziana Chirulli, insieme ai candidati della lista Pianeta Solidale sottoporrano ai cittadini un questionario sulla vivibilità della città, la carenza dei servizi, le possibili risorse sulle quali far ripartire la città.
Da una terra desolata ad una zona d'eccellenza
Pubblichiamo un articolo dell’Avv.Tiziana Chirulli.
Il territorio della zona industriale di Modugno necessita di un intervento radicale che, partendo dai servizi essenziali, si spinga fino alla realizzazione di un progetto di sviluppo infrastrutturale, di portata tale da renderlo una zona d’eccellenza.
E’ auspicabile che ciò possa realizzarsi al più presto, al fine di rilanciare un territorio che, per il Comune di Modugno, costituisce una indiscussa risorsa, geograficamente appetibile in quanto posto al centro di un interessante snodo di mezzi di comunicazione, tali da poterlo rendere il polo industriale più importante del bacino orientale del Mediterraneo: una serie di strade statali, quasi tutte a doppia corsia e a doppia carreggiata, nonché il casello autostradale ubicato a soli 800 mt. che la pongono in collegamento con tutto il restante territorio regionale e nazionale, il porto marittimo di Bari, distante a soli 4 Km e l’aeroporto di Bari Palese a soli 3 Km.
Ovviamente sorge spontaneo chiedersi con quali risorse finanziare i necessari interventi di valorizzazione e la risposta a questo quesito risente delle giustificate preoccupazioni circa la difficile disponibilità di denaro contante da investire in eventuali progetti di sviluppo. Tali preoccupazioni, infatti, appaiono, oltremodo fondate laddove ci si soffermi su alcune considerazioni, ossia la necessaria contrazione degli investimenti operata dagli enti territoriali già da alcuni anni orsono, al fine di operare un controllo sull’indebitamento netto, in ossequio agli obiettivi imposti dal patto di stabilità interno e l’innegabile diminuzione delle entrate fiscali che conseguirà all’applicazione della normativa in tema di federalismo municipale.
Eppure, allo stato di degrado denunciato di recente anche da Confindustria che ha definito la zona industriale una terra desolata, occorre porre rimedio.
A tale fine, senza rimpallarsi le reciproche responsabilità, occorre individuare con chiarezza le competenze degli enti territoriali coinvolti nella gestione del territorio.
Per quanto riguarda i servizi essenziali, questi, a mente dell’art. 5 della legge regionale n. 2 del 8/3/2007 e dell’art. 6 dello Statuto consortile, devono essere forniti dal Consorzio Asi. Ad esso, infatti, spetta la gestione, nelle aree di competenza, del servizio di pulizia delle strade e delle aree pubbliche, di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani nonché quelli di occupazione del suolo pubblico e di pubblicità.
Detta gestione, sempre secondo il tenore letterale dello Statuto, è finalizzata a garantire un’azione coordinata su tutto il territorio industriale, con maggiori economie, agevolazioni, interventi di recupero territoriale e di incentivazione dei processi di industrializzazione, al fine di conseguire più elevate capacità di investimento da parte degli imprenditori. Pertanto, l’amministrazione comunale, rispetto alla prestazione di detti servizi, in qualità di ente consorziato, ha l’obbligo di vigilare e di sollecitare le evidenti inottemperanze.
E per i servizi che renderebbero la zona industriale un territorio d’eccellenza? In tale senso sarebbe proficuo attivare un rapporto di cooperazione con il Consorzio attraverso la sottoscrizione di apposite convenzioni, in modo tale da chiarire i termini della collaborazione e quindi i rispettivi ambiti di competenza e le peculiari responsabilità. I servizi che, a tutt’oggi sembra utopistico poter realizzare, servirebbero ad integrare la realtà delle imprese, sempre più spesso piccole cattedrali nel deserto, con il territorio circostante, e a rendere la vita dei lavoratori più agevole. Parliamo di un asili nido, di un ristorante, di un bar, di un ufficio postale, di uno sportello bancomat.
L’amministrazione comunale, potrebbe, d’intesa con il consorzio, individuare le aree e realizzare le infrastrutture necessarie, o, per esempio, recuperare quelle già esistenti mediante interventi di semplice ristrutturazione dove poter ubicare detti servizi. E per la gestione? Esiste lo strumento della esternalizzazione alle cooperative sociali che, oltre a fornire una risposta a bisogni pubblici insoddisfatti, al contempo consente di perseguire l’ulteriore non trascurabile obiettivo di determinare l’allocazione lavorativa di personale, con la possibilità di coinvolgere, nell’assetto societario, anche le stesse imprese presenti sul territorio direttamente interessate alla gestione dei suddetti servizi.
Lo chiamavano "Cep".
Chi lo chiama ancora Cep è sicuramente un cittadino molto distratto. Ora quel quartiere che si trova nella periferia nord-ovest della città a 8 km dal centro tutti lo conoscono come San Paolo. E non è un caso.
Ora ha il nome di un Santo la cui origine, dal greco Saulo, significa «colui per il quale si è pregato». E avranno pregato davvero tanto i “sanpaolini” in questi ultimi anni per vedere gli enormi progressi del quartiere.
Da oltre 10 anni, l’ospedale San Paolo è diventato una delle migliori strutture ospedaliere presenti nella provincia.
Il 24 giugno 2008 è stata inaugurata la FM1 la cosiddetta metropolitana del San Paolo, la linea ferroviaria urbana che collega la stazione di Bari Centrale con il quartiere in soli 14 minuti. Prima sembrava ci fosse un abisso.
Nel novembre 2008 è stato inaugurato un ufficio postale modernissimo al numero 1 di viale Lazio composto da dieci sportelli (uno dei più grandi della città). Un vanto per tutto il San Paolo.
Il mercato di via De Ribeira, inaugurato il 12 Novembre scorso dal sindaco Michele Emiliano, in una zona notoriamente a rischio come quella di Viale delle Regioni, è stato definito dall’assessore ai Lavori pubblici Marco Lacarra come “un ulteriore importante intervento di riqualificazione urbana e soprattutto sociale al San Paolo”. Mentre il Sindaco (raggiante) lo ha definito come “una pietra miliare del programma di questa amministrazione comunale. Finalmente è stata data una sistemazione adeguata ad un mercato (che era presente sempre in Viale Lazio) che opprimeva un intero quartiere, impedendo la vita ordinata e sicura dei cittadini i quali avevano difficoltà persino per fare arrivare un’ambulanza in caso di necessità”.
Ed infine il 30 aprile 2009 è stata realizzata “Piazza Europa”, il cuore del nuovo centro polifunzionale realizzato nella zona Breda. Un progetto da 50 milioni di euro realizzato in project financing dalla impresa Dec, del gruppo Degennaro. L’immensa struttura si trova nel cuore del quartiere San Paolo, vicino alla parrocchia di San Gabriele ed è formato da una grande piazza “in stile agorà” per celebrare eventi culturali e musicali, tre piscine, ristoranti, bar, un negozio per parrucchiere e tanto altro..
Proprio le piscine sabato 19 e domenica 20 marzo ospiteranno il 1 Trofeo Primavera inserito nel circuito SuperMaster. Gara organizzata dalla società “S.S.D. Sharks Academy”, sostenuta dal CONI Regionale Pugliese e dalla FIN Regionale Pugliese, con il patrocinio dell’Assessorato allo Sport del Comune di Bari e della II Circoscrizione San Paolo-Stanic. All’evento parteciperanno centinaia di nuotatori amatoriali e non, in piena sintonia con quello che è lo spirito master. Alla competizione è stata invitata l’Associazione Banca del Tempo “un istituto di credito molto particolare che promuove e condivide iniziative e progetti di solidarietà e di interessi vari negli ambiti della cultura, dell’arte e dello sport, finalizzati alla conservazione delle tradizioni, alla solidarietà ed all’integrazione sociale” come afferma la presidente Serafina Gelao.
Sicuramente nel quartiere i problemi non mancheranno ma se non volete fare “figuracce” non azzardatevi a chiamarlo ancora Cep.
Un modugnese per l'Unità d'Italia
Per la ricorrenza dei 150 anni di unità della nostra Italia, BARI SUD OVEST vuole ricordare una delle figure locali che più si adoperarono affinché il regno delle Due Sicilie fosse annesso al regno dei Savoia. Il nostro concittadino, Nicola Longo, è inserito nella brevissima lista dei notabili del XIX secolo decorati da entrambe la parti in lotta. Al titolo di Cavaliere dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio, ottenuto per la sua opera in qualità di medico durante il Regno delle Due Sicilie, si aggiunse la nomina di Cavaliere della Corona d’Italia per le sue azioni a favore dei Savoia.
Si laurea in medicina a Napoli ed esercita egregiamente la sua professione in terra di Bari meritando da subito il plauso dei suoi conterranei. Negli anni trascorsi da studente Longo resta affascinato dalle idee rivoluzionarie d’oltralpe. Era nato pochi mesi prima che, a Parigi, la folla inferocita assalisse la bastiglia dando inizio alla lunga serie di avvenimenti culminati con la restaurazione borbonica e la morte in esilio di Napoleone Bonaparte.
Nel 1817, ad un anno dalla nascita ufficiale del Regno delle due Sicilie, si iscrive come carbonaro alla Vendita di Modugno denominata “Santo Spirito” e partecipa, come tenente colonnello medico, ai moti risorgimentali del 1820 nella legione di Bari che avrebbe dovuto aiutare il generale Guglielmo Pepe a resistere all’esercito austriaco venuto nel Sud Italia in aiuto del cattolico Re di Napoli. Il governo borbonico, una volta ristabilito l’ordine in seguito al fallimento del’impresa, diede inizio a blande azioni repressive nei confronti di quanti si erano distinti nelle insurrezioni e alla quale il nostro cospiratore riuscì a scampare grazie all’aiuto del Decurionato di Modugno (l’allora amministrazione comunale) che riuscì ad occultare i nomi di quanti avevano preso le armi contro gli austriaci.
Scampato il pericolo si fece prevalente, in Nicola Longo, la volontà di portare a compimento la sua missione di medico prestando gratuitamente, in diverse occasioni, la propria opera per curare i poveri. Nella terribile epidemia di colera del 1836 organizzò la lotta contro il temibile morbo recandosi personalmente nei luoghi dove l’epidemia era più pericolosa, come Toritto e Barletta, città in cui molti malati erano senza assistenza medica, meritandosi la nomina a presidente del Consiglio Sanitario della provincia di Bari.
Nel gennaio 1859 il re Ferdinando II delle Due Sicilie, mentre era in viaggio in terra di Bari, accusò i sintomi della malattia che lo avrebbe condotto in poco tempo alla morte. Fra i medici che fece convocare, mentre era a Bari, c’era anche Nicola Longo dal quale Ferdinando II decise di farsi curare un ascesso nella regione femorale inguinale pieno di pus. Facendo rilevare alla corte e al Re l’inefficacia delle cure mediche a base di mercurio, Nicola Longo propose una operazione chirurgica alla quale sia la Regina che il Duca di Calabria e il medico di corte Ramaglia erano contrari.
Ancora oggi aleggia il dubbio che osteggiassero tale rimedio a causa della sua nota fama di liberale. Nicola Longo insisteva fermamente nella necessità dell’operazione e un giorno, apprestandosi alle cure del re, con schiettezza gli disse: “Maestà, la sventura vostra in questa contingenza è l’essere re. Se foste un infelice gettato in un ospedale a quest’ora sareste probabilmente guarito”. Ferdinando allora rispose: “Don Nicola, mo me trovo sotto; facite chello che vulite”.
La gratitudine di Ferdinando II, per l’opera prestata da Nicola Longo, fu resa evidente dal dono di una tabacchiera d’oro cesellato con monogramma reale e corona borbonica in brillanti, custodita gelosamente ancora oggi dai suoi eredi. Ma la volontà della Regina e della corte non si piegò se non dopo aver ancora rinviato l’operazione per un altro mese, allorquando Ferdinando II, ormai in condizioni gravissime, tornò a Caserta e fu sottoposto all’operazione che il Longo avrebbe voluto eseguire due mesi prima. Troppo tardi, Ferdinando II morì il 22 maggio 1859.