La FIDAPA contro la violenza

In occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne,

la FIDAPA BPW Italy Sezione di Modugno anche quest’anno organizza una serata dedicata a questo tema sotto forma di reading aperta alla partecipazione di chiunque voglia aderire con un proprio contributo.

Alla luce della considerazione che la violenza è un problema culturale, con questa iniziativa di forma partecipativa dal basso, si vuole sensibilizzare la promozione della dignità della persona come valore universale.

Vi aspettiamo.
Un caloroso abbraccio

Violenza

Rivolgiamo un invito ad essere sempre attenti a questo terribile aspetto dell’animo umano,

 

che non colpisce solo le donne, gli uomini, i bambini con lo stalking, il mobbing, lo stupro e ultimo ma non per questo meno importante la  violence pet.
In onore di tante donne e uomini, bambini e purtroppo anche tanti animali domestici morti per mano di chi diceva di amarli, proponiamo ai nostri lettori di postare su tutti i social network

 

 

 

“no alla violenza”



Violenza silenziosa subita, che
Illusa d’amore non conosce intruso e oscuro fare
Ode grida silenti nascoste nelle mura mie
Lacere sono le mie bianche vesti ora
E nascondo il viso mio, lacrimato
Niente colori da ora, rimembro solo
Zaffiri vorrei ancora dalla mia terra bambina
Aurora, non è più la stessa donna!

Molto professionale (1° episodio)

Sull’aereo tutto è in porzione singola, anche le persone” (cit. dal film Fight Club)

 

Sono rari quegli incontri che inconsapevolmente ci trasmettono sensazioni, facendoci osservare dettagli che fino ad allora non avevamo considerato. Ad alcuni stringiamo persino la mano forse in segno di ringraziamento o forse a mo’ di saluto perché, a livello di subconscio, sappiamo che entreranno a far parte di quella lunga lista di “porzioni singole” dimenticate, assunte regolarmente con serendipità.
Valentino Di Persio, in questo racconto, primo di tre episodi, trae spunto da un breve viaggio aereo, cogliendo aspetti che il più delle volte sfuggono per distrazione, per mancanza di spirito di osservazione o per sopraffazione dei propri pensieri. Così, quello che potrebbe sembrare un noioso viaggio, assume frangenti divertenti e persino piccanti in una mente fertile che, come la sua, vola …oltre le nuvole.

Buona Lettura!
Marica Caramia

Oltre le nuvole

di Valentino Di Persio

-Do you speak English Sir?-
-Sometime it happens to me.- a volte mi capita, le rispondo. Un raggiante sorriso le illumina il viso che oserei definire a dir poco attraente, occhi neri come la pece accesi da scintille come saette a ciel sereno.
-Perchè questa domanda?- le chiedo in italiano.
-Please just sit down now, I’ll tell you why later.- si segga per favore ora, le dirò il perchè dopo, mi dice.
13C – lato corridoio è il mio posto sul volo Blueair 116 Roma Fiumicino/Bucarest Otopeni “Henri Coanda” delle ore 11,40. Dopo aver sistemato il trolley nella cappelliera, mi siedo posando sulla poltrona centrale un’agenda, occhialini da lettura, il K-Way piegato.
Sui Boeing 737 le file 12 e 13 sono ubicate in corrispondenza delle ali e sono più spaziose rispetto alle altre in quanto adibite come via di fuga in caso di emergenza. Le poltrone su queste file sono molto ambite dai passeggeri in quanto consente di accavallare le gambe e muoversi meglio. E’ diventata ormai prassi consolidata, per la maggior parte delle compagnie aeree, assegnare tali posti, previo pagamento di un supplemento, a quei viaggiatori che ne facciano specifica richiesta. L’abilità fisica al 100% è la condizione “sine qua non” per i richiedenti. Tali restrizioni, ma soprattutto il pagamento del supplemento, 10/20 euro, fan si che tali posti siano del tutto o quasi sempre liberi. Una risposta esaustiva alla sorprendente richiesta dei requisiti fisici si ha a bordo solo quando la Hostess, come nel mio caso, ti si avvicina per annunciarti un colloquio tête à tête e la cosa, se é carina come la mia, non può che farti piacere.
Il decollo é perfetto, solo qualche rumoretto nel vano bagagli causato dalla mia valigetta in balia della forza cinetica.
Dagli altoparlanti una voce femminile da il benvenuto a bordo da parte del “Comandante e del suo Crew” per poi invitare i passeggeri a seguire attentamente le indicazioni sulle norme di sicurezza da osservare in caso di estrema necessità.

Tre assistenti di volo, eleganti nelle loro uniformi tubolari blu fin sopra al ginocchio, fascia bianca all’altezza dei fianchi, foulard bianco a pois blu, scarpe nere con tacco medio, si piazzano lungo il corridoio dell’aeromobile: la prima avanti in corrispondenza della prima fila, la seconda al centro in corrispondenza della fila 11, la terza in corrispondenza della fila 22.
Non so se per caso o per scelta deliberata, la moretta dagli occhi di pece, capelli raccolti a chignon, fascia rossa da responsabile di cabina, me la ritrovo piazzata davanti a circa un metro di distanza. Al suo sorriso rispondo con un cenno di gradimento mediante un ammiccante occhiolino d’intesa. Approfitto dello spazio extra per accavallare la gamba destra sulla sinistra, appoggio il gomito sul bracciolo laterale destro ed il mento sulla mano chiusa a pugno. -Me lo voglio proprio gustare questo show a distanza ravvicinata.– mi dico. Lei mi lancia uno sguardo di sfida come volermi dire -Ah illuso! Ci vuole ben altro per mettermi in difficoltà.- Seguendo le indicazione della speaker, la ragazza inizia la sua dimostrazione con movenze eleganti, senza lasciarsi apparentemente intimidire dal mio sfacciato interesse. Alla fine non riesco a trattenere un accenno di compiacimento per la sua professionalità. Contraccambia con un sorriso velato d’imbarazzo. Un lieve rossore affiora sulle sue gote. Sarà a causa del caldo, penso. Eppure l’aria condizionata soffia a tutta birra. Una volta sistemato il materiale dimostrativo nell’apposito contenitore, la moretta torna da me per informarmi con tatto ma con fermezza che, in caso di bisogno, dovrò adoperarmi per aiutare gli altri passeggeri ad evacuare l’aereo, non prima di aver indossato il salvagente situato sotto la poltrona. Mi dice anche, con un sorrisetto malizioso, che potrò lasciare l’aereo solo prima dell’equipaggio ovvero prima di lei. -Ci mancherebbe!- le dico toccandomi con discrezione la nota parte come un gesto scaramantico -Le darò senz’altro la precedenza, il Bon Ton lo esige.- Mi sorride divertita allontanandosi. Ho la sensazione di esserle rimasto simpatico.
Inizio ad annotare le emozioni del momento sull’agendina. Nella fila di destra siede, accanto all’oblò, un’altra moretta dai capelli lisci a caschetto che sembra dormire. M’accorgo invece che ogni tanto allunga l’occhio incuriosita dal mio scrivere frenetico, in fretta, per non trascurare nessun dettaglio che m’affluisce nella mente. Mi giro di scatto ed incrocio i suoi occhi d’intenso azzurro come il mare. Sorriso di circostanza e scossetta puberale.
A guardarla bene la vicina é proprio carina. Ha le ciglia rimmellate, le labbra rosso fuoco leggermente botulinate, insomma, un viso ben curato e le unghie decorate con fiorellini rosa. Le mani incrociate sul ventre mettono in risalto un bel seno imbrigliato in una maglietta scura, molto aderente. I pantaloni grigi attillati, percorrono le sue lunghe gambe per andare a morire dentro stivaletti a tronchetto, tacco 10.
S’alza quasi di scatto e appena sul corridoio me la ritrovo di fronte, alta statuaria, con il bacino all’altezza del mio viso. Con fare sbarazzino fa ondulare ad arte i suoi capelli lisci a destra e a sinistra lasciando scoperto il collo bianco. M’inebrio della scia del suo profumo dall’inconfondibile fragranza di giovinezza mentre s’allontana a passi sicuri lungo il corridoio verso la ritirata. Cosa non pagherei per essere almeno lo specchio della toilette.
Sbraco leggermente la poltrona, inforco gli occhiali da sole chiudo gli occhi e cerco di scacciar via i pensieri malsani. Riesco persino ad appisolarmi. Al mio risveglio la ragazza era intenta a conversare con un giovane passeggero che le si era seduto vicino. Incrociando il suo sguardo mi fa un sorrisetto malizioso come voler dire “Le occasioni mancate sono perdute, per sempre.
Peccato”.
Dopo un atterraggio perfetto, mi avvio verso la porta anteriore annunciata per l’uscita. La bella Hostess era ferma sul pianerottolo per assistere i passeggeri nello sbarco. Mi saluta con un cordiale “La Revedere.”
-M A G A R I !– le rispondo con un sorriso.

Mentre, in fila al controllo passaporti, mi chiedo a cosa possa ormai più servire la verifica dei documenti all’arrivo nell’ambito del traffico aereo tra Paesi UE, vedo passare la moretta dagli occhi di pece insieme elle sue colleghe in direzione dell’usci
ta Staff Only. Scherzano, ridono eccitate. Staranno forse programmando dove e come trascorrere la serata. Incrocio per un attimo i suoi occhi ma nulla, nemmeno l’accenno ad un sorriso. Che dire? “Molto Professionale”, la tipa.

Fiera del Crocifisso a Modugno

Chiusa con successo l’edizione 2014, che l’ha riportata in centro città

Per la prima volta dopo venti anni, l’importante manifestazione fieristica – tradizionale appuntamento del novembre modugnese – è tornata a svolgersi anche nel cuore della città, nelle sue strade più centrali. L’edizione del ‘ritorno’, fermamente voluta e decisa dall’amministrazione Magrone, è stata salutata con entusiasmo dai cittadini. Soddisfazione tra le locali associazioni di categoria dei commercianti. Una festa da replicare.
Sebbene lo desiderassero in molti, fino a poco tempo fa erano comunque solo in pochi a credere che la Fiera del Crocifisso potesse realmente tornare a svolgersi nel pieno centro di Modugno. E al termine della seconda giornata della kermesse cittadina, è possibile affermare che l’esperimento è pienamente riuscito.
L’edizione 2014 della Fiera – concepita dalla giunta Magrone con l’obiettivo di tornare a far rivivere, nella seconda e terza domenica di novembre, centralissime e storiche piazze e strade modugnesi – ha incassato il gradimento dei cittadini e dei vari operatori coinvolti, con qualche criticità dovuta in massima parte alla esecuzione e certamente eliminabile con il coinvolgimento degli operatori stessi anche nella fase esecutiva.
A sottolineare la riuscita è in particolare l’Assoter (la modugnese Associazione del Terziario, aderente alla FederCommercio) per bocca del suo presidente Vito Stramaglia: “La novità di una fiera tornata in centro è il fatto di maggior rilevanza nell’economia modugnese degli ultimi tempi”. “Sono sempre stato un sostenitore del trasferimento – ha detto Stramaglia, storico rappresentante delle locali associazioni di categoria – e considero giusto il recupero di tradizione attraverso la scelta di restituire centralità urbana alla fiera. L’enorme affluenza registrata è stata alimentata anche dall’incremento dei visitatori provenienti dai paesi vicini, verosimilmente incentivati dalla novità del trasferimento. E dalla nuova configurazione della fiera è sicuramente derivato un notevole beneficio economico, sia per gli ambulanti che per i commercianti a sede fissa. I modugnesi tutti hanno apprezzato un fatto che ha avuto su di loro un impatto immediato. Il nostro giudizio è francamente positivo”.
Il successo ottenuto da questa edizione della Fiera non era comunque così scontato qualche mese fa: soprattutto ove si consideri che l’intero l’iter di spostamento di parte della rassegna è stato accompagnato (e ostacolato) da numerose resistenze di chi non crede nel cambiamento, di chi sempre oppone il ‘non si può fare’, di chi – soprattutto – non crede nei cambiamenti che, contemporaneamente, garantiscano una migliore qualità della vita e più sicurezza.
In chiusura di fiera, domenica 16 novembre, un primo approssimativo bilancio fornisce dati inequivocabili: vi è piena praticabilità dello spostamento della fiera, del suo ritorno in centro; la città attendeva questo impulso vitale e lo ha accolto riversandosi nelle strade; l’esperimento si può replicare e – studiando le forme più adeguate, insieme con commercianti e rappresentanze di cittadini – si può fare certamente in modo che questa importante fiera torni ad essere unica e propulsiva per le attività.
Le voci critiche si sono per lo più incentrate sugli effetti collaterali scaturiti dal cosiddetto sdoppiamento della fiera, anche se la doppia location ha costituito quasi una scelta obbligata per tentare di riportare nel cuore della città la mostra-mercato per la piccola e media agricoltura e per l’artigianato: 200 stalli sono rimasti nella periferica via Vigili del Fuoco (Zona Artigianale), un centinaio invece gli stalli distribuiti tra Piazza Sedile, Corso Vittorio Emanuele, Piazza Garibaldi. L’esperimento – ne siamo certi – sarebbe riuscito ancora meglio se fosse stato gestito da chi lo aveva pensato e ben sapeva che occorreva, in primis, farlo diventare davvero una festa per tutti, anzitutto predisponendo collegamenti idonei tra i due siti della Fiera e tutti i quartieri della città, da Campolieto a Cecilia. Anche l’esclusione di Corso Umberto dalle vie interessate dalle bancarelle è una circostanza che ha inciso nelle sporadiche manifestazioni critiche: ma Corso Umberto era inserito tra i siti della nuova localizzazione della fiera e chi ha escluso quella via ha ritenuto, senza fornire motivazioni esplicite ai cittadini di non dare piena esecuzione alla delibera di giunta del 4 agosto scorso. Di queste mancanze certamente non sono responsabili i fautori del ritorno della fiera in centro: l’amministrazione Magrone, infatti, come è noto, è decaduta, insieme col consiglio comunale, il 22 agosto 2014, a causa delle dimissioni presentate dinanzi ad un notaio da 13 consiglieri della ex maggioranza e di opposizione che intendevano evitare la discussione in consiglio comunale (convocato per il 25 agosto) delle illegittimità emerse nella questione urbanistica.
D’altro canto, che la Fiera del Crocifisso potesse continuare a tenersi nei luoghi e nelle modalità in cui si è svolta fino all’anno scorso era davvero impensabile: interamente confinata, com’era, nel budello di via Vigili del Fuoco, rappresentava un problema anche sotto l’aspetto della sicurezza per il gran numero di stalli presenti in una situazione a rischio congestionamenti e con scarse vie di fuga; con l’organizzazione 2014, la migrazione di un centinaio di espositori verso il centro urbano, ha consentito alla pur significativa fetta di fiera rimasta in via Vigili del Fuoco di svolgersi in forme più distese e più sicure.
Se coinvolgimento del territorio e valorizzazione delle tradizioni non sono formule vuote, la Fiera del Crocifisso dovrà proseguire, nelle prossime edizioni, nel recupero della sua dimensione più compiutamente cittadina. Inoltre, anche alla Fiera, così come si è cominciato a fare con questa edizione, potrà essere affidato il ruolo di ideale collegamento tra parti ‘estreme’ della città, il compito di mettere in ‘rete’, mettere in relazione contemporaneamente più piazze, e portare riqualificazione nei quartieri.

Un comunicato di IGsC

L’attore ha superato l’opera

Superlativa l’interpretazione di Lino De Venuto, attore principale di ‘Edipus’, opera di Giovanni Testori. Egli stesso ne ha curato l’adattamento, abbinato alle scene e alla regia di Gianfranco Groccia. Accompagnato dall’attore e musicista Gigi Carrino, Lino De Venuto ha portato avanti un monologo concentrato ed intenso, con un pubblico attento e colpito dalla sua poliedricità artistica, vocale, comunicativa, mimetica. Un successo in tre serate, 13-14-15 novembre al Granteatrino Casa di Pulcinella all’Arena della Vittoria a Bari con la Compagnia ‘L’occhio del Ciclone Theater’. La rappresentazione è stata patrocinata dalla Regione Puglia, dal Comune di Bari, dall’Università degli Studi di Bari e dall’Associazione Noi che l’Arte con la promessa di un espatrio artistico dell’opera, per la lodevole espressione dell’attore barese e grazie alla semeiotica del volto di Carrino che ne accompagnava il verbo e l’azione. ‘Edipus’ della Trilogia degli Scarrozzanti è la rivisitazione di ‘Edipo Re’ di Sofocle; solo che l’unico personaggio che riveste i tre ruoli di Laio re di Tebe, Giocasta, sua consorte ed Edipo, loro figlio è l’attore scarrozzante, il capocomico che, essendo stato abbandonato da tutti gli altri attori della compagnia, è costretto a rivestire tutti ruoli; ma l’attore si fa troppo prendere dalla storia, confondendo così la sua storia personale con quella dei personaggi, finchè lo stesso muore sul palco, colpito da una mitragliata. Il fascino della rappresentazione però, è rappresentato dal mix di neologismi, francesismi, spagnolismi, latino, gergo metropolitano e dialetti, il lombardo e il barese, del quale l’adattamento si è servito. Voce, mimica, pause, fisicità, sono gli elementi forti e passionali di Edipus -attore che vuole cambiare il mondo, ma il mondo non glielo permette.