Appuntamento pre-natalizio come ormai di consueto, quello della sera del 19 dicembre, con l’allegra ‘compagnia’ di ‘Michele Fanelli e & C.’dell’Associazione ACLI di Bari, in visita a Modugno. Presenti al gremito Palazzo della Cultura, l’ACLI Modugno, col suo presidente Vito Martinelli e l’Università della Terza Età. Oggetto dell’accorato divertimento, la presentazione del calendario 2015, ricco di rubriche,poesie, barzellette, ricette, proverbi, detti, usanze che risalgono ai tempi che furono.
Belli o brutti quei tempi andati, sono trascorsi però con una vita più vera, più naturale, più povera, ma anche più sincera e, Fanelli ce lo ricorda sempre, ogni anno, perché la memoria non svanisca al bagliore delle luci psichedeliche di oggi, ma rimanga affezionata ed ancorata ai sacrifici, ai doveri, alle fatiche, alle sofferenze di chi, prima di noi, ci ha preparato un posto migliore e, non è il caso di scordarlo.
La terminologia del calendario rievoca il vernacolo di una Bari che il pubblico modugnese presente, ha acquisito, cercando un confronto parallelo, storico-ideologico della comunicazione verbale di un tempo, in un clima sereno e familiare, in un connubio di idiomi: un ponte culturale, dimostrazione di come l’uomo può abbattere le barriere di qualsiasi tipo, se solo lo volesse.
Nel calendario: ‘La mascial’, una donna specializzata nel fare infusi afrodisiaci, molto in voga soprattutto nella seconda guerra mondiale; proverbiale e rimasto a memoria storica l’incontro di un poliziotto dell’epoca con lei, per farsi aiutare. La ricetta, del tutto naturale è enunciata sul calendario…’c scut in cil, in bacc d ven’ (se sputi in cielo, ti torna in faccia), nel senso di fare attenzione a ciò che si fa o che si dice, poiché potrebbe tornarti contro. La rubrica dedicata al matrimonio, parla della ‘zita velat e la zit ascinnut’ (la sposa vergine e quella che aveva già conosciuto intimamente il suo sposo). Diverso il trattamento anche da parte del prete, che sposava, la prima alla luce del sole e, l’altra alle sei del mattino, in modo che nessuno la vedesse. La prima aveva sette metri di velo e portava i ‘panamenti’, quindi ‘pana desc’, ‘pana vind’ (di ogni oggetto di biancheria, doveva portare dieci pezzi), messa alla prova dalla suocera, che voleva verificare la sua preparazione di futura moglie e casalinga … ‘u zit prtav u quart’ (il suo sposo portava in dote la casa). E ancora, la cucina, oltre che i piatti tipici, rievoca anche la povertà… ‘U brod d poll ch l scidd e u brod cu pesc fsciut’, ricordano il brodo di pollo fatto solo con le ali, perché il petto costava troppo e quello di pesce, che di pesce non aveva nulla, fatto con l’acqua, nella quale venivano immersi i ciottoli di mare, per darne il sapore, poiché il pesce era caro. La rubrica dedicata ai Prefetti e al nostro Palazzo della Prefettura di Bari, prima dell’Intendenza che, con l’ascesa di Napoleone e l’incoronazione di suo fratello maggiore Giuseppe Bonaparte, fu sede di eventi amministrativi e di sicurezza. In esso si sposò ‘Franceschiello’, figlio di Ferdinando I, divenuto re di Napoli come Francesco II. Coinvolgenti si sono rivelate, l’accompagnamento della lettura delle poesie recitate da Franco Marinelli, la fisarmonica e il canto di Antonio Surgo e la melodia napoletana di Filippo Cantalice. Da essa, è stata estrapolata un cavallo di battaglia di Nino Manfredi -Tanto pe’ cantà – dedicata con ampio consenso alla stupenda attrice da pochi giorni scomparsa, Virna Lisi, che sempre rimarrà nei nostri cuori, icona di bellezza e professionalità.
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