Modugno viola i diritti civili delle persone, nel silenzio generale

Nell’incontro che si è tenuto a Modugno qualche giorno fa su “Assetto urbano e tutela del territorio”, organizzato dal candidato sindaco Fabrizio Cramarossa, si è discusso di riqualificazione e rigenerazione urbana, e di come i nuovi strumenti di pianificazione territoriale ad esempio il PUG (Piano Urbanistico Generale), possano governare i processi e renderli coerenti tra i diversi interventi istituzionali (comune, area metropolitana, Regione Puglia, Soprintendenza ai Beni Culturali, etc.). Un approccio sistemico allo sviluppo urbanistico del territorio capace di neutralizzare i conflitti, velocizzare le procedure e restituire centralità all’interesse generale, senza penalizzare la libera iniziativa privata costituzionalmente tutelata (Art. 41 cost.).
Invitati ripetutamente ad intervenire imprenditori, artigiani, tecnici e politici. Mi è sembrato opportuno portare il punto di vista del cittadino comune che vive e sperimenta quotidianamente sulla propria pelle le decisioni della politica in ambito urbanistico.
Come si dice, ogni occasione è buona se serve alla causa, soprattutto quando in discussione ci sono i diritti delle persone a muoversi liberamente e vivere compiutamente gli spazi pubblici della propria città,

La questione che intendo portare all’attenzione di chi legge, è di per sè piccina, insignificante, persino banale per taluni, se rapportata ai grandi temi che gli strumenti di progettazione strategica affrontano nel pianificare lo sviluppo urbanistico di una città. Ma a volte sono proprio le piccole cose che si rivelano ai posteri come le grandi intuizioni, quelle cioè che hanno segnato l’inizio di un cambiamento e consentito la crescita economica, sociale e civile di una comunità. Quel cambiamento che trova la propria spinta e ragion d’essere nell’opporsi a forme di oscurantismo politico di menti letargiche perse all’ombra del campanile.
Modugno ha bisogno di una scossa. Adesso. Ma essa tarda ad arrivare. Nel frattempo i problemi si accumulano e, come un vaso colmo ogni goccia che arriva potrebbe farlo traboccare.
Pesante è il fardello di chi si accinge a governarla.
Riprendo il ragionamento con le riflessioni che seguono, che sottopongo al tuo giudizio.
Esse poggiano su fondamenta giuridiche coerenti con il quadro ordinamentale tracciato dai principi fondamentali sanciti dalla Costituzione Italiana agli ’artt. 2, 3, 4 comma 2, 13 e 16,  nonchè dall’art.  8 del D.Lgs. n. 267/2000 (Partecipazione popolare) e dagli artt. 38 e ss dello Statuto comunale approvato con delibera del Consiglio comunale n. 38 del 23/07/2012. Tutto ciò, al fine di assicurare la migliore tutela (possibile) di interessi collettivi, ovvero, della comunità modugnese.
E, giusto per completezza, aggiungo che esse sono state già portate dal sottoscritto all’attenzione dell’amministrazione comunale nel luglio 2014, come “Osservazioni al Programma triennale delle opere pubbliche 2014/2016”. In tale circostanza, considerato il contesto, furono analizzate anche dal punto di vista politico, economico-finanziario e giuridico, ma, come è noto, la conclusione anticipata dell’esperienza politico-amministrativa non ha consentito la loro discussione nell’Aula consiliare, come la legge prevede. In questo conservano ancora tutta la loro freschezza e attualità.
Sono profondamente convinto che l’assetto urbanistico di una città non può intendersi e svilupparsi in modo avulso dalla vita delle persone, prescindendo cioè dai diritti di libertà ed eguaglianza degli individui che vivono nella comunità. Ne consegue che gli strumenti urbanistici di pianificazione territoriale devono avere in se elementi innovativi finalizzati a rendere le città e quindi anche Modugno,  luoghi includenti, vivibili ed accessibili a tutti, ivi compreso i portatori di handicap, invalidi o persone che per varie ragioni sono costrette, anche temporaneamente, a deambulare con ausili o carrozzine.
I bisogni dell’individuo in quanto tale, portatore di diritti soggettivi, coincidono con i bisogni della collettività e in quanto tali necessitano di tutela. Sono queste le ragioni per cui gli strumenti urbanistici devono tener conto ed ottemperare ad un corpus di norme, sovra e sotto ordinate, alcune delle quali di rango costituzionale ed internazionale, poste a protezione dei diritti fondamentali della persona.
Entrando nel merito possiamo osservare che le Norme Tecniche di Attuazione vigenti nel Comune di Modugno, prevedono all’art. 18 (Zone destinate alla viabilità) lettera d comma 2, per le strade di P.R.G.C. e per la progettazione di strade della rete secondaria, marciapiedi larghi 75 cm.
Se consideriamo che su di essi insistono molto spesso, pali di segnaletica verticale, impianti semaforici, pannelli pubblicitari, cabine di servizio (Enel, Telecom, etc.), difficilmente ciò permetterà a persone diversamente abili che deambulano con ausili (carrozzina, stampelle, etc.) di muoversi liberamente ed in sicurezza, senza abbandonare il marciapiede. Tutto ciò riduce notevolmente, e, in alcuni casi, totalmente, il grado di libertà degli individui e di conseguenza la loro capacità ad accedere a scuole, strutture sportive, uffici pubblici, trasporto pubblico, etc..
Per quanto possa sembrare banale, una delle barriere architettoniche di ostacolo alla mobilità delle persone con disabilità motorie è certamente rappresentato dalla larghezza dei marciapiedi, ivi compreso,  la cattiva qualità e/o la frequente assenza dello stesso.
Sicchè, mentre tutti concordano che la mobilità costituisce un aspetto essenziale della libertà e della qualità di vita delle persone, diritto costituzionalmente tutelato “ciascun cittadino può circolare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale” (Art. 16 Cost.it.) e dalla Carta dei diritti dell’Unione europea (Art. II-105), nella realtà quotidiana siamo costretti a constatare che non è vero che ogni persona possa liberamente circolare in qualsiasi parte del territorio nazionale. Anzi, per le persone con disabilità motoria e sensoriale è vero il contrario.
C’è da aggiungere che tale diritto è tutelato anche dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, ratificata dall’Italia con la Legge n. 18 del 2 marzo 2009. Infatti, l’articolo 9 (Accessibilità), stabilisce che “al fine di consentire alle persone con disabilità di vivere in maniera indipendente e di partecipare pienamente a tutti gli aspetti della vita”, impone di adottare “misure adeguate a garantire alle persone con disabilità, su base di uguaglianza con gli altri, l’accesso all’ambiente fisico”.
Appare chiaro che continuare a pensare allo sviluppo urbanistico della città dimensionando la larghezza dei marciapiedi a 75 cm, non può far altro che escludere e differenziare di fatto il diritto di accesso ai luoghi, introducendo in nuce uno stigma legato agli aspetti psico-fisico degli individui.
Ciò lede i diritti inviolabili dell’uomo affermati nell’articolo 1 della Dichiarazione di Madrid del marzo 2002 “La disabilità è una questione che riguarda i diritti umani” e dall’articolo 2 della Costituzione italiana che “riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo”, nonchè il diritto  costituzionale di eguaglianza dei cittadini “tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge” (Art. 3 Cost.it).
Sono queste le ragioni che da tempo mi spingono ad impegnarmi sul tema nella speranza che prima o poi una nuova classe politica lungimirante e mitteleuropea si affacci a Palazzo Santa Croce e modifichi l’art. 18 lettera d comma 2 delle Norme Tecniche di Attuazione, affinchè
la realizzazione dei marciapiedi di nuova urbanizzazione possano consentire  l’accessibilità e la fruibilità di tutti gli individui, ivi compreso di coloro che utilizzano stampelle, sedia a ruote o altri ausili per deambulare.
Ma sarebbe altrettanto opportuno che nei casi di intervento e ristrutturazione di strade, le dimensioni esistenti siano ricalibrate. In particolare si dovrà, ove possibile, operare il restringimento delle carreggiate alle dimensioni minime consentite rispetto al tipo di traffico e la realizzazione o l’allargamento dei marciapiedi.

Concludo facendo mio il principio richiamato nella Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti d’America in cui viene affermato che “tutti gli uomini sono creati eguali”.
Troppo tempo è passato da allora, molte cose ci restano ancora da fare per rendere effettivo quel principio ed estenderlo al maggior numero di persone possibile, in linea di principio a tutti gli uomini.
Il diritto a muoversi liberamente e autonomamente in sicurezza, non è solo una questione di Diritti Umani, essa è sopratutto una forma di civiltà.

Modugno, 20 febbraio 2015

Raffaele PAPARELLA

No alle primarie per il Centro sinistra

Comunicato stampa della Coalizione di centrosinistra e sostegno di Fabrizio Cramarossa

 

La richiesta di rimettere in discussione il percorso avviato da tempo dal CentroSinistra a Modugno e, soprattutto, l’intervento dei Partiti Regionali in un processo prettamente territoriale che ha visto la volontà di ricompattare esperienze e storie, di gruppo e personali, per la costruzione condivisa di un progetto per il governo della comunità modugnese, non solo giunge tardiva ma risponde a logiche ormai logore che ripropongono l’idea che le decisioni possano essere determinate dall’alto piuttosto che, come si è fatto in questi mesi, dal basso.

La candidatura di Fabrizio Cramarossa è frutto di un percorso lungo e condiviso dalle tante espressioni che animano il CentroSinistra modugnese: pecca di presunzione chi ritenendola una candidatura targata PD crede di poter rideterminare con pressioni esterne il percorso intrapreso e che, attraverso la capacità di aggregare, sta dando risultati che sono sotto gli occhi di tutti.

E’ opportuno, laddove ancora persistano dubbi, sottolineare che Fabrizio Cramarossa è il candidato sindaco della coalizione del CentroSinistra e non del solo PD, e qualunque scelta deve essere condivisa dalla coalizione.

Certo, un pezzo della Sinistra ha scelto di intraprendere strade diverse facendo mancare il proprio contributo ad un processo di ricongiunzione che non poteva attendere oltre di fronte ad uno scenario cittadino privo di ipotesi serie, seppure alternative, per restituire alla comunità un governo capace di rispondere ai bisogni, sempre più crescenti, delle persone.

L’ipotesi delle Primarie quale strumento per indicare un candidato Sindaco è stata superata dalla consapevolezza che una classe politica che si propone per il governo della città deve assumere su se stessa la responsabilità di indicare il collettore di un progetto quale è il candidato Sindaco. Senza paraventi o vie di fuga precostituite.
Il percorso intrapreso non potrebbe che arricchirsi con il contributo dei compagni e delle compagne di SEL e della Puglia in Più con i quali abbiamo sempre auspicato un confronto e dei quali conosciamo e stimiamo le qualità di pensiero e organizzative.
Riteniamo, inoltre, che vi sia anche una sostanziale convergenza sull’idea della “città che vogliamo”.

I margini per l’unità del CentroSinistra alla quale fanno appello i Partiti Regionali, attraverso la stampa piuttosto che attraverso un confronto con la coalizione che sostiene la candidatura di Fabrizio Cramarossa, ci sono tutti con porte che non si sono mai chiuse.
Certo non attraverso la messa in discussione di quanto fino ad ora costruito e sicuramente non con il ricorso alle primarie (questione ormai ampiamente superata e chiusa).

Modugno, 20 febbraio 2015

 

Francesco Valenzano

Intervista a Fabrizio Cramarossa

 

Fabrizio Cramarossa espone per grandi linee gli obiettivi politici e pratici della sua coalizione in questa intervista rilasciata a Bari Sud Ovest nell’F-Uhb in vico Silecchia. Il progetto di una Modugno unita nella ricerca di soluzioni condivise per il rilancio della città. Il candidato sindaco del Pd evidenzia la sua grande attenzione verso le dinamiche politiche locali strettamente connesse a quelle regionali. Interessanti i suoi chiarimenti sugli avvenimenti che hanno determinato la fine dell’amministrazione Magrone.
Durante l’intervista si fa un accenno a “rumours” relativi ad un clamoroso ripensamento nelle candidature di una coalizione della sinistra locale, notizia che al momento non è ancora stata confermata.

Dario Rossi – l'alchimista dei suoni

 

Alexander Platz Berlino

con allievo

valentino Di Persio con Dario Rossi

Preghiera

Se chiedi a qualcuno “Cos’é l’arte?” molto probabilmente, dopo una pausa di riflessione, potrebbe risponderti che il concetto è così vario da rendere difficoltoso persino stabilire cosa sia o non sia arte.

Altri, invece, potrebbero affermare che l’arte rappresenta un modo di dar forma alla propria fantasia, alla propria immaginazione, senza vincoli e/o preconcetti.
Nel contesto moderno le espressioni artistiche mirano a trasmettere dei messaggi non obbligatoriamente condivisi da tutti, bensì  recepiti ed interpretati soggettivamente.
Per Dario Rossi, un giovane romano che ha scelto la strada per mettersi in gioco, l’arte rappresenta un linguaggio di comunicazione attraverso ritmi e sapienti sonorità, riprodotte in prevalenza mediante l’utilizzo di materiale vario.

L’idea di intervistarlo mi è venuta nel vedere un video su Facebook nel quale un ragazzone in canotta e pantaloncini seduto per terra, armato di bacchette da batterista, inveiva su pentole, coperchi, padelle, casseruole, pezzi di marmitta, due Bongos e quant’altro, catalizzando l’attenzione dei passanti nella famosa Alexander Platz di Berlino.

In tempi di crisi con quali prospettive, Dario Rossi, affronta il futuro?

L’affermazione “Un sogno si realizza soltanto nel momento in cui inizi a crederci sul serio” non è affatto il pensiero di uno sciocco che scende dalle nuvole bensì di una persona che ha “semplicemente” deciso di scegliere come vivere la propria vita.

Vuoi dire che i sogni si possono realizzare?

Certo! Sembra in realtà una frase assai banale e scontata ma, in realtà, non lo è assolutamente.  Capita difatti a tutti noi, quando ci troviamo di fronte ad un bivio importante, di arrenderci a priori e di voler scendere a compromessi ancor prima di provare a puntare veramente in alto. Ma se prima non sbagliamo il tiro, come facciamo a renderci conto di essere dei pessimi giocatori? In realtà non stiamo per molti anni su questa terra, tanto vale correre il rischio di mancare il bersaglio. Le immagini e i colori scorrono talmente veloci che quasi non ci lasciano il tempo di capire cosa stia succedendo. Siamo soltanto una parte infinitamente piccola in mezzo a tutto questo incredibile caos. Specialmente in quest’epoca ci appelliamo spesso a luoghi comuni del tipo “C’è crisi!”, oppure “Lascia perdere, tanto il lavoro non si trova!” e non ci rendiamo conto che così facendo siamo proprio noi stessi a limitarci e ad imporci dei divieti che non esistono.

Intendi dire che bisogna avere il coraggio e la forza di realizzarsi senza chiedere?

In un certo senso si. Siamo il più delle volte portati a vivere secondo i dogmi che ci hanno insegnato e a credere che siano gli altri a doverci infondere sicurezza, quando invece è soltanto l’esperienza personale e diretta sul campo che ci porta a capire chi siamo veramente.

Affermazioni come queste, fatte da un giovane, fanno ben sperare per un futuro in cui la gratificazione morale e dell’anima è più importante del denaro.

Infatti, non serve a molto fare delle scelte dettate dalla “convenienza” o perché pensiamo che ci possano portare a guadagnare molti soldi in futuro. La ricchezza materiale ha certamente il suo fascino, ma è un dato di fatto che la perdiamo non appena ci congediamo dal mondo. L’anima invece non muore mai e lascerà per sempre impresso il ricordo di quel che siamo stati.

Artista di strada e poi?

Insegno batteria in una scuola di musica dove gestisco un laboratorio di percussioni utilizzando anche oggetti di riciclo. Compongo anche musica elettronica e mi piacciono molto i sintetizzatori. Sto lavorando da tempo al connubio della ritmica e del suono. Non parto dalla strada per rimanerci. Il mio principale obiettivo è quello di essere sempre più itinerante e girare il mondo suonando per farmi conoscere ed apprezzare ovunque. Sono attratto dagli altri Paesi e anche se abito a Roma, ho intenzione di relazionarmi sempre più con l’estero per allargare la rete di “followers” sparsi per il mondo.

Questa intervista verrà pubblicata su “Bari Sud Ovest”. Ti sei mai esibito in Puglia? Conti di farlo o di rifarlo?

Non ancora ma conto di farlo quanto prima.

Per vedere un video di Dario Rossi clicca qui.

 

Silvia, lo sai

Quello presentato venerdì 13 nella sala messa a disposizione dall’associazione culturale Cairoli 52,

(allo stesso indirizzo di Modugno), è il primo romanzo di Silvano Dragoniere, per gli amici “Drago”, uno scrittore emergente del panorama culturale barese che sinora si è cimentato solo nella scrittura di saggi scientifici. Questa sua prima “fatica”, da inserire nei meandri del filone “romanzi rosa”, è caratterizzata da una lettura fluente e leggera, per certi versi “delicata”,“molto sceneggiata”. Attraverso le musiche, l’ossessione maniacale del protagonista per le auto, i luoghi frequentati con Bruno – personaggio vero della Bari anni 80’ – il lettore si sente letteralmente immerso nella storia, nella città descritta attraverso gli eventi, quasi con gli occhi di Maurizio, il protagonista assoluto del romanzo, “uomo imbranato e anche sfigato” ma onesto. “Silvia” non è analizzata volutamente dall’autore, per darle quella luce di ingenuità, vista la tenera età della stessa. Il messaggio che questo “romanzo rosa” sottolinea è “il rispetto” che il protagonista Maurizio ha di Silvia, il che in un paese come l’Italia dove, nella cruda realtà odierna, una donna viene ammazzata ogni due giorni in nome “dell’amore”, lo rende particolarmente interessante. Per chi ha vissuto quegli anni a Bari sarà un tuffo nel passato. Il lettore “barese” si ritroverà con Maurizio a percorrere nella sua auto Ritmo le vie della città. Per chi barese non è, leggere questo romanzo gli farà scoprire cos’è la “baresità”, presente dalla prima all’ultima pagina.

 

Fra il folto pubblico si è notata la presenza della dott.ssa Stella Sanseverino, del dott. Massimo Angiulli e del consigliere regionale Peppino Longo che salutando gli intervenuti li ha invitati ad utilizzare sempre più quella sala per incrementare gli incontri culturali che sono lo scopo principale dell’associazione Cairoli 52.