“E’ stata, questa, la prima volta che il Ministero mi ha invitato a Roma dopo aver fatta sua – un paio di mesi fa – l’ipotesi che avanzai nell’estate del 2013 (in un incontro alla Regione Puglia) di una cessione del capannone OM al Comune di Modugno e da questo a un’impresa interessata. Su questa ipotesi si sta concretamente lavorando. Le due relazioni delle quali si è parlato ieri nell’incontro al Ministero sono sicuramente interessanti ma, allo stato e a mio parere, non sufficienti a dare certezze ai lavoratori. Alcuni aspetti delle attività proposte da due società sostengono dubbi sulle conseguenze sull’ambiente; i prodotti proposti non sembrano immediatamente innovativi e non è detto che essi trovino, qui da noi, un mercato all’altezza delle aspettative e adeguato al compito di assicurare occupazione duratura. Il mio augurio è, naturalmente, che il Ministero lavori molto accuratamente perché ai lavoratori Om sia data finalmente giustizia e sicurezza per il loro futuro. Tutto potrebbe risolversi nel prossimo incontro tra alcune settimane”.
Modugno riprende da qui
Grazie Magrone
La vittoria dell’ex tutto, Nicola Magrone, è la vittoria dell’antipolitica grillina, l’antipolitica della demagogia e del giustizialismo dell’odierno tribunale del popolo, quello delle sentenze annunciate e ottenute via web. Demagogia e giustizialismo che ogni giorno di più, incontenibili, tracimano e abbattono i sempre più fragili argini del buon senso, così incautamente affidati dagli elettori alla custodia di pretenziosi politicanti e politichetti.
La retorica da pubblico accusatore usata da Nicola Magrone: “questo è il reato, questi sono i colpevoli”, ha fatto presa sull’immaginario collettivo, sull’opinione pubblica; “la città è brutta, colpa dei costruttori”; “non hai lavoro, è colpa delle imprese”; “porto Torres si allaga perché gli altri sindaci non hanno fatto niente”; “la OM chiude perché il presidente della Regione non collabora con la mia iniziativa”; demagogia e giustizialismo. “State male (voi) e io (che invece sto bene) vi difendo perché sono vostro fratello”. Eccezionale.
Oggi è opinione comune far risalire alle notarili dimissioni dei tredici consiglieri le ragioni dell’insuccesso dei due semicentrosinistra modugnesi. Dimissioni che hanno fornito al neo confermato sindaco l’argomento più valido per la sua campagna elettorale, quel ”tredici traditori” che, applauditissimo, ribadiva in ogni comizio. Ben più importante ai fini dell’odierno successo magroniano si è rivelata invece la mancata accettazione dell’”inciucio” proposto, all’allora minoranza, dal sindaco Magrone per bilanciare la defezione di dieci consiglieri della sua maggioranza. La inaccettata, perché ritenuta irriverente, condizione delle preliminari e propedeutiche dimissioni da sindaco per l’adesione al ribaltone proposto è diventata il totem attorno al quale hanno poi danzato, per un brevissimo periodo, i sofisticati apprendisti stregoni della politica locale, salvo poi rammentarsene e comiziarne fuori tempo massimo.
Scelsi e Cramarossa, due campioni della politica inconcludente, due epigoni della fallimentare strategia elettorale di Saverio Fragassi che sentendosi sindaco già il giorno dopo la candidatura ha permesso la prima nomina di Nicola Magrone. Il primo, Nicola Scelsi, distante e assente nella competizione elettorale dell’Udc modugnese, che ha confermato ancora una volta essere il partito di maggioranza relativa a Modugno. Partito dal quale, Nicola Scelsi, ha ottenuto l’espressamente richiesto invito a candidarsi; partito dal quale si è mantenuto a distanza profilattica, da cordone sanitario, per evitare contaminazioni o infezioni da contatto; salvo poi dichiarare, a tempo scaduto, eterno amore al candidato consigliere regionale, riferimento storico proprio di quel partito. “Non posso farmi vedere con te perché tu sei molto vicino a Peppino Longo” è stata la frase che più di tutte le altre ha raffreddato l’entusiasmo e confuso tanto l’elettorato centrista fino alla conseguenza che oltre tremila elettori modugnesi, nella scheda elettorale per la regione, hanno barrato solo il nome di Michele Emiliano e non hanno indicato alcuna preferenza per i consiglieri regionali.
Fabrizio Cramarossa, il secondo, dopo Magrone nei due turni delle votazioni e dopo Scelsi in questo scarno elenco delle ragioni che hanno determinato il successo dell’ex magistrato, è stato anche lui un velleitario protagonista di una competizione elettorale che richiedeva risposte e proposte politiche diverse dai richiami ai massimi sistemi e alla promozione di prodotti caratteristici locali; promozione certamente necessaria ed utile ma che può essere realizzata negli intervalli dei consigli comunali. In quelle adunanze la gente si aspetta che vengano discusse non solo le cause della propria indigenza, come magistralmente faceva e farà ancora Nicola Magrone, ma anche i possibili rimedi al proprio disagio; quei rimedi che l’ex e attuale sindaco ha dimostrato e dimostrerà ancora (saremo tutti felici di sbagliare) di non essere in grado di proporre. Velleitaria anche la scelta operata da Cramarossa di comunicare la propria indiscutibile e irrinunciabile candidatura a sindaco, il giorno successivo alla divulgazione della partecipazione dell’Udc alle primarie del centrosinistra regionale; una scelta, quella di Cramarossa, che si è dimostrata essere quello che già allora era evidente ad un attento esame politico, un bluff. Costringere i potenziali alleati a “vedere le carte” e a scommettere contro quell’indiscutibile candidatura si è rivelata la formidabile arma a doppio taglio che ha definitivamente impedito la costituzione e la vittoria di un’unica compagine di centro sinistra.
Lasciando stare per ora l’argomento destra modugnese (se ne riparlerà a breve) si può chiudere questa breve analisi con un appello umanitario a Scelsi e Cramarossa: per favore evitate di far subire agli elettori che hanno creduto in voi lo spettacolo della vostra umiliazione pubblica. Spettacolo che il neo riconfermato sindaco sarà contento di replicare in ogni consiglio comunale, dedicando ad esso larga parte dei suoi interventi in aula. Dimettetevi e dignitosamente lasciate spazio a chi, facendo tesoro del vostro insuccesso politico, saprà sicuramente fare meglio.
Una sinergia per Modugno
Gli elettori hanno espresso la loro volontà e siccome il popolo è sovrano non si può continuare come se nulla sia accaduto, fare finta di niente.
Gli elettori modugnesi con il loro mandato a due “modugnesi degni” come sono Peppino Longo e Nicola Magrone hanno espresso chiaramente la loro volontà: ora basta con il tiro al piattello, basta con le polemiche, basta con gli insulti. Ora Nicola e Peppino onorate il mandato che vi è stato dato. La città ha bisogno di questa sinergia per uscire dall’impasse in cui è. Per il “bene comune” e per una città “giusta secondo la costituzione”. È ora di rimboccarsi le maniche e di mettersi a lavorare per assemblare insieme soluzioni concrete e reali. Magrone deve tener conto del ruolo istituzionale del consigliere regionale, tanto e quanto Longo tiene conto del ruolo istituzionale del neo-bis sindaco. Le polemiche devono rimanere fuori l’atrio di palazzo Santa Croce. Gli elettori sono stanchi di tante chiacchere e di poca concretezza. Governare in pace è un dovere di entrambi. Basta poco che ce vo!
La protesta di Italia Giusta secondo la Costituzione
Da magistrato, Magrone, negli anni Novanta, è stato molto impegnato proprio nel quartiere Cecilia e nell’adiacente quartiere San Paolo di Bari, in un processo ai capi dei clan dominanti nell’area, processo a un centinaio di persone concluso con pesanti condanne.
‘Modugno a sinistra’ aveva sempre ieri, in mattinata, sferrato un durissimo attacco a Magrone, attribuendogli falsamente di aver definito in un comizio il quartiere “concentrazione di delinquenti”, circostanza ovviamente e documentalmente smentita anche dalla videoregistrazione del comizio.
L’episodio depone chiaramente per una deliberata alterazione e falsificazione del riferimento, fatto da Magrone in un comizio, allo storico processo per la liberazione dei due quartieri dal dominio dei clan. Deliberata alterazione e falsificazione portata a termine per sostenere strumentalmente una pretesa ”reazione” da parte degli abitanti di “Cecilia” i quali hanno, invece, dovuto obbedire all’ordine di esporre negli esercizi pubblici il comunicato diffamatorio della lista “Modugno a sinistra”.
Dei fatti accaduti sono stati tempestivamente informati Squadra mobile e Digos della questura di Bari a tutela delle libertà costituzionali dei cittadini.