La Facoltà di Medicina di Bari si mobilita. Scienza e solidarietà dal Sud

Pubblichiamo il comunicato stampa inviatoci dall’On. Prof. Rosario Polizzi.

Se in un emisfero vi è paura per venti di guerra, in un altro emisfero terrestre la paura è il vento atomico. In questi ultimi tre giorni il panorama dell’informazione in occidente – ed in particolar modo in Italia – è occupato dagli avvenimenti nel mediterraneo e nel nord Africa. Le preoccupazioni di tutti non sono affatto sovradimensionate.

Tuttavia quanto sta accadendo in Giappone non può rimanere accantonato nel ripostiglio delle cose passate. Oltre alla devastazione ed all’annientamento di intere comunità urbane, un incubo tremendamente presente accelera minuto dopo minuto le paure di tutti i giapponesi e non solo. Perciò da questa altra parte di mondo, ormai reso sempre più piccolo, riteniamo che anche una piccolissima mano tesa potrà rivelarsi utile e gradita.

Infatti, per iniziativa della Sen. Adriana Poli Bortone presidente nazionale di IO SUD con la mobilitazione della prof.ssa Angela Pezzolla (Dipartimento dell’Emergenza e dei Trapianti di Organi), del prof.Antonio Margari (Dipartimento per le Applicazioni in Chirurgia delle Tecnologie Innovative) ed il coordinamento del prof. Rosario Polizzi, (cattedra di Fisiopatologia Chirugica), la Facoltà di Medicina di Bari ha dichiarato la più ampia disponibilità in direzione di un qualsivoglia intervento scientifico e assistenziale per quei cittadini nipponici che, in fuga dal proprio Paese ed una volta in Italia, necessitassero di assistenza medica o volessero sottoporsi a cicli di monitoraggio e controllo per le eventuali contaminazioni radioattive subite.

Sempre su input della Sen. Poli Bortone la suddetta Facoltà, con il coordinamento tecnico del prof. Polizzi, hanno anche offerto la disponibilità di collegarsi in rete con altre istituzioni accademiche, nazionali ed internazionali, per lo scambio dei singoli patrimoni scientifici appuntati sul tema della sanità e più propriamente in regime di calamità atomica e di assoluta emergenza. Comprendere le dimensioni di tali eventi, osservandoli in tempo reale, mentre esprimono tanta mutevole e crescente pericolosità diventa un dovere imprescindibile per tutti, ma ancor più per gli addetti ai lavori. E la politica, specialmente, non può distrarsi in questi casi.

L’Esercito del Maestro Gianni Mazzoccoli:tre secoli di memoria che diviene presenza

Una grande emozione, un indicibile stupore, un tuffo nella riscoperta delle più profonde e genuine radici di una tradizione che rappresenta un patrimonio culturale da preservare e valorizzare sempre più: sono queste le sensazioni che assalgono il visitatore al suo primo impatto visivo con le opere del Maestro. Personalmente ho provato analoghi stati d’animo in altre occasioni, ammirando le sculture bronzee della Via Dolorosa di Lourdes e l’armata di terracotta dell’Imperatore Giallo, senza dimenticare le ceramiche di Sciacca e le realizzazioni dei maestri presepisti di Spaccanapoli.

Qualche nota biografica del Maestro Mazzoccoli: classe 1939, originario di San Vito dei Normanni, ex Sottufficiale dell’Arma di Cavalleria, il Maestro ha sempre respirato arte e cultura, essendo figlio di Umberto Mazzoccoli, pittore e poeta. Le sue opere han fatto bella mostra di sè in importanti manifestazioni e kermesse quali la Fiera del Levante, la Security Expo di Galatina e la Città del Libro di Campi Salentina, mentre la sua prima mostra ha avuto luogo nella prestigiosa ed esclusiva cornice del Circolo Ufficiali di Bari, nel 2005.

Il visitatore, anche il meno preparato, resta colpito dall’impatto visivo con le opere del Maestro: ne percepisce il fascino estetico, il cromatismo e la plasticità, proiettandosi in una ricerca introspettiva delle più profonde emozioni. La produzione scultorea di Mazzoccoli rivela in maniera inequivocabile il suo interesse, il suo gusto per la ricerca storico-filologica oltre che artistica. La variegata tematica e gli stili delle sue creazioni rappresentano il risultato di studi e ricerche che spaziano dalla mitologia greca all’iconografia cristiana, per quanto attiene alla produzione scultorea classica, mentre la sua curiosità e il suo desiderio di confrontarsi con diversi altri campi d’interesse artistico lo hanno spinto allo studio sulle uniformi militari storiche dal XVIII secolo ai nostri giorni.

L’incontro e l’amalgama di queste diversificate esperienze di base trova una mirabile compiutezza concretizzandosi nelle sue realizzazioni: opere create utilizzando diversi materiali, quali l’argilla per le sculture e la cartapesta salentina per le statuine militari. Alla base di tutto, uno studio portato avanti con umiltà, tenacia e passione, attraverso la consultazione di fonti qualificate, primo fra tutti l’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito, senza dimenticare le varie sezioni dell’Archivio di Stato, i cui risultati possiamo ammirare in questa sede e che sono la testimonianza di un patrimonio condiviso, che rappresenta a pieno titolo la nostra identità culturale.

Parte dei soggetti qui raffigurati indossano uniformi di Stati Preunitari (Regno di Sardegna, Regno delle Due Sicilie, Granatieri Reali, Guardie Svizzere al servizio dell’Impero Asburgico) fino alle uniformi contemporanee. Differenti radici che centocinquant’anni or sono hanno  concorso a formare un tronco unico: l’Italia. Ed è questo lo spirito con cui ritengo si debba rendere il dovuto e reverente omaggio al nostro Paese.

Palla al centro…destra

stella sanseverino candidata per il centro destraDopo gli ultimi avvenimenti in casa della sinistra, si attende l’indicazione da parte del centro destra del loro candidato sindaco. Il PDL, FLI, la Destra, Nuova Italia, IO SUD e le varie liste cittadine di destra non hanno ancora indicato il loro candidato.

Fonti ben informate riferiscono che già dal dicembre scorso la candidata più autorevole per le formazioni del centro destra, l’attuale presidente del consiglio comunale, Stella Sanseverino, ha intrapreso un percorso diverso da quello del partito di Berlusconi. L’attuale vertice del PDL regionale ritiene di dover affidare la guida del partito ad una persona diversa da quella che ne è stata la principale esponente fin dalla nascita di FI a Modugno. In politica raramente la riconoscenza viene prima dell’interesse partitico e gli interessi del PDL a Modugno non coincidono più con ciò che la più volte eletta consigliere provinciale e comunale Sanseverino ha assicurato per più di quindici anni. La stessa fonte assicura comunque che l’operatività politica della Dott.ssa Sanseverino non verrà meno in quanto fra le cause del suo raffreddamento nei confronti del vertice regionale del PDL ci sia la sua proposta di allargamento dell’area di centro destra locale al partito della Poli Bortone, IO SUD. Allargamento che viene visto come il fumo negli occhi dai rappresentanti locali provenienti dalle fila di AN.

Con l’inserimento nello schieramento in appoggio al centro destra del partito dell’esponente salentino verrebbero meno  molti dei voti che nel tempo hanno permesso la presenza all’interno del consiglio comunale di esponenti politici provenienti dall’area ex Msi/An. Del resto, alla luce dell’affidamento, da parte del presidente del Consiglio  Silvio Berlusconi, del ruolo di coordinatrice regionale della federazione dei partiti del sud, alla Poli Bortone, sarebbe assurdo non partecipare alla nuova stagione politica che il federalismo a breve andrà ad inaugurare. La possibilità del divenire, in una prospettiva di medio termine, il punto di riferimento del movimento federalista dei partiti di centro destra in provincia di Bari, non può che attrarre una personalità come la Sanseverino che negli anni ha ottenuto ottimi risultati politici. Alcune perplessità nascono però quando viene rilevato che i suoi risultati sono stati ottenuti sempre partendo da posizioni privilegiate come sono quelle di candidata a sindaco o a consigliere provinciale. Sarà capace di collaborare ad un progetto politico come semplice gregario? Avrà il coraggio di lavorare con altre persone per la riuscita di un programma a lungo respiro? Riuscirà a dimostrare di meritare il ruolo di leader del centro destra, occupato in questi anni partendo da posizioni privilegiate, lavorando per gli altri? Molti di coloro che ora ne dubitano, in fondo in fondo sarebbero felici se ci riuscisse.

Real Modugno, un pareggio che sa di vittoria

In questa foto Ventola autore di uno dei due golIl 2 – 2 spegne i sogni di promozione diretta dei capursesi e mantiene invariato il distacco (+2) sull’immediata inseguitrice Sibillano Bari.

Si ferma a sette la striscia di vittorie consecutive della squadra biancoazzurra allenata da mister D’Amico. Sul difficile campo del Capurso,  Il Real Modugno grazie alle reti di Ventola e Gattulli su rigore, impatta sul 2 –  2, tra le proteste degli ospiti per alcune sviste arbitrali. Pareggio che non nuoce gravemente alla salute dell’undici modugnese, in virtù del concomitante pareggio casalingo del Sibillano 1950 Bari contro i biscegliesi del Neroazzurro Stellato ( 3 – 3 per la cronaca). Distanza immutata quindi, si resta a + 2 a sole quattro giornate dal termine.

Tutti i risultati della 26° giornata – girone B

Fidelis Adelfia – Atletico Andria 2008  1 – 5
R. Sibillano Bari 1950 – Nerazzurro Stellato 3 – 3
Football Club Giovinazzo – Norba Conversano 0 – 1
Bitetto – Omnia Bitonto    1 – 1
Capurso – REAL MODUGNO    2 – 2

Riposano Milan Club Molfetta e  Virtus Molfetta

CLASSIFICA: REAL MODUGNO 50, R. Sibillano Bari 1950 48, Capurso 45, Bitetto 44, Atletico Andria 2008 43, Milan Club Molfetta 36, Norba Conversano 33, Real Sannicandro 25, Omnia Bitonto 22, Football Club Giovinazzo 22, Neroazzurro Stellato 21, Lupatia Santeramo 18, Virtus Molfetta 13, Fidelis Adelfia 11

La Prima Guerra Mondiale

Il 24 maggio del 1915 l’Italia entrava in guerra. Iniziava per il nostro Paese la prima grande esperienza collettiva. Per la prima volta, infatti, fu coinvolta in un conflitto l’intera popolazione e non soltanto i cittadini idonei a combattere. Per questo si può definire la prima guerra mondiale come una “guerra totale”. Bisogna tuttavia precisare il significato di tale locuzione.

In verità solo la seconda guerra mondiale fu una guerra totale in senso stretto, atteso che in essa si verificò l’annullamento della distinzione tra fronte di battaglia e fronte interno. Questo annullamento fu provocato da un lato da una diversa concezione di “fare e di condurre la guerra”, dall’altro dallo sviluppo della tecnologia militare che portò alla costruzione di nuove macchine belliche. Si pensi, quindi, ai bombardamenti aerei, allo sconvolgimento del territorio, alle deportazioni di massa, che coinvolsero anche la popolazione civile, di modo che vecchi, donne e bambini ne videro direttamente gli effetti subendone le conseguenze.

Tali fenomeni non si verificarono nel corso della prima Grande Guerra, che non coinvolse il territorio della penisola ma solo il fronte di combattimento. Chi non era partito per la guerra non poté rendersi conto di cosa significassero gli assalti, i bombardamenti, l’indicibile vita di trincea e la morte di massa. Sotto tale profilo si creò, infatti, una solcante cesura fra chi aveva combattuto e chi no, cesura che causò un risentimento dei combattenti nei confronti della popolazione civile.

Dopo queste precisazioni, possiamo definire la prima guerra mondiale come guerra totale solo nel senso che tutte le energie del Paese, intese sotto il profilo economico, sociale ed intellettuale, vennero mobilitate per sostenere il peso del conflitto, per cui la vita di tutti subì dalla guerra un forte condizionamento.

La scintilla ed il pretesto. Il 28 giugno 1914 a Sarajevo, capitale della Bosnia – Erzegovina, provincia recentemente annessa all’Impero Austro – Ungarico, un irredentista slavo, lo studente Gravilo Princip appartenente alla società segreta “Mano Nera”, stronca a colpi di rivoltella la vita dell’Arciduca Francesco Ferdinando d’Asburgo, erede al trono austriaco, e di sua moglie la Duchessa Sofia Choteki.

Per l’Austria questo tragico evento potrebbe rappresentare il pretesto giusto per risolvere in maniera definitiva e radicale l’annosa “questione serba”. La Serbia, infatti, è la spina nel fianco dell’Impero asburgico nell’area dei Balcani, poiché alimenta l’opposizione anti – austriaca delle popolazioni slave. La responsabilità dell’attentato viene così attribuita proprio alla Serbia, pur in assenza di elementi tali da poter ricondurre a tale piccolo Stato la matrice del progetto omicidiario.

Il 23 luglio successivo l’Austria presenta alla Serbia un inaccettabile ultimatum, pretendendo entro 48 ore il divieto, in tutto il Paese, della propaganda anti – asburgica, lo scioglimento di tutte le organizzazioni politiche e patriottiche, la repressione di ogni movimento sovversivo, nonché la partecipazione di funzionari austriaci alle indagini in territorio serbo sulla responsabilità dell’agguato. Si tratta, ovviamente, di richieste inaccettabili per uno stato sovrano come la Serbia, la quale appoggiata dalla Russia respinge le pretese asburgiche.

Il 28 luglio 1914 l’Austria, fomentata dalla Germania, dichiara guerra alla Serbia, innescando una serie di reazioni a catena che portano, nel volgere di pochi giorni, ad un evento storico di portata strabiliante: per la prima volta tutte le più grandi potenze d’Europa, e non solo, saranno coinvolte in un unico terrificante conflitto. Infatti, pochi giorni dopo la dichiarazione di guerra alla Serbia, l’Austria dichiara le proprie ostilità nei confronti della Russia, vedendosi nel contempo dichiarare guerra dalla Francia e dal Montenegro.