La burocrazia all'Università di Bari regna sovrana

Aula Magna

L’Università di Bari, un enorme edificio, con scale malridotte e ripidissime, con muri giallastri e pasticciati dai vandali di turno, una struttura che dall’esterno potrebbe anche apparire elegante, bella, organizzata, ma che alla fine si dimostra essere tutto il contrario. Di organizzato ci sono solo le macchinette del caffè e quelle delle merendine imbustate.

Ciò che stupisce è pensare a quanto, ogni singolo studente, è costretto a pagare annualmente di tasse, per ottenere un servizio scadente, e a volte, persino inesistente. Molto spesso, gli stessi studenti devono dare spiegazioni alle segreterie, per ottenere qualche informazione sull’orario delle lezioni, sui professori e sulle aule occupate. E come se non bastasse, studenti che arrivano dalle province, sono costretti a fare la spola, spendendo soldi e tempo, per poi sapere all’ultimo momento che quella lezione, o quell’esame è stato posticipato. L’organizzazione è un termine che l’università del capoluogo pugliese, non conosce.

Si è tentato, per stare al passo con i tempi, di creare il servizio telematico, che permetta agli studenti non residenti o che sono impossibilitati a raggiungere l’università, di prenotare gli esami online. Ma non ha dato i risultati sperati. In seduta d’esame, gli studenti sono costretti a sentirsi le lamentele, a volte anche molto pesanti di alcuni docenti che pretendono che la prenotazione venga fatta non solo online, ma anche con il metodo tradizionale, ovvero imbucando lo statino nell’apposita cassetta. E allora, a cosa serve il servizio telematico?

Stessa cosa per le iscrizioni online, tanta fatica per nulla. Dopo aver stampato il modulo, è lo studente a doverlo portare in facoltà. Le tasse d’iscrizione, sono esageratamente elevate considerando lo scarso servizio offerto agli studenti. Per non parlare poi, della lentezza, molto simile a quella di un bradipo in coma, con cui vengono risolte e portate a termine le questioni amministrative e burocratiche.

Diritto allo studio: A Bari scarseggiano le borse di studio

Cinquant’anni di riforme, movimenti di massa composti da studenti e gruppi etnici formati per aggregazione spesso spontanee; giovani che guardano al futuro puntando sul lavoro credendo “utopicamente” nella possibilità di un mondo migliore e voglia di incrementare le proprie capacità non sono ancora sufficienti a livellare le ineguaglianze nei diversi sistemi universitari europei.

L’accesso all’istruzione universitaria è ancora fortemente influenzato dallo status socio economico famigliare. Dagli indicatori statistici EUROSTAT, EUROSTUDENT e OCSE risulta che in tutti i paesi europei gli studenti di condizioni socio-economiche disagiate hanno minori opportunità di iscriversi all’università. L’origine sociale ed economica spesso devia la scelta di proseguire gli studi dopo la scuola dell’obbligo perché i costi (tasse di iscrizione, mantenimento e libri) sono affrontati dalle famiglie o dagli stessi studenti con enorme sforzo; al contrario è appurato che gli studenti con un elevato status socio-economico non combattono con queste difficoltà avanzando su un percorso più stabile ed accomodante.

Al netto della polemica tra i ragazzi intervistati a Bari, emerge che scarseggiano i fondi per le borse di studio che oggi, per la stragrande maggioranza, sono auto finanziati dagli studenti tramite un’apposita tassa. L’università di Bari insieme al Politecnico di Bari totalizzano circa 66 mila studenti di cui solo una bassa percentuale è risultata vincitrice di borsa di studio nell’anno accademico in corso. L’art. 34 della Costituzione, garantendo il diritto allo studio, cita: “… i capaci ed i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso”.

La Costituzione non fa discriminanti sul lavoro dei genitori, ma solo sulla possibilità economica e le capacità, ma secondo i dati e le affermazioni della realtà che vivono gli studenti intervistati, le tasse studentesche non bastano a finanziare tutti coloro che ne hanno diritto. Gli studenti idonei, che non l’hanno ottenuta per mancanza di fondi sono 9010 ragazzi a Bari. Molto alta è anche la percentuale tra i ragazzi pugliesi, tra i 20 e i 30 anni, intervistati che non si iscrive in quanto è comprovato che la condizione finanziaria incide sia prima che dopo l’accesso agli studi universitari. Malgrado tutto l’ “Eventus docet” (l’esperienza insegna) sosteneva il sommo autore latino Tito Livio. L’esperienza dei nostri precursori ha insegnato e dovrebbe continuare ad insegnare a noi giovani che nonostante le difficoltà è importante provarci. Non deve limitare il punto di partenza, quello che conta è il punto d’ arrivo.

Grazie ai progressi scientifici aumenta l'aspettativa di vita

Dal 1861, anno dell’unità d’Italia, la sanità nazionale ha realizzato progressi notevoli per la tutela della salute. Il ministro della Sanità Ferruccio Fazio durante un’intervista nel 2010 ha dichiarato – “In passato si moriva intorno ai 33 anni e a causa delle precarie condizioni igienico sanitarie il 44% dei bambini moriva sotto i 5 anni. A distanza di 150 anni la situazione si è evoluta e le differenze tra nord e sud si sono ridotte”.

Grazie al progresso della scienza statistica e delle stime effettuate dai principali indicatori demografici dell’ISTAT ed EUROSTAT,è emerso che l’aspettativa di vita registrata nel nostro Paese è di 79,1 anni per gli uomini e 84,3 anni per le donne, con una media comune intorno agli 81,5 anni. Queste quote fanno dell’Italia la quarta potenza mondiale per longevità dopo Giappone(86,9), Svizzera(82,4) e Francia (81,8). Nell’ultimo decennio la percentuale di soggetti con età superiore ai 65 anni è aumentata al 20% cosi come risulta in espansione il numero di persone anziane sopra gli 85 anni.

Sorprendentemente triplicato risulta il numero di ultra centenari ,i “grandi vecchi” che è passato da 5400 individui in tutta la penisola nel 2001, a 16 mila del 2011. Il merito è da attribuire ai progressi scientifici e alle nuove tecnologie che ci permettono di vivere meglio in condizioni sanitarie ottimali. Per migliorare ulteriormente la qualità di vita futura è necessario implementare le tecnologie che abbiamo già a disposizione, soprattutto quelle che mirano a curare le malattie.

 

 

Quartier Cecilia invaso dai volantini

Abbandonati. Accolti con entusiasmo quando costituiscono una novità e poi dimenticati. Usati e poi lasciati per strada. Ecco dove vanno a finire i numerosi volantini delle offerte dei supermercati. Non nelle buche delle lettere, non nelle apposite cassette comuni, ma per terra.

Eppure quasi tutti i palazzi della Zona Cecilia si sono dotati di una comoda buca esterna per la pubblicità, questo per evitare i noiosi squilli del citofono, a tutte le ore, del poverino di turno che, con la pioggia o con il sole, con il vento o la neve, gira per i palazzi distribuendo il volantino pubblicitario. Una cassetta comune, generalmente posta vicino al citofono, che deve accogliere tutte le forme di pubblicità cartacea. Ma spesso e volentieri la pubblicità finisce col tappezzare le strade e i marciapiedi antistanti i palazzi, divenendo rifiuti.

Un ottimo uso delle risorse naturali. Rimane ancora un mistero se siano i responsabili del volantinaggio a buttare per terra la pubblicità, o gli stessi inquilini dei palazzi che, una volta letti, trovano che l’asfalto sia il luogo ideale per questi pezzetti di carta. Non è il caso di entrare nel merito della correttezza di chi viene pagato per fare volantinaggio e che, invece, pensa bene di buttare la pubblicità per terra. È necessario ricordare, però, che la carta è un materiale riciclabile e che invece di imputridire sporcano le strade, i giornali letti o in avanzo potrebbero comodamente essere gettati nell’apposito bidone della carta che non è poi tanto distante.

Metropolitana Cecilia: dibattito pubblico sulla "riqualificazione e sviluppo del territorio"

Pubblichiamo il seguente comunicato stampa pervenutaci dall’ Associazione “G. La Pira”. Mercoledì 13 aprile presso la Parrocchia “S. Pietro Apostolo” nel quartiere Cecilia in Modugno, l’associazione “Giorgio La Pira” organizzerà un incontro a tema sulle opportunità di riqualificazione e sviluppo del territorio conseguenti alla realizzazione dell’ultima tratta della linea metropolitana a servizio del quartiere S. Paolo.

All’incontro parteciperanno gli Assessori regionali Angela Barbanente (Assetto del Territorio) e Guglielmo Minervini (Infrastrutture strategiche e mobilità) nonché l’ing. Massimo Nitti (Ferrovie dello Stato). Il dibattito pubblico mira ad informare la collettività e verterà sull’attuale assetto del territorio al confine tra i comuni di Bari e Modugno, sulle modifiche che interverranno a seguito della realizzazione della nuova stazione di metropolitana “Cecilia” e sui disagi che i lavori provocheranno ai residenti. Saranno affrontate le problematiche per la salute dei cittadini legate alla presenza di un elettrodotto che interferisce con il tracciato della metropolitana, attraversando da oltre quarant’anni il quartiere. L’associazione “Giorgio La Pira” si confronterà con gli amministratori regionali su alcune proposte di riqualificazione del quartiere cogliendo gli interventi previsti come un’opportunità di sviluppo per un territorio,  periferia delle periferie, da troppo tempo abbandonato dalla pubblica amministrazione.