Gianbattista Avellino: " C'è chi dice no…" il film

Max (Luca Argentero) è un giornalista che, ormai da dieci lunghi anni, lavora presso un giornale locale, senza avere alcun tipo di contratto. Per riuscire ad arrivare a fine mese è costretto persino a scrivere sulle riviste più disparate nonostante il suo talento. Nel momento stesso in cui Max sta per ottenere il tanto desiderato contratto, a lui viene preferita la figlia di un famoso scrittore.

Irma (Paola Cortellesi) è una grande e stimata dottoressa, che riesce ad andare avanti solo grazie alle borse di studio, ma proprio quando sta per ottenere il posto, subentra la nuova fidanzata australiana del primario. La povera Irma non solo perderà il tanto agognato posto ma anche l’amore. Stessa sorte per Samuele (Paolo Ruffini) genio del diritto penale costretto ad essere un semplice assistente di un barone universitario, sfruttato sino all’inverosimile anche lui messo da parte per far posto al fidanzato della figlia del barone, nel  concorso per  un posto da ricercatore.

I tre ragazzi, vecchi compagni di scuola, si ritrovano dopo vent’anni ad una rimpatriata e scoprono di  vivere la stessa situazione. Decidono, così, di coalizzarsi e di fondare un movimento virtuale, quello dei “pirati del merito”. Per eliminare qualsiasi sospetto su di loro e per evitare di incorrere in problemi con la legge, decidono di scambiarsi i rispettivi raccomandati, per rendere la loro vita un inferno. Minacce molestie e tanto altro a discapito dei “segnalati” che finiranno per perdere la testa. E’ un film di denuncia che ritrae perfettamente il nostro Paese, un Paese in cui la meritocrazia ha lasciato il posto a ben altro.

In ogni luogo, dal cerchio più piccolo fino ad arrivare a quello più grande, c’è una sola regola a fare da padrona: se hai la raccomandazione vai avanti, se sei “solo” talentuoso, intelligente, abile, brillante e dotato, hai scarse possibilità di riuscita. E’ un film contro chi rende l’Italia un paese di raccomandati in cui il merito non viene assolutamente considerato, e a tutti coloro i quali credono che l’attuale situazione non possa essere cambiata e si crogiolano nell’inerzia e nella passività aspettando che qualcuno agisca per conto loro.

Dove vanno i laureati africani:"lo sviluppo è la scienza diventata cultura"

Il Comitato Economico per l’Africa parla di 127.000 specialisti africani di alta competenza in meno tra 1960 e il 1989 cioè circa 4.000 ”perdite” all’anno. I paesi africani, in genere, conquistano l’indipendenza all’inizio degli anni Sessanta. La grande sfida è quella di eliminare l’amministrazione coloniale. I Governi,quindi, finanziano gli studi dei giovani che partono e buona parte, dopo la laurea, torna a servizio del proprio paese.

Gli  anni Ottanta invece segnano l’inizio della crisi economica per buona parte degli Stati Africani per cui i Governi non finanziano quasi più gli studi all’estero. Ora, mentre nei primi trenta anni di indipendenza, l’amministrazione dei paesi africani assicurava un impiego ai giovani che avevano studiato all’estero e che rientravano, con il passare del tempo, questo diviene sempre meno possibile per la saturazione della pubblica amministrazione. Dalla indipendenza all’inizio della crisi non si è, infatti, pensato ad uno sviluppo del settore privato come alternativa o come integrazione della pubblica amministrazione. Si potrebbe pensare che la fuga dei cervelli dipenda anche dalla scarsa qualità delle università africane.

E’ provato,invece, che molti Stati Africani dispongono di prestigiose strutture di formazione. Certamente una delle difficoltà con cui si confronta chi ha deciso di studiare fuori dalle frontiere nazionali è la concorrenza che deve affrontare quando pensa di rientrare. Non è affatto scontato che si possa trovare un posto di lavoro. Quelli che hanno fatto studi specializzati in patria, e che quindi conoscono bene la realtà locale, sono favoriti nelle selezioni. Chi parte rischia di diventare un perdente nella ricerca di un posto di lavoro in patria. La carenza di specialisti a livello locale obbliga le istituzioni a ricorrere alle competenze occidentali per colmare il vuoto.

L’Africa, ogni anno, chiede la consulenza di moltissimi specialisti occidentali (fino a 150.000), per una spesa lorda di 4 miliardi di dollari. Non si può, però,dire che non ci sono intellettuali e tecnici africani in grado di offrire prestazioni equivalenti. Appare chiaro che le amministrazioni nazionali, in genere, non sono capaci di valorizzare razionalmente le proprie risorse umane. La fuga dei professionisti della sanità, per esempio, causa grandi difficoltà a rispondere alle esigenze elementari delle popolazioni. Trentotto paesi su un totale di quarantasette non rispettano i parametri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che prescrivono circa 20 medici per 100.000 abitanti.

La fuga costante della mano d’opera qualificata accentua il divario scientifico e tecnologico. Si pensi che risiedono negli Stati Uniti più scienziati e ingegneri africani che non in Africa! Mano a mano che la classe media si restringe, e dunque contribuisce di meno alla raccolta degli introiti fiscali, ed anche all’iniziativa economica e sociale, la società diventa ancora più povera. Dopo quattro decenni di esodo il problema non è stato seriamente affrontato. Le strategie di rimpatrio sono risultate infruttuose. Credo che di rado un paese ospite chieda al laureato straniero quali sono le sue aspettative. C’è sempre un atteggiamento di diffidenza e di controllo. Oggi si parla, a proposito della diaspora africana, di “partecipazione virtuale”. Si dice, cioè, che l’immigrato qualificato può contribuire allo sviluppo del proprio paese anche senza ritornarci.

Nanni Moretti: " Habemus Papam " il film

Un Papa in crisi d’identità e lo smarrimento tra l’io e Dio del primo credente sulla terra sono i protagonisti del nuovo film di Nanni Moretti che conserva in questo lavoro, la sua inconfondibile firma. E’ il momento del Conclave, si deve procedere all’elezione del nuovo papa(uno straordinario Michel Piccoli).

Contro ogni previsione, dopo l’ennesima fumata nera, viene nominato il cardinale Melville che al momento di salutare la folla di fedeli che lo attende, si ritrae ed entra in crisi, con grande sgomento di tutti. Per questo si farà accedere in Vaticano lo psicoanalista più bravo, interpretato da Nanni Moretti, per cercare di capire le cause di questo rifiuto.

Ma la situazione è destinata a complicarsi. Con un tono complesso, sospeso tra una spirituale solennità e la giusta dose di ironia, Moretti affronta una tematica di grande spessore e attualità,un discorso alto sulla fede in chiave intelligentemente laica, e privo delle solite polemiche. La straordinaria complessità del personaggio ci lascia l’invito a riflettere sugli evidenti cambiamenti necessari leggendo i nostri tempi.

La “Scarcedda” dolce tipico della tradizione popolare

I taralli e le scarcelle sono i dolci tradizionali di Pasqua. Esistono due tipi di scarcella: quella semplice e quella che una volta era destinata ai bambini più ricchi, in mostra dai pasticceri. E’ la prima che sarà riportata poiché è quella tramandata negli anni della tradizione popolare pugliese:

Ingredienti:
300 gr farina doppio zero, 2 uova, 2 cucchiai di olio, 100 gr zucchero, latte, sale, buccia di limone grattugiata.

Esecuzione: Prendere la farina e impastarla con le uova, i due cucchiai di olio, lo zucchero, un po’ di latte, pochissimo sale e la buccia di limone grattugiata.
Quando l’impasto sarà pronto, spianare la pasta riducendola a mezzo centimetro di altezza e ritagliare tre ovali, conservando i ritagli. Poggiare su una delle estremità un uovo col guscio, fissarlo con i ritagli, cospargerle di zucchero e di confettini colorati e metterle in forno dopo averle sistemate su una teglia appena unta.
Controllare la cottura, lasciare raffreddare e mangiare.

Un dolce tipicamente pugliese facile da fare che piace ai grandi e ai piccini.

Domenica delle Palme: ulivi e fiori di Puglia a San Pietro

Sono iniziati in Piazza San Pietro i preparativi per la celebrazione della Domenica delle Palme: gli allestimenti e gli addobbi degli spazi sono a cura dei fioristi pugliesi.
L’iniziativa ha visto anche quest’anno il sostegno economico della Camera di Commercio di Bari, nell’ambito delle politiche di promozione delle eccellenze economiche del territorio.

“I florovivaisti impegnati in queste ore negli allestimenti – dichiara il presidente Alessandro Ambrosi –  indossano magliette con la scritta Puglia terra di pace. Non è solo uno slogan. Pace, accoglienza e laboriosità sono tratti e valori della nostra terra e delle nostre genti. E’ un reale talento oltre che valore aggiunto dell’economia regionale. La mediatica della celebrazione trasmessa in mondovisione non sarà solo per i settori olivicolo e florovivaistico e per la maestria dei nostri fioristi ma per l’intera regione e per la sua straordinaria offerta”. A evocare il momento festoso dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme saranno tredici ulivi secolari, posizionati in fila sul tipico terreno rosso pugliese.

Alle spalle di quest’orto, dove saranno benedette le palme (oltre 200mila rami di ulivo che verranno distribuiti a fedeli e Cardinali), i fioristi della provincia di Bari realizzeranno composizioni floreali: adoperati oltre 50mila steli, dal pesco al timo, dal mirto alle felci, dalle fresie ai ranuncoli, alle foglie di aspidistra. Ad evocare il momento della passione saranno invece solo essenze mediterranee di diverse tonalità di colore, e tante maestose composizione di forma sferica realizzate con rami di ulivo. Altri due ulivi ultrasecolari saranno collocati sotto le statue di San Pietro e San Paolo. Saranno poi donati e piantati nei Giardini Vaticani.