La giunta approva il Centro di raccolta per i rifiuti. Il Comitato Proambiente e i Mep annunciano battaglia

Sul gruppo facebook “Mimmo Gatti Sindaco di Modugno”, il sindaco Gatti aveva annunciato il 10 dicembre scorso che “l’amministrazione comunale ha approvato e cofinanziato il progetto per la realizzazione a Modugno di un Centro Comunale per la raccolta differenziata. L’opera rientra nel bacino ATO Bari/2 e ha un costo complessivo di circa 218 mila euro di cui 91 mila euro circa finanziati dal Comune”.

Sempre dalla nota di Gatti si apprendeva che l’opera sarebbe realizzata sulla via per Carbonara e questo centro vedrà il conferimento di materiali quali ingombranti, metallici, scarti verdi provenienti da potature e sfalci oltre a vetro, carta, plastica, pile e farmaci. Inoltre i cittadini avranno un’apposita tessera magnetica. Il centro sarà “recintato e accessibile solo in presenza del personale addetto e negli orari stabiliti”. A tutto questo si aggiunga la previsione di diverse aree: manovra, stoccaggio, uffici, portineria, postazioni per la pesatura, parcheggi, verde. La nota veniva conclusa dal sindaco facendo riferimento al fatto che questo luogo “dovrà rappresentare un punto di incontro per i cittadini, un luogo dove il rifiuto si trasforma in risorsa”.

Pochi giorni dopo queste parole veniva affisso sul’albo pretorio on line del Comune di Modugno la delibera di giunta comunale n.75 del 5 dicembre scorso in cui venivano esplicate tecnicamente le parole di Gatti. Per vederci chiaro sull’intera vicenda è allora intervenuto il presidente del Comitato Pro Ambiente Tino Ferrulli che, assieme a Michele Mastromarco e Vito Libero, consiglieri dei Moderati e Popolari(MeP) si sono recati personalmente dall’assessore all’ambiente Signorile. L’incontro,avvenuto il 13 dicembre scorso, a detta dei tre, avrebbe fatto dire a Signorile, interpellato su questo Centro di Raccolta di Rifiuti, come “la raccolta differenziata porta a porta è antieconomica e costosissima”. Tutto questo, dunque, in netto contrasto con quanto dichiarato dallo stesso assessore ad agosto scorso in cui veniva sottolineato come il “porta a porta” sarebbe stato “esteso a tutto il centro abitato”.

Dubbi e perplessità che sono aumentati quando gli ambientalisti sono venuti in possesso della visione delle planimetrie e delle carte relative a tale Centro di Raccolta fatte visionare dal dirigente del II settore Petraroli. Nella determina su citata si può leggere come tale provvedimento, nella relazione tecnica di Petraroli, risulti da approvare “con massima urgenza”. “Perché è diventato urgente questo provvedimento?” si chiede Mastromarco. In più si aggiunga come oltre ai materiali elencati dal sindaco verranno confluiti altri rifiuti come pneumatici fuori uso, frazione organica umida, filtri di olio, farmaci, tubi fluorescenti, terre e rocce. “Terre e rocce non si possono far confluire in tali centri perché devono essere fatte apposite analisi preliminari”, ci dice Mastromarco. Tino Ferrulli incalza dicendo che “il Comitato nella giornata di ieri ha protocollato una richiesta di indizione di Consiglio Comunale aperto per questa questione. C’è stato un mancato coinvolgimento di informazione del pubblico impossibilitato per altro a formalizzare eventuali proposte ed integrazioni trattandosi di impianto di raccolta in cui verranno depositati rifiuti pericolosi. Tali centri di raccolta-continua Ferrulli- dovrebbero vedere la luce in territori in cui è già stata avviata la raccolta differenziata. E poi come la mettiamo con la lontananza del centro di Raccolta da quartieri come Piscina dei Preti o Cecilia?. Come faranno i cittadini in questione a muoversi?. Dovranno consumare carburante che non potrà compensare in alcun modo lo sgravio previsto per la TARSU(Tassa sui rifiuti solidi urbani).A chi sarà affidata la gestione di questo Centro di Raccolta?. Questa amministrazione non ha reso in alcun modo alcuna dichiarazione neanche sulla vittoria dei cittadini contro l’inceneritore di Ecoenergia.”

Nella richiesta di indizione di consiglio comunale aperto si stigmatizza anche l’operato del Presidente del Consiglio Scippa che aveva assicurato Ferrulli che si sarebbero tenuti ben 3 consigli comunali entro la fine dell’anno sulle note questioni ambientali ma che non hanno mai visto la luce. Inoltre il Comitato lamenta l’assenza di risposte anche sulla questione Econet, di cui ci siamo occupati, e che ad oggi non ha avuto alcuna risposta in merito da parte dell’intera assise comunale. Sulla vicenda annunciano battaglia sia gli ambientalisti del Comitato Proambiente sia i consiglieri dei Moderati e Popolari.

Citta' Plurale: "Rifiuti Zero, da noi quando?"

altUna città che abbatta il suo livello di produzione di rifiuti: è possibile? Certamente si, se si mettono in moto una serie di buone prassi che coinvolgono a più livelli cittadini, amministrazioni e imprese. Questo è il messaggio di speranza che vien fuori dal convegno organizzato da “Città Plurale-Modugno” sul tema “Rifiuti Zero, da noi quando?”.

Al convegno hanno partecipato oltre a relatori locali, Rossano Ercolini, per l’osservatorio Rifiuti Zero del Comune di Capannori (Lu) e il prof. Paul Connet della St. Lawrence University, ideatore della strategia Rifiuti Zero. Primo grande ostacolo alla riduzione della creazione di rifiuti sembrano essere gli interessi commerciali che ruotano attorno al trattamento di essi soprattutto per quanto riguarda la produzione di CDR, ovvero Combustibile Derivato dai Rifiuti e perciò tutto ciò che riguarda inceneritori o termovalorizzatori. A tal riguardo il dott. Agostino Di Ciaula, moderatore della serata, ha sottolineato che nonostante la legge italiana prescriva la via del riciclaggio come primaria rispetto all’utilizzo dei rifiuti per la produzione energetica, assistiamo ad un aumento del numero di inceneritori: in Puglia dai dati forniti dalla stessa regione constatiamo che solo il 18% dei rifiuti viene riciclato, mentre l’82% è impiegato in impianti inceneritori.

I relatori locali hanno parlato di una vera e propria “dittatura del CDR” che obbedendo ad interessi privatistici, piuttosto che portare una soluzione al problema della gestione dei rifiuti, addirittura incentiverebbero o obbligherebbero alla produzione di questi, come si evince da accordi commerciali che prevedono l’impegno nei confronti delle centrali di versare obbligatoriamente 470 tonnellate di rifiuti al giorno. Si è anche sottolineato il problema delle cementerie-inceneritori in cui l’utilizzo del CDR come combustibile, produce alti tassi d’inquinamento soprattutto per la produzione di nanoparticelle che come nel caso dei termovalorizzatori sono pericolose per l’uomo e non contenibili da nessun sistema di filtraggio. L’esperienza della cittadinanza attiva e del coinvolgimento dei cittadini sembra essere il primo ed importante passo per il controllo della gestione dei rifiuti e Tino Ferrulli del Comitato Pro-Ambiente di Modugno ha sottolineato come l’aver combattuto e vinto contro il termovalorizzatore è la sfida di padri e madri che si preoccupano dei loro figli e del proprio paese.

Momento culminante della serata è stato l’intervento del prof. Connet e di Ercolini che hanno illustrato il programma Rifiuti Zero. La gestione dei rifiuti fa il paio, secondo i loro interventi, con il tema della sostenibilità ed è perciò imprescindibile che alla partecipazione attiva dei cittadini si accompagni una buona gestione politica. Se poniamo al centro del nostro ragionamento il tema del risparmio energetico, possiamo constatare come la termovalorizzazione costituisca uno spreco di energia e che riciclare risparmia più energia che incenerire i rifiuti. Se poniamo al centro il tema della salute non si può più omettere che la produzione di nanoparticelle connessa all’incenerimento è causa di varie patologie respiratorie e persino tumori. Tanti sembrano essere dunque i motivi per cui è meglio scegliere una strategia che porti ad un abbattimento dei rifiuti. Il metodo è offerto dalla strategia Rifiuti Zero che in 10 fasi permette il raggiungimento di obbiettivi pienamente soddisfacenti: iniziando dalla separazione dei rifiuti, operazione in cui i cittadini sono direttamente coinvolti, passando per la raccolta porta a porta dei rifiuti, si possono favorire fasi di compostaggio e riciclaggio utili alla stessa economia e non dannosi per l’uomo. Se a questo si aggiunge una buona educazione ai consumi che limiti gli sprechi, incentivi o disincentivi economici e il coinvolgimento delle aziende affinché con la ricerca sia ridotto al minimo il materiale non recuperabile i grandi obbiettivi di abbattimento di produzione di rifiuti sono veramente raggiungibili. Il fatto che queste pratiche non siano un’utopia ma qualcosa di realizzabile è dimostrato da esperienze come quella del Comune di Capannori in cui l’applicazione di buone pratiche ha ridotto al minimo le necessità di smaltimento dei rifiuti.

Alle relazioni è seguito un dibattito aperto dall’intervento del sindaco Mimmo Gatti il quale oltre ad aver affermato di essere disponibile ad accogliere le proposte avanzate durante la serata, ha anche annunciato la prossima apertura di un centro di raccolta di rifiuti sulla via per Carbonara, in cui la pratica della differenziazione sarà incentivata dall’utilizzo di una scheda in cui saranno registrati i conferimenti al fine di avere una riduzione sul pagamento della TARSU. Ancora una volta, sarà necessario l’impegno di tutti.

E gli stranieri?

altL’incontro dibattito organizzato dal circolo SEL di Modugno “Intercultura, multicultura ed integrazione: Verso quale modello di comunità?” tenutosi il 30 novembre scorso nella sala Beatrice Romita a Modugno ha registrato una palese e gravissima carenza: i diretti interessati.

 

A onor del vero, in una platea scarna e composta di persone palesemente disinteressate alle tematiche per cui detto convegno era stato istituito, gli stranieri presenti erano quattro. Gli interventi sono stati di carattere puramente tecnico: il delegato della Cgil ha parlato della legge Bossi-Fini e delle conseguenze prodotte e il delegato dell’associazione Abudusan ha parlato della realtà che si vive a Bari. Temi già conosciuti ai più, ma che non avevano nessuna attinenza con il tema del convegno. La sig.ra Irena Shkurti, albanese, residente a Modugno da più di tredici anni, nel suo intervento ha rilevato le difficoltà iniziali cui sono andati incontro i suoi figli nell’integrarsi: “difficoltà soprattutto legate alla lingua”.

“Gli stranieri sono persone come tutti” ha continuato la sig.ra Shkurti, ponendo l’accento, su questo aspetto del tema e ha sottolineato il paradosso di un ragazzo o ragazza stranieri che “al compimento della maggiore età, se i loro genitori non riescono a dimostrare di essere in grado di mantenerli, sono costretti ad abbandonare gli studi e a cercarsi un lavoro per ottenere il permesso di soggiorno, altrimenti dovrebbero ritornare nel loro paese di origine dove, nella maggior parte dei casi, non hanno più legami di parentela e non si identificano più né con le abitudini né con i costumi, perché cresciuti e integrati nel nostro tessuto sociale e culturale” E queste sono state le uniche parole che facevano riferimento al tema così importante e delicato, cioè “l’integrazione e verso quale modello di comunità?”

Insomma, si è parlato di tutto, di irregolari, di regolari, di leggi, di respingimenti alle frontiere di barconi pieni di “clandestini”   “che sono un’altra cruda realtà, alla quale dobbiamo abituarci, perché non si fermerà mai anzi andrà sempre più in crescendo” ha detto nel suo intervento l’ass. Fratoianni ma non si è fatto cenno alla realtà delle persone, delle etnie che sono presenti e che vivono, lavorano e interagiscono in armonia con tutti nella città di Modugno. Non si è fatto alcun cenno agli “stranieri” che a Modugno sono integrati, che non ci sono episodi di xenofobia. Inoltre, non si è nemmeno sfiorato il tema dei Rom che a Modugno sono insediati da più di quarant’anni.

La realtà che sarebbe emersa è quella che nella città di Modugno gli “stranieri” sono “persone” come tutti, ne più e ne meno. Modugno è una città aperta, una città cosmopolita e lanciata verso il futuro, dove chiunque abbia voglia di lavorare seriamente e con onestà trova spazio e possibilità di esprimere le proprie potenzialità, in qualsiasi campo, basta crederci. Io in primis ne sono l’esempio, Dubis Villalobos “una strana italiana”.

Certo c’è tanto ancora molto da fare, da lavorare, ma si dovrà lavorare ancora di più se si fanno convegni organizzati in questo modo, dove i diretti interessati “brillano per la loro assenza” perché non convocati, non rappresentati; sarebbe bastato apporre qualche locandina preso i call center e invitare le varie associazioni di immigrati che esistono in città a partecipare, il risultato sarebbe stato ben “diverso”.

A Modugno da tutta la regione per la strategia “Zero Rifiuti”

altL’associazione “Modugno Città Plurale” ha organizzato per venerdì prossimo 9 dicembre alle 17,30 presso l’auditorium dell’Itc “Tommaso Fiore” in Via Padre Annibale Maria di Francia, 4 a Modugno, un incontro sulla gestione dei rifiuti in Puglia.

Vari gruppi di cittadinanza attiva provenienti da tutta la regione, dalla Daunia al Salento, si confronteranno sulla situazione dei rifiuti in Puglia, portando la stessa regione ad adottare le “buone pratiche” e non quelle costituite da inceneritori e discariche. L’incontro sarà introdotto e moderato dal dottor Agostino Di Ciaula medico Isde (International Society of Doctors for the Environment). Tra i relatori segnaliamo la presenza del dottor Paul Connet, professore di chimica alla St. Lawrence University (NY, USA), noto a livello mondiale per essere l’ideatore della strategia “Zero rifiuti”. Inoltre relazionerà Rossano Ercolini, punto di riferimento nazionale ed internazionale per l’applicazione concreta di questa strategia di gestione dei rifiuti. Ercolini è anche coordinatore del “centro ricerca rifiuti zero” del Comune di Capannori in provincia di Lucca e referente della “rete italiana dei comuni virtuosi”. In scaletta sono previsti altri quattro interventi: Pietro Santamaria, ricercatore presso il dipartimento di Scienze agro alimentari e territoriali all’Università di Bari “Aldo Moro”, Giuseppe Dimunno, attivista del Comitato spontaneo contro l’inceneritore di Borgo Tressanti a Cerignola, Roberta Forte avvocato di Galatina e segretaria provinciale di Rifondazione Comunista, da anni impegnata sul fronte dei cementifici-inceneritori e Tino Ferrulli, presidente del Comitato Proambiente di Modugno, anch’egli da anni impegnato contro gli insediamenti inquinanti sul territorio (centrale Sorgenia e inceneritore Ecoenergia).

Su quest’ultimo fronte il Comitato ha annunciato la vittoria definitiva con il parere negativo dato dalla Regione Puglia alla Via (Valutazione di Impatto ambientale). Ricordiamo anche l’impegno del Comitato Proambiente sul fronte delle antenne selvagge, della discarica fra Palo del Colle e Modugno, della cementeria e della Zona Misciano, oggetto di denuncia alla Procura della Repubblica il 23 novembre scorso per presunte violazioni in materia paesaggistica, archeologica, architettonica ed idrogeologica. All’evento hanno dato adesione il Comitato “Riprendiamoci il futuro” di Conversano, il Comitato Proambiente di Modugno, il Coordinamento contro gli inceneritori e le centrali di Capitanata, il Comitato spontaneo contro l’inceneritore di Borgo Tressanti, il “Collettivo Exit Barletta”, “Artemia Salina”, “Cambiamo Aria Galatina”, il “Comitato apricense Ats ambiente, territorio, salute”, “DifferenziaNoci” oltre a “Modugno Città Plurale”. E’ stata annunciata la presenza dei sindaci di Bari, Modugno, Palo del Colle, Grumo Appula, Binetto, Bitetto, Bitritto, Sannicandro e Toritto. A questi, infine, verrà rilasciata una proposta di deliberazione per aderire alla strategia “rifiuti zero” e alla rete dei comuni virtuosi.

Violenza sulle donne

altLa violenza sulle donne e sui deboli è un classico esempio di deplorevole inciviltà che stenta a diminuire anzi secondo gli ultimi dati Istat è in forte aumento.

 

Le persone violente sono in genere uomini fra i 15 e i 65 anni, l’estrazione sociale è medio alta. Sono uomini insicuri che hanno subito percosse da piccoli per lo piu dal padre, con una madre passiva, che a sua volta era percossa e non reagiva alle punizioni corporali del proprio compagno, inculcando cosi nei figli, che assistevano inermi agli episodi di violenza fisica e psicologica della propria genitrice. Il meccanismo psicologico che si innesta è cosi complicato e subdolo, da generare negli individui una sorta di rabbia latente, dovuta al fatto che la loro madre non si difendeva, non reagiva e quindi da adulti questi individui per la maggior parte diventano anche loro violenti con le loro compagne, perche cosi scaricano la tensione che si portano dentro, credendosi colpevoli per non essere riusciti a difendere la madre, ma nello stesso tempo arrabbiati perchè lei non si è difesa, non ha reagito. Questo tipo di profilo psicologico è facilmente riconoscibile, perche in genere l’individuo che è violento, ad un primo esame risulta essere affabile, affettuoso e sicuro di se. Nulla di piu falso e contraffato.

Egli ha un codice di comportamento, legato a certe frasi e a certi atteggiamenti che fanno si che a livello inconscio si scatena una reazione, forte, incontrollata e violenta per l’appunto. L’altro aspetto della violenza subita sia da donne (bambine) che da uomini (bambini) è la strutturazione di tali episodi che inducono la persona da adulta a subire le violenze senza ribellarsi, perchè la violenza subita da piccoli, è strutturale e quindi per le vittime di violenza è “normale” subirla anche da adulti. Perchè è parte della loro “vita educativa”specie se ad essere il fautore di tali episodi è uno dei genitori, e la vittima è l’altro, nella maggior parte dei casi, è la madre che subisce passivamente le violenze, insegnando “inconsciamente” ai figli, che lo apprendono, strutturandolo “che è normale” subire violenza fisica, psicologica o sessuale che sia. Si evidenzia l’incapacità della vittima ad una reazione di tutela della propria persona, alla assoluta assenza di ribellione o di allontanamento dalla persona che le ha usato violenza al punto di farsi accompagnare a casa, pur sapendo di andare incontro ad un altro “attacco”.

L’atto è assolutamente da condannare, e la vittima deve essere messa al riparo da altri fenomeni di tale portata, attraverso un recupero psicologico e rieducativo mirato al riconoscimento del suo valore come donna e come persona. Dall’altra parte, anche la persona violenta ha bisogno di perseguire una riabilitazione della propria personalità disturbata, perchè anche egli è vittima di “violenza assistita”. Se non si esaminano questi fenomeni da entrambi i punti di vista non si risolverà mai il problema, questo fenomeno è all’ordine del giorno, e non se ne parla o quasi, esiste l’omertà familiare, senza tener conto che la persona violenta è una persona malata e quindi ha bisogno di cure, ne piu e ne meno di qualsiasi altro ammalato di qualsiasi altro tipo di malattia. Nel nostro paese esiste da qualche anno (2006) la cosidetta “violenza assistita”.

Per violenza assistita da minori in ambito familiare si intende il fare esperienza da parte del/lla bambino/a di qualsiasi forma di maltrattamento, compiuto attraverso atti di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale ed economica, su figure di riferimento o su altre figure affettivamente significative adulte e minori. Si includono le violenze messe in atto da minori su altri minori (bullismo)e/o su altri membri della famiglia, e gli abbandoni e i maltrattamenti ai danni degli animali domestici. Il bambino può fare esperienza di tali atti direttamente (quando avvengono nel suo campo percettivo), indirettamente (quando il minore ne è a conoscenza), e/o percependone gli effetti”. L’Istat ha realizzato nel 2006 un’indagine telefonica su un campione di 25.000 donne tra i 16 e i 70 anni per conto del Dipartimento delle Pari Opportunità. Secondo l’indagine, sono 6 milioni e 743 mila ovvero il 31,9% delle donne in età compresa tra i 16 e i 70 anni ad aver subito nella propria vita una violenza di tipo fisico (il 18,8%), sessuale (23,7%), psicologico (il 33,7%) o di stalking (il 18,8%).

Le donne che hanno dichiarato di aver subito violenza nell’ultimo anno sono il 5,4% per un totale di 1.150.000 unità. Il 14,3% delle donne ha dichiarato di aver subito violenza dal proprio partner, attuale o dell’epoca, e il tasso di quelle che non hanno denunciato la violenza subita è del 90%, che sale al 93% per chi ha subito violenza dal proprio partner. Il dato dell’indagine, oltre a rivelare quanto il fenomeno sia sommerso, perché non denunciato, mette in evidenza anche il “silenzio delle vittime”: il 45,2% delle donne che hanno subito violenza dal partner abituale non ne ha parlato con nessuno e solo il 2% di esse si è rivolta ad un centro antiviolenza o ad un’associazione per donne. Il 67% di esse ha dichiarato che la violenza non è stata isolata ma ripetuta nel tempo. Tralasciando i dati, riportiamo solo le conseguenze che le donne dichiarano di aver sperimentato: senso di impotenza, disturbi del sonno, ansia e depressione, difficoltà di concentrazione, idee di suicidio e autolesionismo, difficoltà nel gestire i figli.

Nell’indagine viene poi realizzato un focus sull’eventuale presenza dei figli in occasione di episodi violenti subiti dalla madre. Tra le donne che hanno subito violenze ripetute da partner sono 690 mila quelle che avevano figli al momento della violenza. La maggioranza di esse – il 62,4% – ha dichiarato che i figli sono stati testimoni di uno opiù episodi di violenza: nel 19,6% dei casi i figli vi hanno assistito raramente, nel 20,2% a volte, nel 22,6% spesso. Nel 15,7% dei casi le donne valutano che esista il rischio di un coinvolgimento diretto dei figli nella violenza fisica subita dalle madri, secondo la seguente suddivisione: raramente (5,6%), a volte (4,9%), spesso (5,2%).Un ultimo dato utile proveniente dall’indagine è quello relativo alla probabilità della vittimizzazione da adulti di coloro che hanno assistito a episodi di violenza tra i genitori: i dati parlano del 7,9% di casi di donne che hanno assistito a violenze tra i propri genitori; tra queste la quota di vittime di violenza da adulte è del 58,5% contro il 29,6% delle donne che non sono state testimoni di violenza.

Altro aspetto del problema è lo stalking, oggi in Italia ce una legge che tutela le donne che vengono perseguitate. Molti casi di stalking sfociano nell’omicidio della donna perseguitata. La donna viene in primis perseguitata in un crescendo di episodi che portano alla soppresione fisica della donna. Lo stolker ha le stesse caratteristiche dell’uomo che usa violenza familiare sulle donne.

Donne ricordatevi, chi vi ama non può usarvi nessun tipo di soppruso o violenza, denunciate! denunciate! denunciate!