Da Parigi Con Amore

Joseph Lorusso, “Amanti nel bistrot (Cafè lovers)”

Era un Luglio di svariati anni fa! Giovani e belli come il sole, io e Rebecca, ci giurammo eterno amore sulla “Rive Gauche” della Senna, sotto un cielo costellato anche da fuochi d’artificio. Ci sentivamo avvolti da una tale travolgente passione da estraniarci tra il mare di persone, nel clima festoso e surreale della ricorrenza della  presa della Bastiglia.

Foto giovanile dell’autore a Parigi

Eravamo innamorati, lo eravamo “perdutamente”! Eravamo certi e convinti che non ci saremmo lasciati mai, nemmeno per un attimo. Le note del grande Jean Michel Jarre, sparse nell’aria, mantenevano viva la nostra passione: “Equinoxe” fu la colonna sonora del nostro breve ed intenso amore! Mai giuramento fu tanto disatteso.
“Equinoxe” è un brano strumentale che mi faceva e mi fa ancora impazzire! E’ stato il testimone di un amore breve, intenso e travagliato! Arrivò il fatidico giorno dell’addio colmo di promesse e speranze di ritrovarci, ma sapevamo che stavamo mentendo a noi stessi! La menzogna balenava nei nostri occhi e nelle nostre parole. Di li a poco ci saremmo persi per sempre, lo sapevamo entrambi. I nostri cuori vilipesi e straziati; le lacrime brucianti solcavano silenziose i nostri visi.

Joseph Lorusso, “Getting close”

La notte, il telefono squillò assordante nella solitudine della mia casetta a Saint-Cloud, ormai spoglia, con valigie e cartoni colmi di cose buttate lì alla rinfusa per essere sistemate in vista della mia definitiva partenza dalla Ville Lumière. Di corsa scesi le scale, la testa mi girava, mi sentivo stordito dall’improvviso risveglio. Concitato staccai la cornetta dell’ apparecchio a muro.
-Hallo- dissi.
Mi rispose una voce femminile.
-Hallo Valerio, I’m Christine a good friend of Rebecca.-
-Ma certo, si Christine! Rebecca mi ha parlato spesso di te! Lavorate nella stessa organizzazione, non é così?-
-Esattamente!- rispose.
-Ritengo che, data l’ora, tu debba dirmi o chiedermi qualcosa d’importante! Cosa posso fare per te?-
-Valerio- tagliò secca -Rebecca é all’ospedale, ha ingerito un mezzo tubetto di barbiturici. –
-Ma come! Quando é successo, come stà?- le chiesi allarmato.
-Non so altro, sono stata avvisata poco fa da un dottore dell’ Hotel Dieu. Sai dove si trova?- mi chiese.
-Ma si, si! E’ un ospedale storico dell’Ile de la Citè.-
Riagganciai. La testa cominciò a girarmi, ero confuso! Aprii la porta e uscii per prendere una boccata d’aria, per riordinare le idee, fare mente locale. Mi chiedevo se quello che stavo vivendo fosse un incubo o se, invece, fosse una triste realtà.
Presi a massaggiarmi le tempie e, come d’ incanto, sentii la mia mente rasserenarsi progressivamente, le idee schiarirsi pian piano. Mi resi conto, recuperando le mie piene facoltà mentali e riprendendo il totale controllo di me stesso, che Rebecca aveva forse commesso quell’atto insano, per trattenermi, per legarmi a lei.
I miei sentimenti in tale contesto divennero contrastanti. Da una parte mi sentivo gratificato, compiaciuto per quel gesto d’ amore, dall’ altro canto, invece, mi sentivo in pericolo, preso a tradimento! Tradito da quel tentativo maldestro, che da lei non mi sarei mai aspettato. Non l’avrei mai creduta capace di un gesto così passionale, in considerazione del suo temperamento anglosassone. Pensai a mia moglie ai miei figli che aspettavano il mio rientro a Roma.
Abbandonai queste elucubrazioni, mi vestii, salii in macchina e corsi all’ Hotel Dieu. Quando arrivai erano circa le 4 del mattino. Una infermiera, una ragazzotta di chiara origine nord-africana, rispose con un sorriso assonnato al mio “Excusez–moi Madame!”.
Mi disse che la “Demoiselle Anglaise” era fuori pericolo e che se volevo, potevo salire al primo piano dove avrei potuto chiedere al medico di guardia di poterla vedere per un attimo. Ringraziai l’infermiera e mi avviai verso la grande scalinata in stile Impero. Mi fermai di scatto.
Mi ritornarono i pensieri di prima. Pensai che salendo quelle scale avrei compromesso il mio futuro, mi sarei complicato la vita, avrei ceduto. Rebecca, la conoscevo! Era convincente, riusciva sempre a strapparmi delle promesse, scrutandomi dentro con i suoi occhi verdi, accarezzandomi dolcemente. Sapeva di piacermi! Sapeva che mi andava a sangue! Il solo sentire il profumo della sua pelle, mi provocava uno scombussolamento ormonale, un’attrazione carnale sconvolgente, irrefrenabile.

Dipinto di Aldo Balding

Non salii, non ebbi il coraggio di salire! Tornai indietro per riguadagnare l’uscita, sotto lo sguardo meravigliato dell’ infermiera.  Andai via tirandomi su il bavero del cappotto forse per ripararmi dal freddo penetrante di quell’alba maledetta! Barcollante, le gambe indecise, mi allontanai. La confusione riprese il sopravvento. Mi sentii improvvisamente un cinico, uno stronzo, un vigliacco, un bastardo, un uomo senza attributi. Insomma, un debole incapace di assumersi le proprie responsabilità. Certo, le responsabilità! Ma quali responsabilità? Ero solo colpevole di essermi lasciato trascinare in una sconvolgente passione, di avere ceduto alla bellezza e al fascino di una donna.
La testa cominciò di nuovo a girarmi, parcheggiai la macchina nelle vicinanze del Pantheon. Vagai a zonzo, senza una meta, fino a mezzogiorno per il Quartiere Latino. Ripercorsi luoghi e piccoli Bistrot frequentati con Lei. Due giorni dopo, a bordo della mia Mini Minor, lasciai Parigi alla volta dell’Italia. In quella città lasciai una buona porzione del mio cuore e una miriade di ricordi.
Rinvenni un biglietto nel taschino di una giacca, c’era scritto: “Il est  desormais trop tard pour tous les deux! Tu vas partir et je suis déjà malereuse. J’attends ton retour .. ou je viendrai te chercher! R.”
Venne a cercarmi a Roma due mesi dopo, accompagnata da sua madre. Un collega la informò, mentendo, che ero stato trasferito in Spagna. Se ne ritornò in Inghilterra, a Leeds! Non  ho mai più saputo niente di lei …..
…. Io vorrei, non vorrei …….. ???

Ambasciatori del Senegal

“Sénégal, comme toi, comme tous nos héros, Nous serons durs, sans haine et les deux bras ouverts, L’épée, nous la mettrons dans la paix du fourreau, Car notre travail sera notre arme et la parole. Le Bantou est un frère, et l’Arabe et le Blanc”.
“Senegal, come te, come tutti i nostri eroi, Noi saremo duri, senza odio e con le braccia aperte, La spada, noi la metteremo nella pace del fodero, Perché il nostro lavoro sarà la nostra arma e la parola. Il Bantu è un fratello, come l’Arabo e il Bianco”.
Questa frase fra le altre dell’inno nazionale del Senegal forse è quella che illustra meglio il carattere del popolo senegalese. L’incitazione a utilizzare il lavoro come arma e voce, unita alla dichiarazione di fratellanza verso gli altri popoli viene rispettata alla lettera e il numeroso e festoso gruppo di senegalesi che nella giornata di giovedì 19 settembre si è radunato a Modugno lo hanno ampiamente dimostrato. I colori delle loro vesti tradizionali, la fantasia dei copricapo delle donne e la vivacità dei loro bambini hanno riempito gli ampi locali del centro anziani, messi gentilmente a disposizione dall’amministrazione comunale. Il “benvenuti a Modugno” che a nome della città il sindaco Nicola Magrone ha rivolto ai presenti è stato accolto da un caloroso applauso; lo stesso entusiasmo la platea ha riservato all’assessore Rosa Scardigno che ha assicurato la completa disponibilità – dell’amministrazione comunale in generale e dell’assessorato alle politiche sociali in particolare – per il superamento delle eventuali difficoltà di inserimento che la comunità senegalese dovesse incontrare. Non meno caloroso è stato l’applauso che gli immigrati hanno riservato al console onorario di Bari Massimo Navach che ha portato i saluti dell’ambasciatrice del Senegal in Italia Seynabou Badiane e donato una targa ricordo al Marabou Babacar Sy, maestro di vita e guida spirituale del popolo senegalese, per la visita del quale è stato organizzato l’incontro. La giornata dedicata all’incontro di persone che amano chiamarsi “Fratelli” si è svolta all’insegna della tipica “rimpatriata” che deve essere stata vissuta in epoche passate anche dai nostri connazionali all’estero. Volti sorridenti, abbracci e lunghissimi saluti che stupiscono per l’enorme numero di richieste di notizie sui famigliari che ognuno rivolge all’altro: come stai, tua madre come sta, e i tuoi figli, hai chiamato casa, da quando non li vedi, e tanto ancora con una franchezza che a noi impazienti “uomini civilizzati” sembra una perdita di tempo e un non necessario rapporto sui fatti nostri. Nel ringraziare il sindaco Magrone per la sua accoglienza, il console Navach per la sua presenza, l’assessore Scardigno e gli altri ospiti per il loro intervento il Marabou Babacar Sy ha incitato i propri connazionali al rispetto delle leggi del paese che li ospita e a sentire la responsabilità di essere ambasciatori del Senegal nel mondo.

Madame Seynabou Badiane

Sabato scorso sua eccellenza l’Ambasciatrice del Senegal madame Seynabou BADIANE nella sede del  Consolato del Senegal a Bari, dopo una serie di peripezie, ha dato udienza ad un folto gruppo di rappresentanti senegalesi residenti in Modugno – soci dell’A.S. Culturale DIOUBO con sede nella nostra città. Appena ci è stato concesso dall’entourage del console onorario Massimo Navach ed alla fine di una lunghissima attesa abbiamo intervistato madame BADIANE che come tutte le donne senegalesi è una signora bellissima e di una dolcezza infinita ma che appariva provata e mortificata, riluttante a concedere l’intervista, adducendo che era lì solo per incontrare i suoi connazionali. Le è stato spiegato in perfetto francese dal collega Scarasciulli che eravamo stati invitati dai rappresentanti della comunità senegalese di Modugno nella quale città sono perfettamente integrati e ben voluti da tutti. Quindi l’ unico scopo della intervista era di farla conoscere anche a chi non è potuto intervenire all’udienza. Traspariva la sua naturale eleganza , quell’incedere regale che hanno le donne senegalesi, accompagnate da una dolcezza che in loro presenza si avverte subito. La sua veste di candido bianco, con un copricapo stupendo, era in perfetta armonia con lei e il suo portamento. Parla quasi sussurrando le parole. Mi guarda negli occhi e senza bisogno di parole ci capiamo al volo quasi quasi non avrei necessità d’interpreti, il dialogo universale , fra donne,  va al di là. Il popolo senegalese ha qualcosa nel loro incidere elegante che li rende affascinanti. Ha ragione il console onorario Massimo Navach, non possono mai abituarsi al nostro modo frenetico di divorare la vita, ne soffrirebbero. Non alzano mai la voce e gli avvenimenti scorrono ad un ritmo lento. Infatti i popoli dell’equatore hanno questa meravigliosa caratteristica, la lentezza, a differenza dei popoli che vivono al di qua. Pongo due quesiti a madame BADIANE il primo in relazione al diritto di voto contemplato nel TU legge 286 del 98’art 2 (Legge 6 marzo 1998, n. 40, art. 2; Legge 30 dicembre 1986, n. 943, art. 1) che sancisce tale diritto a fronte di un protocollo d’intesa in cui il paese extra europeo permetta ai nostri connazionali ivi residenti lo stesso diritto. Spiega che si adopererà in tal senso di modo che si possa arrivare ad un accordo bilaterale. L’altra domanda che le pongo è se è a conoscenza che gli stranieri che lavorano in Italia, producono quasi l’11% del PIL e che specialmente i suoi connazionali sono anche l’unica etnia ad avere quasi il 100% di lavoratori autonomi, possessori di partita IVA e di conseguenza contribuenti diretti. Madame BADIANE mi risponde candidamente che non ne era a conoscenza. Ci sorridiamo a vicenda, lei come per dirmi m’informerò ed io per concludere l’intervista perché la sua stanchezza era più che evidente. Sono le 21.30 di un giorno speciale. Anche per noi inviati di BSO

Intervista all'ambasciatrice del Senegal in Italia

La sede del Consolato

L’arrivo della Ambasciatrice al Consolato

in attesa dell’ambasciatrice

L’Ambasciatrice del Senegal e il Console Onorario

La Fiera del Levante fa da collante tra i mercati europei e realtà commerciali che restano normalmente al di fuori dei grandi scambi internazionali,

essa ormai rappresenta un punto d’incontro tra le diverse realtà economiche che si affacciano sul mediterraneo e il resto del mondo.
In questo contesto si inserisce la visita a Bari del nuovo ambasciatore del Senegal, la signora Seynabou Badiane, che ha partecipato alla cerimonia d’inaugurazione della Campionaria barese. 50 anni, sposata con cinque figli, l’abbiamo raggiunta, insieme ai rappresentanti della locale comunità africana, durante una pausa tra i suoi numerosi impegni istituzionali
– Da quanto tempo è ambasciatrice del Senegal in Italia e come è stato l’ impatto con il nostro paese?
“Sono arrivata in Italia il 25 Febbraio scorso e sono stata accolta molto bene. In occasione della presentazione delle Lettere Credenziali, Il presidente della Repubblica Napolitano mi ha ricevuto con ogni riguardo. Mi ha detto anche che l’Italia è un paese d’accoglienza e mi ha dato pieni poteri per poter interagire e rappresentare i miei concittadini qui in Italia”.
– Il Senegal è stato governato per tanti anni da un presidente cristiano pur essendo un paese a prevalenza musulmana. Come sono i rapporti tra le varie religioni nel vostro paese?
“Il Senegal è un paese di dialogo. La nostra popolazione è composta da musulmani per l’80%, da circa un 10% di cristiani e da animisti per la restante parte. Queste religioni sono ben integrate tra di loro, convivono pacificamente e vi è un dialogo permanente. Spesso accade che i musulmani si sposino con i cristiani e ci sono persino cimiteri che accolgono sia musulmani sia cristiani” .
Tra gli impegni che il nuovo ambasciatore si assume, vi è quello di  fare in modo che i senegalesi in possesso di carta di soggiorno possano esprimere il loro voto nelle elezioni amministrative delle comunità locali in cui vivono, diritto che la legge italiana ancora gli nega. Gli stranieri contribuiscono con il loro lavoro all’11% del PIL nazionale.
– Riguardo ai rapporti commerciali con l’Italia, cosa vi aspettate da eventi come quello della Fiera del Levante?
“Quello della fiera del Levante è un momento molto importante per quanto riguarda le relazioni commerciali tra il nostro paese e l’Italia. A questo proposito, proprio oggi è stato siglato un accordo di cooperazione tra la Fiera del levante  e la Fiera del Senegal”.

A fare gli onori di casa, il Console onorario del Senegal in Puglia, l’avvocato Massimo Navah, al quale abbiamo chiesto di illustrarci i compiti del Consolato e quali obiettivi intende perseguire: “Innanzitutto, dobbiamo garantire dal punto di vista amministrativo ai cittadini senegalesi che vivono in Puglia tutti gli atti e le certificazioni di cui necessitano. Poi, il consolato ha la funzione di favorire e sviluppare i rapporti commerciali tra le aziende italiane e quelle senegalesi e, infine, ci adoperiamo per sviluppare il turismo verso il Senegal cercando di far conoscere meglio agli italiani le bellezze e attrattive turistiche del Senegal, ancora a molti sconosciute. In generale, comunque, cerchiamo di intraprendere azioni per favorire l’integrazione della popolazione senegalese con quella italiana”.
– Quali sono le difficoltà da affrontare e superare per far convivere due culture così diverse?
“Loro hanno dei tempi e delle modalità di comportamento diversi da quelle del mondo occidentale. Hanno ritmi diversi e prendono le cose con più calma. Noi ci dobbiamo adattare alle loro regole perché se dovessero farlo loro con le nostre, impazzirebbero! Non so quali siano più giuste, le nostre o le loro”.

 

Il "Modugno" ai modugnesi

A poche ore dal calcio d’inizio che aprirà la stagione del Real Modugno nel campionato di Promozione pugliese, arrivano decise le parole dell’ex dirigente del Real (stagione 2009-2010) Vito Quatela ad evidenziare la situazione di precarietà del calcio locale e di come spesso e volentieri  tale passione sia strumentalizzata per altri scopi, con il rischio pendente come la classica spada di Damocle, che ciò che si crea con sudore e fatica possa “scomparire” da una stagione all’altra.
Una vita dedita allo sport, ai giovani e al suo amato paese: Modugno. Sono questi i tre pilastri che muovono la passione del fondatore della storica Nuova Modugno e che spingono Vito Quatela a ideare nel 2009 l’associazione sportiva dilettantistica Real Modugno calcio. Una società che avrebbe dato la possibilità ai giovani modugnesi di esercitare la propria passione, il calcio, tenendo alta la bandiera biancoazzurra. In mancanza di società sportive calcistiche, Vito Quatela sente la necessità di istituire una squadra di giovani modugnesi appassionati.  Riesce a trovare ben venti dirigenti disposti a credere e a finanziare la sua iniziativa; da qui la sua avventura che presto porta i propri frutti con un campionato, quello di terza categoria, tritato fino all’ultimo sasso. Promotore del calcio giovanile, con la priorità di dar spazio innanzitutto a calciatori locali, intuisce la bontà del progetto, atta alla realizzazione di una buona squadra sin dagli albori della stagione 2009/10, quando alle selezioni per costituire la rosa, si presentano più di cento ragazzi. Inizia così l’ascesa della squadra, che passeggia nel campionato di terza giungendo senza intoppi a quello di seconda. Ed è qui che sorgono i primi disguidi societari, quando a minare la bontà del suo progetto, subentrano calciatori non autoctoni. Condizione necessaria legata ai patti iniziali, per poter continuare l’avventura assieme. Cambiamento che porta inevitabilmente ad un addio. Escono in molti dalla società che nel frattempo passa dalle mani di Maggio a quelle di Rinaldi, per poi giungere a quelle di Conserva. Ne passa di acqua sotto i ponti, si susseguono risultati e allenatori (D’amico, Testini, Di Venere), sino a giungere al duo Danza-Carella, rispettivamente presidente e allenatore. Ma cosa succederà in futuro? E’ questa la preoccupazione di Quatela, perplesso su tutti questi avvicendamenti che lasciano preludere ad un remake visto e rivisto nella città di Modugno. L’improvviso abbandono di  Conserva (candidato consigliere comunale con la Puglia Prima di Tutto) coinciso con la sconfitta elettorale (chiedere è lecito, rispondere è cortesia) ha scombussolato i piani di una società che dopo anni si affacciava nei quartieri del calcio che conta, facendo ripiombare coloro che nel frattempo si erano riavvicinati al calcio locale, nello sconforto determinato dalla consapevolezza di sapere Modugno come una terra di pionieri. E’ questa l’amara, ma non arrendevole considerazione di un uomo che ha dato tanto dal punto di vista sportivo a questa città, Vito Quatela e in cui è insito il vivo sogno patriottico di una squadra composta da “modugnesi doc”.