Timotea – Un'amica al “Verano”

Per ovviare alla calca di persone che affollano i cimiteri nei primi di Novembre, io e mia figlia Romina ci siamo recati con una settimana d’anticipo a portare fiori ai defunti di famiglia. Visitare il Cimitero Monumentale del Verano è come sfogliare un libro dei ricordi narrati da persone che hanno fatto la storia dal Risorgimento al Novecento. Infatti, in questo straordinario Museo all’aperto nel cuore di Roma, riposano per sempre personaggi indimenticabili artefici dell’Unità d’Italia come Goffredo Mameli e Rosalia Montmasson; del cinema e del teatro come Roberto Rossellini, Alberto Sordi, Eduardo e Peppino De Filippo; donne famose come Sibilla Aleramo e Natalia Levi Ginzburg, mirabili protagoniste dello sviluppo della coscienza civile e politica delle donne italiane.  E’ una bella giornata di sole di questo scorcio d’Ottobre. Dopo il mesto gesto, con la coscienza appagata, con mia figlia ci siamo ritrovati a vagare nella quiete di quel luogo immenso, in una zona vecchia del Camposanto, dove ormai pochi o nessuno va più.
Quei fornetti, in stile architettonico d’altri tempi, sono in maggioranza spogli di qualsiasi testimonianza affettiva mentre altri sono adorni di fiori finti, sbiaditi dal sole. Qualche lucetta perlopiù a penzoloni arde ancora appesa ai muri. Ci siamo divisi, persi, ognuno con se stesso a curiosare tra i loculi a guardare foto, testimonianze di vite d’altri tempi. Ad un tratto sono inciampato in qualcosa, uno spezzone di travertino. L’ho raccolto e girandolo sono rimasto abbagliato dall’immagine di una giovane donna incastonata nel metallo. Non riuscivo a distogliere i miei occhi dai suoi, sembrava volesse parlarmi, chiedermi aiuto. Il cuore ha cominciato a battermi sempre più forte. “Timotea P. – anni 31”, é tutto quello che sono riuscito a leggere nei caratteri incisi su quel pezzo di marmo. Ho cercato freneticamente il resto della lastra tra vasi rotti e fiori secchi per saperne di più su di lei, ma inutilmente. E’ sopraggiunta mia figlia alla quale ho subito presentato la mia amica Timotea, che avevo già riposto all’interno d’una cupoletta in pietra grigia porosa da dove, verosimilmente, s’era staccata, forse per abbandonare quel luogo triste e riprendersi con forza la sua giovane vita. Romina è restata come ipnotizzata nel guardarla. Improvvisamente, visibilmente emozionata, ha allungato la mano e con le dita sottili e tremanti, le ha sussurrato, accarezzandole il viso:

Una vita spezzata
ingiustamente
negli anni più belli
della tua esistenza.
Cosa non darei
per conoscere
i tuoi pensieri,
i tuoi progetti,
le tue paure,
le tue emozioni,
le tue sensazioni,
tutte le speranze,
le delusioni,
le amarezze e i rimpianti
celati dietro
a quegli occhi sognanti,
a quel triste sorriso.

All’uscita del cimitero, la Sora Paola ci ha salutato calorosamente come sempre mentre le riconsegnavamo le forbici che ci aveva prestato per tagliare a misura i gambi dei fiori. Con Romina ci siamo guardati in faccia, ci siamo fatti un sorriso d’intesa, come solo i complici sanno fare. Abbiamo acquistato una piccola confezione floreale assortita e, senza proferire parola, siamo ritornati da Timotea.  
In macchina, durante il viaggio verso casa, ci siamo ripromessi che nel futuro l’avremmo onorata come una persona di famiglia.

Tutto è Poesia

di Valentino Di Persio

La Poesia è un sentimento
che perdura nel tempo,
è la colonna sonora
che ci scandisce la vita,
é il romanzo segreto
che ci portiam dentro,
che non verrà mai scritto
e che mai nessuno avrà letto.
C’è poesia in ogni rima,
in ogni frase avventata,
nelle note armoniose,
e nelle note stonate.
E’ sublime poesia
una gota arrossata
una lacrima d’amore,
un sospiro nel buio,
il pianto d’un bimbo,
un fiore che sboccia,
una vita che nasce,
l’incedere incerto
d’un traballante vecchietto.
E’ struggente poesia
una mano sfiorata,
un amor che finisce,
uno sguardo furtivo,
un amore rimpianto,
un bacio negato,
un sorriso mancato.
Poesia è la vita,
è nei nostri pensieri,
nelle tue passioni,
nelle mie sensazioni,
nelle nostre emozioni.

 

I Pittori della ProLoco di Modugno

Pino Potito è sposato con Mariella, è padre di due figlie ed è un viaggiatore incallito. La sua vocazione per le manualità in genere l’ha manifestata sin da piccolo, i suoi disegni e le sue opere conseguivano il consenso assoluto d’insegnanti e compagni. “Ricordo che su tutte le mie pagelle c’era sempre una nota bene, in cui si consigliava la carriera artistica, anche, se la consapevolezza piena della mia manualità l’ho avuta fra gli anni duemila e duemiladue, furono tre anni importanti per il mio percorso spirituale e non solo. Partecipai alla mostra dei presepi che si teneva alla Proloco nostrana vincendola per tre volte consecutive, fu allora che costatai di possedere “el duende” il fuoco dell’artista insomma. La mia arte è il mio rifugio, quando voglio viaggiare, prendo una tela e comincio a dipingere, o prendo un pezzo di legno o altro materiale e parto, verso altri mondi sconosciuti, dove amo rifugiarmi. All’interno del mio essere, e riporto sulla tela o su una scultura il mio viaggio! Questo sono io.” Ci ha dichiarato gioiosamente un uomo che fa di mestiere il poliziotto, ma di vocazione il creativo.

Respira, respira…

di Valentino Di Persio

Se ti senti sola,
smarrita, delusa, abbandonata,
affacciati al balcone
e sorridi.
Guarda lontano
laggiù verso il mare
e sorridi.
Respira,
respira e continua a sorridere.
Sorridi al cielo, sorridi al sole,
sorridi ai fiori, agli uccelli in volo,
Sorridi alla vita che ti si muove attorno,
al bambino che rincorre la palla
alla mamma che gli grida “Stai attento!”
al vecchietto che incede incerto
al cane che se la prende col gatto.
Respira,
respira ancora più forte
per dominare le tue emozioni
e sorridi ancora
e t’accorgi allora
che tu della vita ne fai parte integrante
che tu della vita ne sei espressione importante.

I Pittori della ProLoco di Modugno – Monacelli

Matteo Monacelli è nato a  Modugno negli anni 50’, autodidatta, solo da pochi anni ha potuto coltivare la sua passione per l’arte dei colori; come lui stesso dice: “ho sempre amato dipingere e avrei voluto fare solo questo, mio padre, pur essendo un bravissimo padre, all’epoca fu tassativo e mi impose di andare a lavorare. Secondo lui i quadri non mi avrebbero permesso di crearmi una famiglia e di mantenerla e con queste parole mi tarpò le ali.  Verso i quarant’anni cominciai a frequentare amici con la mia stessa passione, sopita da tanto; incoraggiato da mio fratello, anche lui amante dell’arte pittorica, ricominciai a dipingere. Al contrario del mio papà ho trasmesso ai miei due figli la passione per questa forma d’arte, sono convinto che ognuno di noi abbia un dono e se questo non è coltivato si fa danno a se stessi e anche agli altri. Ora finalmente posso esprimere quelle emozioni che da sempre sento nell’anima. Il quadro che non venderò mai è un ritratto di San Pio, sarà perché sono credente, sarà perché l’ho dipinto in un momento particolare ma ci sono affezionato“.