Antichi mestieri: Il calzolaio

Bartolomeo Silvestri, calzolaio d’altri tempi con il ricordo della seconda guerra mondiale. Ha vissuto l’atroce esperienza del campo di concetramento a Berlino. La piccola bottega da calzolaio di Bartolomeo Silvestri è uno degli ultimi baluardi di una realtà italiana che sta gradualmente scomparendo: quella dell’artigianato, della manifattura e del “mestiere”, che veniva trasmesso come un’arte dal maestro all’apprendista.

Il signor Silvestri iniziò ad apprendere i rudimenti del proprio lavoro a 12 anni, dopo aver conseguito la licenza elementare, e nel 1947 fu in grado di affittare il locale in cui avrebbe svolto la propria attività per i successivi sessant’anni. I primi decenni lo videro impegnato in un incessante lavorio di produzione, chino sul deschetto e circondato da quelle forme in legno che un tempo servivano a plasmare le calzature, e che oggi fanno bella mostra di sé sullo sfondo della bottega.

Erano gli anni della scarpa su misura, delle calzature da lavoro contrapposte a quelle del giorno di festa; erano gli anni del cuoio e del legno, che sarebbero poi stati soppiantati dalla gomma e dalla iuta. La domanda era forte e continua, e in certi periodi dell’anno capitava di dover lavorare anche la notte, pur di coprire un grosso ordine. Oggi il mestiere di calzolaio sta vivendo le proprie ultime battute, a causa del processo di industrializzazione che sta inesorabilmente uccidendo il settore artigianale. All’attività di produzione si è sostituita quella di riparazione, ma l’odierno andamento consumista e l’abbattimento dei costi fanno sì che molti preferiscano buttare le scarpe rovinate e sostituirle con un paio nuovo, anziché ricorrere ad un calzolaio.

Il signor Bartolomeo, dall’alto dei suoi 88 anni, è il primo a sancire con tristezza il destino dell’artigianato, messo in ginocchio dall’industria e dai prezzi concorrenziali del mercato cinese. Eppure afferma di aver sempre amato il proprio mestiere, e ancor oggi non rinuncia ad aprir bottega ogni giorno, mattina e pomeriggio, nonostante i clienti si facciano sempre più rari. Nei suoi sessant’anni di professione – omaggiati sia dal Sindaco che dalla Confartigianato con attestati di benemerenza – non ha mai abbandonato la propria attività, tranne per l’interruzione forzata durante la Seconda Guerra Mondiale.

Tra il 1943 ed il 1945 Bartolomeo venne arruolato, inviato a Senigallia e poi imprigionato; visse sulla propria pelle l’atroce esperienza del campo di concentramento a Berlino, ma riuscì a sopravvivere anche grazie alla propria manualità, che gli permise di rendersi utile all’interno di uno dei distaccamenti dell’azienda Siemens AG. Alla fine della guerra rientrò in Italia e riprese la propria attività, con il disappunto di non avere mai ottenuto un risarcimento per la terribile esperienza vissuta. Oggi la quotidianità del signor Silvestri ruota attorno alla bottega, la famiglia e la casa che ha potuto acquistare grazie al duro lavoro.

A Modugno risiede la stragrande maggioranza di immigrati regolari presenti in provincia di Bari

  

Tra i lavori più diffusi ci sono i muratori, i camionisti, fabbri ed anche giornalisti ed ingegneri. Modugno, integrazione possibile con 43 etnie diverse e oltre mille immigrati regolari. Pianificate strategie di integrazione sociale, scolastica e religiosa.

La docente Armida Massarelli ha  seguito con il Comune progetti tesi all’integrazione sociale e all’istruzione di una Modugno multietnica ormai è un dato di fatto. Sono 43 le etnie registrate sul territorio comunale fino al 2009. Il dato più interessante è l’aumento progressivo delle comunità straniere dalle poco più di 400 unità del 2003 alle attuali 1002.

I più numerosi sono gli albanesi (287, di cui 155 uomini e 132 donne). Seguono i cinesi (267 di cui 135 uomini e 132 donne). Numerosi anche gli indiani (137, di cui 96 uomini e 41 donne). Sono 99 i senegalesi presenti a Modugno (87 uomini e 12 donne). I rumeni sono 64 (27 uomini e 37 donne). Ventidue i polacchi (10 uomini e 12 donne). Quindici i tunisini residenti nella nostra città (10 uomini e 5 donne). Quattordici i brasiliani (3 uomini e 11 donne). Dodici marocchini e altrettanti mauriziani (7 uomini e 5 donnein entrambe le comunità). Nove i georgiani, o sarebbe meglio dire le georgiane, visto che c’è un solo uomo contro 8 donne. Sei francesi (3 uomini e 3 donne), 3 tedeschi (4 uomini e 2 donne), 5 canadesi (4 uomini e una donna). Quattro cittadini stranieri provengono poi dalla Moldavia (2 uomini e altrettante donne), 4 dalla Nigeria (un uomo e 3 donne), 4 dagli Stati Uniti (un uomo e 3 donne) e altre 4 donne sono di origini cubane.

Sei le comunità straniere con soli due rappresentanti residenti a Modugno: Bulgaria (2 donne), Regno Unito (un uomo e una donna), Lituania (un uomo e una donna), Ucraina (2 donne), Russia (2 donne), Venezuela (un uomo e una donna). Infine 20 gli stranieri “soli”, cioè unici rappresentanti del loro paese d’origine. Undici nazionalità rappresentate da donne (Belgio, Grecia, Portogallo, Spagna, Bielorussia, Mali, Congo, Myanmar, Filippine, Dominica, Argentina); altre 9 nazionalità sono invece rappresentate da uomini (Paesi Bassi, Ungheria, Slovenia, Macedonia, Algeria, Egitto, Indonesia, Colombia). In totale 1002 stranieri, di cui 564 uomini e 438 donne. Rispetto ai paesi circostanti, Modugno è quello con più presenza di stranieri.

Dai dati Istat e dai registri degli uffici anagrafe dei Comuni, risulta infatti che nella nostra città e a Bitonto (pur con dati inferiori) risiedano la maggior parte degli stranieri immigrati della provincia. Ma il problema fondamentale resta l’integrazione. Molti di loro, soprattutto le comunità che sono sul territorio da più tempo, come albanesi e senegalesi, svolgono un lavoro regolare e si sono perfettamente integrati nel tessuto sociale. Molto, d’altronde, è stato fatto da chi nel tempo ha curato e seguito progetti dedicati all’integrazione in collaborazione con il Comune e le scuole, come la professoressa Armida Massarelli. Tra le professioni più diffuse tra gli albanesi ci sono quella di operaio, muratore, camionista, domestica, ma anche fabbri, falegnami, impiegati, infermieri, pizzaioli.

ll 3° Circolo Didattico di Modugno investe nel futuro grazie ai fondi POR

Con l’Europa, investiamo sul futuro. Promuovere e sviluppare la formazione nel Mezzogiorno. In cantiere lo sviluppo delle competenze della lingua inglese. Il 3° Circolo Didattico di Modugno, diretto dalla Prof.ssa Rosanna Sebastio, in continuità con le azioni progettuali realizzate nel precedente anno scolastico, ha avviato nei tre plessi in cui è dislocato – “Don L. Milani”, “Vito Faenza”, “Gandhi” – tredici percorsi formativi per alunni, allo scopo di promuovere lo sviluppo delle competenze chiave in scienze e matematica.

I percorsi fanno parte del Piano Integrato degli Interventi messo a punto dalla nostra Istituzione Scolastica per rispondere alle offerte contenute nella Programmazione 2007/2013 dei Fondi Strutturali Europei voluti dall’UE, al fine di promuovere e sviluppare il sistema di istruzione e formazione nelle regioni del Mezzogiorno dell’Obiettivo Convergenza. Gli alunni delle classi quarte e quinte ed un gruppo di alunni di classe prima, guidati da esperti esterni e coadiuvati da docenti del Circolo, sono i destinatari ed anche i protagonisti di esperienze formative, in cui le conoscenze vengono sviluppate e applicate in contesti laboratoriali.

Le esperienze realizzate saranno socializzate in momenti conclusivi, vere e proprie occasioni per la scuola per aprirsi al territorio.Lo sviluppo delle competenze nell’uso della lingua inglese sarà inoltre obiettivo di un percorso di formazione, Welcome in Europe, previsto all’interno del suddetto Piano Integrato e finalizzato all’aggiornamento dei docenti e del personale della scuola. In questa prospettiva di intervento, i Fondi Strutturali si traducono di fatto in condizioni di sviluppo a sostegno dell’innovazione e dell’innalzamento della qualità dell’offerta formativa della nostra scuola.

Concorso musicale per artisti pugliesi.

Nel vivo la seconda edizione del “Festival Fuori Dal Comune”, concorso per giovani artisti pugliesi, organizzato dall’APS Luogo Comune al Demodè Disco Club di Modugno.

Per la sezione “Musica Live”, dopo la serata inaugurale del 26 febbraio con “Floating state”, “Eva” e “Io Ho Sempre Voglia”, si è proseguito il 26 marzo con “Averla piccola”, “Carmilla e il segreto dei ciliegi” e “Puntinespansione”. Il 23 aprile sarà la volta di “La quinta essenza”, “Pornoromantici” e “Two left shoes”. Infine, il 7 maggio “Shabadà orchestra”, “Steiner” e “The people speak”. Il Festival si propone di dar la possibilità ai 28 artisti in gara, suddivisi nelle diverse categorie, di essere valutati da una giuria di esperti del settore e di poter ottenere una maggiore visibilità tramite prestigiose collaborazioni.

Agriturismo "Il Petraro" tra cibo, vino e progetti per l'educazione alimentare

L’agriturismo Il Petraro consiglia: Orecchiette, lasagne, tiramisù e vino di Troia. La parole d’ordine sono tradizione, semplicità e cucina di alta qualità. L’agriturismo il Petraro è nato nel 2007 da un’idea di Agostino Ruccia, che ha ereditato l’azienda agricola, fondata nel 1997, da suo nonno.

L’attività dell’azienda, che produce olio, ciliegie, mandorle e vino, è rimasta inalterata, ma questi stessi prodotti sono diventati l’ingrediente primario dei buoni piatti della cucina tradizionale pugliese che ogni domenica vengono preparati per la delizia dei commensali. L’agriturismo prende il nome dalla contrada in cui è situato, chiamata così per la grande quantità di pietre presenti. La sua mission è quella di mantenersi fedele alla tradizione servendo solo piatti semplici e genuini. L’azienda è iscritta all’ICEA e i prodotti sono certificati biologici.

Vino da vigna di uva di Troia, pasta fatta in casa, cavatelli e orecchiette serviti con rapedell’orto, funghi cardoncelli o salsiccia di maiale. Se i primi fanno gola, sicuramente farà venire l’acquolina soltanto immaginare l’odore della carne cotta di fronte ai clienti, che è garanzia di trasparenza e sicurezza. Verdure cotte in tutti i modi, latticini freschi e l’immancabile parmigiana di melanzane o zucchine fanno da contorno. A coronare il tutto frutta di produzione propria e dolci fatti in casa, come le deliziose crostate di frutta, e il tiramisù. Un servizio impeccabile che fa sentire come in famiglia; familiare è anche la gestione dell’attività.

Il segreto della bontà dei piatti è l’utilizzo dell’olio genuino, del buon vino e della fedeltà all’arte culinaria pugliese.  Uno dei piatti tipici della cucina del Petraro è sicuramente le orecchiette con le cime di rapa. Ecco la preparazione. Cuocere in un pentolone di acqua bollente le orecchiette, fatte con acqua e semola rimacinata, e le rape. Nel frattempo in una padella fare saltare, in una base di olio extravergine d’oliva e aglio, le acciughe precedentemente spinate. Scolare la pasta e le rape e unite le acciughe. Mescolare e servire caldo.