"Ladri" in scena a Modugno

L’associazione Teatro Archè, in collaborazione con Federitalia, presenta il dramma in due atti “Ladri” di Dea Loher. “Quando, la quotidianità diventa così particolare e degna di essere raccontata, se non quando apparentemente è così poco appariscente?”
Loher ci fa riflettere su quelle storture, quelle nostre manie che ci offuscano la vista, che non ci fanno ragionare, quei nostri vizi quotidiani a cui ci aggrappiamo nell’illusione che ci tengano vivi, ma che in realtà sono solo delle strade sbagliate, che ci allontanano dalla meta, dal nostro senso originario, dal nostro essere individui sociali, che hanno bisogno di un certo equilibrio tra la ragione e il sentimento, tra la società e la solitudine, tra il lavoro e la vita privata.
La trama è composta da storie differenti, apparentemente distaccate e indipendenti; ogni scena è separata nettamente da quella precedente, sia nel testo del dramma, sia nella trasposizione teatrale. Queste storie si presentano come frammenti, disposti nel dramma in ordine apparentemente casuale; lo spettatore segue contemporaneamente diverse storie, diversi filoni, i cui segmenti si alternano in scena. Non c’è perciò un flusso lineare del racconto, ma differenti racconti simultanei. Non c’è nemmeno un personaggio che possa essere definito come il protagonista e ognuno dei racconti ha la stessa rilevanza. A tal proposito l’autrice stessa dice: “[…] non volevo creare una storia lineare oppure concentrica, e nemmeno un apice, né tantomeno una prospettiva di racconto che ‘porti da qualche parte’. […] non c’è un centro e non si può nemmeno dire facilmente, aha, di questo si parla nel testo.” Non c’è perciò una trama che abbia un punto centrale e una conclusione, semplicemente Loher vuole mostrare degli sprazzi, dei pezzi di vita, senza dover trovare a tutti i costi un inizio e una fine.
Man mano che il dramma si dipana, ci si accorge però che ci sono dei legami fra i soggetti e che essi non sono completamente indipendenti. Le storie cominciano ad intrecciarsi e a creare punti di contatto e tutto contribuisce a rifinire i dettagli dei personaggi e a conoscerli meglio. La struttura del dramma è perciò un ibrido: non sono storie del tutto isolate, ma non convergono nemmeno in una storia più grande; rimangono sospese, in equilibrio.

Regia di Gianluca Schettino

Traduzione di Luisa De Palo

Con la partecipazione di Annarita Cotecchia, Daniele De Bartolo, Donatello Romanelli, Federica Capriulo, Giorgia Villa, Gianluca Schettino, Giusy Assanti, Giuliano Cavalcoli e Lilli Del Zotti.
Assistente alla regia Adele Saracino

Coreografie di Martina Salvatore

Tecnico luci e audio Giacomo Burdi

una poesia per la Mamma Italia

 

MAMMA ITALIA
E’ giorno funesto i suoi figli prigionieri fucilati

Nascosti partigiani armati “maledetta guerra”.
I suoi figli a capo chino affamati
E’ notte è ancora giorno  
I suoi figli raspare l’arida terra fuggire lontano
Non perdona “la fame”.
E’ notte è ancora giorno.
Vede le sue figlie gonna corta, una chitarra e una bandana
I suoi figli fare festa mamma Italia “è contenta”
lacrime allegre e sorrisi sinceri.
Questo giorno non vuole notte ahimè!
Mamma Italia è di nuovo stanca
i suoi figli ora “sciagura” hanno dimenticato
Non più voglia di niente “piomba”
Su di loro il sole nascente…
Una “luna nera” si specchia su tranquille acque.
Chi bada più al fratello, il campo “è deserto”
Nella famiglia solo oblio!.
Mamma Italia “sorride”, si beffa e indossa la veste
E’ notte, “ancora”
Lei sa che è un altro giorno ancora
Ma senza “aurora”

 

Libertà o schiavitù?

“Ho cominciato a 14 anni. Le mie giornate di festa le passavo nelle sale giochi. Le mie assenze a scuola: al 2° anno 1 mese, al 3° 90 giorni, al 4° bocciato per 110 giorni. Lavoravo nel settore ristorazione, ma soldi pochi: guadagnare 5 euro al lavoro non è come guadagnarli alle slot-machine che da 5 diventano 100. I soldi non mi bastavano mai e giunsi a rubare anche ai miei genitori. Davo appuntamenti agli altri, ma a metà strada entravo nella prima sala giochi che trovavo. Il giocatore ricorda le partite vinte, di quelle perse ricorda solo il post. I rapporti erano sempre più diradati, quelli con le ragazze non duravano più di 20 giorni: ero isolato. Ad oggi, per risanare i miei debiti di gioco ci vorranno circa 20 anni. E’ sempre un’illusione prima; dopo sei consapevole di fare una cavolata, ma la fai lo stesso. In famiglia, il giocatore studia il modo, anche la notte, per inventare bugie credibili. Un inferno di dieci anni: non riuscire a dormire, non voler alzarsi per andare a lavorare; oltre al danno economico c’è quello psicologico: sei assente. Di giorno ci penso al gioco; non si guarisce, ma si può arrestare, non puoi sfidarlo, perché è più forte di te. Ora riesco a guardare gli altri, ad avere degli obiettivi.” Questa la toccante dichiarazione di un ragazzo di 28 anni, giocatore d’azzardo compulsivo che ha smesso da circa 75 giorni, proiettata in forma anonima nell’auditorium dell’IISS Tommaso Fiore di Modugno. La scuola, con la supervisione del preside Eugenio Scardaccione, ha realizzato un progetto in collaborazione con il Circolo ACLI e con il SER.D. (Servizio per le  Dipendenze) di Modugno. In virtù di una seria sensibilizzazione sui ragazzi per il grave pericolo chiamato quasi innocentemente ‘ludopatia’, gli stessi (della quarta) sono stati invitati alla realizzazione di un cortometraggio realizzato in una tabaccheria del territorio, dopo una serie di incontri coordinati dalla psicologa Eleonora Leombruno, dal sociologo Claudio Poggi e dall’assistente sociale Angela Mosca, nel quale hanno interpretato una situazione a rischio, quella di Davide che diventa un giocatore incallito senza accorgersene. All’incontro ‘La vita non è un azzardo…Modugno gioca responsabilmente’ tenutosi il 28 aprile e presentato da Vito Martinelli, presidente ACLI Modugno ‘San Rocco e San Nicola da Tolentino’ hanno partecipato Don Nicola Colatorti, che ha parlato di cifre paurose sul gioco: ‘800mila i giocatori, 2 milioni a rischio, 1260 euro la spesa nazionale pro-capite, neonati compresi. E’ un fatto sociale, familiare, di riguardo. Lo Stato ha dato l’input in tutta questa storia: non è esso che deve dettare la moralità e la modalità’. Poggi invece: ‘Lo Sportello di Ascolto è un primo momento…In ottemperanza alla L.43/13 i Servizi ASL si interfaccino con Istituzioni e Associazioni Private; questa iniziativa dovrebbe essere assunta anche dal Piano di Zona”. Leombruno invece: “Il gioco è d’azzardo perché è aleatorio e l’errore è la percezione della vincita”. Tonia Colaianni Triggiani, presidente dell’Associazione Vox Amica, su ragazzi e donne: “Il problema è capire cosa c’è dietro il gioco d’azzardo…i ragazzi come prendono i soldi? Dai loro genitori o che altro? E le donne giocatrici? Sono in aumento. La ludopatia è l’atto finale; quello iniziale è la solitudine”. Antonio Taranto, direttore del Dipartimento della Dipendenze Patologiche ASL BA ha detto: “Il SER.D. ascolta i bisogni senza imporre i comportamenti. La ASL è aperta ad un programma di prevenzione e vuole farlo in rete. Giocare è una cosa sacrosanta che si impara da piccoli, poiché nel gioco è nascosto il divertimento; se quest’ultimo viene inibito o usato male, crea delle carenze. L’Industria Nazionale del Farmaco sta cercando la ‘pillola’contro la dipendenza, ma questa va curata con la Psicologia”. Don Vito Piccinonna, direttore della Caritas Diocesana Bari-Bitonto invece: “Dio ha detto all’inizio ‘…Non è bene che l’uomo sia solo’. Non si deve lasciare nessuno da solo, perché la madre di ogni povertà è la solitudine…lavorare non solo sulle riparazioni, ma sulla prevenzione”. “Non è una piaga di ceto, anche se colpisce di più il ceto più basso, ma non c’è immunità. Le ACLI sono al centro della campagna ‘Mettiamoci in gioco’, all’interno della quale, uno degli auspici è di inserire il gioco d’azzardo nei L.E.A. (Livelli Essenziali di Assistenza)” ha concluso Nicola Pinto, presidente Provinciale ACLI BA-BAT. A questo punto una domanda sorgerebbe spontanea in tutti noi: vogliamo essere liberi o schiavi di un mostro invisibile?  

Siamo quello che mangiamo

Se da un lato, la lotta contro i tumori è agguerrita, da parte della Comunità Scientifica, la quale si attiva per lo studio e la sperimentazione di nuovi protocolli chemioterapici, dall’altra, permane uno stile di vita in disaccordo al contrasto di patologie neoplastiche e non. Non è più raro, notare un’ottica diversa nell’affrontare questo vitale problema, che oggigiorno è in continuo aumento, come pure, le malattie degenerative (vedi Morbo di Alzheimer, Parkinson, ecc,. ) e che ormai, non conosce più età. Se ne è parlato anche al’I.R.C.C.S.(Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico) – Istituto Tumori di Bari –Giovanni Paolo II, proiettato verso un percorso di approfondimenti a tal riguardo, dopo l’evento pilota dell’11 aprile, dal titolo ‘L’educazione alimentare nella prevenzione dei tumori intestinali’. ‘E’ possibile svolgere al meglio il proprio ruolo, se c’è una comunità di intenti’ ha detto Emanuele Sannicandro, direttore del Centro oncologico; mentre Cosimo Lacirignola, agronomo e presidente del C.I.H.E.A.M. Centro Internazionale degli Alti Studi Agrnomici Mediterranei: ‘Quando la conoscenza non è adattata ad altre cose, può essere colonialismo scientifico’, ponendo l’attenzione sulla sostenibilità delle colture, sulla diversità e non sull’omologazione. Poi, rimarcando il tema della diversità culturale:‘Ogni anno, nel nostro Istituto arrivano 400 ragazzi di diverse culture e religioni che finora, non si sono mai ammazzati fra loro…’. Il Convegno ha messo in luce come almeno il 35% delle malattie oncologiche sono dovute a cattiva alimentazione, soprattutto su baseanimale. In Puglia, il 30% dei bambini è obeso. ‘In chi consuma carne si rileva più anidride carbonica che in un vegetariano…Per 1 Kg di grano si consumano 1300 litri di acqua, per 1 caffè 140, per 1 pezzo di formaggio 5000…delle 500 varietà di ulivo, ne usiamo solo 20, perché ci concentriamo solo su alcune; in Italia usiamo solo 2000 varietà di alberi da frutta, rispetto alle 8000 censite a fine ‘800. La biodiversità favorisce le specie aliene, come i pesci che arrivano nel nostro Mediterraneo dal canale di Suez o come la famosa Xylella degli ulivi’’ ha precisato Lacirignola. Come arginare tutto ciò? ‘Le diete sostenibili sono a basso impatto ambientale e sono quelle che proteggono gli ecosistemi…Come ridurre lo spreco di conoscenze? Adattandole ai bisogni’ ha concluso. Il prof.Giuseppe Colucci, presidente del Gruppo Oncologico Italia Meridionale G.O.I.M., ha detto invece:‘Il cancro è determinato da una serie di alterazioni genetiche ed epigenetiche, dove per queste ultime, ci si riferisce a fattori legati allo stile di vita e quindi al microambiente: tabacco, alimentazione sbagliata (30-35%), alcool(3%). C’è una frequenza del carcinoma del colon anche nei migranti’. Ripari? Attività fisica, dieta mediterranea, drastica riduzione di alimenti di origine animale, specialmente carne (rossa, 1 volta al mese, bianca 1 volta alla settimana). Luigi Lucini, ricercatore e professore aggregato dell’Istituto di Chimica Agraria ed Ambientale e Centro Ricerche per la Proteomica e Nutrigenomica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, ha invece messo in evidenza le proprietà dell’aloe, pianta dagli effetti anti-ossidanti e quindi antinfiammatori-antitumorali. Pino Africano presidente dell’Associazione ‘La salute me la mangio’ di Bari, già autore di 2 libri sulla salute, ha parlato del metodo Kousmine: ‘…Una scienziata, dal nome Kousmine, studiando il cancro su alcuni topi predisposti, notò che questi non morivano, alimentandoli solo in modo vegetale e, un esempio di lunga vita ci è dato dal popolo degli Hunza. Circa 30mila abitanti della regione del Cashmire, che vivono nell’omonima valle, nel nord del Pakistan, anche fino ai 130-140 anni, procreano anche dopo i 70 anni e tra loro non è stato trovato un caso di tumore. Ormai è chiaro che c’è una relazione tra colesterolo e cancro’. Marco Montemurro, tecnologo alimentare ha posto l’attenzione sull’importanza delle etichette degli alimenti ‘…Olii vegetali? Sono estratti con la benzina; nitriti e nitrati vengono usati per carne e insaccati e sono nocivi, poiché creano modifiche geniche (E249-E250), acidi grassi saturi polinsaturi, aspartame… (Dir.UE 79/112, CEE 18/12, Cons.UE20/03/11, Reg.Parl.UE 1169/11, Cons.UE 25/6/11)’. Severino Montemurro, direttore Chirurgia Generale dell’Apparato Digerente dell’IRCCS invece:‘L’OMS considera il binomio alimentazione-buona salute. Un contributo all’aumento di peso e di rischio è una porzione abbondante di cibo di bassa qualità e le persone di classi sociali svantaggiate preferiscono alimenti ricchi di sale e grassi saturi. Scuola e famiglia possono intervenire sui bambini…’. I consigli? ‘Almeno 30 grammi di fibre al giorno, con frutta e verdure di stagione, massimo 5 di sale. Nel 2019 ci sarà un’equiparazione dell’incidenza del cancro, proprio perché al sud, ormai si mangia come al nord… Quindi: educazione alimentare. Ippocrate scriveva: ‘Fa che il cibo sia la tua medicina e la medicina il tuo cibo’.

Mostra fotografica alla ProLoco

In mostra alla Pro Loco di Modugno l’opera fotografica di Roberto Sibilano “Miraggi. La città di San Nicola”

Dalla presentazione di Sara Meledandri :
«Questa esposizione fotografica nasce da un’idea di  Rocky Malatesta, Direttore Generale del CESVIR (Centro Economia e Sviluppo Italo-Russo), che per il quarto Festival dell’Arte Italiana “Suggestioni di Puglia” a Mosca ha concepito con entusiasmo l’ipotesi di promuovere il territorio a lui caro attraverso il fascino di una città caratterizzata da diversi aspetti e che inaspettatamente a volte sa raccogliersi in una sola anima. Cinque le tematiche individuate: Bari dall’alto, Bari dal mare, Bari a tavola, Bari spirituale, Bari commerciale. La città, per Malatesta, è pronta per divenire una meta turistica, è pronta per essere conosciuta e valorizzata nel mondo. L’idea è concretizzata in immagini da Roberto Sibilano, che con questa personale fotografica porta il capoluogo pugliese in Russia, suggellando un’intesa tra due realtà geografiche e spirituali, che dura da secoli.
Ritrarre Bari non è semplice. È una amica, una mamma, una sorella; si conosce da sempre e come spesso accade per le persone che si conoscono da sempre, si incorre nel rischio di darle per scontato. Invece Sibilano lascia scoprire Bari con la morbidezza che contraddistingue le sue fotografie.
Fotografo, già cultore della materia della cattedra di Beni Culturali e Ambientali dell’Accademia di Belle Arti di Bari, capo redattore per la Digital Library della Regione Puglia, vive e lavora con la macchina al collo dall’età di 16 anni. Ritrae spesso luoghi, oggetti nelle loro condizioni di realtà o di circostanza, uomini e donne colti per strada. Da artista concepisce opere fotografiche concettuali, di significato, come nella recentissima Speranza esposta ad ottobre all’ultimo Premio Nazionale delle Arti a Bari, nella quale elabora un ambiente in cui le pietre convivono con la piuma, come la pesantezza del pensiero convive con la leggerezza dell’essere.
Roberto Sibilano ama il bianco e nero. Quando inquadra un soggetto non vede il colore, l’ha già reso in bianco e nero prima ancora nella sua mente che con la tecnologia. Il B&W gli dà effettivamente la possibilità di drammatizzare le visioni, regalando suggestioni che solo un occhio attento può cogliere.
Le venti fotografie esposte a Mosca raccontano Bari a 360 gradi, dalle vedute aeree mozzafiato fino ai dettagli delle stradine del centro storico. Ma è attraverso la ritualità della Basilica di S. Nicola – conosciuta ma non vissuta dal popolo barese – che il fotografo, questa volta nel calore del colore, esprime al massimo la sua poetica. Sibilano entra nel mondo ortodosso in punta di piedi, ritraendone gesti e volti semplici e intimi, raccontando la tradizione e l’anima di un popolo che solo apparentemente sembra altro da noi e che in realtà ne è parte, nel melting pot che storicamente è segno della nostra Puglia. I giochi di messa a fuoco e sfocatura, sapientemente modulati, sono una delle sue firme stilistiche: intensificano la ritualità della funzione sacra, percepita come sentimento e non solo come abitudine, facendola vivere in prima persona anche al fruitore.»

La mostra resterà aperta da Domenica 29 marzo a martedì 7 aprile, dalle ore 19.00 alle 21.00.

Michele Ventrella
(Presidente Associazione Pro Loco Modugno)