Selciato della via Traiana in contrada Cafariello

Con la conquista romana della Puglia e successivamente dell’Oriente la nostra terra ebbe per i suoi porti sul mare Adriatico un ruolo importantissimo nell’Impero onde fu collegata direttamente a Roma mediante le due protostrade romane l’Appia e la Traiana.

L’Appia a Benevento si divideva in due rami, uno mantenendo la denomina-zione di Appia, piegava verso gli Appennini per raggiungere lo Ionio, l’altro ramo con la denominazione di strada Egnazia raggiungeva lungo il litorale adriatico Brindisi attraversando l’attuale territorio di Modugno ove esistono ancora diverse vestigia dell’antico selciato, come in contrada Cafariello. Questa strada quando fu restaurata ed ampliata dall’imperatore Traiano ne acquisì anche il nome.

C'era una volta… il "Fantarca"

 
Il Consorzio, nato nel 1985 grazie a fondi regionali, è sopravvissuto tra mille difficoltà per poi chiudere nel 2003. Cine-teatro Fantarca: una bella favola senza lieto fine C’era una volta un cinema. È l’inizio di una favola moderna ambientata in una periferia nella quale c’erano solo case, nessun servizio ma tanta voglia di crescere e migliorarsi.
Il Fantarca è stato uno dei primi consorzi, a Bari, costituitosi per portare attività culturali d’eccellenza in periferia. Nel 1985 il consorzio, grazie a dei fondi regionali, ha risposto alla richiesta di crescita del San Paolo. Con la costruzione del Cine-Teatro Fantarca, ubicato nella nostra Zona Cecilia, la cultura, il cinema e il teatro hanno fatto la loro comparsa e tutte le famiglie della zona hanno collaborato attivamente per la buona riuscita dei numerosi progetti che coinvolgevano bambini e ragazzi di tutte le età.
“Avevo 20 anni quando ho incominciato a lavorare per il cine-teatro Fantarca – racconta Rosa Ferro, presidente dell’associazione Nuovo Fantarca – lavoravo anche per 12 ore al giorno con il minimo sindacale ma lo facevo volentieri perché la mia soddisfazione era lavorare con i bambini e creare qualcosa con loro”. La fondazione cooperava con realtà forti come Abeliano e Progetto Città, richiamando nel quartiere anche attori noti come Dante Marmone e Tiziana Schiavarelli. Ma questa è una favola che non ha lieto fine.
“Finché sono durati i fondi dell’ex legge 216 per i minori a rischio, ottenuti grazie ad un grande presidente di Circoscrizione, Angelo Nitti, il nostro progetto è potuto andare avanti con grandi risultati – afferma Rosa Ferro – poi la Regione ci ha lasciati soli. Non siamo più riusciti a sostenere i costi del teatro e dell’affitto; per sopravvivere, abbiamo deciso di dedicarci ai progetti con le scuole e alle rassegne per ragazzi”. Anche se con difficoltà il Fantarca è riuscito a sostentarsi fino al 2003, quando ha chiuso definitivamente i battenti e al suo posto sono state costruite delle case. Il consorzio si è quindi diviso in due rami: Cooperativa Sociale Fantarca, con presidente Piero Montefusco, e l’associazione Nuovo Fantarca. Quest’ultima continua a portare avanti il progetto della cooperativa lavorando con i ragazzi della periferia.

Lello Nuzzi: Le Istituzioni colpevoli di lassismo nel promuovere la "Cultura"

“Non manca un contenitore culturale ma la volontà di fare cultura”: dove sono i programmi della politica? Idee e proposte di privati e associazioni mai realizzate: per esempio il «dicembre modugnese» per offrire alla città spettacoli teatrali ogni fine settimana d’inverno. “Non è la mancanza di un contenitore culturale il problema, ma l’assenza di cultura”.

Lello Nuzzi, storico coordinatore degli “Amici per il teatro “, ci aiuta a sbirciare l’amara realtà delle cose da un diverso punto di vista. Accecati dalla ricerca di uno spazio dove fare cultura e quasi giustificando così la quasi totale assenza di iniziative (se non sporadiche e organizzate da associazioni), rischiavamo di perdere il nocciolo vero della questione: anche laddove Modugno avesse un ottimo contenitore culturale, chi farebbe cultura e che cosa realizzerebbe? Per Lello Nuzzi, il problema “è la carenza di una programmazione politica, della volontà di fare progetti a lungo termine per la città”.

Negli anni di proposte ce ne sono state. Tempo fa era balenata l’idea di mettere in rete i soggetti protagonisti della vita culturale della città per calendarizzare eventi e offrire ai modugnesi continue opportunità di svago, divertimento e riflessione. Per esempio il “dicembre modugnese”, con rappresentazioni teatrali ogni fine settimana, sparsi tra Oratorio, piazze e saloni parrocchiali. Idea che non ha avuto alcun seguito per l’incapacità di conciliare le singole esigenze.

E così se un modugnese cerca cultura deve attendere i cineforum realizzati dalla Fidapa, le rappresentazioni teatrali dell’Oratorio, puntuali da 20 anni a questa parte, gli spettacoli delle parrocchie, le mostre della Pro Loco e le piccole iniziative di qualche privato. Eppure Modugno di arte e cultura ne avrebbe da vendere. Tra monumenti antichi e talenti contemporanei, potremmo fare invidia alle grandi città. Il Teatro Scalo, per esempio, ha allietato intere stagioni con spettacoli divertenti e drammatici, in una struttura che, per esigenze di sicurezza e agibilità, ha dovuto chiudere per qualche tempo ma che presto riaprirà le porte al pubblico.

Il Centro Storico assomiglia sempre più ad un colabrodo

E’ ancora allarme pioggia a Modugno. questa volta però non si tratta dei soliti allagamenti. Il problema si sposta nel centro storico di Modugno dove, di fronte al civico 20 di via Zanchi, gli abitanti del circondario lamentano l’ennesima buca del manto stradale.

In occasione del rifacimento del basolato che ha interessato via Zanchi nel 2007, la ditta appaltatrice dei lavori ha riaperto un vecchio pozzo nero per riversarvi il pietrisco e i detriti di risulta dei lavori in corso. Il problema è che però il buco non è stato sigillato adeguatamente e più di una volta, in seguito ad abbondanti piogge, si riapre creando disagi ai passanti che rischiano di farsi male e infiltrazioni di umido nelle cantine limitrofe.

Il comune ha più di una volta provveduto a coprire il buco sia con catrame che con cemento ma anche l’ultimo tentativo è fallito. I cittadini pertanto, stanchi dei numerosi interventi approssimativi che di volta in volta si sono dimostrati fallimentari, chiedono che il buco venga sigillato una volta per tutte.

Al Palmiotta manca un settore dedicato alla tifoseria ospite

A.A.A. settore ospiti cercasi. Campo comunale agibile, ma solo per pochi. Accesso consentito a cento persone. L’ingresso secondario in stato di degrado, senza impianto di pubblica illuminazione, mancando di segnaletica verticale l’ingresso principale è chiuso in settimana per motivi di sicurezza.

Portogruaro provincia di Venezia, abitanti 25000 (serie B) – Cittadella provincia di Padova, abitanti 20000 (serie B) – Albinoleffe (serie B) società calcistica con sede legale ad Albino, abitanti 18700, rappresentante anche il paese di Leffe, abitanti 4800, entrambi comuni in provincia di Bergamo posti nella Valle Seriana – Chievo frazione di Verona, abitanti 4.500 (serie A).

Questi sono solo alcuni esempi delle diverse e splendide realtà al limite del fiabesco, che il calcio attuale ogni tanto è in grado di regalarci. Fa specie pensare che in un mondo dove la componente economica è divenuta più che mai decisiva non solo per il raggiungimento di prestigiosi obiettivi sportivi, ma soprattutto per il semplice sostentamento nelle più elevate categorie, queste abbiano trovato il modo per ovviare alla problematica pecuniaria, facendone di necessità virtù.

Il segreto risiede nell’organizzazione societaria e nelle strutture che aiutano e non poco una crescita dei giovani atleti nelle varie discipline sportive. Ora pensare che la neo città di Modugno, che conta circa 40.000 abitanti, possa raggiungere un simile obiettivo, oggi definirlo pura utopia sarebbe addirittura alimentare una flebile speranza, considerato lo stato di inspiegato abbandono in cui verte lo sport modugnese.Il primo disagio è la carenza di impianti e quelli presenti sul territorio non sono del tutto adeguati neanche per semplici programmi sportivi a breve scadenza. 

Il campo comunale Sigismondo Palmiotta, ad esempio, una struttura realizzata a fine anni novanta, quindi tutt’altro che obsoleta, rappresenta uno dei palcoscenici principali dove l’incuria e il disinteresse per le attività agonistiche e non, da parte delle varie amministrazioni susseguitesi nel corso degli anni, va in atto ormai da tempo sotto la non più giustificata, monotona e nauseante non solo per chi scrive, affermazione: “Non ci sono soldi”, pronunciata con chirurgica precisione ad ogni minima richiesta.

L’amarezza e la delusione dei più, dai dirigenti delle varie squadre che animano il “campo”, ai singoli sportivi, passando per chi semplicemente fa della lungimiranza una caratteristica principale della progettualità ad obiettivi prossimi e a più ampio raggio, risiede nella stranezza tendente all’antitetica assurdità di una struttura inversamente proporzionale al suo manto erboso, questo si, da fare invidia anche ad impianti propriamente definiti stadi (non è un caso che l’A.S. Bari in talune circostanze ne faccia uso).

Infatti al prezioso “rettangolo verde” calpestato settimanalmente da centinaia di ragazzi che suddivisi nelle varie categorie giovanili, militano nelle diverse squadre rappresentanti la città (U.S.D. Modugno, Bari Insieme, A.S.D. Modugno, Oratorio Modugno e Sporting Club Balsignano) fa da contraltare l’agibilità della struttura ridotta a 100 persone, determinata questa, dalla mancanza di un settore predisposto per gli ospiti, che non da tutte le garanzie richieste per il normale svolgimento delle gare.