Budino di pomodoro fresco con gamberetti marinati all’erba cipollina

E’ un piatto di facile preparazione. Procuratevi dei pomodori da insalata, non troppo maturi, quindi belli sodi, e ricavateci dei filetti. Come si fa? Non vi è nulla di più semplice. Prendete i pomodori, tagliateli a metà e tirate via i semi in modo che rimanga un guscio vuoto che provvederete a tagliere a listarelle. Ecco i filetti.

Poi tagliuzzate i filetti in modo da ottenere dei dadini non più grandi di 5 millimetri. Ponete i dadini di pomodoro così ottenuti in una ciotola e conditeli con olio sale e pepe, lasciandoli ad insaporire per circa 15 minuti. Sono passati i 15 monuti? Bene, riempite con i dadini di pomodoro, utilizzando un cucchiaino, delle tazzine o dei bicchierini da rosolio che abbiano una forma più o meno cilindrica (in numero pari ai commensali) ed esercitate una forte pressione con le dita delle mani in maniera da compattare il più possibile i dadini. Ponete poi le tazzine o i bicchierini in frigorifero dove resteranno per almeno 45 minuti.

Passiamo ad occuparci dei gamberetti. Io ho sempre utilizzato quelli bianchi locali, per il semplice motivo che è più facile reperirli freschi. Ce li avete? Bene! Adesso condannateli a morte per decapitazione!…Dopo aver tolto le teste, sbollentateli in acqua salata con tutto il guscio per circa 15 – 20 secondi. Sgusciateli e poneteli in una ciotola dove avrete già preparato in precedenza un malefico intruglio con olio, poco limone, un pizzico di sale, erba cipollina fresca sminuzzata. Lasciateli in questa succulenta posizione, tanto vi assicuro che non si muovono, per circa 6 mesi…d’accordo bastano 30 – 40 minuti.

Adesso bisogna guarnire il piatto. Tirate fuori dal frigo le tazzine (o i bicchierini) con i dadini di pomodoro e capovolgeteli ciascuno su ogni piatto cercando di far uscire il contenuto, magari aiutandovi con la lama di un coltello (se non ci riuscite non tagliatevi le vene!…non mi assumo responsabilità!). I dadini di pomodoro dovrebbero aver assunto una forma compatta simile ad un budino. Sistemateli al centro dei piatti e circondateli, anzi assediateli, con i gamberetti marinati.

Su questo piatto ho apprezzato molto il “Pinot Bianco Schulthauser” della “Cantina Produttori San Michele Appiano” (circa €. 9,00), il “Pinot Bianco Vorberg Riserva” della “Cantina Terlano” (circa € 10).

Un modugnese per l'Unità d'Italia

Per la ricorrenza dei 150 anni di unità della nostra Italia, BARI SUD OVEST vuole ricordare una delle figure locali che più si adoperarono affinché il regno delle Due Sicilie fosse annesso al regno dei Savoia. Il nostro concittadino, Nicola Longo, è inserito nella brevissima lista dei notabili del XIX secolo decorati da entrambe la parti in lotta. Al titolo di Cavaliere dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio, ottenuto per la sua opera in  qualità di medico durante il Regno delle Due Sicilie, si aggiunse la nomina di Cavaliere della Corona d’Italia per le sue azioni a favore dei Savoia.

Si laurea in medicina a Napoli ed esercita egregiamente la sua professione in terra di Bari meritando da subito il plauso dei suoi conterranei. Negli anni trascorsi da studente Longo resta affascinato dalle idee rivoluzionarie d’oltralpe. Era nato pochi mesi prima che, a Parigi, la folla inferocita assalisse la bastiglia dando inizio alla lunga serie di avvenimenti culminati con la restaurazione borbonica e la morte in esilio di Napoleone Bonaparte.

Nel 1817, ad un anno dalla nascita ufficiale del Regno delle due Sicilie, si iscrive come carbonaro alla Vendita di Modugno denominata “Santo Spirito” e partecipa, come tenente colonnello medico, ai moti risorgimentali del 1820 nella legione di Bari che avrebbe dovuto aiutare il generale Guglielmo Pepe a resistere all’esercito austriaco venuto nel Sud Italia in aiuto del cattolico Re di Napoli. Il governo borbonico, una volta ristabilito l’ordine in seguito al fallimento del’impresa, diede inizio a blande azioni repressive nei confronti di quanti si erano distinti nelle insurrezioni e alla quale il nostro cospiratore riuscì a scampare grazie all’aiuto del Decurionato di Modugno (l’allora amministrazione comunale) che riuscì ad occultare i nomi di quanti avevano preso le armi contro gli austriaci.

Scampato il pericolo si fece prevalente, in Nicola Longo, la volontà di portare a compimento la sua missione di medico prestando gratuitamente, in diverse occasioni, la propria opera per curare i poveri. Nella terribile epidemia di colera del 1836 organizzò la lotta contro il temibile morbo recandosi personalmente nei luoghi dove l’epidemia era più pericolosa, come Toritto e Barletta, città in cui molti malati erano senza assistenza medica, meritandosi la nomina a presidente del Consiglio Sanitario della provincia di Bari.

Nel gennaio 1859 il re Ferdinando II delle Due Sicilie, mentre era in viaggio in terra di Bari, accusò i sintomi della malattia che lo avrebbe condotto in poco tempo alla morte. Fra i medici che fece convocare, mentre era a Bari, c’era anche Nicola Longo dal quale Ferdinando II decise di farsi curare un ascesso nella regione femorale inguinale pieno di pus. Facendo rilevare alla corte e al Re l’inefficacia delle cure mediche a base di mercurio, Nicola Longo propose una operazione chirurgica alla quale sia la Regina che il Duca di Calabria e il medico di corte Ramaglia erano contrari.

Ancora oggi aleggia il dubbio che osteggiassero tale rimedio a causa della sua nota fama di liberale. Nicola Longo insisteva fermamente nella necessità dell’operazione e un giorno, apprestandosi alle cure del re, con schiettezza gli disse: “Maestà, la sventura vostra in questa contingenza è l’essere re. Se foste un infelice gettato in un ospedale a quest’ora sareste probabilmente guarito”. Ferdinando allora rispose: “Don Nicola, mo me trovo sotto; facite chello che vulite”.

La gratitudine di Ferdinando II, per l’opera prestata da Nicola Longo, fu resa evidente dal dono di una tabacchiera d’oro cesellato con monogramma reale e corona borbonica in brillanti, custodita gelosamente ancora oggi dai suoi eredi. Ma la volontà della Regina e della corte non si piegò se non dopo aver ancora rinviato l’operazione per un altro mese, allorquando Ferdinando II, ormai in condizioni gravissime, tornò a Caserta e fu sottoposto all’operazione che il Longo avrebbe voluto eseguire due mesi prima. Troppo tardi, Ferdinando II morì il 22 maggio 1859.

Confusione

Durante la lunga marcia, constatando il grande caos del campo avversario, Mao Tse-Tung asserì: “sotto il cielo la (loro) confusione è grande, la situazione (per noi) è eccellente”. Da noi invece, durante la marcia di avvicinamento alle prossime elezioni amministrative, molti dei candidati alla carica di sindaco pensano di poter rendere eccellente la propria situazione facendo solo tanta confusione.

Il numero di candidati è diventato esorbitante, per ognuno di loro ci sono almeno due o tre liste in appoggio. Il numero di candidati a consigliere si avvia a raggiungere l’enorme percentuale del 3% degli elettori; un candidato ogni 30 votanti; 7-800 iscritti nelle liste per 24 poltrone da consigliere. Nei prossimi mesi gli elettori dovranno decidere a chi dare il proprio voto; ad un amico o ad un conoscente, parente, figlio proprio o di ignoti, per bene, o non tanto.

Inviati da tizio a caio con la raccomandazione di sempronio. Gli elettori saranno avvicinati, implorati, a qualcuno sarà chiesto di restituire un antico favore, a qualcun altro sarà chiesto o promesso un nuovo favore eccetera. Tutto ciò avrà come conseguenza quello di confondere la volontà degli elettori e non ci resterà che essere d’accordo con quanto cantava Lucio Battisti “mi dispiace se sei figlia della solita illusione e se fai confusione”.

Primarie PD: In 3609 al voto per scegliere il candidato del Pd. Vince Mimmo Gatti col 51,19%

Mimmo Gatti è il nome del Pd. O almeno, stando all’esito dell’assemblea cittadina, è il candidato che il Partito Democratico proporrà alla coalizione di centrosinistra in vista delle prossime amministrative.

Con 1829 preferenze su 3609 votanti complessivi (3398 a Modugno città, 211 al quartiere Cecilia, quasi il 10% dell’intero elettorato modugnese), Gatti ha ottenuto il 51,19% dei consensi. Gli altri due candidati, Saverio Vacca e Fabrizio Cramarossa, hanno ottenuto rispettivamente 1027 voti e 717. Si è votato fino alle 22 di ieri sera e lo spoglio si è concluso intorno all’1,30. Sedici le schede bianche, 5 quelle nulle.
Un lungo abbraccio, alla lettura del risultato, tra Mimmo Gatti e il segretario cittadino del partito, Lilly Del Zotti alla fine di quella che, ci ha tenuto a sottolineare, “è stata la festa del Pd”. Un’assemblea cittadina per ottenere “un’indicazione di nome – ha detto ancora Del Zotti – non il nome del candidato sindaco, che verrà fuori dagli accordi dei prossimi giorni con gli altri partiti del centrosinistra”.

Bruno candidato sindaco per SEL– IDV – Fed. Sinistra – La Puglia per Vendola

SEL e IDV scelgono Bruno come candidato sindaco

 Pubblichiamo il comunicato stampa giunto in redazione, il giorno 12/03/2011, da parte di IDV Modugno.

I partiti della coalizione di centro sinistra (SEL – IDV – Fed. Sinistra; La Puglia per Vendola), ultimata la fase di definizione della bozza di programma da sottoporre alla cittadinanza per un ulteriore confronto e arricchimento, ha individuato la figura del proprio candidato sindaco nella persona di  Pino Bruno, 50 anni, direttore amministrativo presso un’importante azienda chimica della zona industriale, di cultura socialista, oggi iscritto SEL; Una passione politica che  lo ha portato a ricoprire importanti ruoli dirigenziali (componente della segreteria territoriale e provinciale del partito) e gestionali (assessore alle Attività Produttive e Politiche del Lavoro nel comune di Modugno dal 2002 al 2004).
La scelta rappresenta una tappa importante nel processo di ricostruzione del centro sinistra modugnese, in attesa di un utile confronto politico con partiti e soggetti che rientrano nella stessa area.
Pino Bruno intende farsi garante e conduttore delle tematiche programmatiche individuate nelle linee guida della coalizione ed in particolare nella costruzione di un modello di partecipazione democratica, dando  forza e credibilità ad un’idea di trasformazione, sia nei contenuti che nelle pratiche.
L’obiettivo finale è quello di costruire una città che ritorni ad essere vivibile, a vocazione ecologista, libertaria,  luogo di incontro e confronto, ridando un senso all’impegno civile.