COMUNICATO SEGRETERIA SINDACO MAGRONE – UN MOMENTO STORICO PER LA CITTÀ DI MODUGNO
Nel Consiglio Comunale, la mozione presentata dalla maggioranza viene approvata all’unanimità: l’area della ex-cementeria – sito contaminato da amianto, dovrà diventare un parco urbano, come da programma politico del sindaco, Nicola Magrone, e del suo movimento, Italia Giusta secondo la Costituzione, fatto proprio dagli altri gruppi della coalizione. Respinti tutti gli emendamenti proposti dalla minoranza, che ha infine votato la delibera proposta della maggioranza. La decisione di destinare a verde una superficie così vasta risulta storica per un paese schiacciato tra zone industriali e interessi speculativi dei palazzinari.
Sarà un’area a verde pubblico la grande area sulla quale si estende l’ex cementeria a Modugno, stabilimento industriale contaminato da notevolissime quantità di amianto. Lo ha deciso all’unanimità il Consiglio Comunale dove anche la minoranza, alla fine del dibattito, ha dovuto dire sì all’atto di indirizzo sollecitato dal sindaco, Nicola Magrone, e presentato da quattordici consiglieri di maggioranza. L’atto di indirizzo sottolinea la necessità di destinare l’area a verde pubblico tramite una variante allo Strumento urbanistico generale, che oggi prevede in quella zona la costruzione di capannoni (‘aree produttive’) e casermoni di ‘edilizia economica e popolare ex-lege 167/62’.
“E’ una svolta storica – ha commentato Magrone – per la storia politica, culturale e sociale di Modugno. Una scelta che onora questa maggioranza e tutto il consiglio, dopo che per anni le amministrazioni hanno negato il pericolo costituito dall’amianto della ex cementeria”. “E’ un atto di indirizzo – ha aggiunto Magrone – che marca una scelta politica mai avvenuta nella storia di Modugno, una scelta storica da parte di un consiglio comunale che una volta per sempre tenta di passare dalla parte dei cittadini contro i palazzinari e gli speculatori”.
Il complesso industriale di proprietà Italgen (gruppo Italcementi) – dove la produzione è cessata nel 1999 – è inserito sin dagli anni Novanta, ai sensi del DM 6 settembre 1994, nell’elenco delle industrie insalubri di cui all’art. 216 del T.u. delle leggi sanitarie – ‘Amianto: industria insalubre di 1° classe di cui al punto 9 dell’elenco B come prodotti e materiale che lo contengono sia nella produzione che nell’impiego’ ed è considerato sito contaminato ai sensi dell’art.242 dlgs 152/2006 (Testo unico delle leggi ambientali). La qualifica di industria insalubre prima e di sito contaminato poi prevedeva la pianificazione di lavori di bonifica riguardanti l’intera area, tramite un piano generale che doveva essere approvato secondo complesse procedure: a dispetto di questo, per circa 14 anni lo stabilimento è stato sottoposto a una bonifica compiuta a pezzi, in assenza di controlli organici e di riscontri ufficiali ai dati forniti nei vari piani di lavoro dell’azienda. In questo modo, per anni, nell’area sono stati demoliti impianti, in alcuni casi rilevando la presenza dell’amianto solo dopo la demolizione: una demolizione compiuta con semplici piani di lavoro, Dia e Scia, come una normale demolizione di manufatti di cemento, che ha prodotto – secondo le sole attestazioni dell’azienda – lo smaltimento di circa 200 tonnellate di materiali contenenti amianto.
La vicenda dell’amianto nella ex cementeria di Modugno è stata per anni al centro delle lotte civili di gruppi di cittadini, ai quali si sono affiancati Nicola Magrone e il suo movimento, Italia Giusta secondo la Costituzione, che nel 2012 hanno presentato anche una denuncia in procura contro inerzia e indifferenza dell’amministrazione comunale dell’epoca per i gravi pericoli costituiti per la salute sia dallo stabilimento sia dall’area circostante compresi un “laghetto”, costituito da falda affiorante, e una cava di calcare.
Dopo le elezioni comunali del giugno 2013, nelle quali è stato eletto sindaco Magrone, l’idea del parco urbano è diventata così punto cardine del programma di governo della amministrazione guidata da Magrone: un punto cardine per realizzare il quale oggi costituisce il primo passo la decisione del consiglio di avviare l’istruttoria per destinare l’area a verde pubblico, confermando “la necessità di effettuare ulteriori indagini e analisi che si indirizzino, questa volta, anche al suolo ed al sottosuolo ed in particolare al cd. “lago” e/0 cava, nonchè alla falda”.
Atto di indirizzo approvato in aula:
I consiglieri: Valentina Longo, Massimo Angiulli, Nicola Catucci, Nicola Loiacono, Lorenzo Gianvecchio, Giuseppe Lacalamita, Giuseppe Pascazio, Matteo Brunetta, Raffaele Spizzico, Giovanna Bellino, Antonio Alfonsi, Pietro De Benedictis, Anna Rosa Occhiofino, Vito Libero
“premesso che:
Il complesso industriale di proprietà Italgen (gruppo Italcementi), ubicato in via Cesare Battisti, a Modugno, che prima degli interventi di demolizione degli anni tra il 2009 e il 2013 aveva all’incirca una superficie coperta di circa 16.000 mq. per 15 m di altezza), è inserito sin dagli anni Novanta, ai sensi del DM 6 settembre 1994, nell’elenco delle industrie insalubri di cui all’art. 216 del T.u. delle leggi sanitarie – ‘Amianto: industria insalubre di 1° classe di cui al punto 9 dell’elenco B come prodotti e materiale che lo contengono sia nella produzione che nell’impiego’ ed è considerato sito contaminato ai sensi dell’art.242 dlgs 152/2006 (Testo unico delle leggi ambientali);
l’amianto, a causa della possibilità che le sue fibre si disperdano nell’ambiente e vengano inalate, è altamente cancerogeno e costituisce perciò una grave minaccia per la salute, anche nei territori circostanti al luogo nel quale si trovano i manufatti in asbesto;
dal gennaio 1999 lo stabilimento ha cessato la produzione, prima restando in attività come centro di consegna, tramite il parziale uso dei fabbricati che avevano costituito sino ad allora gli impianti della cementeria, e poi perdendo negli anni anche questa funzione;
dal 1999 al 2002 Italcementi ha avviato singoli piani di lavoro (riguardanti la sicurezza nei luoghi di lavoro), inviati a Spesal e Asl Bari 4, per cominciare a smantellare singole parti del complesso nonostante che la qualifica di industria insalubre prima e di sito contaminato poi prevedesse la pianificazione di lavori riguardanti l’intera area, anche e soprattutto in vista dell’adozione delle misure più adeguate per la bonifica stessa;
il 29 novembre 2002, nonostante i lavori in corso da parte di Italcementi per eliminare – a dire dell’azienda – le situazioni di rischio derivanti dalla presenza di amianto a matrice friabile viene inviata alla Procura della Repubblica di Bari dal Servizio controllo ambiente della Provincia di Bari una relazione dettagliata dalla quale emergeva con chiarezza che numerosi impianti e reparti, nastro trasportatore, condotte pluviali, molini per la macinazione, sala caldaie, rivestimenti, intonaci, grandi vasche di lavorazione, contenevano tutti amianto in notevolissime quantità e che, inoltre, “tutti i capannoni visitati” erano “igienicamente inaccessibili” proprio a causa dell’amianto sgretolato, e dunque altamente pericoloso;
in seguito ad una nota della Regione Puglia-assessorato all’ambiente contenente disposizioni in materia di bonifica di siti contaminati da amianto, nel maggio 2003 Italcementi ha redatto un piano di caratterizzazione dell’area che attesta la presenza di amianto in notevolissime quantità (la superficie interessata dall’amianto, solo sommando quanto viene dichiarato dall’azienda nelle varie schede prodotte, risulta pari a circa 8.500 metri quadrati), ulteriormente accresciute dalla presenza in forme massicce di rivestimenti e into
naci a base di amianto e, tra l’altro, di oltre 12.000 metri quadrati di guaina contenente amianto; il piano di caratterizzazione è stato alla base di una bonifica che negli anni (dal 2003 al 2013) è stata articolata secondo tempi e modalità individuate esclusivamente dall’azienda, nonostante che, in diverse relazioni compiute da organi di controllo (Provincia 2002, Arpa 2003 e 2005, Provincia 2010, solo per esempio) si sia continuata a rilevare, a dispetto delle priorità rilevate da Italcementi, la presenza di amianto in matrice friabile (e quindi ad alto rischio per la salute) e a sollecitare nuovi piani di caratterizzazione (Arpa 2005: “Le nostre analisi hanno mostrato la presenza di amianto disperso a terra nell’interno ed all’esterno dei capannoni nello stabilimento Italcementi di Modugno, per il quale si era già evidenziato, con relazione prot. N. 294 del 10 febbraio 2003, ‘la diffusa presenza di notevolissime quantità di amianto, per gran parte in matrice friabile ed in avanzato stato di degrado’ e di ‘elevate quantità di cemento-amianto’, con conseguente necessità di ‘un’accurata e sollecita opera di bonifica da effettuarsi secondo le procedure previste dalla normativa in materia, che consista nella rimozione e smaltimento di tutto l’amianto e nella bonifica delle parti di impianto che, trovandosi a contatto con materiali friabili e degradati, possano essere stati contaminati’. Conclude l’Arpa: “Il nuovo sopralluogo, quindi, ha confermato la situazione già rilevata in precedenza, senza apprezzabili cambiamenti e con la conseguente necessità di adempiere a quanto già indicato”);
nel 2008, una ricerca commissionata dal Comune di Modugno al Politecnico di Milano (Associazione Temporanea di Imprese costituita tra Politecnico di Milano (mandataria), ACB Consulting S.r.l., Studio Legale Associato in associazione con DLA Piper Rudnick Gray Cary e Scenari Immobiliari Istituto Indipendente di Studi e Ricerche S.r.l) per la riqualificazione urbanistica dell’area, rilevava, alle pagine da 136 a 137 dello studio, che “il cementificio situato nell’area oggetto di studio di fattibilità e contenente prodotti a base di asbesto può costituire un grave rischio per la salute pubblica non solo nelle immediate vicinanze dello stabilimento parzialmente dismesso ma anche per tutta la popolazione di Modugno” e che “è importante rilevare che, data l’estesa superficie del cementificio, i quantitativi elevati di materiale contenente amianto ed il pessimo stato di conservazione dell’intero stabilimento, le fibre volatili rilasciate potrebbero aver contaminato anche il suolo o la falda acquifera sotterranea. Di conseguenza, nonostante sussistano ancora molti dubbi e molte perplessità sulla potenziale pericolosità dell’amianto all’interno del sistema digerente, vengono consigliate delle analisi tramite carotaggio del terreno al fine di stabilirne la possibile percentuale di contaminazione e nel caso siano particolarmente elevate intraprendere delle azioni preventive secondo il principio di cautela”
a seguito dell’adozione della deliberazione G.C. n.31/2011 ad oggetto: “PO FESR 2007- 2013 – Azione 7.1.1. “Piani integrati e sviluppo urbano di città medio/grandi e Azione 7.2.1. “Piani integrati di sviluppo territoriale” nel luglio 2011 è stato presentato alla Regione Puglia il Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana (DPRU) per ottenere fondi europei, progetto ammesso a finanziamento per € 2.987.000 euro il 20 settembre 2011. Nel provvedimento relativo è scritto: “B.1.5 Ambito 5 […]Tale zona, che si estende verso il territorio di Bitetto, costituisce una vera e propria “polveriera ecologica” per la presenza di manufatti in amianto, seppur risulti un recente intervento di prima bonifica. Per di più la presenza della ferrovia che taglia l’ambito a metà costituisce un ulteriore elemento che rende sempre più complesso il processo di bonifica e riqualificazione dell’area. (…) I costi di rigenerazione, intesa come riqualificazione ambientale e di bonifica, risultano in linea iniziale essere inquantificabili, data la vastità dell’area da bonificare e le condizioni precarie dei manufatti..”;
Italcementi risulta affittuaria ed esercente (dal 1994) della cava di calcare denominata ‘Matracco’ nell’area adiacente alla proprietà Italcementi;
che anche per la cava, come risulta dall’ispezione di Arpa nel maggio 2005 (prot.33050 del 14.06.2005, Comune di Modugno), è stata rilevata la necessità di un piano di caratterizzazione (“si è notata, inoltre, la presenza di materiali non a base di amianto dispersi nell’area suddetta, verosimilmente derivanti dal passato ciclo lavorativo (polvere e globuli nerastri di tipo carbonioso, parzialmente sommersi dall’acqua, nella zona della ex cava; cumuli di materiale di tipo gessoso nella parte retrostante lo stabilimento); tale situazione merita quindi una specifica caratterizzazione, come già precisato nella precedente relazione, con le procedure previste dal DM 471/99”);
che nella cava stessa hanno avuto in parte collocazione impianti della cementeria, come quello di frantumazione (fabbricato e passerella), contaminati da amianto e che le problematiche idrogeologiche e idrauliche della cava sono state tra le negatività che hanno contribuito all’esito “interlocutorio negativo” per la procedura di valutazione di impatto ambientale per la installazione, chiesta da Italgen, in quella sede, di una centrale a gas naturale da 800 megawatt.
Rilevato che
complessivamente, dunque, non c’è stato un piano unitario e complessivo per la cosiddetta “bonifica” dell’ex cementificio Italgen;
si può affermare che i dati di presenza dell’amianto nell’area presentati dall’azienda (nell’unico piano di caratterizzazione del 2003) non siano di fatto mai stati riscontrati in forme ufficiali, benché nel 2004 (nota prot.17744 del 1.04.2004) il sindaco di Modugno abbia approvato il piano di bonifica presentato da Italcementi nel 2003;
il piano di caratterizzazione presentato dall’azienda per la Cava nel 2006 è stato respinto dal Comune di Modugno – giudicato successivamente dal Tar non più competente perché intervenuto frattanto il Decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, Norme in materia ambientale – ma su di esso non si è mai espressa la Regione Puglia, divenuta frattanto l’ente competente ad approvare i documenti progettuali di bonifica, tramite la convocazione di apposite conferenze di servizi (art.242, comma 7 Dlgs 152/2006).
il 13 marzo 2007 il Consiglio di Stato decise su un ricorso che era stato fatto negli anni precedenti da alcuni proprietari di fondi limitrofi all’area della cementeria e della ferrovia contro il Comune di Modugno che aveva cambiato destinazione d’uso all’area dove si trovavano i loro terreni. Gli appellanti infatti si dolevano “della avvenuta trasformazione della destinazione delle aree di cui sono proprietari, nel territorio del Comune di Modugno, da zona di espansione residenziale privata e/o pubblica a parco urbano (destinazione urbanistica prevista nel previgente p.d.f.) senza il beneficio del 20% di edificabilità” e lamentavano che, in quell’area adiacente a cementeria e ferrovia, nel 1194 “l’Amministrazione, paventando implicazioni di inquinamento ambientale da parte della esistente cementeria”, aveva stralciato “tout court buona parte delle aree da destinare ai nuovi insediamenti residenziali necessari al soddisfacimento delle esigenze rivenienti dalla proiezione di sviluppo demografico”, doglianze ancora maggiori dopo che dal 1999 la cementeria era in via di dismissione. Il Consiglio di Stato dette torto ai “ricorrenti”. Scrivendo, tra l’altro: “la stessa destinazione a parco appare in linea con la esigenza della introduzione di un’area a verde tra abitato e fonti di inquinamento;- parimenti, in linea col delineato intervento di abbattimento del fenomeno inquinante si colloca la destinazione dei suoli occupati dalla cementeria e dalla cava ad area di salvaguardia ambientale ed a parc
o (e, in parte, a basso indice di copertura);- la specificità della prescrizione, inerente ad una particolare area del territorio, e la rilevata assenza di “profonda deviazione” dai criteri posti a base del piano escludono, ex se, profili di contrasto con l’impostazione generale ed il disegno urbano del piano stesso; ne discende, anche, la inconfigurabilità di profili di contraddittorietà ed illogicità con riguardo alla eliminazione di alcuni comparti rispetto al mantenimento di altri”.
Considerato che:
– in data 22.10.2013 il comune di Modugno, con nota prot.n.52251/2013 a firma del Sindaco e dell’Assessore all’ambiente, ha inoltrata specifica istanza all’ARPA PUGLIA tesa ad ottenere la caratterizzazione dell’area interessata dalla ex cementeria, con particolare riferimento al sottosuolo, del cd. “lago” e della falda;
– in riscontro alla succitata richiesta l’ARPA PUGLIA con nota prot.n.62328 del 6.12.2013 rispondeva affermando, in contrasto con la propria precedente Relazione del 2005 in premessa menzionata, che “le indagini eseguite sin dall’anno 2005 non hanno mai evidenziato contaminazioni del suolo di fibre di amianto”;
– conseguentemente, in esito a quanto sopra riscontrato, con nota prot.n.357 del 7.01.2014, sempre a firma del Sindaco e dell’Assessore all’Ambiente, veniva ribadita la richiesta del comune di Modugno di “una nuova caratterizzazione di tutta l’area della cementeria, anche per il fondato timore che le operazioni di rimozione di manufatti di cemento-amianto, in gran parte effettuate tra il 2009 ed il 2013, abbiano lasciato fibre di amianto sul terreno e nel laghetto della cava”;
Dato atto che ad oggi, l’ARPA PUGLIA non ha riscontrato la richiesta di cui sopra;
Preso atto che:
– alla luce di quanto sopra, all’atto dell’insediamento dell’attuale amministrazione è risultato prioritario effettuare un attento monitoraggio ed una analisi dello stato dei luoghi e dell’area interessata dagli interventi di bonifica occorsi negli ultimi anni e, soprattutto, verificare lo stato delle procedure in essere, al fine di poter valutare le azioni opportune di controllo e di vigilanza;
– allo scopo è stato effettuato dall’Assessore all’ambiente, unitamente agli uffici competenti, all’indomani del conferimento della delega e sino a pochi giorni fa, un primo screening in ordine alla ricostruzione della cosiddetta “bonifica” dell’ex cementificio Italgen, cercando di mettere insieme fogli e fascicoli dispersi in vari armadi e uffici del Comune di Modugno (il fascicolo relativo al 2009 risulta mancante). Lo screening ha evidenziato la mancanza di un piano unitario e complessivo dell’opera realizzata: dal 2009 alla prima metà del 2013 – periodo di intensificazione dei lavori – e anche negli anni precedenti, i lavori svolti sono stati gestiti, tra piani di lavoro, Dia e Scia, come una normale demolizione di manufatti di cemento (con 5 tra DIA e SCIA dal 2009). I piani di lavoro, le caratterizzazioni, i bilanci del materiale smaltito, presi singolarmente restituiscono fotografie parziali e incomplete mentre, messi insieme compongono un “puzzle”di una situazione più complessa e più grave, meritevole di interventi organici e definitivi. La suddivisione dal 2009 in 5 tranches del lavoro, come evinto dall’analisi delle pratiche in atti, diluisce, dirada, disperde, elementi rilevanti e utili che avrebbero dovuto far concludere già diverso tempo fa che in quel sito vi è stata e vi è presenza di amianto in straordinarie quantità, come da anni segnalato dal Tar Puglia e dal Politecnico di Milano, come sopra illustrato. Anche le società che si sono occupate di smantellare e smaltire l’amianto sono state diverse sempre: Camassambiente SPA, CONSECO SERVICE e Protex;
– tramite piani di lavoro, dunque, caratterizzazioni e bilanci del materiale smaltito presi singolarmente, fotografie parziali e incomplete, nella ricostruzione dell’assessore risulterebbe lo smaltimento sinora di circa 200 tonnellate di amianto e materiali contenenti amianto. A questo proposito giova tuttavia ricordare che mancano i dati della Scia 2012, per la quale non è ancora stata prodotta la nota di ultimazione, e quelli conclusivi della Dia 2009 per la quale risultano ancora da bonificare i manufatti in cemento amianto presenti all’interno della cava (fabbricato e passerella).
Valutata, la necessità, alla luce di quanto emerso e sopra evidenziato di dotarsi di una Relazione Tecnica a firma dell’attuale responsabile del Servizio A.T., soprattutto al fine di programmare e coordinare le future azioni da intraprendere, con particolare riferimento al sottosuolo-cava ed alla falda, fornendo specifico indirizzo in tal senso;
Constatato che, in linea con le azioni fino ad ora intraprese dalla coalizione espressione della attuale maggioranza consiliare e per rendere concreto quanto contenuto nel Programma di Mandato presentato al C.C. con deliberazione C.C. n.9 del 2.10.2013, esecutiva, occorre indirizzare l’organo esecutivo e con esso il Responsabile del Servizio A.T. verso azioni e attività istruttorie precise;”
Tutto ciò premesso,
PROPONGONO
L’adozione del seguente provvedimento,
IL CONSIGLIO COMUNALE
Fatta propria la relazione dei consiglieri come sopra riportata, che qui si intende richiamare parte integrante e sostanziale;
Visti:
– la L.R.n.56/1986 e la successiva L.R.20/2001;
– il D.P.R. dell’8/08/1994 in attuazione della L.257/1992;
– il D.M.14/05/1996, in particolare l’allegato I “Normative e metodologie tecniche per la valutazione del rischio, il controllo e la bonifica di siti dismessi”;
– il D.M. n.471/1999;
– il D.lgs.22/1997 ed il successivo D.Lgs. 152/2006;
– la sentenza recente del Consiglio di Stato – sez.IV n.4828/2012;
– il vigente P.R.G.;
– il D.Lgs. 267/2000;
– lo Statuto Comunale;
Dato atto che, costituendo atto di mero indirizzo non necessita di pareri ex art.49 D.Lgs.267/2000;
Con duplice e separata votazione, anche in ordine alla immediata eseguibilità della presente deliberazione, espressa in forma palese per appello nominale, con il seguente esito:
P_____________ V_________________ F_____________ C_____________ A___________
DELIBERA
1) Le premesse costituiscono parte integrante e sostanziale del presente provvedimento;
2) Confermare la necessità di effettuare ulteriori indagini e analisi che si indirizzino, questa volta, anche al suolo ed al sottosuolo ed in particolare al cd. “lago” e/0 cava, nonchè alla falda, come da richiesta all’ARPA e, in caso di mancato o tardivo riscontro da parte di quest’ultima, senza escludere il ricorso alla magistratura, attraverso richiesta alla Italcementi o, in ultima analisi, per mezzo di conferimento di incarico ad iniziativa del comune di Modugno, salvo rivalsa sulla Società;
3) Manifestare, da ultimo, ma non per ultimo, la volontà di destinare l’area interessata a verde, attraverso adozione e successiva approvazione di una variante allo Strumento Urbanistico Generale;
4) Fornire, conseguentemente, i seguenti indirizzi al Responsabile del Servizio Assetto del Territorio, affinché provveda:
a) a redigere una Relazione Tecnica, che tenga conto dello stato dei luoghi a seguito degli interventi di bonifica occorsi dal 2009 ad oggi, soprattutto al fine di programmare e coordinare le future azioni da intraprendere, con particolare riferimento al sottosuolo-cava ed alla falda;
c) all’avvio dell’istruttoria finalizzata alla predisposizione degli atti necessari da sottoporre al Consiglio Comunale, entro il 30.04 p.v., per la variante allo Strumento Urbanistico Generale, in ossequio al punto 2) del presente dispositivo;
4) Dichiarare con separata ed unanime votazione, la presente immediatamente eseguibile”.
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