Mimmo Gatti imputato per falso: notizia ad orologeria?

Mimmo Gatti e lo scandalo IACPUna notizia ad orologeria. Non potrebbe definirsi altrimenti la vicenda giudiziaria che coinvolge Mimmo Gatti, probabile candidato sindaco del Pd (avendo vinto con più del 51% la consultazione cittadina dello scorso fine settimana) e potenziale candidato sindaco della coalizione di centrosinistra.

Una storia cominciata circa 8 anni fa e ancora aperta, all’interno di una vicenda penalmente ben più rilevante, quella legata allo Iacp (Istituto autonomo case popolari) e in particolare ad un appalto da sei milioni di euro per la ristrutturazione di 228 alloggi nel quartiere San Paolo di Bari, in viale Europa, assegnato a gennaio 2002.
Ai quei tempi la Procura di Bari indagava su Gaetano Mossa (all’epoca commissario straordinario Iacp) finito in carcere nel 2005. Con lui furono arrestati anche Giuseppe Andriani, ex direttore generale dell’Istituto, Nicola Attolino, dirigente del settore amministrativo, Mario Gerardi, già direttore generale, Saverio Bratta, ex vicepresidente, Nicola Micchetti, dirigente dell’ufficio tecnico, e l’imprenditore edile Vito Carella. Per  l’imprenditore edile tranese Onofrio Lamanna, fu disposta l’interdizione.

Quale il ruolo di Mimmo Gatti in questa lunga e ingarbugliata vicenda? Era il maggio 2003. Gatti era direttore dei lavori di alcuni cantieri di proprietà Iacp, assunto come tecnico da circa due anni (oggi è responsabile della manutenzione di circa 40 cantieri Iacp in tutta la provincia di Bari). Stilava i cosiddetti Sal (stato avanzamento lavori), obbligatori per le opere pubbliche. Secondo l’accusa avrebbe falsificato uno di questi documenti, relativo alla ristrutturazione di 12 alloggi a Sannicandro, liquidando un’impresa per lavori che ancora non erano stati effettuati.

Il suo obiettivo era evitare che l’impresa fallisse (come di fatto poi è successo) e che il cantiere si bloccasse in attesa di una nuova gara d’appalto. Come se n’è accorta la Procura? Gatti è stato chiamato dal suo presidente di allora, lo stesso Gaetano Mossa da tempo sotto la lente d’ingrandimento della magistratura, proprio nell’ufficio in cui la Finanza aveva posizionato una cimice per le intercettazioni ambientali (per quell’appalto milionario che avrebbe portato poi al suo arresto). Gli è stata chiesta una spiegazione sulla vicenda.

Che quello di Mossa, ignaro dell’inchiesta a suo carico, sia stato fin dal principio un attacco personale per un contenzioso che aveva in corso col Comune di Modugno mentre Gatti (all’epoca militante politico della Margherita) era assessore all’Urbanistica? Gatti decise allora di mettersi in aspettativa (dal gennaio 2004 al novembre 2005). Al suo rientro scoprì che la ditta a cui, secondo l’accusa, aveva liquidato somme superiori agli effettivi lavori ultimati, era addirittura in credito di 23mila euro con lo Iacp. Tutto documentato in una relazione dello stesso Iacp e a firma dello stesso Mossa. Tutto risolto, quindi.

“Fare l’ingegnere dello Iacp – ha spiegato Gatti – non è come farlo in un qualsiasi altro ente pubblico. Se accetti di lavorare lì, devi anche calarti nel ruolo di assistente sociale. Giornalmente siamo chiamati ad affrontare decine di situazioni complicate e quando hai di fronte un’utenza fatta di persone alle soglie della povertà non puoi permetterti nemmeno di pensare. Devi agire con immediatezza. Ti addossi spesso responsabilità che non sono dovute, ma lo fai perché senti di volerlo fare. Ritengo sia stato doveroso da parte della magistratura approfondire la questione che mi riguarda, ma nella sostanza tutto è già chiarito”.

Gatti finì comunque nel calderone mediatico insieme agli altri indagati. Nei suoi confronti fu disposto il rinvio a giudizio e il processo è cominciato poco più di due anni fa. Una storia che molti modugnesi conoscono da allora. Ma perché tirarla fuori proprio adesso, a meno di due mesi dalle elezioni? Evidentemente qualcuno si è ricordato di quella storia e ha pensato che potesse essere un’ottima arma per mettere fuori gioco un concorrente. Insomma, di giudiziario questa vicenda ha ben poco. Gatti otterrà tra l’altro, tra qualche settimana, la prescrizione (che certo non è assoluzione nel merito, ma prendiamocela con i tempi della giustizia). E’ tutta una questione politica.

Io speriamo che me la cavo: Città Plurale analizza gli ultimi anni dell'amministrazione Rana

città pluraleForte è la volontà dei cittadini di far sentire la propria voce soprattutto alla luce di questi ultimi anni di governo cittadino. La popolazione di Modugno avverte ogni giorno di più le difficoltà quotidiane che si sommano alle mancanze della classe politica che in questi ultimi anni di amministrazione ha lasciato non poche domande senza risposta.

Cercano di rispondere, o meglio, di porre nuove domande le associazioni di cittadinanza attiva da tempo impegnate sul territorio. “Io speriamo che me la cavo” è stato il titolo della manifestazione tenutasi lo scorso 24 febbraio presso il Palazzo della Cultura di Modugno. L’evento, organizzato dall’associazione Modugno Città Plurale e dal comitato Pro Ambiente,ha visto la partecipazione, accanto a quella di cittadini e curiosi, di esponenti di altre realtà come “Nuovi Orientamenti”, Vox Amica e Fidapa.

“Nell’ultimo ventennio – ascoltiamo nell’introduzione del nuovo presidente di Città Plurale Nicola Loiacono -, sulla spinta del modello berlusconiano, abbiamo assistito, dapprima con timidezza ma poi sempre più sfacciatamente, all’entrata nella scena politica di personaggi dalle caratteristiche culturali primitive, prive di ogni senso del bene comune. Comprendere le ragioni di questa deriva può aiutarci a trovare una strada condivisa per lasciarsi alle spalle questi anni di degrado morale”. E ancora: “E’ accaduto che, chi prima era soltanto un portatore di pacchetti di voti al servizio di questo o quel politico che contraccambiava con favori più o meno leciti; chi prima aveva il senso del proprio limite e comprendeva che il proprio interesse affaristico non poteva assurgere a interesse generale della collettività; chi insomma si limitava ad alimentare quelle dinamiche anche fisiologiche in una città vitale, ora è entrato in prima persona con conseguenze che variano dal folcloristico nel migliore dei casi, al paramafioso nel peggiore”.

 L’incontro prosegue con un’analisi di Agostino Di Ciaula, medico esperto in materia ambientale da anni ormai attivo sul territorio, che illustra quante e quali sono le “ferite sanguinanti ancora aperte della città”. A cominciare dalla percentuale di aree verdi per abitante, cinque volte inferiore allo standard minimo previsto dalla legge, un centro storico pericolante e sporco, un commercio soffocato dalla grande distribuzione, una percentuale di raccolta differenziata tra le più basse d’Italia, una centrale turbogas attiva ed un inceneritore che incombe ecc. In compenso però il cemento da edilizia privata copre più del 50% del territorio.  Manca ancora un piano partecipato di risanamento ambientale ed urbanistico insieme ad un programma comunale di educazione sanitaria. Il disegno comprende non solo la maggioranza al governo ma anche coloro che siedono all’opposizione avendo sottoscritto la partecipazione al “Governo Istituzionale” annullando di fatto qualsiasi sorta di opposizione. Non sembra esserci soluzione se non quella di cambiare interamente una classe politica che si è mostrata sorda ai problemi ed alle esigenze della cittadinanza.

Associazioni sul piede di guerra: Modugno? Un paese da rifare

Giovedì 17 febbraio 2011, nel Palazzo della Cultura, promossa da Italia Giusta secondo la Costituzione (l’associazione della fondazione onlus Popoli e Costituzioni, presieduta da Nicola Magrone, presente a Modugno da più di trent’anni), si è svolta una partecipata assemblea pubblica che si è raccolta intorno al tema “Come rifare Modugno dopo dieci anni da dimenticare”.

Le elezioni amministrative sono alle porte e, secondo i promotori dell’iniziativa, scopo primario dell’organizzazione dell’incontro pubblico è stato soprattutto di favorire la disamina di questo decennio amministrativo in scadenza, dal punto di vista della cittadinanza amministrata. A partire dalle quattro associazioni e movimenti (Azione e Tradizione, Verdi di Modugno, Nuova Italia, Comitato La Motta) che con Italia Giusta (con la quale hanno organizzato la riunione di giovedì) in questi due quinquenni consecutivi di compagine Rana non ne hanno condivise le attività visibilmente dannose, secondo quanto esplicitato durante l’assemblea dai loro rappresentanti, per Modugno. L’evento, moderato da Nicola Catucci, è stato introdotto da Mino Magrone, di Italia Giusta, che ha “fotografato”, tra le altre cose, il caso di un’amministrazione, com’è diventata quella modugnese, senza un’opposizione interna in grado di garantirne la costituzionalmente richiesta dinamica democratica.

Gianvito Armenise, di Azione e Tradizione, ha sottolineato “l’ipocrisia” di quelle forze politiche che, ora critiche verso l’amministrazione, l’hanno sostenuta di fatto in questi anni, com’è successo anche di recente col caso della discutibile nomina del city manager. Giancarlo Ragnini, dei Verdi, ha ribadito l’ipocrisia e sottolineato la responsabilità amministrativa nella costruzione della centrale di Sorgenia e del previsto inceneritore. Per Mario Ventura, il degrado si avverte anche nella tristezza invisibile e paralizzante che spinge i cittadini a disertare le piazze della città, tradizionali luoghi d’incontro pubblico. Daniela Laghezza, del Comitato “La Motta”, si è soffermata sulle drammatiche condizioni igienico-sanitarie del Centro Storico e sull’edilizia periferica residenziale che, urbanisticamnete, stabilizza le disuguaglianze socio-economiche. Dopo gli interventi dalla platea, segnalatori di agghiaccianti solitudini, Nicola Magrone, nelle sue riflessioni conclusive, ha insistito, tra l’altro, sulla permutabilità, ormai consolidata a Modugno, tra domanda e diritto. Tra domande senza risposta istituzionale e diritto, quindi, negato. Com’è successo nel caso estremo di Tommaso Fiore che lo scorso gennaio, con una specie di suo “comizio” macabro, si è dato fuoco in piazza Sedile. O com’è tuttora il caso di Besnik Sopoti, nato a Bari nel ventennio fascista da madre italiana e padre albanese, che vive nel Centro Storico di Modugno e che, pur avendone diritto, non vede ancora riconosciuta, nonostante il rispetto meticoloso delle procedure per richiederla, la propria cittadinanza italiana.

L'Amministrazione è più che mai allo sbando

Pubblichiamo una missiva sottoscritta da politici locali; Sinistra Ecologia e Libertà I Socialisti per Modugno Italia dei Valori Federazione dei Comunisti Assessore ai Servizi Sociali Lucia Blasi  I onsiglieri Comunali Damiano Di Cinque Francesco Caporusso Elena Di Ronzo

Sbagliata la scelta iniziale, o strumento di proselitismo attuale? A distanza di poco più di un anno da quella che doveva essere la ricetta per la soluzione di tutti i problemi della città, la Giunta Comunale è chiamata a discutere della riassegnazione degli incarichi concentrati sulla figura del Direttore Generale in virtù dell’altissima specializzazione e della necessità di tagliare sulle spese di gestione.

Sbagliata la scelta iniziale, o strumento di proselitismo attuale? Fatto sta che, nonostante il compenso “sensazionale” che l’Amministrazione comunale di Modugno riconosce al Direttore Generale, nulla di altrettanto sensazionale, ma nemmeno di ordinario, è mutato nei livelli gestionali che continuano una corsa verso il baratro che, ormai, sembra inarrestabile. Il re è nudo, ormai da tempo, e il Sindaco Rana è sempre più solo, vittima egli stesso della più sbagliata delle scelte. La sottovalutazione dell’importanza strategica di un Settore quale quello dei Servizi Sociali, affidato insieme ad altri alla direzione del City Manager come fosse oggetto di semplici attenzioni burocratiche o settore meritevoli di riduzione dei costi, sta moltiplicando gli effetti di una crisi economica complessiva che non colpisce più soltanto le fasce storicamente deboli del tessuto sociale, ma una massa sempre crescente di persone in cerca di sostegno per costruire risposte ai propri bisogni.

Di fronte alle difficoltà che sono il vissuto quotidiano del settore più esposto dell’Amministrazione comunale, il Capitano (Direttore Generale) che fa? Abbandona per primo la nave! Ed è così che, il Servizio Sociale del Comune è senza guida da settimane, oltre che allo sbando da diverso tempo determinando, oltre che un danno sociale che si aggiunge alle vicissitudini note, una sovraesposizione degli operatori alle reazioni generate anche dall’esasperazione di una utenza stanca di non ricevere risposte nonostante gli indirizzi e le risorse messe a disposizione in sede di programmazione.

Le giustificazioni addotte dal Sindaco Rana all’atto di nomina del Direttore Generale sono venute meno tutte, compresa la necessità di risparmiare sulla spesa del personale se è vero, come è vero, che oggi è posta in discussione la necessità di nominare tre nuovi Dirigenti senza però che sia contemplata l’ipotesi di dimissionare il Direttore Generale risultato palesemente inefficace nell’espletamento dell’incarico affidatogli. Non è giunto forse il momento che il Governo di questa città ritiri i remi in barca per evitare di continuare a produrre gravi ed irrimediabili danni?

Da chi ancora continua a definirsi forza politica inserita nell’alveo del centro sinistra (con tutto il peso etico che ciò comporta) ci aspettiamo l’avvio di un processo di analisi delle scelte operate in questi anni che parta dalla chiusura anticipata di questa esperienza amministrativa.  Sinistra Ecologia e Libertà I Socialisti per Modugno Italia dei Valori Federazione dei Comunisti Assessore ai Servizi Sociali Lucia Blasi  I consiglieri Comunali Damiano Di Cinque Francesco Caporusso Elena Di Ronzo

"Il patto tradito" spacca l'Udc

Il partito perde il gruppo consiliare che diventa Lista di Centro-Modugno. I motivi della scissione apparentemente legati alla scelta del candidato sindaco: Il consigliere regionale Peppino Longo chiede un passo indietro sul nome di Vasile ma il gruppo in risposta decide compatto di lasciare il partito.

Meno di tre mesi (escludendo l’ipotesi ballottaggio) e Modugno avrà un nuovo sindaco, avrà una nuova giunta, avrà un nuovo consiglio comunale. L’unica cosa che continuerà ad avere, si spera non per molto, sono gli stessi problemi. E, senza essere troppo ottimisti, molti nomi del passato tra i banchi rinnovati (si fa per dire) di maggioranza e opposizione. E nel parlare di elezioni amministrative, non si può tralasciare la bufera Udc.

Se la consuetudine nelle nostre grandi e piccole città sono coalizioni di destra, sinistra, e ultimamente del cosiddetto “terzo polo”, a Modugno anche il centro è diviso in due da qualche settimana. La rottura interna al partito prende però le mosse ben prima che questa campagna elettorale entrasse nel vivo. Per l’esattezza il percorso che ha portato alla scissione comincia in una lunga e tormentata sera del giugno 2010.

Al termine di una estenuante riunione del direttivo cittadino del partito, i consiglieri comunali, il sindaco e consigliere provinciale Pino Rana e il consigliere regionale Peppino Longo firmarono un documento che, almeno sulla carta, li metteva d’accordo su un nome: Pinuccio Vasile. Nome storico della politica modugnese, da diverse legislature tra i banchi di maggioranza e opposizione, per la prima volta candidato al ruolo di primo cittadino. Una candidatura, la sua, resa ufficiale quando ancora non si parlava di amministrative.

Già a settembre, quando Bari Sud Ovest ha deciso di arricchire il mensile di un inserto dedicato alla politica, una tra le prime interviste pubblicate fu proprio all’Udc. O meglio, all’allora Udc, perché era l’unico partito che sembrava avere le idee già molto chiare. Evidentemente, però, non erano chiare proprio a tutti. Solo qualche settimana fa, infatti, quando ormai manca davvero poco al voto, chi quel documento non avrebbe mai voluto firmarlo, ha scoperto le carte. Peppino Longo ha chiesto a Vasile di fare un passo indietro, di ritirare la sua candidatura e di sedersi al tavolo delle trattative con gli altri partiti moderati per trovare un nome condiviso.

“Perché la politica – ci ha tenuto a sottolineare Longo – è condivisione”. Vasile e i suoi non l’hanno proprio mandata giù e hanno annunciato di lasciare il partito. Longo ha tentato una mediazione, incontrando il direttivo e il segretario provinciale Filippo Barattolo. Non c’è stato nulla da fare. Il primo febbraio il documento di rottura: “il direttivo politico con i suoi componenti e i consiglieri comunali – è scritto – abbandonano il partito dell’Udc e fondano la Lista di Centro – Modugno. Le motivazioni vere di tale scelta – è scritto ancora – risiedono nella difficile gestione tra il cinismo della politica ed il fattore umano: la dignità personale di ogni uomo, l’amicizia, gli affetti, la riconoscenza, la parola data, la stretta di mano.

Chi fa politica per sé dimentica questi valori, mentre per chi fa politica per gli altri questi valori continuano ad essere importanti. Dovendo affrontare una guerra, in un mondo di guerre, abbiamo scelto di lasciare a taluni questo partito, senza rancori. Noi continueremo ad esserci, liberi”. Ed infatti ci sono ancora, con ben quattro liste: Coalizione di Centro, Lista di Centro-Modugno, Unione Cristiana Modugno e Alleanza per Modugno-sindaco Vasile. Quartetto a cui si aggiunge, come già da accordi precedenti alla scissione, l’Api di Sante Lomoro.