Poli Bortone in Senato: necessita un dibattito sull'emigrazione

Adriana Poli Bortone

Comunicato stampa del coordinatore regionale per “Io Sud”, On. Rosario Polizzi. Finalmente oggi in Senato un intervento da manuale, stile anni ’70. Al tempo in cui in Parlamento si diceva pane al pane con durezza, con veemenza, talvolta in modo provocatorio ma…senza volgarità, senza turpiloquio, mai l’insulto personale.

Certamente,oggi, l’atmosfera dell’aula era difficilmente respirabile, greve com’era dopo quell’interminabile minuto di silenzio, dedicato alle decine di migranti vittime del mare nella notte scorsa. Ma oggi al Senato si è avvertita anche la musica della politica, nell’intervento della senatrice di IO SUD Adriana Poli Bortone. Una musica affatto suadente! Parole secche, vibranti, circostanziate. La Poli Bortone ne ha avuto per tutti. Dal vuoto colpevole creato intorno al Ministro degli Interni, all’ipocrisia dell’Unione Europea, capace solo di predicare. Un argomentare in crescendo e grande forza dialettica.

Questo episodio parlamentare, naturale e normale nella sua connotazione di routine, ha tuttavia posto il discrimine fra la imperante mediocrità di stile e la necessità di una ripresa non più soltanto economica. IO SUD, infatti, tocca quotidianamente con mano il bisogno di verità, di passione politica e di genuinità amministrativa. Quindi la Poli-Bortone: “qual è il mestiere esatto di tante organizzazioni non governative che prendono un sacco di soldi dai singoli Stati,ma anche dall’Unione europea, senza rendicontare mai?” Nessuno infatti ha saputo o voluto rispondere al richiamo fatto con la forza e la determinazione di chi ha precisa conoscenza di fatti.

Rosario Polizzi  – coordinatore  regionale IO SUD.

Battista Bia lascia Pianeta Solidale e si schiera con l'Udc

Deluso dalle scelte politiche di Pianeta Solidale, Battista Bia ha lasciato la lista, “sposando” il progetto dell’Udc e del candidato sindaco Filippo Bellomo.Il 28 marzo scorso Bia ha rassegnato le proprie dimissioni “per la mancata trasparenza degli accordi sanciti inizialmente tra le parti– si legge in una nota a sua firma pubblicata sul suo profilo facebook – Ho creduto nel programma e l’ho condiviso da subito – scrive Bia – accettando la candidatura propostami da Peppino Scognamillo inerente l’assessorato alla Cultura in caso di vittoria delle elezioni. Ho sposato da subito il progetto della lista perché rispecchiava in gran parte il mio modo di essere.

 Qualcosa però ha minato fin da subito questo bellissimo giocattolo al quale ci siamo tutti teneramente affezionati. Fin dal primo giorno in cui ho visto sui manifesti la candidatura di Peppino Scognamillo a sindaco della lista, tra l’altro a mia insaputa, ho chiesto subito un incontro chiarificatore. Scognamillo mi risponde che giammai la sua intenzione era quella di candidarsi sindaco della lista, che il suo era solo un nome di bandiera e che avrebbe fatto un passo indietro” nel momento in cui ci fosse stato l’accordo sul nome di tutta la coalizione di centrosinistra.

“Durante l’ultima riunione – racconta Bia –  viene presentato un nuovo ulteriore candidato consigliere, dichiarando così esplicitamente che Scognamillo ha deciso da solo la propria incoronazione a candidarsi sindaco della lista, non entrare in coalizione con il centrosinistra come eravamo d’accordo e che saremmo andati alle elezioni da soli. Ciò vuol dire andare al suicidio (come molti asseriscono).

Con il candidato sindaco della lista – spiega Bia – i nostri voti sarebbero serviti alla nomina di un solo consigliere (sempre a condizione che lista raggiunga il 4% di consensi) e questo consigliere in tal caso avrebbe un solo un nome: Peppino Scognamillo. Come dissi a gennaio – conclude -in caso in cui le cose fossero rimaste così, io non ci sarei stato perché non faccio campagna elettorale per gli altri ma per me. Cerco solo di essere un umile sostenitore della coerenza”. Nell’annunciare le proprie dimissioni, Battista Bia comunica contestualmente di aver accolto la proposta di candidatura nell’Udc del consigliere regionale Peppino Longo, con un unico obiettivo: “resuscitare l’assessorato alla Cultura”.

Magrone sogna da 'bandito' un paese della legalità

Nicola Magrone, foto di Giuseppe Martino

Coinvolgente. Carismatico. Condivisibile nella scelta degli argomenti e nel tenore delle riflessioni. Nicola Magrone, ex procuratore capo di Larino, ha fatto sorridere, annuire e insospettire quei modugnesi che giovedì sera hanno scelto di partecipare all’assemblea convocata da “Italia Giusta secondo la Costituzione”.
Un modo per chiarire una volta per tutte che Magrone non è il candidato sindaco del partito ”La Puglia prima di tutto” ma che un percorso in vista delle prossime amministrative è tutt’altro che escluso. Anzi.

“Questa assemblea – ha detto Magrone – non chiude un percorso. In situazioni drammatiche come quella di Modugno un’obiezione di coscienza s’impone nell’interesse vero di tutti”. Modugno, insomma, ha bisogno di una rivoluzione. “Non violenta – ha detto Magrone – ma civile, morale, etica, di rispetto delle persone”. Quindi Magrone candidato sindaco? “Non so proporvi nulla – ha detto – Forse non abbiamo ancora concluso un’ipotesi di lista ma vi faccio una proposta. Chi avesse il desiderio di far diventare Modugno il paese della legalità, venisse da noi a dare la sua disponibilità. Andremo anche da soli – ha tuonato l’ex pm – senza lasciarci catturare dai procacciatori di voti. Noi siamo per le persone che non servono, per le persone scartate. Siamo per l’umanità che non conta nulla”. Quello che Magrone chiede ai modugnesi è “un gesto di libertà”.
A sostenere la sua candidatura, fino a questo momento, le associazioni “Azione e Tradizione”, “Comitato del Centro Storico”, “La Nuova Italia” e, naturalmente, “Italia Giusta secondo la Costituzione”.
L’analisi di Magrone è partita da molto lontano, con riferimenti alla questione della Centrale a Turbogas (“L’abbiamo avuta – ha detto – in violazione di tutte le leggi”), a temi nazionali, come quello del federalismo (“questa riforma – ha detto – tenta di stroncare il malaffare, la clientela, l’esorbitante lievitazione dei prezzi, invitando al rigore nell’amministrazione. Non possiamo continuare a fare i meridionali piangenti”).
Non ultimo, ma al contrario punto forte del suo intervento, il tema della legalità. “La popolazione – ha detto Magrone – ha un po’ paura di un’ipotesi di questo tipo”, riferendosi alla sua candidatura,  e riportando folcloristiche frasi in dialetto che tradotte significano: ‘se va quello non possiamo rubare più’. “Hanno capito bene: non si può rubare più”. Quindi il doveroso approfondimento sul concetto di legalità. “E’ un danno o un vantaggio? – si è chiesto retoricamente -E’ una minaccia per la popolazione o un modo per farla vivere più civilmente, in modo più civicamente decoroso? La legalità deve fare paura? Davvero siamo un paese in via di sviluppo in cui bisogna fare ancora educazione civica? A Modugno chi parla di legalità rischia di essere considerato un bandito, un terrorista”.
Frequenti, nel suo affascinante intervento, i riferimenti, con tanto di nomi e cognomi, al recente passato politico della nostra città, dagli “imperi di disoccupati che lavorano trovando lavoro agli altri, che è un’invenzione tutta italiana”, ai “brutali conflitti di interessi”, arrivando a paragonare Modugno ad “un paese feudale nelle mani di un padrone”. Magrone non ha risparmiato commenti sulla “prostituzione politica” dimostrata da certi amministratori, sulla “teoria e pratica dell’abuso nel fare politica accontentando uno o l’altro”, sul “codazzo di amichetti” rappresentato dagli innumerevoli assessori che negli ultimi anni di governo si sono susseguiti con l’unico obiettivo di “mantenersi a galla”. Infine un accenno al “politicismo eccessivo” che ha portato il centrodestra a diventare “un carro attrezzi del centrosinistra”.

Sulla Libia dopo i caccia volano gli stracci

Sollecitati dalla Francia che intende approfittare del malessere nord africano per sostituire l’Italia come partner privilegiato dei libici, si sono affannati a far decollare i loro velivoli da guerra e dopo soli quattro giorni cominciano a ripensarci. È già successo con Saddam, sarà la stessa cosa con Gheddafi. Alla spasmodica ricerca di fonti energetiche, l’Italia acquista dal vicino paese africano circa un quinto del suo fabbisogno annuale.
 
La nostra ENI, che commercializza con il più noto marchio AGIP la benzina prodotta con il petrolio libico, ha stipulato con il colonnello ora caduto in disgrazia, contratti da miliardi di euro negli ultimi anni, andando contro gli interessi delle maggiori compagnie mondiali del settore petrolifero, fra le quali non dimentichiamo esserci la francese Total. Estromesse dal paese libico nei primi anni settanta, dopo la presa del potere da parte dell’esercito capeggiato dal colonnello, cercano ora di approfittare dell’occasione.
Chi ci fa la figura peggiore in questi giorni è il presidente Berlusconi. Costretto negli anni a rincorrere e prevenire le mattane del leader libico per continuare a far arrivare petrolio e non immigrati sulle coste italiane, si è lasciato andare a dichiarazioni unilaterali di amicizia e solidarietà verso il dittatore africano, arrivando al punto di permettergli di accamparsi con tenda e amazzoni al seguito in uno dei giardini più belli di Roma. Svariate volte ha dovuto chiamare amico il Rais, non certo per ingraziarselo (vista anche la scarsa avvenenza della guida della rivoluzione) ma per allontanare l’incubo dei barconi pieni di clandestini dai porti italici.
Sbagliato fidarsi di Gheddafi? O invece non doveva fidarsi di chi, in nome della stabilità del bacino mediterraneo plaudiva alle esternazioni (un po’ claunesche questo sì – ma così è fatto l’uomo di Arcore) messe in scena dal Silvio nazionale? Obama, dopo aver iniziato anche lui una guerra, come tutti o quasi i presidenti Usa che lo hanno preceduto, ora intende defilarsi, spaventato dalla confusione creata dalle operazioni coordinate dal francese Sarkozy, novello Napoleone talmente ossessionato dal desiderio di apparire più alto che non si cura dell’incerta andatura che assume camminando con delle scarpe dai tacchi tanto alti.

Il caso Gatti avvelena l'aria a Modugno

La calunnia è un venticello – Un’auretta assai gentile – Che insensibile sottile – Leggermente dolcemente Incomincia a sussurrar. – Piano piano terra terra – Sotto voce sibillando – Va scorrendo, va ronzando, Nelle orecchie della gente – S’introduce destramente, – E le teste ed i cervelli – Fa stordire e fa gonfiar. Dalla bocca fuori uscendo – Lo schiamazzo va crescendo: – Prende forza a poco a poco, Scorre già di loco in loco, – Sembra il tuono, la tempesta – Che nel sen della foresta, Va fischiando, brontolando, – E ti fa d’orror gelar. – Alla fin trabocca, e scoppia, – Si propaga si raddoppia E produce un’esplosione – Come un colpo di cannone, – Un tremuoto, un temporale, Un tumulto generale – Che fa l’aria rimbombar. E il meschino calunniato – Avvilito, calpestato Sotto il pubblico flagello – Per gran sorte va a crepar. (Rossini – Il Barbiere di Siviglia).

 

Oltre alla calda aria dei tradizionali fuochi di San Giuseppe a Modugno si respira l’aria mefitica della campagna elettorale. L’elenco dei candidati a sindaco non è ancora completo e giunge già da svariate direzioni quello che Rossini, nel barbiere di Siviglia, chiama il venticello della calunnia. In un’altra parte del giornale riportiamo la dichiarazione rilasciata a Bari Sud Ovest dal … meschino calunniato; dichiarazione alla quale i lettori di BSO sapranno dare il giusto valore. Quello che riteniamo invece importante per la totalità degli elettori modugnesi è conoscere le motivazioni per le quali ad una notizia vecchia di otto anni, tanti ne sono passati dall’inizio delle indagini sulla corruzione all’istituto autonomo case popolari (IACP) di Bari, viene dato un risalto tale da interessare addirittura un giornale come Il Fatto Quotidiano. In casi come questi è spontaneo chiedersi a chi giova? A chi può far comodo avvelenare l’aria rimestando nella memoria di cose avvenute nel 2003?

A distanza di tanti anni dai fatti, si chiede l’applicazione di un cosiddetto codice etico che vieta la candidatura a consigliere, assessore e ancor meno a sindaco a persone incriminate ed ancora in attesa del giudizio definitivo, addirittura a pochi giorni dalla prescrizione. Ma questa persona, che allo IACP ci lavora ancora, era consigliere comunale fin dall’inizio del processo in cui risulta imputato, è stato assessore, è stato ricandidato e rieletto a consigliere, ha ricevuto dalla maggioranza degli iscritti al suo partito l’incarico di segretario del PD modugnese e solo oggi, che le primarie del suo partito lo hanno designato come candidato ufficiale nella competizione a sindaco, vede riaffiorare una notizia di cui, anche lui sottovalutava l’importanza. La segreteria politica locale e quella provinciale del PD, partito che da sempre fa della questione morale uno dei principi cardine di ogni campagna elettorale, dovrebbero spiegare agli elettori di Modugno, in maniera convincente, i motivi per cui hanno ritenuto l’ingegner Gatti persona irreprensibile, onesta e meritevole di ogni rispetto; altrimenti si potrebbe pensare che sia tutta una manovra architettata ai danni del candidato per estrometterlo dalla corsa a sindaco. Manovra che come diceva il latino Seneca “cui prodest scelus, is fecit”, cioè “colui che ottiene vantaggi da un crimine, egli l’ha compiuto”, può essere stata architettata e realizzata con premeditazione solo da un suo concorrente. Certo non è un crimine quello di sussurrare una notizia in un orecchio, stare a guardare mentre lentamente arriva ad assumere le dimensioni di uno schiamazzo prima e di un terremoto dopo, fino a diventare uno tsunami direbbe oggi Rossini.

Non possiamo tacere o nascondere la preoccupazione che prende tutti nel constatare che il malvezzo di accusare e condannare fuori dalle aule di tribunale i propri avversari politici prende sempre più piede. Ci permettiamo di dare un consiglio all’ingegner Domenico Gatti, scopra a chi giova la sua estromissione e scoprirà l’avvelenatore della campagna elettorale modugnese. A tutti gli altri candidati, di ogni partito e lista locale, possiamo solo suggerire di dargli una mano nella ricerca, perché se questo tipo di venticello elimina Mimmo Gatti, molti saranno colpiti nella stessa maniera da altri sussurri e tempeste fino a che … Sotto il pubblico flagello – Per gran sorte va a crepar.. la nostra Modugno.