Nicola Magrone
“Se la Puglia di Vendola cammina con l’esempio di Modugno, è un obitorio, altro che laboratorio”. E’ partendo dall’analisi dei “problemi reali” della città di 40mila abitanti alla periferia di Bari, che si è posta “la necessità e l’urgenza di dare il proprio contributo”.
Nicola Magrone, ex procuratore capo di Larino, ha ufficializzato la sua candidatura a sindaco di Modugno, sostenuto da tre liste: “Italia Giusta secondo la Costituzione”, associazione di cui è presidente, “Comitato per la tutela e la valorizzazione del centro storico-La Motta” e “Per Magrone sindaco, protagonisti della Nuova Italia, Azione e Tradizione, Verdi”, che comprende i tre diversi simboli.
“Siamo partiti da una constatazione obiettiva – ha detto Magrone – il centro storico di Modugno è complessivamente un corpo di reato perchè non è più tollerabile che un paese civile tenga in queste condizioni un patrimonio che è di tutti. Nel nostro programma – ha spiegato l’ex pm – abbiamo trasferito i principi fondamentali della nostra carta costituzionale” nelle parti dedicate ai principi fondamentali, ai diritti e doveri dei cittadini e all’ordinamento della Repubblica. Nel programma si parla di “dieci anni di sregolatezza ordinamentale e di imbarbarimento sociale-etico-politico” che “impone un’autentica rivoluzione nella cultura e nei comportamenti degli amministratori”.
Tredici i punti su cui si basa il programma di Nicola Magrone, dallo Statuto comunale da “adeguare alla legislazione attuale” alla necessità di istituire “un attrezzato ed efficiente Ufficio legale del Comune per sottrarre al clientelismo l’affidamento di pratiche e consulenze legali”. Al di là dei singoli punti del programma “Modugno – sottolinea Magrone – ha bisogno di una guida autorevole, politicamente e culturalmente omogenea. Ha bisogno di amministratori che non abbiano personali interessi da tutelare e che abbiano, anche per questo, la capacità di amministrare per un’intera legislatura. Sinistre vicende degli ultimi due anni dimostrano che la questione morale e criminale, a Modugno, è lontana dall’essere stata risolta. E questa è – conclude Magrone – , su tutte, la questione modugnese. Un paese che non può essere amministrato da pochissimi potentati economici ormai non solo per interposta persona ma addirittura direttamente. La questione modugnese è questione democratica ma anche e soprattutto questione morale”.
Parlando del problema lavoro, Magrone non ha risparmiato riferimenti a “certe venature di mafiosità che appaiono nel nostro Comune”. Quindi una lunga digressione sulla “cultura del servilismo”. “Vogliamo tentare di fare questa nostra battaglia – ha detto – come ultima spiaggia per un comune che è morto. Qui non c’è un cinema, non c’è un teatro, non c’è nulla, ma quel che è più grave è che non c’è un’opposizione da 10 anni. Non c’era riuscito nemmeno Mussolini. Un Consiglio comunale di 30 consiglieri al comando tutti in maggioranza. Questo significa staccare completamente il potere pubblico dalla comunità. A Modugno non esistono forme di dissenso. Oggi il Comune – ha tuonato l’ex pm – non fa più l’arbitro dell’economia, fa il gestore dei vari potentati attraverso la tecnica della distribuzione capillare degli incarichi”. Magrone ha concluso il suo intervento con un invito che suona come un proposito: “Creare nel paese un minimo di senso critico”.
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