Caro Fedele ti scrivo,
e come più o meno scriveva, al fresco nella sua villa alle Tremiti, Lucio Dalla, io, più modestamente, nel fresco ti scriverò dal balcone di casa.
Nella tua “lettera al direttore”, cerchi di mettere una pezza “più peggio” del buco del tuo voler paragonare l’attuale amministrazione modugnese ad una amministrazione di destra. Lo fai addirittura inserendola, per “chiariamo subito”, in un simpatico elenco di “esempi illustri” nel quale figurano alcuni matt(e)i che a te, per la tua radicata fede politica, risultano alquanto indigesti. Lo fai con la tua consueta capacità espositiva. A sentirti (leggerti) senza prestare la, a te sempre dovuta, giusta attenzione, chi ti ascolta (legge) si convince ad essere con te d’accordo. Per me, che presto la massima attenzione alle tue parole, appare del tutto evidente la tua volontà di certificare l’estraneità di questa amministrazione dal novero della totalità di quei cittadini che tu inserisci, nostalgicamente, in un “nouveau tiers état”. Come in una famosa fattoria, convochi i cittadini più eguali degli altri in un raduno, dal quale, oltre ad una gran parte dei modugnesi, escludi questa amministrazione perché dalle “evidenti connotazioni di destra”, che a causa della sua “condizione culturale, esperienziale, talvolta psicologica” è indotta “alla supponenza, alla presunzione, all’arroganza, alla prevaricazione” e che con “comportamenti tracotanti e pregni di intolleranza” ha “vessato, emarginato, trascurato offeso e vilipeso” tutti quelli che hanno partecipato all’”assemblea dei cittadini”.
Hai gettato la maggioranza dei modugnesi con l’acqua sporca dell’amministrazione.
L’intento di sollecitare una discussione l’hai raggiunto, ma se insisti a dire che Magrone, visto che non è di sinistra, è come uno di destra, non sarà certamente una discussione pacata e scevra da conflittualità dialettiche.
Magrone ha fallito il suo compito politico, su questo siamo perfettamente d’accordo. Ancorato a un lontano passato nel quale era consuetudine prostrarsi al passaggio del notabile paesano, non ha mai superato la mancanza di “rispetto” di chi, senza il suo benevolo consenso, ha scelto una linea politica diversa dalla sua, addirittura votandogli contro nelle elezioni nazionali del ’96, o si è arricchito con una attività così poco nobile come quella dell’imprenditore edile o ancora l’indifferenza di chi non ha mai avuto problemi con la giustizia e non si è mai affidato al suo perdono misericordioso.
A questo punto voglio citare il pensiero di un altro Lucio, Anneo Seneca, magari non proprio esattamente come l’ha scritto lui che oltretutto usava il latino. Questo grande autore, più o meno tuo coetaneo, alla domanda “Che cosa ti occorre per essere buono?”, rispondeva: “La volontà”. Socrate avrebbe risposto: “Conoscere le virtù” ma lui era di un’altra epoca. Ecco forse è questo l’aspetto negativo più evidente dell’attuale gestione comunale, gli è mancata la volontà di essere una “buona amministrazione”. Ha privato i modugnesi della speranza in un futuro migliore, rendendoli meno felici.
A proposito della felicità concludo riportando uno scritto di Gianni Rodari, che con semplicità così parla della felicità: «Vorrei sapere in che consiste la felicità e se si può essere felici tutta la vita. Per essere sicuro di non sbagliare a rispondere, sono andato a cercare in un grosso vocabolario la parola “felicità” ed ho trovato che significa “essere pienamente contenti, per sempre e per un lungo tempo”. Ma come si fa ad essere “pienamente contenti”, con tutte le cose brutte che ci sono al mondo, e con tutti gli errori che facciamo anche noi, ogni giorno dell’anno? Ho chiuso il vocabolario e l’ho rimesso in libreria, con molto rispetto perché è un vecchio libro e costa caro, ma ben deciso a non dargli retta. La felicità dev’essere per forza qualche altra cosa, una cosa che non ci costringa ad essere sempre allegri e soddisfatti (e un po’ stupidi) come una gallina che si è riempita il gozzo. Forse la felicità sta nel fare le cose che possono arricchire la vita di tutti gli uomini; nell’essere in armonia con coloro che vogliono e fanno le cose giuste e necessarie. E allora la felicità non è semplice e facile come una canzonetta: è una lotta. Non la si impara dai libri, ma dalla vita, e non tutti vi riescono: quelli che non si stancano mai di cercare e di lottare e di fare, vi riescono, e credo che possano essere felici per tutta la vita» (G. Rodari, Il libro dei perché – 1980).
Ecco forse dovremmo iniziare a cercare di accrescere la nostra felicità restando in armonia con coloro che vogliono e fanno le cose giuste e necessarie, piuttosto che “immusonirci” parlando delle “estranee”, a noi tutti di destra come di sinistra, invereconde tendenze politiche di questa amministrazione.
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