Gatti come Rana?

altDalle sedi dei partiti che compongono la maggioranza dell’amministrazione Gatti giungono segnali inquietanti.

Quello che negli anni di amministrazione Rana era diventata una prassi per il centro sinistra e cioè: l’entrare in crisi, il discutere su come superarla ed infine varare un nuovo elenco di assessori per andare avanti un altro po’ di tempo prima di: un’altra crisi, altre discussioni ed ancora altri assessori e così via, sembra stia per ricominciare. Il PD modugnese, oggi come allora primo partito della maggioranza, continua a dimostrare di non essere in grado di assumerne la guida.

Sembra stia avvenendo proprio il contrario di quello che nel giugno del 2010, dopo l’ennesima crisi della giunta Rana, il suo segretario cittadino si riprometteva – “non lascerò sfibrare, svuotare ed avvilire questo pd di modugno in estenuanti ed interminabili trattative o rincorse dietro le singole ambizioni di una vecchia logica di visibilità o di potere”. Per tutti gli italiani si prospetta un lungo periodo di sacrifici: disoccupazione, aumento delle tasse, riduzione del potere di acquisto e di sicuro, per i modugnesi, affrontare questa crisi senza un governo cittadino che sappia affrontare le emergenze che si creeranno a breve per la riduzione delle risorse da destinare ai più sfortunati, all’assistenza ai disabili, ai servizi per gli anziani sarà ancora peggio.

Ritrovarsi dopo appena sei mesi con un sindaco in balia di qualche consigliere con il mal di pancia, con un vicesindaco dimissionario, con l’ufficio tecnico che sembra essere diventato il porto delle nebbie in cui i tecnici e gli operatori attendono le sentenze del TAR per orientarsi nel disbrigo delle pratiche a loro affidate. Non basta la buona volontà per essere dei bravi amministratori, per fare il sindaco non basta vincere le elezioni e questo Mimmo Gatti lo ha capito; ora caro sindaco tiri fuori le sue doti nascoste e si attrezzi per governare la città, metta in pratica il proposito del segretario del partito da cui si è sospeso “…la democrazia e la partecipazione corrono sempre il rischio dell’inquinamento ma i giochetti offendono ancor di più la dignità e l’intelligenza degli iscritti di un partito che sia capace anche di scelte impopolari ma fedeli ai valori del centrosinistra e, talvolta, scelga anche di perdere, conservando la propria dignità (….) la strategia politica non mascheri il mercimonio (….) il compromesso non venga elevato al rango di mediazione, arte sempre da esercitare con la massima oculatezza e il massimo confronto“.

Poi se proprio non ci riesce faccia il bel gesto di andarsene a casa portandosi dietro i suoi “compagni” di sventura. Farsi ricordare per un gesto così eclatante sarebbe senz’altro più dignitoso che ripetere la lunga agonia dell’amministrazione che l’ha preceduta.

Dimissioni del vicesindaco, crisi o rilancio?

altCon le dimissioni di Filippo Bellomo verrà meno la coesione politica dell’attuale maggioranza? Il sindaco Gatti a chi affiderà l’incarico di vicesindaco? Saranno necessarie lunghe contrattazioni fra i vari referenti dei partiti che compongono l’attuale maggioranza o sarà l’UDC a comunicare il nominativo del nuovo vicesindaco? E manterrà la delega alle attività produttive o ci sarà una ridistribuzione degli incarichi?

Le modalità con le quali saranno date le risposte ai tanti interrogativi suscitati dall’uscita di scena di Filippo Bellomo daranno la misura definitiva delle qualità politiche dell’attuale maggioranza. Tempo per dimostrare di essere in grado di governare la città, il sindaco Gatti e i partiti che lo appoggiano, ne hanno avuto ma i risultati non sembrano all’altezza delle aspettative di quanti hanno votato per loro. La mancanza di iniziative e di risultati denunciata dall’ex vicesindaco è causata dalla crisi che ormai pesa su tutta l’Europa o è dovuta a carenze della maggioranza? L’estromissione dal consiglio di amministrazione dell’ASI del rappresentante del comune di Modugno non è un fatto da poco però iniziative in merito non se ne vedono, ha ragione quindi Bellomo quando dice che l’amministrazione è ferma?

I partiti e i movimenti politici che compongono la maggioranza sono gli stessi che compongono la maggioranza alla regione Puglia con in più, a Modugno, L’UDC di Peppino Longo che a Modugno è nato e ci vive; allo stato attuale però non sembra che l’amministrazione Gatti ne abbia saputo trarre alcun vantaggio. Non è solo Bellomo che dice che questa maggioranza non funziona. Questa maggioranza, ha ricevuto dagli elettori il mandato a governare per cinque anni la città; deluderà i propri elettori dimettendosi, come ha fatto Filippo Bellomo, dando così ragione a quanti ne criticano l’operato o approfitterà dell’attuale momento di crisi per attrezzarsi ed operare per dare alla città quelle risposte di cui l’ex vicesindaco denuncia la mancanza? Il sindaco Gatti saprà rimediare alle evidenti lacerazioni interne del suo partito e ricreare le sinergie che tanto gli sono state utili in campagna elettorale?

Il PD coinvolgerà i consiglieri regionali che hanno contribuito alla nomina a sindaco di Mimmo Gatti e presentare un fronte unico per rimediare allo scippo dell’ASI perpetrato a danno dell’intera città di Modugno dal sindaco di Bari Emiliano? Insomma l’azione di Bellomo è il segnale di inizio della crisi politica di questa giunta o le sue dimissioni da vicesindaco sono l’onesta ammissione dei propri limiti? Si è dimesso perché la giunta non funziona o perché ha capito di non avere le capacità che la gente gli attribuiva? E il sindaco Gatti darà ragione a Bellomo dimettendosi o rilancerà l’azione politica della maggioranza dandogli torto? In entrambi i casi finalmente saranno date delle risposte.

Il peso del debito pubblico

altQuarantatremila miliardi di dollari, più di trentunomila miliardi di euro che se moltiplicati per 1936,27 lire per ogni euro fa 60 milioni di miliardi; circa. Cinquemila euro per ognuno degli oltre sei miliardi di abitanti della terra.

 

Noi italiani saremmo fortunati se potessimo pagare solo 5.000 euro a testa per pagare tutto il debito pubblico italiano, ma per pagare i 1.900 miliardi che abbiamo di debito ogni abitante del bel paese dovrebbe sborsare 33.000 euro.Ma come è stato possibile accumulare tanti debiti? E come sono stati spesi tanti soldi? E dove sono finiti? Se ci sono debiti ci sono crediti e i soldi non spariscono, ci sono; non circolano ma ci sono.

Quello che alimenta la crisi non è il debito ma la mancanza di denaro, che non circola. Se il denaro non circola non si possono pagare i debiti, se le aziende vengono pagate in ritardo rallenteranno i loro pagamenti, ritarderanno l’accredito dello stipendio dei dipendenti che a loro volta ritarderanno o ridurranno i loro consumi. Meno soldi girano più aumentano i debiti. A vantaggio di chi i soldi li presta, vendendoli ad un prezzo che non sarà mai possibile pagare.

Con la circolazione delle monete d’oro o d’argento si restituiva un prestito aggiungendovi una percentuale che teneva conto dell’usura delle monete che nel tempo perdevano peso. Ogni moneta aveva il suo valore, immutabile nel tempo, ma il suo peso variava per l’usura, quindi l’usura, l’interesse era un rimborso della perdita di peso della moneta nel tempo. Nell’antico testamento, la legge di Mosè prevedeva, ogni 50 anni, la remissione dei debiti; ogni giubileo comportava, tra l’altro, la restituzione delle terre agli antichi proprietari, la liberazione degli schiavi e il riposo della terra. Aristotele asseriva che Nummus nummum parere non potest (il denaro non può generare denaro) e spiegava come solo dal lavoro umano o dal suo intelletto potesse nascere la ricchezza.

Poi sono nate le lettere di credito. Gli orafi fiorentini consegnavano, a chi depositava nei loro forzieri monete d’oro e gioielli, della carta, della semplice carta su cui era scritto quanto era stato depositato nella loro cassaforte. Emettere lettere di credito per un valore superiore a quanto si avesse nei forzieri fu il passo successivo. Altrettanto semplice fu il passare dalle lettere di credito alle banconote che garantivano (e questo fino al 1971) di restituire, in oro, il valore indicato sulla banconota stessa. Da allora, abbandonata la cosiddetta parità aurea, ogni nazione ha potuto emettere titoli di debito (in Italia BOT, CCT, ecc) che acquistati dalle banche vengono da queste ultime venduti ai risparmiatori che in ultima analisi acquistano quote del proprio debito pensando di guadagnarci.

Trentunomila miliardi di euro; in banconote da cento euro, del peso di 1 grammo, vuol dire un peso di 10 kili per milione e cioè dieci tonnellate per miliardo e quindi trecentodiecimila tonnellate, di carta, di semplice carta. Magari sarà proprio per questo che il debito pubblico “pesa” sulle spalle di tutti noi.

I Politici e "La Società Civile"

Il riferimento più usato dai rappresentanti delle forze politiche quando intendono indicare la globalità degli Italiani; è quello alla “società civile”. Quasi fossimo, noi italiani, un unico gruppo, un unico insieme di individui con lo stesso tenore di vita, con interessi comuni. Molti sicuramente ci credono, altri no! Mentono sapendo di mentire.

Collettività, SI! Civile – perché vengono rispettate (!) le leggi che regolamentano usi e comportamenti all’interno della comunità stessa – va bene. Società NO! Società indica un insieme di persone che partecipano alle decisioni, agli utili derivanti da iniziative comuni, un tutt’uno insomma, in cui ognuno partecipa attivamente e pienamente, socio di una società. In una società i soci hanno diritti e doveri regolati dal buon senso e dalla convenienza; nessuno rimane a lungo in una società che produce solo debiti e deficit. Come quella in cui, ruberie e mal governo, ci condannano a vivere.

Per sentirsi soci è necessario partecipare alle decisioni, decidere sulla conduzione, sulla direzione che la società intende seguire per raggiungere lo scopo sociale, altrimenti non si è soci ma inferiori, subalterni, pedine senza valore che altri manovrano sulla scacchiera della comunità umana. Non è possibile sentirsi soci se si deve sopportare il peso delle perdite e rimanere esclusi dalla distribuzione degli utili. Non avere diritti ma solo doveri è da sudditi, non da liberi associati. Sentirsi suddito non è piacevole, avere la consapevolezza di dover lavorare una vita intera per lasciare in eredità ai figli una quota del debito pari a due anni di “salario”. (questa è la quota, il dividendo che la cosiddetta società civile vuole affibiarci) non è proprio quello che gli eredi si aspettano da un buon genitore.

Un precetto che ci viene dato nel Vangelo è quello di amare il nostro simile come noi stessi; nel bene di chi ci è vicino risiede il nostro bene; il bene comune è il nostro bene. La partecipazione agli utili della società umana altro non è che il bene generale. Tale benessere, invece, non viene raggiunto dalla totalità degli individui poiché le leggi che regolano la nostra collettività non sono regole societarie ma obblighi, dettati e imposti da individui che vivono al di fuori della comunità, che seguono regole diverse. Rendere generale il benessere, dividere equamente gli utili è stato ed è il sogno e la missione che tanti uomini hanno fatto proprio, la meta che vogliono raggiungere.

Ma se l’intenzione è meravigliosa altrettanto non si può dire dei medoti usati per raggiungere tale traguardo. Per il raggiungimento di tale fine non si è mai tenuto conto della natura umana, l’uomo è tale prima di essere socio; cercare di ottenere dall’uomo un comportamento che non sia essenzialmente umano significa fallire lo scopo già in partenza. L’uomo trova soddisfazione, nel raggiungere il benessere, quando ha ottenuto quello che gli spetta per capacità, per applicazione, per merito personale; pertanto un individuo si sentirà parte della società, si sentirà socio effettivo quando riceverà la giusta mercede, il giusto guadagno in cambio del proprio lavoro, della propria abilità, il pagamento per i sacrifici che sopporta per il bene proprio e degli altri, per il benessere collettivo.

Rendere l’individuo socio effettivo della società civile deve essere il fine dell’azione politica dei partiti che si rifanno agli ideali di giustizia, di libertà, di impegno civile e rispetto degli altri. Tutti gli sforzi devono tendere alla societarizzazione della collettività umana. Societarizzazione, rendere societario l’ordinamento della nostra comunità, compartecipazione alle decisioni, responsabilizzazione del cittadino per cambiarne la condizione da suddito a socio effettivo. Come raggiungere tali obiettivi deve essere l’interrogativo principale cui i partiti devono dare una risposta.

Anni fa per compartecipazione agli utili si è inteso tutto e il contrario di tutto. La grande illusione del socialismo reale ha portato la comunità umana sull’orlo del disfacimento totale, dell’annientamento nell’olocausto finale a causa dell’eterna lotta di classe, conseguenza dell’imposizione della parità, dell’uguaglianza a tutti i costi a prescindere dalle capacità, dall’impegno personale, del merito individuale, insomma sudditi non soci. Legge fondamentale delle società è la partecipazione agli utili, in base alla quota di partecipazione alla società stessa, più quote più utili, più merito più utili.

Gli Auguri dell' Editore

Auguri di Buon Natale e felice anno nuovo dai giornalisti, dalla redazione e dall’editore di Bari Sud Ovest. Tanti auguri di buone feste a tutti. È probabile che qualcuno abbia voglia di augurare a qualcun’altro una buona fine!!! Noi, invece, auguriamo a tutti un buon inizio d’anno e per fare in modo che il nuovo anno sia più bello, Bari Sud Ovest avrà il suo sito internet. Sul nostro sito web, da gennaio, i lettori troveranno le immagini, i reportage, le interviste, i video con cui noi racconteremo i fatti e daremo le notizie. Il giornale stampato continuerà ad essere un mensile che raccoglierà le opinioni, gli avvenimenti e le interviste come ha sempre fatto. Cercheremo di farlo ancora meglio raccogliendo sul sito web le vostre opinioni, le vostre foto, le vostre interviste e le riporteremo sul giornale. Bari Sud Ovest, con il vostro aiuto, sarà sempre la voce di tutti. Senza limitazioni. Come è sempre stato. Le opinioni personali le teniamo per noi e le discutiamo di persona; pubblichiamo
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