Magrone hai deluso

Un magnifico discorso, un po’ lungo ma ben articolato, da uomo colto,

dotato di una vasta cultura generale, un grande oratore, un campione di retorica.

La Retorica, l’arte del persuadere attraverso l’uso della parola. Cicerone nel De oratore codifica le cinque parti del “discorrere” in: inventio (ricerca degli argomenti), dispositio (loro collocazione nell’economia del discorso), elocutio (lo stile, le figure, il linguaggio arricchito), memoria (capacità di ricordare), actio (le tecniche vocali e gestuali, l’arte scenica); ed è questo che il sindaco ha fatto. Ha scelto gli argomenti elencandoli in un manifesto (forse sarebbe stato opportuno evitare che dei solerti suoi aficionados ne attaccassero innumerevoli copie in punti della città non idonei ad ogni tipo di affissione). Ha deciso con quale argomento iniziare il suo comizio e con quali altri proseguire, indebolendo la resistenza degli ascoltatori dilungandosi sulla vicenda OM – argomento di grande interesse per i lavoratori di quella azienda ma che dopo un po’ stanca chi attende di sapere come la città di Modugno possa diventare giusta secondo la costituzione. Ha usato un linguaggio idoneo all’uditorio, stilisticamente perfetto, ricco di similitudini e riferimenti a situazioni drammatiche. Ha ricordato circostanze ed avvenimenti parlandone in modo tale che, seppur già noti agli ascoltatori, tali accadimenti sono sembrati recentissimi e sconosciuti e lo ha fatto usando tecniche vocali e gestuali che hanno conquistato i presenti. Una défaillance nella sua esposizione dei fatti, certamente determinata dalla sua veemenza oratoria con la quale spesso travolge tutto e tutti (ha erroneamente attribuito al consigliere regionale Peppino Longo la proprietà dei locali del centro anziani) ha fatto sorgere negli astanti qualche dubbio: “se commette errori così madornali su argomenti di così poco conto chissà se ha ragione su quelle più importanti” s’è udito fra la folla. Dubbi incrementati quando, in vernacolo, ha asserito che nell’incontro con i tecnici e i rappresentanti delle imprese edili qualcuno gli abbia suggerito, in maniera subdola e “delinquenziale” (che egli però non ha denunciato né allora e nemmeno dopo) di lasciar perdere la questione delle varianti illecitamente adottate dal ’99; vero il suggerimento, non i modi “malavitosi”.
Quando fra gli applausi, brevi e limitati anche fra i suoi scarsi ammiratori presenti, ha terminato il suo comizio, forse anche il sindaco avrà avvertito la palpabile delusione dei modugnesi, accorsi in piazza Sedile per ascoltare dalla sua voce essenzialmente due cose, primo: l’elenco delle cose necessarie per la città e i modugnesi di cui si è cominciato a fare qualcosa e, secondo: il nome di chi, in consiglio comunale o altrove, impedisce al sindaco di farle.
Riaffermare di voler eliminare ogni illegalità e prevaricazione nella prassi quotidiana dell’amministrazione cittadina è inutile: la totalità della gente onesta di Modugno (il 99,99 per cento dei modugnesi lo è) che l’ha votata l’ha fatto per questo; chi non l’ha votata, signor sindaco, l’ha fatto perché non si fidava delle sue capacità di conciliazione; un requisito politico necessario per la soluzione – lecita – dei problemi che ostacolano la rinascita della comunità modugnese e abbattono la speranza in un futuro migliore.

Vai Magrone, vai che sei solo

La storica frase «Un uomo solo è al comando; la sua maglia è biancoceleste; il suo nome è Fausto Coppi»

del cronista Rai al Giro d’Italia del 1949, forse riassume al meglio ciò che i modugnesi si augurano di vedere lunedì 16 giugno in piazza Sedile. I presupposti ci sono tutti. Distante dai suoi gregari forse più di quanto “l’airone” seppe fare in quella mitica giornata, il nostro benamato sindaco ha posto una considerevole distanza fra sé e una larga parte della sua maggioranza, escludendola, di fatto, da ogni decisione importante. I consiglieri di maggioranza sentono sminuire il loro seguito elettorale, non riescono, così dicono, a svolgere “fattivamente” la loro funzione di rappresentanti eletti per “governare”; non sanno che risposte dare ai loro elettori, né tantomeno riescono a mantenere le loro promesse elettorali. Asseriscono di non ricevere le informazioni in tempo utile e aspettano lo svolgimento dei consigli comunali per conoscere le decisioni del sindaco, alla stregua di semplici consiglieri di opposizione.
Anche l’ormai antica distanza dal PD, partito di riferimento di molti dei suoi consiglieri più votati, si acuisce sempre più: gli ultimi episodi sono la mancanza di ogni riferimento, nei comunicati stampa dell’Assessorato al Lavoro della Regione Puglia, dei meriti dell’amministrazione Magrone nella vicenda OM e il mancato invito alla “riunione” di Roma dell’11 giugno scorso (vedi comunicato del sindaco). Eletto deputato nel ’94 con i voti della sinistra, Magrone non fu confermato nel ’96 proprio perché la sinistra, specialmente la sinistra modugnese, gli negò quel largo consenso che si aspettava. La stessa sinistra modugnese che fu sconfitta nelle successive elezioni comunali del 1997. In quelle elezioni del ’97 furono eletti i consiglieri comunali che poi, nel ’99, approvarono quelle norme in materia edilizia, mai approvate dalla regione Puglia, che oggi sembrano aumentare ancora di più la distanza tra il sindaco e alcuni dei consiglieri di maggioranza (vedi il comunicato di “Adesso Modugno con Dignità”). Lunedì 16 il sindaco ha promesso di parlare, fra le altre cose, di ciò che l’applicazione di quelle norme ha comportato per la città di Modugno e la gente si aspetta di sentire finalmente quello che troppe volte è sembrata più una minaccia che una promessa di rivelazioni sulla correttezza non solo dei tecnici comunali ma anche della cosiddetta società civile.
Se farà davvero quello che in tanti sperano, il sindaco potrà sfilare fra ali di folla entusiaste come quelle che acclamavano il “campionissimo” sulle salite del giro d’Italia e continuerà a poter contare pure sui voti dei suoi gregari, che non dimenticano di essere stati eletti, in maggioranza, perché Nicola Magrone ha vinto.
È per questo quindi che Modugno spera di sentire, come nei tempi gloriosi, “Vai Nicola, vai che sei solo”.  

 

Magrone sei antipatico

È giusto, ha ragione, ma quanto è antipatico; ancora una volta il sindaco Magrone prospetta un provvedimento giusto e necessario mostrando “la faccia feroce”. Una comunicazione inviata dal comune di Modugno, nel lontano 1999, agli uffici regionali che si occupano dell’edilizia privata, è stata dimenticata in qualche cassetto dell’extramurale Capruzzi e questo ha fatto si che alcuni parametri edilizi, che i tecnici di Modugno applicano da quindici anni nei loro progetti edili, oggi appaiono illegittimi. Nell’introdurre l’argomento il sindaco Magrone dopo i rituali ringraziamenti per la partecipazione all’incontro ha chiesto la collaborazione degli intervenuti per trovare la necessaria soluzione al problema e dopo aver spiegato i motivi per cui oggi il problema esiste ha comunicato ai presenti come l’amministrazione intende risolverlo. Soluzione contestata dagli intervenuti che, con varie argomentazioni, hanno chiesto e proposto alcune soluzioni alternative, tutte sistematicamente rigettate dal sindaco che ha esposto, con la sua nota capacità espositiva, la giustezza del provvedimento già adottato. Tutto bene, d’accordo; però un tono più pacato, un eloquio meno aggressivo, un discorrere che faccia comprendere come l’amministrazione sia consapevole delle difficoltà che gli operatori dell’edilizia dovranno affrontare, avrebbe reso più sereno il dibattito. Questo continuo battagliare e difendere a “spada tratta” le proprie determinazioni rende il primo cittadino modugnese antipatico. Impugnare la spada per affermare la giustezza del proprio operato, mostrare il pugno di ferro a chi ha applicato – in buona fede – delle norme illegittime, usare l’arma del sarcasmo per tacitare qualche intervento fuori tempo ed extra microfono, non rende facile fornire, seppur richiesta, una collaborazione alla soluzione del problema, né tantomeno riconoscere, pacatamente, come necessario un’ulteriore rinvio dell’inizio dei lavori edili già da tanto tempo fermi. La città di sicuro ringrazia il sindaco Magrone per aver fornito ai modugnesi i mezzi per il rispetto della legalità – fra l’altro ha vinto le elezioni proprio perché l’ha promesso – ma se lo vedesse più spesso con la “spada nel fodero” sarebbe anche più contenta.

La cultura dell'assessore

È sicuramente un evento culturale di livello mondiale, che rimarrà nella storia della nostra città, disattenta ad ogni evento che possa distoglierla dalla sfrenata voglia di mandar via l’attuale amministrazione, quello che è stato programmato dall’assessore alla cultura dell’amministrazione Magrone. Giuste le recriminazioni di chi, per una semplice lacuna dell’organizzazione dell’evento, non ha potuto assistere allo spettacolo dei propri figli nel saggio di fine anno organizzato nello stesso luogo e a distanza di poche ore? Ma per piacere; ma vogliamo proprio mettere “appari appari” l’apporto culturale che hanno ricevuto gli spettatori modugnesi che hanno avuto la fortuna di assistere all’esibizione dell’Helsinki Cotonou Ensemble con quello che poteva regalare qualche moccioso ragazzino delle elementari in una esibizione alla quale avrebbero assistito solo i loro genitori? E che cosa ci dovevano insegnare a noi ignoranti modugnesi? mica loro hanno attraversato l’Europa e l’Africa come i componenti dell’Helsinki Cotonou Ensemble (che non volendo apparire presuntuosi nel rilasciare autografi hanno preferito lasciare la loro firma sui muri dei bagni della scuola); che apporto possono mai dare alla cultura modugnese in generale e dei loro genitori in particolare gli alunni delle elementari, che poi si esibiscono pure gratis? Inoltre c’è da dire che questi sono solo figli di modugnesi e fra le altre cose risultano pure ignoranti visto che i loro genitori li mandano a scuola; mica come l’Helsinki Cotonou Ensemble che sono tutti figli della cultura mondiale e che sono reduci dall’apertura del “festival dei popoli” nella grande Acquaviva delle Fonti e si sono esibiti nel grandioso evento “La cipolla Rossa abbraccia il continente nero”, epocale evento che ha innalzato enormemente il livello culturale dei nostri fortunati conterranei. Ha ragione l’assessore Taldone a preoccuparsi del livello culturale dei suoi concittadini e anche quando pensa che il rinvio dello spettacolo di quattro o cinque mocciosi non può certo fare danni. Del resto, vogliamo dircela tutta? per il basso livello culturale – o meglio – per gli ignoranti che abitano a Modugno è già assai che l’Helsinki Cotonou Ensemble ha lasciato le bottiglie vuote di birra sparse sul pavimento della palestra della scuola per spronarci alla raccolta differenziata. Farebbero bene quindi i modugnesi a ringraziare l’assessore Taldone e l’amministrazione Magrone per queste iniziative culturali di livello mondiale che allieveranno in futuro il peso che ognuno di noi deve sopportare per aver fatto sì che, ignorando le conseguenze, fossero eletti.

Al voto, al voto, torneremo tutti al voto

“L’importante non è partecipare ma vincere”, per mantenere il potere; questo il vero obiettivo di tutte le elezioni “pseudodemocratiche” alle quali siamo chiamati da chi ha vinto quelle precedenti. Non c’è niente di “democratico” nell’eleggere candidati scelti – prima del voto – da personaggi influenzati e collusi con il potere. Il governo del popolo, la democrazia di cui tanto parlano senza essersi prima “sciacquato la bocca” (frase di moda oggi) prevedeva – al suo nascere – l’eleggibilità di ogni elettore. L’elezione di “rappresentanti” che a loro volta eleggono, scegliendoli fra loro stessi, rappresentanti di un livello più alto, è tutto fuorché democratico. La democrazia non può essere rappresentativa; quando sono solo gli eletti a decidere per tutti non è il popolo che decide ma una minoranza che, come la storia insegna, raramente agisce esclusivamente per il popolo. Che sia impossibile consultare ogni volta tutto il popolo è il motivo per cui si “scelgono” le persone alle quali demandare una parte del potere popolare; ma se il popolo demanda una parte del proprio potere vuol dire semplicemente che il “cràtos” popolare è limitato e pertanto se non tutto il potere è del “démos” non può esserci “democrazia” ma solo aristocrazia. Aristocrazia che, nei secoli, ha esautorato il popolo da ogni potere proprio con le leggi elettorali. L’unica facoltà ironicamente lasciata al popolo è di eleggere il proprio gruppo di “aristocratici governanti” scegliendo fra una moltitudine di gruppi uguali, in un modo scelto e imposto da loro. Quali sono gli aristocratici eletti, con questa legge elettorale, lo vediamo ogni giorno. Quello che succede dopo ogni elezione fa tornare in mente una poesia di Jacques Prévert “L’organo di Barberia “. Se la cambiamo un pò, diventa così:

Io sono di destra uno diceva
E io di sinistra l’altro diceva
Io di centro io di sinistra-centro io centro-centro
io giovane… io centrodestrasenzatrattino … io sono bella …
Gli uni e gli altri parlavano parlavano
parlavano di quello che dovevano fare.
Non si faceva politica tutti quanti parlavano
parlavano parlavano
mai nessuno per il popolo lavorava
ma in un angolo un uomo stava zitto:
« E voi signore che politica fate voi che state lì zitto e non parlate? » gli chiesero i politicanti.
« Io parlo alla gente e dico che di voi si può fare anche senza»
disse l’uomo che fino a quel momento
non aveva fiatato
e poi si fece avanti con la sua favella
e attaccò tutti i politicanti
e parlò alla gente in tutte le piazze
e così vera politica era la sua
e così viva e bella
che la gente si affacciò ai balconi
uscì di casa dove per noia giaceva addormentata
e disse:
« Io giocavo con il cerchio
io a palla prigioniera
io giocavo al mondo
io giocavo col secchiello
e la paletta
io giocavo ai genitori
io giocavo a nascondino
io giocavo con la bambola
io giocavo con l’ombrello
io con il mio fratellino
io con la mia sorellina
io lavoravo ma erano tutti ladri
e non c’erano più le guardie erano tutte allo stadio
ma adesso basta adesso basta
adesso vogliamo giocare alla democrazia
adesso vogliamo cambiare l’aristocrazia»
E l’uomo continuò a parlare
e andò
per città per giardini e piazze
parlando a tutta la gente che voleva
ascoltare
dopo di che alcuni si unirono
e fecero una lista tutti quanti
sennonché
il primo parlò di destra
il secondo di sinistra
il terzo di centro
il quarto sinistra- centro
il quinto centrodestrasenzatrattino
e poi cominciarono a parlare a parlare
parlare parlare parlare
la politica non si sentiva più
e tutto quanto andò a ricominciare!

P.s. la poesia di Prévert è possibile leggerla qui:
http://www.pensieriparole.it/poesie/poesie-in-lingua-straniera/poesia-69406