Un archivio storico a Modugno

“La storia di un paese è piccola cosa rispetto alla storia della Nazione ma è una grande cosa per i cittadini di un comune. Come in una casa ogni ricordo o cimelio degli antenati è quanto di più caro possieda una famiglia onde è custodito con amorosa cura, così in una borgata ogni pur piccolo valore artistico o storico, ogni istituzione, ogni avvenimento del passato costituisce per la cittadinanza un prezioso patrimonio da conservare e tramandare”.
Così scriveva Don Nicola Milani nella sua opera sulla storia della nostra città.

Abitato fin dall’”età della pietra levigata”, il territorio di Modugno ha conservato, fino al sopraggiungere dell’industrializzazione, il suo preminente carattere agricolo. È indicativo a tale riguardo che nel documento del 1021 si parla di un vigneto in “loco Medunio” concesso in garanzia di un prestito.

Da Traccoguda “de loco Medunio” in poi, decine di personaggi insigni sono elencati nella storia “scritta” di Modugno. Storia che il prof. Macina, Michele Ventrella della ProLoco, Anna Gernone, Nicola Conte e altri ancora ci tramandano, come Don Milani invitava a fare.

Quasi tutti i documenti storici di Modugno sono conservati presso l’archivio di Stato di Bari. Molti altri sono conservati negli archivi delle famiglie più antiche di Modugno, come Palmieri, Longo, Capitaneo, Cesena, Brayda, Scarli, Stella ecc.

Una famiglia in particolare, i Capitaneo, conservano un grande archivio in cui sono presenti documenti preziosi per la loro unicità e fattura. Come il diploma di “Cavaliere Aurato” del 18 aprile 1518, concesso dal Re di Polonia, Sigismondo I, al novarese ma già residente a Modugno, Guarino Capitaneo.

A tale proposito, in concomitanza con i festeggiamenti per i mille anni dal primo documento storico di Modugno sarebbe opportuno programmare l’istituzione dell’”archivio storico modugnese”. Partendo magari dal richiedere alla famiglia Capitaneo la concessione perpetua del loro archivio in favore della città che li accolse al seguito di Isabella D’Aragona. Archivio che troverebbe la sua degna collocazione nel restaurando “palazzo della cultura” insieme a tutti gli altri documenti conservati nell’archivio di Stato di Bari.

Il consigliere ASI non si smuove

 

Lo scorso mese di febbraio chiedevo, all’ex sindaco Magrone, di adoperarsi affinché l’ing. Di Febo, da lui nominato, si dimettesse dal consiglio ASI. Non avrebbe “regalato” nulla alla nuova amministrazione ma avrebbe reso un servizio utile alla città. Forse, o più probabilmente, preso da altre incombenze, l’ex sindaco non ha avuto il tempo materiale per contattare il consigliere per invitarlo a dimettersi. Intanto, l’ing. Di Febo, continua a rappresentare, con una efficacia ignota ai più, la città di Modugno nel consiglio dell’Area di Sviluppo Industriale di Bari-Modugno.

Cosa si potrebbe fare? Chiedere semplicemente al consigliere di dimettersi non sembra una soluzione fattibile, avrà i suoi buoni motivi se non lo ha ancora fatto spontaneamente. L’alternativa sarebbe una lettera di sfiducia verso il consigliere inviata al consiglio ASI, sollecitando il consiglio stesso a procedere con la revoca dell’incarico. Dopodiché il consiglio ASI procederebbe alla nomina del consigliere che l’attuale amministrazione, sentito il parere del consiglio comunale, avrà indicato.

In merito a questa questione così scrivevo Il 24 febbraio:

“Modugno ha bisogno di un consigliere che si occupi, stabilmente e per più delle ore giornaliere necessarie, delle aziende e degli insediamenti produttivi del territorio. Un consigliere ASI che si interfacci con l’amministrazione e con i rappresentanti locali degli artigiani e dei lavoratori, per raccogliere pareri e fornire suggerimenti. Che promuova iniziative imprenditoriali, che raccolga finanziamenti e solleciti le imprese ad afferrare opportunità di sviluppo del lavoro nel territorio modugnese.”

Aggiungo che per l’imminente avvio delle ZES (Zone Economiche Speciali) sarà necessario collaborare con i comuni di Bitonto, Giovinazzo e Molfetta, non solo con Bari. L’auspicio è che con un consigliere che lavori in sinergia con l’amministrazione, si possano, finalmente, creare i presupposti per rilanciare l’imprenditoria dell’intero territorio.

Lettera aperta al Sindaco

 

Circola da un po’ sui social la lettera inviata al sindaco Nicola Bonasia dall’ex candidato sindaco di Italia Giusta, Pietro (Pierino) Losole. Nella sua lettera al sindaco, l’attuale consigliere, prende le distanze dal quell’antifascismo “buono per tutte le stagioni” che ultimamente ha intasato le pagine dei social. L’argomento era la vicenda (stucchevole ormai) del consigliere di maggioranza Davide Tosca e del “saluto romano”. Discostandosi dalle critiche dei poppanti politici, smaniosi di apparire grazie al riverbero del pensiero unico, il noto professionista chiarisce questioni non di poca importanza. Quello che però impressiona di più è il sottinteso invito allo studio delle problematiche politiche rivolto agli antifascisti a gettone. Come il “né da dò, né da dà, ma da mò s fasc com digg e avast” che rimarrà a lungo nella memoria dell’oscuro destinatario.

Questo il link della lettera di Losole a Nicola Bonasia

Il consigliere ASI – questo sconosciuto

Il 70% dei 1000 ettari su cui si sviluppa il consorzio ASI fa parte del comune di Modugno. Se tale percentuale fosse rispettata per la composizione del Consiglio di Amministrazione, Modugno potrebbe nominare 3 dei 5 consiglieri, compreso il Presidente. Ma non funziona così; è solo grazie alla “clemenza” degli altri 7 soci del Consorzio se Modugno riesce a nominarne solo uno (e non sempre). Al Comune/città Metropolitana di Bari, sulle aree della quale sorge la parte minore del consorzio, vanno invece il presidente e un consigliere. Gli altri due consiglieri sono nominati rispettivamente dalla Camera di Commercio e dalla Confindustria di Bari. Giovinazzo, Bitonto e Molfetta, gli altri soci del consorzio, raramente hanno visto rappresentati i loro interessi industriali nel C.d.A. del Consorzio.

Nel settembre del 2019, il sindaco Nicola Magrone si dimise dal CdA e nominò, in sua vece, l’ing. Massimiliano Di Febo. Professionista impegnato nelle attività di amministrazione e finanza come direttore generale di una società di progettazione. Un ruolo certamente gravoso che lo impegna costantemente e non gli permette di svolgere appieno il suo mandato di consigliere/difensore delle attività produttive modugnesi.

Nomina prettamente fiduciaria da parte del sindaco Magrone. L’ing. Di Febo è stato candidato due volte alle comunali, nel 2015 per il candidato sindaco Nicola Magrone e nel 2020 per Pietro Losole. Nelle due competizioni, molto probabilmente a causa dei suoi impegni professionali, non ha raccolto un ampio consenso elettorale. La seconda volta, pur rappresentando da oltre un anno il comune di Modugno nel CdA ASI, ha raccolto meno di 20 voti.

Modugno ha bisogno di un consigliere che si occupi, stabilmente e per più delle ore giornaliere necessarie, delle aziende e degli insediamenti produttivi del territorio. Un consigliere ASI che si interfacci con l’amministrazione e con i rappresentanti locali degli artigiani e dei lavoratori, per raccogliere pareri e fornire suggerimenti. Che promuova iniziative imprenditoriali, che raccolga finanziamenti e solleciti le imprese ad afferrare opportunità di sviluppo del lavoro nel territorio modugnese.

Tutto questo non è stato fatto, certo per mancanza di tempo, ma l’ing. Massimiliano Di Febo dovrebbe rimettere il proprio incarico a disposizione dell’attuale amministrazione.

Una “moral suasion” dell’ex sindaco Magrone, affinché l’attuale consigliere si dimetta, non sarebbe un “regalo” per il suo successore Bonasia ma per l’intera Modugno.

Azionariato popolare per le piscine comunali

 

Ogni discussione, verbale o mediatica, sulle piscine comunali di Modugno, si rivela inutile; è come fare un buco nell’acqua. Alla fine di ogni discorso siamo punto e a capo, e questo vale anche per i discorsi dell’amministrazione comunale, dell’attuale e della precedente.
Molto probabilmente a causa del fatto che ogni discorso parte da un presupposto sbagliato. Quale?
Quello di ritenere che solo un “privato” possa assumersi l’onere della ristrutturazione delle piscine, in cambio di una concessione pluriennale della gestione.

L’amministrazione comunale precedente e quella attuale hanno reso noto da tempo che per mettere a posto e riavviare le piscine servono all’incirca 2,5 milioni di euro. Milioni che dovrebbe sborsare l’assegnatario della gestione delle piscine. Ritenere che si possano ammortizzare tali costi in un breve periodo di tempo è la causa della difficoltà di trovare un partner privato interessato.

Gli alti costi di acqua, luce, istruttori di nuoto, personale dei servizi, ecc. non lasciano ampi margini per l’ammortamento dei costi della ristrutturazione della struttura. La frequenza mensile di un migliaio di iscritti per dieci, max undici, mesi all’anno non assicura utili superiori ai 100 – 150.000 euro annui. Per ammortizzare in venti anni 2 milioni e mezzo sono necessari 125.000 euro l’anno. Più interessi.

Cosa fare quindi? Istituire un ulteriore tassa, in un periodo di crisi economica come quella attuale, non è una cosa che i modugnesi potrebbero accettare. Cosa allora?

Prima alcune premesse. Dall’Istat e dal MEF (Min. Economia e Finanze) è possibile rilevare che Modugno è una città ricca, con patrimoni consistenti e largamente distribuiti. Nelle dichiarazioni Irpef, dal 2014 al 2018 (ultimo rilevabile dal MEF) i modugnesi hanno dichiarato un reddito annuo pari a oltre 380 mln di euro.

A Modugno ci sono oltre 15.000 abitazioni, con un valore medio (fonte “immobiliare.it”) di 110.000 euro, oltre 1400 opifici del v/m di 300.000 euro. Per calcolare la ricchezza di un territorio, in molti ritengono congruo un moltiplicatore pari a 6 – 7 volte il reddito annuo dei residenti. Adottando tale moltiplicatore non dovrebbe discostarsi molto dal vero l’asserire che la ricchezza totale della città di Modugno è pari ad oltre 2,5 miliardi.

La crisi Covid degli ultimi mesi sta causando l’abbattimento dei consumi e il conseguente innalzamento dei livelli di risparmio. Alcuni asseriscono che gli italiani in questi mesi di pandemia accantonano, come risparmio, il 10-12 % circa del loro reddito annuo.
In ultimo è da rilevare che la rendita del risparmio sia diventata negativa; oggi in pratica si paga per tenere i soldi in banca.

Modugno ha una ricchezza molto consistente che però, escluso il settore immobiliare, solo in minima parte viene reinvestita sul territorio. Una larghissima parte di tale ricchezza, del tutto improduttiva, è sterilmente presente nei conti correnti bancari. Quello che resta è investita in strumenti finanziari utilizzati dalle banche per finanziare attività lontane da Modugno.

Una parte di questi depositi finanziari infruttiferi dei modugnesi potrebbero, però, essere utilizzati per finanziare attività “redditizie” in città. Si darebbe avvio ad un circuito virtuoso che fornirebbe un forte impulso allo sviluppo dell’economia locale, portando Modugno fuori dalla crisi. I soldi dei Modugnesi potrebbero finanziare attività locali, per creare occupazione e accrescere il benessere comune.

Queste le premesse. La proposta?
Raccogliere, fra tutti i modugnesi, i 2 milioni e mezzo di euro necessari al recupero e al riavvio delle attività delle piscine comunali.
Come?
L’amministrazione comunale promuove la formazione di una “public company”, una impresa il cui capitale sociale è suddiviso fra il comune e tutti i residenti che aderiscono all’iniziativa.
Il Comune avrebbe il 60% delle quote – corrispondente al valore attuale delle piscine comunali (circa 3,5mln) il restante 40 % costituito da 2.500/5.000 azioni del valore di 1.000/500 euro cad. Il capitale totale della società ammonterebbe così a 6 mln di euro; valore che le piscine comunali raggiungerebbero con la ristrutturazione.
Completata la raccolta delle adesioni – da affidare ad una banca (?) – l’amministrazione comunale, con il suo 60% controllerebbe totalmente la S.a.d “Piscine comunali Modugno”(?). Potrebbe affidare i servizi in vasca ad una cooperativa locale, ad una altra cooperativa i servizi di pulizia e vigilanza, eccetera.

Perché i risparmiatori modugnesi dovrebbero “investire” nella summenzionata società?
Cosa “guadagnerebbero” i soci azionisti del restante 40% del capitale societario?
Gli azionisti – che, per statuto, non potranno possedere più del 1% ognuno dell’intero capitale societario – otterrebbero un rendimento del 2% annuo sulle quote possedute. Rendimento di molto superiore a quello che si ottiene dai conti corrente!
Inoltre, usufruirebbero di agevolazioni e sconti sugli abbonamenti e sui costi di tutti gli altri servizi proposti nella struttura delle piscine comunali.

Cosa guadagnerebbe la città di Modugno?
Tramite l’amministrazione comunale, la città di Modugno, finalmente, usufruirebbe innanzi tutto delle sue piscine comunali. Con la gestione comunale non ci sarebbe il pericolo di ritrovare, fra qualche anno, la struttura nelle stesse pietose condizioni nelle quali si trova attualmente.
Con la manutenzione affidata ai tecnici comunali le piscine manterrebbero, con costi minimi, inalterata la loro integrità per decenni.

I vantaggi sono tanti e non serve elencarli, l’articolo è già troppo lungo.
Questa è solo una proposta, criticabile o condivisibile; un suggerimento per stimolare la discussione; con la speranza che non sia un altro buco nell’acqua, delle piscine comunali.