Preventivo senza maggioranza?

Nel prossimo mese di Luglio si dovrà approvare il bilancio preventivo. Nella prima settimana la bozza di tale bilancio dovrà essere sottoposta al vaglio del collegio dei revisori dei conti ed entro il giorno 20 dovrà essere messo a disposizione dei consiglieri comunali che dovranno approvarlo entro la data del 31 Luglio.
Esiste, però, la possibilità che il termine entro il quale i consiglieri possono approvare il bilancio sia spostato a settembre. “Possono” approvarlo; ma ne hanno la volontà?  Per l’approvazione del bilancio è necessaria la maggioranza dei consiglieri in consiglio comunale ma gli avvenimenti degli ultimi giorni hanno dato origine ad accuse, “maleparole” e ingiurie che fanno presuppore che il sindaco non possa contare più sul voto favorevole della maggioranza dei consiglieri comunali. La mancata approvazione del bilancio preventivo affosserebbe, definitivamente, le speranze dei modugnesi e la credibilità di questa classe politica eletta solo un anno fa. Tutti gli eletti si sono candidati nella scorsa primavera promettendo di agire per il bene comune e sono stati votati perché gli elettori hanno creduto alle loro promesse. Anche il sindaco ha promesso di agire per tale scopo ed è suo compito fare in modo che la maggioranza dei consiglieri mantenga la promessa fatta in campagna elettorale.

Consiglieri senza identità politica

Nelle elezioni amministrative si vota contemporaneamente sia per il sindaco sia per i componenti del consiglio comunale. Il nome di ogni candidato sindaco è collegato al simbolo di una o più liste di candidati a consiglieri comunali e l’elettore vota una lista e un candidato sindaco.

Votando il sindaco e le liste associate si dà la possibilità ai suoi sostenitori, che si presume abbiano idee simili, di avere la maggioranza anche in Consiglio Comunale.

Una volta eletto il sindaco nomina i suoi collaboratori nella gestione amministrativa: gli assessori della giunta comunale, il vicesindaco, il segretario comunale, i responsabili degli uffici e dei servizi comunali, oltre ai propri rappresentanti presso gli enti di cui il comune è socio (aziende, consorzi, associazioni, fondazioni, cooperative..).
Il mandato del sindaco dura 5 anni ma può decadere prima per vari motivi: proprie dimissioni; scioglimento del consiglio; mozione di sfiducia promossa almeno da due quinti dei consiglieri comunali e votata dalla maggioranza assoluta dei consiglieri per appello nominale; condizioni di incompatibilità con la carica di sindaco.
Il sindaco è il capo del “potere esecutivo” locale, si occupa cioè di decidere come dare attuazione ai progetti e alle pianificazioni deliberate dal consiglio comunale.
Lo strumento operativo del sindaco è l’ordinanza, un provvedimento del tipo “comando” o “divieto” di fare qualcosa, mentre la delibera è della giunta.

Si adottano ordinanze normali per dare attuazione pratica a leggi e regolamenti e ordinanze d’urgenza che il sindaco prende per affrontare un pericolo imminente che mette a rischio l’incolumità dei cittadini o la sicurezza pubblica e che non può essere affrontato con la legislazione ordinaria come le emergenze sanitarie, igieniche ecc. Poiché tali ordinanze sono legate a un’urgenza si caratterizzano per la loro temporaneità e devono essere dettagliatamente motivate.

Il sindaco oltre a condividere le competenze della giunta comunale, che presiede e coordina, agisce direttamente per le competenze che spettano per legge alla sua persona. Come Ufficiale del Governo adempie ad alcuni servizi che sarebbero in realtà di competenza statale, come l’organizzazione delle consultazioni elettorali, i servizi di anagrafe e statistica, gli atti in materia di ordine pubblico e sicurezza (il comandante della Polizia Municipale risponde dei suoi atti direttamente al sindaco, che gli impartisce le direttive generali e vigila sul suo operato);
Organizza gli orari dei servizi pubblici e degli esercizi commerciali, modificandoli anche laddove vi siano esigenze di tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica, della quiete, problemi di traffico o inquinamento. Infine, ma non per importanza, il sindaco opera con tutto ciò che lo statuto gli affida direttamente come per esempio gli espropri, le concessioni edilizie, i gemellaggi, i consorzi ecc.

A partire dal 2008, in risposta alla percezione di diminuita sicurezza da parte dei cittadini e all’impotenza, lamentata dai sindaci, di poter incidere con efficacia sulla sicurezza urbana nelle loro città la legge ha ampliato i poteri di ordinanza del sindaco. Il sindaco poteva emettere “solo” ordinanze per fatti imprevedibili al fine di difendere l’incolumità dei cittadini, introducendo la tutela della sicurezza urbana, da allora, è consentito al sindaco di emettere ordinanze anche su temi quali prostituzione, tossicodipendenza, accattonaggio, abusivismo e decoro urbano (decreto Maroni). Trasformando la dicitura “ordinanze urgenti” in “ordinanze anche urgenti”, il sindaco è stato legittimato a emettere atti su temi che per il loro carattere strutturale non presentano chiaramente caratteristiche di imprevedibilità; ma queste prerogative, se usate male, fanno emergere un deficit democratico che deriva dal fatto che il sindaco viene investito di un potere simil-legiferativo (cioè può emettere regole di convivenza pubblica) che nel nostro ordinamento non dovrebbe avere, in quanto le norme che regolano la collettività devono essere emesse dall’organo che di quella collettività è l’espressione più plurale e cioè il consiglio comunale.

Magrone è il sindaco di Modugno perché ha vinto le elezioni.
I consiglieri della sua maggioranza erano inseriti nelle liste associate al candidato Magrone perché si presumeva avessero idee simili.
La presidente del consiglio è stata eletta dai consiglieri di maggioranza.
Il sindaco, capo del potere esecutivo locale, nei giorni scorsi ha chiesto al consiglio comunale di approvare una sua proposta di soluzione del problema urbanistica di cui tanto si discute. La proposta del sindaco è stata bocciata mentre, invece, una  UNA DECISIONE SBAGLIATA (è stata) ADOTTATA DA DIECI CONSIGLIERI DELLA MAGGIORANZA (eletti in quanto si presumeva avessero idee simili a quelle del sindaco) E UNO DELL’UDC IN SINTONIA CON QUEI TECNICI EQUEI PROFESSIONISTI DEL MATTONE CHE SI SONO ARRICCHITI, CEMENTIFICANDO IL PAESE.
Il giorno dopo si è reso necessario un comunicato stampa con il quale I MOVIMENTI ITALIA GIUSTA SECONDO LA COSTITUZIONE, LEGALITA’ E’ LIBERTA’, MOVIMENTO DEMOCRATICO ESPRIMONO LA LORO SOLIDARIETA’ A GIOVANNA BELLINO, PRESIDENTE DEL CONSIGLIO COMUNALE DI MODUGNO, PER LA IMMOTIVATA, GRATUITA, INSENSATA E SEMPLICEMENTE INGIURIOSA “MOZIONE DI SFIDUCIA” NEI SUOI CONFRONTI DA PARTE DI DIECI CONSIGLIERI DI INCERTA E PROVVISORIA “IDENTITà POLITICA”. l’INIZIATIVA DI COSTORO NASCONDE IL PROPOSITO DI ATTENTARE ALLA DIGNITA’ STESSA DELL’INTERO CONSIGLIO COMUNALE E DEL COMUNE DI MODUGNO. IL TUTTO PER MOTIVI ALLO STATO SINISTRAMENTE OSCURI.

Ora alla luce di quanto detto dall’assessore regionale Barbanente che, nell’incontro organizzato dal Pd modugnese, in estrema sintesi, ha “dato ragione” al sindaco, come potranno, i dieci consiglieri, far luce sui sinistramente oscuri motivi che li hanno portati a nascondere il proposito di attentare alla dignità dell’intero consiglio comunale dopo che, in sintonia con i tecnici e i professionisti del mattone che si sono arricchiti cementificando il paese, hanno presentato e approvato una decisione ritenuta, dal sindaco e non solo da lui, sbagliata? Se vorranno chiarire la loro incerta “identità politica” lo faranno in maniera definitiva o provvisoriamente fino alle prossime elezioni comunali?

Maggioranza di incoerènti e ipocriti

Non ci sono altri aggettivi con i quali definire l’atteggiamento assunto dai consiglieri di maggioranza che hanno votato contro il loro ex candidato sindaco, sfiduciato la (da loro eletta) presidente del consiglio e ricusato il vice del primo cittadino. Hanno accettato di candidarsi nelle liste che appoggiavano il candidato Magrone e dopo un anno certificano, negando il loro voto al sindaco, di aver fatto una cattiva scelta; si spera, forse inutilmente, che siano coscienti che il loro è un errore non rimediabile. Hanno presentato un documento – approvato mettendo in minoranza il sindaco – che chiede l’istituzione di una commissione (tecnica? politica? mista? di genere? In ogni caso sarà necessario nominarli i commissari) e allunga ulteriormente i tempi necessari per la soluzione del problema “urbanistica”. Problema che i modugnesi, non solo quelli intellettualmente onesti, ricordano essere fra quelli ai quali Nicola Magrone, già molto prima della presentazione delle liste elettorali nelle quali poi si sarebbero candidati anche gli attuali dieci “dissidenti”, prometteva di dare soluzione. Anche come Magrone, da sindaco, intendeva risolvere  il problema era chiaro prima che i consiglieri, eletti poi nella sua maggioranza, si candidassero. Nicola Magrone ha sempre dichiarato di voler eliminare le illegalità, gli abusi e le prevaricazioni che nel tempo erano diventate quasi una prassi quotidiana nell’ufficio tecnico di Modugno. Tutti i modugnesi erano e sono d’accordo con lui, molti dubitavano però (a ragione, visto i risultati) della efficacia dei metodi che prometteva di usare e per questo non l’hanno votato; altri, dopo aver consolidato il loro consenso elettorale appoggiandone la candidatura, utilizzato gli stessi argomenti e promesso di usare gli stessi metodi, ora presentano soluzioni alternative utilizzando parole inadeguate e sconnesse con i fatti. Hanno sbagliato loro a candidarsi con Magrone o ha sbagliato Magrone a candidarli? E i modugnesi hanno fatto bene a votarli?

Magrone hai deluso

Un magnifico discorso, un po’ lungo ma ben articolato, da uomo colto,

dotato di una vasta cultura generale, un grande oratore, un campione di retorica.

La Retorica, l’arte del persuadere attraverso l’uso della parola. Cicerone nel De oratore codifica le cinque parti del “discorrere” in: inventio (ricerca degli argomenti), dispositio (loro collocazione nell’economia del discorso), elocutio (lo stile, le figure, il linguaggio arricchito), memoria (capacità di ricordare), actio (le tecniche vocali e gestuali, l’arte scenica); ed è questo che il sindaco ha fatto. Ha scelto gli argomenti elencandoli in un manifesto (forse sarebbe stato opportuno evitare che dei solerti suoi aficionados ne attaccassero innumerevoli copie in punti della città non idonei ad ogni tipo di affissione). Ha deciso con quale argomento iniziare il suo comizio e con quali altri proseguire, indebolendo la resistenza degli ascoltatori dilungandosi sulla vicenda OM – argomento di grande interesse per i lavoratori di quella azienda ma che dopo un po’ stanca chi attende di sapere come la città di Modugno possa diventare giusta secondo la costituzione. Ha usato un linguaggio idoneo all’uditorio, stilisticamente perfetto, ricco di similitudini e riferimenti a situazioni drammatiche. Ha ricordato circostanze ed avvenimenti parlandone in modo tale che, seppur già noti agli ascoltatori, tali accadimenti sono sembrati recentissimi e sconosciuti e lo ha fatto usando tecniche vocali e gestuali che hanno conquistato i presenti. Una défaillance nella sua esposizione dei fatti, certamente determinata dalla sua veemenza oratoria con la quale spesso travolge tutto e tutti (ha erroneamente attribuito al consigliere regionale Peppino Longo la proprietà dei locali del centro anziani) ha fatto sorgere negli astanti qualche dubbio: “se commette errori così madornali su argomenti di così poco conto chissà se ha ragione su quelle più importanti” s’è udito fra la folla. Dubbi incrementati quando, in vernacolo, ha asserito che nell’incontro con i tecnici e i rappresentanti delle imprese edili qualcuno gli abbia suggerito, in maniera subdola e “delinquenziale” (che egli però non ha denunciato né allora e nemmeno dopo) di lasciar perdere la questione delle varianti illecitamente adottate dal ’99; vero il suggerimento, non i modi “malavitosi”.
Quando fra gli applausi, brevi e limitati anche fra i suoi scarsi ammiratori presenti, ha terminato il suo comizio, forse anche il sindaco avrà avvertito la palpabile delusione dei modugnesi, accorsi in piazza Sedile per ascoltare dalla sua voce essenzialmente due cose, primo: l’elenco delle cose necessarie per la città e i modugnesi di cui si è cominciato a fare qualcosa e, secondo: il nome di chi, in consiglio comunale o altrove, impedisce al sindaco di farle.
Riaffermare di voler eliminare ogni illegalità e prevaricazione nella prassi quotidiana dell’amministrazione cittadina è inutile: la totalità della gente onesta di Modugno (il 99,99 per cento dei modugnesi lo è) che l’ha votata l’ha fatto per questo; chi non l’ha votata, signor sindaco, l’ha fatto perché non si fidava delle sue capacità di conciliazione; un requisito politico necessario per la soluzione – lecita – dei problemi che ostacolano la rinascita della comunità modugnese e abbattono la speranza in un futuro migliore.

Vai Magrone, vai che sei solo

La storica frase «Un uomo solo è al comando; la sua maglia è biancoceleste; il suo nome è Fausto Coppi»

del cronista Rai al Giro d’Italia del 1949, forse riassume al meglio ciò che i modugnesi si augurano di vedere lunedì 16 giugno in piazza Sedile. I presupposti ci sono tutti. Distante dai suoi gregari forse più di quanto “l’airone” seppe fare in quella mitica giornata, il nostro benamato sindaco ha posto una considerevole distanza fra sé e una larga parte della sua maggioranza, escludendola, di fatto, da ogni decisione importante. I consiglieri di maggioranza sentono sminuire il loro seguito elettorale, non riescono, così dicono, a svolgere “fattivamente” la loro funzione di rappresentanti eletti per “governare”; non sanno che risposte dare ai loro elettori, né tantomeno riescono a mantenere le loro promesse elettorali. Asseriscono di non ricevere le informazioni in tempo utile e aspettano lo svolgimento dei consigli comunali per conoscere le decisioni del sindaco, alla stregua di semplici consiglieri di opposizione.
Anche l’ormai antica distanza dal PD, partito di riferimento di molti dei suoi consiglieri più votati, si acuisce sempre più: gli ultimi episodi sono la mancanza di ogni riferimento, nei comunicati stampa dell’Assessorato al Lavoro della Regione Puglia, dei meriti dell’amministrazione Magrone nella vicenda OM e il mancato invito alla “riunione” di Roma dell’11 giugno scorso (vedi comunicato del sindaco). Eletto deputato nel ’94 con i voti della sinistra, Magrone non fu confermato nel ’96 proprio perché la sinistra, specialmente la sinistra modugnese, gli negò quel largo consenso che si aspettava. La stessa sinistra modugnese che fu sconfitta nelle successive elezioni comunali del 1997. In quelle elezioni del ’97 furono eletti i consiglieri comunali che poi, nel ’99, approvarono quelle norme in materia edilizia, mai approvate dalla regione Puglia, che oggi sembrano aumentare ancora di più la distanza tra il sindaco e alcuni dei consiglieri di maggioranza (vedi il comunicato di “Adesso Modugno con Dignità”). Lunedì 16 il sindaco ha promesso di parlare, fra le altre cose, di ciò che l’applicazione di quelle norme ha comportato per la città di Modugno e la gente si aspetta di sentire finalmente quello che troppe volte è sembrata più una minaccia che una promessa di rivelazioni sulla correttezza non solo dei tecnici comunali ma anche della cosiddetta società civile.
Se farà davvero quello che in tanti sperano, il sindaco potrà sfilare fra ali di folla entusiaste come quelle che acclamavano il “campionissimo” sulle salite del giro d’Italia e continuerà a poter contare pure sui voti dei suoi gregari, che non dimenticano di essere stati eletti, in maggioranza, perché Nicola Magrone ha vinto.
È per questo quindi che Modugno spera di sentire, come nei tempi gloriosi, “Vai Nicola, vai che sei solo”.