I Moderati a Modugno – una maggioranza da costituire

Le cause della fine dell’amministrazione Magrone sono le stesse che ne hanno favorito l’elezione a sindaco: gli accordi preelettorali ritenuti indispensabili per raccogliere i voti necessari per essere eletto. Il sistema “democratico” si basa sui numeri. Si può essere eletti anche raccogliendo solo i voti “personali” del candidato sindaco ma per “governare” è necessario poter contare sulla maggioranza dei consiglieri comunali. L’attuale sistema elettorale non assicura la governabilità al sindaco che riesce a raccogliere più voti degli avversari ma a quello che riesce a mantenere la maggioranza in consiglio comunale. Gli stessi elettori che hanno votato Magrone alle amministrative dello scorso anno, alle politiche di due mesi prima, hanno votato in massa il Movimento di Beppe Grillo ma molti dei consiglieri dell’ex maggioranza non si identificano con quell’elettorato. La larga componente moderata, inserita da Magrone nelle sue liste di appoggio allo scopo di togliere voti agli altri candidati sindaco, ben presto ha espresso il proprio dissenso, sulle procedure più che nel merito, verso le iniziative e proposte del sindaco.

Tutto ciò conferma, oggi più che mai, quanto sia urgente e non più rinviabile costituire una rappresentan-za unitaria della componente moderata dell’elettorato. Procedere in ordine sparso, come si è fatto negli ultimi anni, espone al rischio liquefazione e marginalità politica gli elettori che non si riconoscono in chi assume posizioni estremiste o populiste. In politica la moderazione è un metodo, una modalità non un’identità; moderato è un modo, non un fine. I moderati sono presenti in tutte le liste e partiti, di destra e di sinistra, e sono caratterizzati essenzialmente dalla propensione alla mediazione, al cercare punti di condivisione, smussare gli estremi; questi sono gli obiettivi che si pongono i moderati. Moderato è un contenitore, non un contenuto.

La moderazione è una prassi di tolleranza, prudenza, equità; è la capacità di conciliare i contrasti, è un come si fanno le cose e non va confusa con la conservazione e nemmeno con l’immobilismo. I moderati ricercano la concretezza e diffidano dei principi astratti. Sono persone che si sforzano di mettere in campo soluzioni capaci di andare incontro alle esigenze di tutti, senza favorire gli interessi personali di qualcuno a discapito della comunità. Persone che agiscono basandosi sul loro equilibrio, sulla riflessione, che rifuggono dagli atteggiamenti violenti, dagli eccessi verbali e dalle esasperazioni comportamentali.
La moderazione è anche una posizione politica, un liberalismo conservatore, eppure non reazionario, che all’occorrenza sa farsi propugnatore di novità, ma sempre rifiutando le posizioni estreme.

Ma è chiaro che a Modugno, in questo particolare momento storico, per una politica “moderata” è neces-sario un cambiamento radicale, forte, una drastica inversione di rotta di 180 gradi.
La componente moderata dell’elettorato modugnese non ha alternativa. Oggi è condannata a vivere, da spettatrice, in un bipolarismo costituito dal voto di protesta che elegge sindaco Nicola Magrone (M5Stelle) e i votanti dell’area Pd. La formazione guidata dall’ex magistrato esce ridimensionata e sgonfiata dalle ulti-me vicende consigliari ma con la continua promessa di legalità raccoglie ancora il consenso di una larghis-sima parte degli elettori. Dall’altra parte un’offerta politica validamente rappresentata da volti nuovi ma sempre uguale, il Pd – forte di una mostruosa capacità di auto-assoluzione – riesce a raccogliere consenso stendendo un velo di oblio sulle vicende delle ultime amministrazioni nelle quali rappresentava il partito di maggioranza.

Sono molti anni che a Modugno si avverte la mancanza della moderazione, dei moderati. Molto spesso se ne sente parlare come una categoria di elettori non meglio definita ma che a detta di tutti, sinistra e destra, laici e cattolici, giovani e meno giovani, è importante intercettare per vincere le elezioni. Per intercettare questa esigenza di moderazione è necessario che i modugnesi siano in futuro rappresentati da moderati attivi ed elitari, e non da estremisti e da populisti, sarebbe già un passo avanti. Un ulteriore passo avanti si avrebbe se fra le virtù politiche necessarie, oltre alla moderazione, si richiedesse anche il coraggio, la generosità, l’apertura mentale e la capacità di proporre cambiamenti.

Oggi è più che mai urgente costituire una grande alleanza popolare, liberale, in grado di costituire un nuo-vo e innovativo soggetto politico capace di introdurre nella nostra città una vera e propria “rivoluzione moderata”. È necessario aggregare persone che abbiano coraggio, perché per essere moderati bisogna avere la schiena dritta, essere liberi da condizionamenti di ogni tipo, interpretare con autorevolezza i ruoli istituzionali e soprattutto avere il senso e il limite del proprio ruolo. Persone capaci di essere attive e innovative, che cercano il “progresso senza avventure”. Con buona pace di tutti quelli che presentano proposte politiche tese solo alla conservazione di vecchi privilegi e di antiche ingiustizie.

Molti moderati della nostra città nelle recenti consultazioni elettorali hanno optato all’ultimo momento per il Partito democratico. Il partito di Matteo Renzi ha “prosciugato” il bacino di adesioni del campo moderato e sottratto consensi ai penta-stellati. Rimanendo immune dall’ondata di astensionismo è riuscito a portare alle urne ogni aderente e simpatizzante del PD e a raccogliere una grande percentuale di voti.

Ma questa, se attentamente analizzata, è una buona notizia per le forze moderate, perché dimostra che esiste un elettorato che non voterà mai gli estremisti o i movimenti di protesta, ed è in attesa di un’offerta politica credibile. Peraltro, sommando i voti dei conservatori e dei moderati modugnesi, si prefigura una consistenza ben al di sopra della forza del movimento di Beppe Grillo e del Pd; esiste il potenziale enorme per essere competitivi,

Come dovrebbe essere costruita la leadership dello schieramento moderato modugnese? Sarà inevitabile il ricorso a elezioni primarie per l’intera coalizione che si andrebbe a costituire. Il problema più importante sarà l’individuazione di leader capaci ed autorevoli, persone in possesso di quella forza comunicativa e carismatica in grado di aggregare tutti i moderati di Modugno. Sarà necessario promuovere una gara aper-ta dal basso. Si tratta di un lungo processo politico. La riorganizzazione dell’area moderata non può avvenire in poco tempo. La logica delle primarie e della legittimazione democratica della leadership fa più fatica a imporsi nelle compagini politiche costruite con un assetto verticistico. Il pesante clima di ostilità, verso la politica e i politici modugnesi, che ha definito il decaduto assetto amministrativo è stato determinato anche dalla scelta di candidature calate dall’alto.

I moderati sono delusi da questi politici che tanto male hanno fatto ai modugnesi ed è a loro che deve ri-volgere il proprio appello chi vuole proporre idee liberali, democratiche e riformiste in un’ottica popolare, affinché si riavvicinino alla Politica. Per essere pronti alla sfida delle amministrative della prossima primavera è necessario impegnarsi nel raccogliere il favore di tutti quei cittadini che non si sentono rappresentati degnamente.
Modugno ha bisogno della partecipazione di tutti i cittadini, delle associazioni e dei movimenti che credo-no nel merito, nella legalità, nella trasparenza e nella necessità di creare opportunità di un lavoro dignitoso per tutti. Non esistono bacchette magiche o ricette miracolose che possono risolvere i problemi di Modugno e chi dice di averne non fa altro che prendere in giro
la gente. Modugno è da troppo tempo coinvolta in una profonda decadenza amministrativa che aggrava ancora di più la crisi economica del territorio. I moderati hanno il dovere di impegnarsi nel difficile compito di rinnovare la classe politica locale, perché facciano tutto quanto è necessario per ridare dignità politica alle amministrazioni cittadine del futuro e assicurare, alle aziende, stabilità regolamentare e servizi territoriali idonei al loro sviluppo, facilitando quei nuovi insediamenti che creino ricchezza e benessere per la collettività, nel pieno rispetto dell’ambiente e della legalità. I moderati possono contare già su quegli ex consiglieri comunali che si sono duramente impegnati nel difficile compito di rappresentare le istanze di tutti gli elettori modugnesi, senza alcuna distinzione di parte, ed è a costoro che devono far sentire la loro vicinanza e il loro sostegno mo-rale.

C’è la necessità di recuperare il tempo perso in sterili scaramucce verbali, di eliminare i tanti veti incrociati che hanno disperso in molteplici rivoli il grande fiume del voto moderato a Modugno. È ormai giunto il tempo del superamento delle vecchie divisioni ideologiche, dei vecchi schieramenti contrapposti.
È interesse dell’elettorato modugnese liberare le risorse, le energie, la sensibilità dei giovani, offrendo lo-ro la possibilità di rinnovare i quadri politici dello schieramento moderato. Per troppo tempo la politica a Modugno è stata ostaggio di un sistema che ha favorito l’instaurarsi di pratiche spartitorie, contrarie agli interessi dei modugnesi.

Per i moderati è essenziale liberare risorse, energie, sensibilità che altrimenti andrebbero sprecate perché sanno che è soprattutto un interesse collettivo dare priorità alla battaglia per l’occupazione, per l’ambiente, la sanità, valorizzando il territorio, l’agricoltura. Non hanno alcuna voglia di costituire un altro partito di carta, sono donne, uomini, giovani che lanciano un appello per rafforzare la rappresentanza mo-derata nella politica modugnese, in un rapporto dialettico e mai subalterno alle altre compagini politiche della città.

Attenzione alla Tirannia delle minoranze

Nei “social network” si fa sempre più pressate la richiesta di legare la decisione politica alla volontà degli elettori,

senza intermediari. Nei “regimi” democratici la volontà popolare è portata all’interno delle istituzioni dai rappresentanti eletti dal popolo. Impossibile però, come purtroppo dimostrato in tante occasioni, legare l’azione dei rappresentanti alla volontà dei rappresentati. La necessaria autonomia dei delegati, concessa per liberarli da vincoli clientelari o interessi particolari, è spesso utilizzata per tradire il “mandato” degli elettori.
All’aumentata disaffezione per la politica, causata dagli infedeli comportamenti dei delegati, fa da contraltare l’utilizzo sempre più massiccio della rete  da parte delle minoranze politicamente impegnate proprio per farla. Ed è nei forum internettiani che si fa largo l’opinione che sia necessaria la diretta partecipazione della “Rete” nella gestione della cosa pubblica, in sostituzione di una democrazia scarsamente affidabile come quella rappresentativa.
La richiesta di concessione esclusiva agli internauti della gestione delle istituzioni pubbliche si scontra, però, con alcuni concetti fondamentali del “governo del popolo”: la gente ha il pieno diritto di non volersi occupare di politica e quindi è del tutto normale che gli elettori affidino ad altri tale incombenza; la stragrande maggioranza della gente ha un sacco di cose da fare e non si diverte affatto a fare politica; la maggior parte della popolazione disprezza o assiste passivamente alle sceneggiate della politica.
La seconda incongruenza riguarda il limitato numero di elettori che partecipano alle discussioni politiche – i “politicamente attivi” della Rete sono meno del 0,5% (uno su duecento) dell’elettorato – e non è un mistero che tale minoranza politicizzata si sente moralmente superiore e disprezza profondamente la massa che si astiene dalla politica.
Tale disprezzo ha radici antiche; è negli anni settanta del secolo scorso, nelle scuole e nelle università, che nasce l’ideologia assembleare: le decisioni le prendono coloro che si riuniscono in assemblea, gli assenti hanno sempre torto. Si predica l’idea del primato morale della politica: se fai politica, se sei impegnato, allora sei un gradino sopra gli altri; nel caso opposto sei un egoista, un opportunista, un qualunquista. Negli ultimi anni, con l’espansione di Internet questo “egocentrismo da assemblea” si è largamente consolidato e diffuso negli innumerevoli “blog” disseminati nel ciberspazio, rendendo più potenti le minoranze politicamente impegnate. Anche nei social media della nostra città sono largamente presenti segnali di “superiorità intellettuale”, lanciati da minoranze che hanno caratteristiche estremistiche e di faziosità che non appartengono alla maggioranza dell’elettorato modugnese e che confermano come, dopo un lungo periodo di democrazia assente, stiamo rischiando di subire la dittatura delle varie minoranze politicizzate che orbitano intorno al consiglio comunale.

 

Andiamo verso tempi drammatici per tutti e soprattutto per la nostra città. Abbiamo bisogno che nell’istituzione comunale siano rappresenti tutti i Modugnesi, nessuno escluso. Non abbiamo bisogno di comitati elettorali o formazioni politiche ad personam, dopo anni di ubriacature dell’antipolitica c’è la necessità di vera politica. Alexsis de Tocqueville nella “Democrazia in America” già nel 1835 ammoniva che “la democrazia non è il governo della maggioranza, è il governo di coloro che si fanno garanti e interpreti della maggioranza” e sempre da lui abbiamo imparato cosa sia la tirannide della maggioranza ma adesso, con un rovesciamento speculare, stiamo sperimentando la tirannide della minoranza; ci chiediamo come sia possibile che delle forze politiche minori impediscano alla maggioranza di governare. Gli internauti orbitanti sulle varie minoranze in consiglio comunale non sono un campione rappresentativo degli elettori modugnesi, sono invece i più aggressivi, i più faziosi, i peggio informati – leggono solo ciò che li conferma nella loro opinione – sono lontani dal comune sentire della gente. Minoranze rumorose che credono che un mi piace o un commento o una condivisione possa valere più dei voti di quanti, nel segreto dell’urna, mai li voteranno.
È il voto che permette ai cittadini più marginali della società di esprimersi alla pari di tutti; il mandato politico degli elettori si compie quando l’azione politica si concretizza non tenendo conto dei propri militanti, ma di chi non ha voce. L’azione politica spetta agli organismi rappresentativi e democraticamente eletti ma va definita ed elaborata “direttamente” con gli elettori, in incontri aperti ad ogni discussione e contributo, in modo da realizzare quella Democrazia partecipata auspicata da tanti.
Il prossimo 25 agosto il consiglio comunale approverà o boccerà la proposta di delibera del sindaco Magrone relativa alla emergenza edilizia. I consiglieri delle tre, o più, minoranze nelle quali si sono divisi, dovranno inderogabilmente esprimere il loro voto, favorevole o contrario. La speranza è che fino ad allora si adoperino per consultare preventivamente i loro “mandanti”. La tanto auspicata democrazia partecipata sarà attuata se avranno concordato con i loro elettori la risposta da dare e se avranno considerato che i loro elettori non sono solo i frequentatori di internet . E se terranno nel debito conto che la cosiddetta democrazia diretta, pretesa nei social forum, favorisce la tirannia dei piccoli gruppi, in particolare di quelli che urlano più forte degli altri.

La gramigna di Modugno

La propaganda è il messaggio tipico che una parte politica, economica o sociale usa per influenzare l’opinione altrui, al fine di ricavare il proprio vantaggio.

Nell’attuale crisi amministrativa la propaganda ha assunto un’accezione prettamente politica, finalizzata a far schierare l’opinione pubblica modugnese a favore o contro le varie parti antagoniste, incoraggiando addirittura sentimenti di odio nei confronti degli avversari.
Per conseguire i propri scopi ognuna delle varie fazioni in cui si è diviso il consiglio comunale, ricorre alla propaganda utilizzando i mezzi e le molteplici tecnologie oggi disponibili.
Si fa propaganda quando si presentano i fatti in modo selettivo – spesso mentendo per omissione – affinché il lettore arrivi ad una conclusione, ad una sintesi particolare, che porta vantaggi ad una parte e discredito agli altri; si usano i messaggi e i commenti agli articoli per produrre risposte emozionali piuttosto che razionali alle informazioni presentate. Si ostacola la libera e naturale formazione dell’opinione pubblica non tenendo in nessun conto il possibile danno che potrebbe derivarne per le persone e la società.
Si fa propaganda quando si esaltano e si rendono più importanti i desideri, i sogni, rispetto alla realtà dei fatti; si fa propaganda quando conoscendo i bisogni delle persone si promette di esaudire i loro desideri, ma poi nei fatti si compiono azioni spesso in antitesi con tali sogni.
Propaganda è il metodico e pianificato utilizzo delle tecniche di persuasione che inducono la gente ad assumere attitudini e azioni specifiche utili spesso solo a chi organizza il processo mediatico.
La propaganda è un’arte, non importa se racconta la verità. Così sentenziava Joseph GoebbelsMinistro della Propaganda nel Terzo Reich. I suoi Principi per la propaganda sono quanto di peggio possa offrire la comunicazione – comunicazione unilaterale, martellante e con i paraocchi – e furono da lui elencati in un manifesto che ne esprime bene il senso. A leggerli ci si accorge immediatamente che la dittatura mediatica è usata soprattutto in politica.

1. Principio della semplificazione e del nemico unico.
E’ necessario adottare una sola idea, un unico simbolo. E, soprattutto, identificare l’avversario in un nemico, nell’unico responsabile di tutti i mali.

2. Principio del metodo del contagio.
Riunire diversi avversari in una sola categoria o in un solo individuo.

3. Principio della trasposizione.
Caricare sull’avversario i propri errori e difetti, rispondendo all’attacco con l’attacco. Se non puoi negare le cattive notizie, inventane di nuove per distrarre.

4. Principio dell’esagerazione e del travisamento.
Trasformare qualunque aneddoto, per piccolo che sia, in minaccia grave.

5. Principio della volgarizzazione.
Tutta la propaganda deve essere popolare, adattando il suo livello al meno intelligente degli individui ai quali va diretta. Quanto più è grande la massa da convincere, più piccolo deve essere lo sforzo mentale da realizzare. La capacità ricettiva delle masse è limitata e la loro comprensione media scarsa, così come la loro memoria.

6. Principio di orchestrazione.
La propaganda deve limitarsi a un piccolo numero di idee e ripeterle instancabilmente, presentarle sempre sotto diverse prospettive, ma convergendo sempre sullo stesso concetto. Senza dubbi o incertezze. Da qui proviene anche la frase: “Una menzogna ripetuta all’infinito diventa la verità”.

7. Principio del continuo rinnovamento.
Occorre emettere costantemente informazioni e argomenti nuovi (anche non strettamente pertinenti) a un tale ritmo che, quando l’avversario risponda, il pubblico sia già interessato ad altre cose. Le risposte dell’avversario non devono mai avere la possibilità di fermare il livello crescente delle accuse.

8. Principio della verosimiglianza.
Costruire argomenti fittizi a partire da fonti diverse, attraverso i cosiddetti palloni sonda, o attraverso informazioni frammentarie.

9. Principio del silenziamento.
Passare sotto silenzio le domande sulle quali non ci sono argomenti e dissimulare le notizie che favoriscono l’avversario.

10. Principio della trasfusione.
Come regola generale, la propaganda opera sempre a partire da un substrato precedente, si tratti di una mitologia nazionale o un complesso di odi e pregiudizi tradizionali.
Si tratta di diffondere argomenti che possano mettere le radici in atteggiamenti primitivi.

11. Principio dell’unanimità.
Portare la gente a credere che le opinioni espresse siano condivise da tutti, creando una falsa impressione di unanimità.

La paura è l’arma utilizzata di più nella propaganda perché è la più efficace per indurre una persona o un’intera comunità ad assumere atteggiamenti particolari nei confronti di determinate categorie sociali o di determinate etnie. Per rendere efficace un messaggio che fa leva sulla paura è necessario offrire una soluzione alla paura stessa. La tecnica a cui si ricorre più spesso è la demonizzazione dell’avversario, del nemico. Si descrive la parte avversa in modo grottesco, spesso attraverso articoli, conferenze stampa, commenti agli articoli stessi che mirano a formare nell’opinione pubblica un’immagine del nemico come la rappresentazione stessa del male, come persone crudeli e perverse, capaci di commettere mostruose violenze e crudeltà.
Grazie anche a questo metodo, la crisi modugnese viene giustificata, ormai da tutti, con la volontà di difendere la città da un nemico spietato, affamatore, prevaricatore, che mette a repentaglio la pace sociale, la casa, la salute, i valori più cari su cui si fonda l’interesse collettivo.

Tutto questo ci sta rendendo sempre più intolleranti nei confronti di chi la pensa in modo diverso dal nostro, siamo diventati ostaggio di chi ama urlare le proprie ragioni, prevaricando con violenza quanti preferiscono parlare sommessamente con rispetto e civiltà; siamo le vittime della propaganda, dell’insulto, della violenza verbale e del dileggio usato per demolire gli avversari politici. La propaganda è la gramigna di questi anni e prima che attecchisca distruggendo Modugno è necessario usare un diserbante per sradicarla. Evitiamo di scherzarci sopra e non prendiamola con superficialità, stanno giocando con la nostra democrazia, il nostro benessere economico, la nostra libertà di pensiero e di espressione.

Magrone lo scoglio

Come le onde di un mare in burrasca continuano ad infrangersi, contro lo scoglio Magrone, le buone intenzioni dei consiglieri comunali. L’esasperazione causata dall’inutilità delle spallate date contro quell’inamovibile faraglione ha fatto un’altra vittima: il consigliere “anziano” Raffaele Barile, che tanto bene ha svolto il suo compito presiedendo, per la prima e forse unica volta da presidente, il consiglio comunale.

Un consiglio comunale nel quale le varie “correnti di pensiero” si scontrano, dando origine a tempeste perfette che si scagliano inutilmente contro la rupe costituita dal granitico Magrone. Che non cede, immobile, saldo nella sua posizione di fustigatore del modugnese malcostume edilizio. Impossibile da smuovere, non si rompe, ma tutto contro di lui si rompe, oh quanti si sono rotti.
Si è rotta la sua maggioranza, si è scassata l’opposizione, per creare un argine contro le immani onde sbattenti ha dovuto sacrificare la “record woman” delle preferenze, l’ex presidentessa del consiglio Giovanna Bellino e ora, come un ciclopico baluardo, assiste ciecamente al frangersi del vice presidente Barile.
A Modugno non c’è il mare, non ci sono marinai – anche se a dirla tutta ci sono le loro promesse, ma questa è un’altra storia – e fa tenerezza vedere navigare tanti volenterosi  che cercano di non spiaccicarsi contro quello scoglio.
Nella conferenza stampa indetta dai 10 consiglieri dell’ex maggioranza che, dopo qualche pellegrinaggio fra i corridoi del comando dei vigili urbani, si è tenuta nella sala Romita, l’argomento “urbanistica”, finalmente, è stato declassato a concausa dell’attuale crisi politica. Corre l’obbligo di un plauso a questi consiglieri che hanno impiegato solo tre mesi per capire quello che il sindaco ha capito dopo un anno dalla sua nomina. Sono passati però ben sette anni da quando il problema è stato posto all’attenzione di tutti. Sono presenti ancora oggi, in consiglio comunale, alcuni dei consiglieri dell’epoca, ai quali fu fatta pervenire la documentazione, relativa alla risposta scritta dell’allora assessore Pierino Losole, che metteva in luce le fantasiose interpretazioni delle norme tecniche di attuazione che permettevano quello che, “giustamente”, il sindaco Magrone denuncia da tre mesi.
Se questi consiglieri d’antan, al corrente da ben sette anni delle forzature regolamentari utilizzate nel settore dell’edilizia privata, avessero avuto perlomeno l’accortezza di informare i loro attuali colleghi, sicuramente non si sarebbe perso tutto questo tempo per concordare sull’unica iniziativa portata avanti con successo da Magrone. Ma se fossero stati dei “consiglieri” accorti non avremmo avuto nemmeno lo scoglio.

Una proposta indecente?

Poiché,(…), chi non rispetta la legge è ingiusto ed è giusto chi, invece, la rispetta,

è chiaro che tutto ciò che è conforme alla legge è in qualche modo giusto: infatti, ciò che è definito dalla legislazione è cosa conforme alla legge, e ciascuna delle cose così definite noi diciamo che è giusta.Lo scriveva, 24 secoli fa, nell’Etica Nicomachea un greco di nome Aristotele. Che sempre in quei libri, lasciati al figlio Nicomaco, asseriva, riguardo all’equità: “L’equo è sì giusto, ma non è il giusto secondo la legge, bensì un correttivo del giusto legale”; è sempre una norma universale, la legge, per cui a volte bisogna intervenire nel caso concreto, per risolverlo senza la pignoleria di chi vuole “applicare la giustizia fino al peggio” ma adottando criteri che il legislatore stesso avrebbe indicato “se avesse potuto conoscere il caso in questione”. Per questo motivo l’equo “è superiore al giusto pur non costituendo un altro genere”.

 

Dopo l’ultima nota regionale, la speranza è che la “catastrofe abbattutasi sugli operatori del settore urbanistico a Modugno” che ha “bloccato l’intera economia territoriale; fermato decine di cantieri con centinaia, forse migliaia, di appartamenti e un numero enorme di milioni di euro pronti ad entrare nelle tasche dei soliti noti” si sia arrestata. Ora finalmente sarà possibile iniziare a recuperare il tempo perduto in chiacchiere e pensare davvero a contrastare “legalmente” il sindaco Magrone. Se davvero la crisi, che è solo numerica – quelle politiche sono tutt’altra cosa – è nata per mancanza di collegialità, per durezza caratteriale, per immobilismo e per tutti gli altri motivi fra i quali il “faccio tutto io” del sindaco, e se davvero il consiglio comunale vuole mandare a casa Magrone e tutto il suo “cerchio magico”, non si deve fare altro che raccogliere le 13 firme necessarie e dimettersi, attenersi al giusto iter procedurale (potrebbero arenarsi in un cassetto) evitando anche di dichiarare in premessa “che non sono dimissioni” e il compito sarebbe esaurito. Una iniziativa legale ed “equa”, aristotelicamente superiore. È così semplice che sembra inverosimile che nessuno l’abbia proposto