La gramigna di Modugno

La propaganda è il messaggio tipico che una parte politica, economica o sociale usa per influenzare l’opinione altrui, al fine di ricavare il proprio vantaggio.

Nell’attuale crisi amministrativa la propaganda ha assunto un’accezione prettamente politica, finalizzata a far schierare l’opinione pubblica modugnese a favore o contro le varie parti antagoniste, incoraggiando addirittura sentimenti di odio nei confronti degli avversari.
Per conseguire i propri scopi ognuna delle varie fazioni in cui si è diviso il consiglio comunale, ricorre alla propaganda utilizzando i mezzi e le molteplici tecnologie oggi disponibili.
Si fa propaganda quando si presentano i fatti in modo selettivo – spesso mentendo per omissione – affinché il lettore arrivi ad una conclusione, ad una sintesi particolare, che porta vantaggi ad una parte e discredito agli altri; si usano i messaggi e i commenti agli articoli per produrre risposte emozionali piuttosto che razionali alle informazioni presentate. Si ostacola la libera e naturale formazione dell’opinione pubblica non tenendo in nessun conto il possibile danno che potrebbe derivarne per le persone e la società.
Si fa propaganda quando si esaltano e si rendono più importanti i desideri, i sogni, rispetto alla realtà dei fatti; si fa propaganda quando conoscendo i bisogni delle persone si promette di esaudire i loro desideri, ma poi nei fatti si compiono azioni spesso in antitesi con tali sogni.
Propaganda è il metodico e pianificato utilizzo delle tecniche di persuasione che inducono la gente ad assumere attitudini e azioni specifiche utili spesso solo a chi organizza il processo mediatico.
La propaganda è un’arte, non importa se racconta la verità. Così sentenziava Joseph GoebbelsMinistro della Propaganda nel Terzo Reich. I suoi Principi per la propaganda sono quanto di peggio possa offrire la comunicazione – comunicazione unilaterale, martellante e con i paraocchi – e furono da lui elencati in un manifesto che ne esprime bene il senso. A leggerli ci si accorge immediatamente che la dittatura mediatica è usata soprattutto in politica.

1. Principio della semplificazione e del nemico unico.
E’ necessario adottare una sola idea, un unico simbolo. E, soprattutto, identificare l’avversario in un nemico, nell’unico responsabile di tutti i mali.

2. Principio del metodo del contagio.
Riunire diversi avversari in una sola categoria o in un solo individuo.

3. Principio della trasposizione.
Caricare sull’avversario i propri errori e difetti, rispondendo all’attacco con l’attacco. Se non puoi negare le cattive notizie, inventane di nuove per distrarre.

4. Principio dell’esagerazione e del travisamento.
Trasformare qualunque aneddoto, per piccolo che sia, in minaccia grave.

5. Principio della volgarizzazione.
Tutta la propaganda deve essere popolare, adattando il suo livello al meno intelligente degli individui ai quali va diretta. Quanto più è grande la massa da convincere, più piccolo deve essere lo sforzo mentale da realizzare. La capacità ricettiva delle masse è limitata e la loro comprensione media scarsa, così come la loro memoria.

6. Principio di orchestrazione.
La propaganda deve limitarsi a un piccolo numero di idee e ripeterle instancabilmente, presentarle sempre sotto diverse prospettive, ma convergendo sempre sullo stesso concetto. Senza dubbi o incertezze. Da qui proviene anche la frase: “Una menzogna ripetuta all’infinito diventa la verità”.

7. Principio del continuo rinnovamento.
Occorre emettere costantemente informazioni e argomenti nuovi (anche non strettamente pertinenti) a un tale ritmo che, quando l’avversario risponda, il pubblico sia già interessato ad altre cose. Le risposte dell’avversario non devono mai avere la possibilità di fermare il livello crescente delle accuse.

8. Principio della verosimiglianza.
Costruire argomenti fittizi a partire da fonti diverse, attraverso i cosiddetti palloni sonda, o attraverso informazioni frammentarie.

9. Principio del silenziamento.
Passare sotto silenzio le domande sulle quali non ci sono argomenti e dissimulare le notizie che favoriscono l’avversario.

10. Principio della trasfusione.
Come regola generale, la propaganda opera sempre a partire da un substrato precedente, si tratti di una mitologia nazionale o un complesso di odi e pregiudizi tradizionali.
Si tratta di diffondere argomenti che possano mettere le radici in atteggiamenti primitivi.

11. Principio dell’unanimità.
Portare la gente a credere che le opinioni espresse siano condivise da tutti, creando una falsa impressione di unanimità.

La paura è l’arma utilizzata di più nella propaganda perché è la più efficace per indurre una persona o un’intera comunità ad assumere atteggiamenti particolari nei confronti di determinate categorie sociali o di determinate etnie. Per rendere efficace un messaggio che fa leva sulla paura è necessario offrire una soluzione alla paura stessa. La tecnica a cui si ricorre più spesso è la demonizzazione dell’avversario, del nemico. Si descrive la parte avversa in modo grottesco, spesso attraverso articoli, conferenze stampa, commenti agli articoli stessi che mirano a formare nell’opinione pubblica un’immagine del nemico come la rappresentazione stessa del male, come persone crudeli e perverse, capaci di commettere mostruose violenze e crudeltà.
Grazie anche a questo metodo, la crisi modugnese viene giustificata, ormai da tutti, con la volontà di difendere la città da un nemico spietato, affamatore, prevaricatore, che mette a repentaglio la pace sociale, la casa, la salute, i valori più cari su cui si fonda l’interesse collettivo.

Tutto questo ci sta rendendo sempre più intolleranti nei confronti di chi la pensa in modo diverso dal nostro, siamo diventati ostaggio di chi ama urlare le proprie ragioni, prevaricando con violenza quanti preferiscono parlare sommessamente con rispetto e civiltà; siamo le vittime della propaganda, dell’insulto, della violenza verbale e del dileggio usato per demolire gli avversari politici. La propaganda è la gramigna di questi anni e prima che attecchisca distruggendo Modugno è necessario usare un diserbante per sradicarla. Evitiamo di scherzarci sopra e non prendiamola con superficialità, stanno giocando con la nostra democrazia, il nostro benessere economico, la nostra libertà di pensiero e di espressione.

Magrone lo scoglio

Come le onde di un mare in burrasca continuano ad infrangersi, contro lo scoglio Magrone, le buone intenzioni dei consiglieri comunali. L’esasperazione causata dall’inutilità delle spallate date contro quell’inamovibile faraglione ha fatto un’altra vittima: il consigliere “anziano” Raffaele Barile, che tanto bene ha svolto il suo compito presiedendo, per la prima e forse unica volta da presidente, il consiglio comunale.

Un consiglio comunale nel quale le varie “correnti di pensiero” si scontrano, dando origine a tempeste perfette che si scagliano inutilmente contro la rupe costituita dal granitico Magrone. Che non cede, immobile, saldo nella sua posizione di fustigatore del modugnese malcostume edilizio. Impossibile da smuovere, non si rompe, ma tutto contro di lui si rompe, oh quanti si sono rotti.
Si è rotta la sua maggioranza, si è scassata l’opposizione, per creare un argine contro le immani onde sbattenti ha dovuto sacrificare la “record woman” delle preferenze, l’ex presidentessa del consiglio Giovanna Bellino e ora, come un ciclopico baluardo, assiste ciecamente al frangersi del vice presidente Barile.
A Modugno non c’è il mare, non ci sono marinai – anche se a dirla tutta ci sono le loro promesse, ma questa è un’altra storia – e fa tenerezza vedere navigare tanti volenterosi  che cercano di non spiaccicarsi contro quello scoglio.
Nella conferenza stampa indetta dai 10 consiglieri dell’ex maggioranza che, dopo qualche pellegrinaggio fra i corridoi del comando dei vigili urbani, si è tenuta nella sala Romita, l’argomento “urbanistica”, finalmente, è stato declassato a concausa dell’attuale crisi politica. Corre l’obbligo di un plauso a questi consiglieri che hanno impiegato solo tre mesi per capire quello che il sindaco ha capito dopo un anno dalla sua nomina. Sono passati però ben sette anni da quando il problema è stato posto all’attenzione di tutti. Sono presenti ancora oggi, in consiglio comunale, alcuni dei consiglieri dell’epoca, ai quali fu fatta pervenire la documentazione, relativa alla risposta scritta dell’allora assessore Pierino Losole, che metteva in luce le fantasiose interpretazioni delle norme tecniche di attuazione che permettevano quello che, “giustamente”, il sindaco Magrone denuncia da tre mesi.
Se questi consiglieri d’antan, al corrente da ben sette anni delle forzature regolamentari utilizzate nel settore dell’edilizia privata, avessero avuto perlomeno l’accortezza di informare i loro attuali colleghi, sicuramente non si sarebbe perso tutto questo tempo per concordare sull’unica iniziativa portata avanti con successo da Magrone. Ma se fossero stati dei “consiglieri” accorti non avremmo avuto nemmeno lo scoglio.

Una proposta indecente?

Poiché,(…), chi non rispetta la legge è ingiusto ed è giusto chi, invece, la rispetta,

è chiaro che tutto ciò che è conforme alla legge è in qualche modo giusto: infatti, ciò che è definito dalla legislazione è cosa conforme alla legge, e ciascuna delle cose così definite noi diciamo che è giusta.Lo scriveva, 24 secoli fa, nell’Etica Nicomachea un greco di nome Aristotele. Che sempre in quei libri, lasciati al figlio Nicomaco, asseriva, riguardo all’equità: “L’equo è sì giusto, ma non è il giusto secondo la legge, bensì un correttivo del giusto legale”; è sempre una norma universale, la legge, per cui a volte bisogna intervenire nel caso concreto, per risolverlo senza la pignoleria di chi vuole “applicare la giustizia fino al peggio” ma adottando criteri che il legislatore stesso avrebbe indicato “se avesse potuto conoscere il caso in questione”. Per questo motivo l’equo “è superiore al giusto pur non costituendo un altro genere”.

 

Dopo l’ultima nota regionale, la speranza è che la “catastrofe abbattutasi sugli operatori del settore urbanistico a Modugno” che ha “bloccato l’intera economia territoriale; fermato decine di cantieri con centinaia, forse migliaia, di appartamenti e un numero enorme di milioni di euro pronti ad entrare nelle tasche dei soliti noti” si sia arrestata. Ora finalmente sarà possibile iniziare a recuperare il tempo perduto in chiacchiere e pensare davvero a contrastare “legalmente” il sindaco Magrone. Se davvero la crisi, che è solo numerica – quelle politiche sono tutt’altra cosa – è nata per mancanza di collegialità, per durezza caratteriale, per immobilismo e per tutti gli altri motivi fra i quali il “faccio tutto io” del sindaco, e se davvero il consiglio comunale vuole mandare a casa Magrone e tutto il suo “cerchio magico”, non si deve fare altro che raccogliere le 13 firme necessarie e dimettersi, attenersi al giusto iter procedurale (potrebbero arenarsi in un cassetto) evitando anche di dichiarare in premessa “che non sono dimissioni” e il compito sarebbe esaurito. Una iniziativa legale ed “equa”, aristotelicamente superiore. È così semplice che sembra inverosimile che nessuno l’abbia proposto

Gli ammutinati di palazzo Santa Croce

Nelle polpettonate versioni hollywoodiane del più famoso ammutinamento nella storia della marina britannica, quella della fregata mercantile Bounty, realmente avvenuto nel 1789, il comandante della nave William Bligh viene sempre descritto come crudele e spietato, in realtà egli era insolitamente progressista per un ufficiale della marina britannica di quei tempi. Dopo aver portato il suo equipaggio nei paradisiaci mari del sud viene abbandonato, insieme ai pochi marinai rimastigli fedeli, su una scialuppa in alto mare, dopo l’ammutinamento della maggioranza dell’equipaggio. Ammaliati dal libero amore delle tahitiane e dalla rigogliosa natura tropicale che tutto dona senza doverlo lavorare, i suoi marinai, capeggiati da altezzosi ufficialotti, si ribellano a chi li aveva condotti in quei campi elisi e decidono di autogestirsi. La storia si concluse con varie impiccagioni e suicidi fra gli ammutinati e la premiazione del comandante Bligh, con la nomina a governatore del Nuovo Galles del Sud, per essere riuscito a tornare in Inghilterra dopo aver percorso 6700 chilometri di mare aperto, in appena 47 giorni, su una misera scialuppa sovraffollata.
Cosa centra tutto questo con Palazzo Santa Croce è, senza alcuna ombra di dubbio, una domanda legittima. Le analogie, però, sono notevoli. Non si è giunti (ancora per quanto ?) all’abbandono in mare aperto del comandante di palazzo, non ci sono paradisi tropicali e indigene compiacenti ma l’ammutinamento di una larga parte della ciurma, magistra…lmente condotta a destinazione è evidente. Anche a chi non va a cinema.

Redde rationem per il centro destra modugnese

Se si escludono i comunicati, numerosi, del Pd e qualcuno di PugliAmo con i quali “sembra”

che rifiutino di concedere l’appoggio “Politico” richiesto dal sindaco Magrone, dai consiglieri di opposizione non è ancora arrivata alcuna dichiarazione, ufficiale o meno, su quali sono i loro propositi in merito alla crisi politica dell’amministrazione Magrone. Come intendano procedere, i rappresentanti di centrodestra, per risolvere gli urgenti problemi del bilancio e dell’urbanistica è un mistero. Alle già vecchie notizie dei primi giorni, quelle della “rottura” della maggioranza magroniana e dell’incontro del sindaco con l’opposizione, non ne sono state aggiunte altre. La speranza degli elettori di centro destra è che i consiglieri Pentasuglia, Sanseverino, Silvestri, Barile, Vasile, Fragassi e Maurelli abbiano già raggiunto, segretandola, una condivisa decisione e siano in attesa di sviluppi per renderla pubblica. È una speranza ma la speranza, come si sa, è dura a morire. Non è un mistero invece che questo centro destra modugnese è un disastro. C’è poco da commentare: un disastro. La sberla rimediata alle amministrative, dolorosa “assai” perché inaspettata, ha dissolto quella pur minima coesione dell’area moderata modugnese che la candidatura di Fragassi aveva favorito. John Keats sapeva bene ciò che diceva quando asseriva “Victory has a thousand fathers, but defeat is an orphan”. Ognuno per conto proprio, la coesione che nel lontano ‘97 permise l’elezione a sindaco, al primo turno, di Francesco Bonasia, rimane un miraggio. Dopo quella sconfitta politica tutta l’area del centro destra modugnese doveva fare i conti con se stessa e le proprie inettitudini. Dopo quella botta in testa ci si doveva chiedere: perché? Perché questa enorme emorragia di voti verso il M5S alle politiche prima, a Magrone poi e di nuovo al M5S alle europee? Perché questa grande frammentazione gruppettara, con linee politiche diverse, dettate da singoli personaggi slegati anche dal loro stesso elettorato. Il moderatismo contenuto in quella maggioranza si è frantumato come uno specchio caduto a terra: personalismi, velleitarie candidature, azzeramento del dissenso, rinuncia al confronto politico, nessuna contendibilità delle pseudo leadership. Cosa è mancato: associazioni “frizzanti” capaci di diffondere una cultura politica liberale e popolare, capaci di stimolare la partecipazione e la competizione, primarie per la scelta dei leaders, una linea politica comune che andasse oltre i discorsi breve termine su Imu, urbanistica, elettrodotti, feste patronali e mercati settimanali.

Il mancato consenso ad appoggiare Magrone nell’impresa, ardua a questo punto, di portare la città – si badi bene: la città, non l’avversario politico – al superamento di una crisi dagli sviluppi devastanti, darà il colpo di grazia a tutto ciò che si può ancora porre come alternativo al centrosinistra e alla protesta pentastellata. Chiedere al sindaco di presentarsi in aula dimissionario, in modo di aprire, formalmente, la crisi politica dell’amministrazione comunale, limiterebbe ai venti giorni successivi il tempo a disposizione per risolverla. Il condizionare il proprio voto di sostegno ai propositi sindacali di superamento della crisi, chiedendo in cambio l’umiliazione pubblica del primo cittadino, segna l’apice di anni di mediocrità politica del centro destra modugnese. Immaginare che, in caso di elezioni, i voti verso il centro destra subiranno un’ulteriore diminuzione non è fantasia; sarebbe il momento in cui gli elettori di quello schieramento direbbero basta, chi vota per il centro-destra chiederebbe un “regolamento dei conti” con la propria classe dirigente. L’arrivo di un altro commissario renderà certo Il rischio di altri anni all’opposizione, stritolati nella morsa costituita dai democratici e dai 5 Stelle. È arrivato il momento in cui chi ha gestito per anni questi gruppi politici sia chiamato ad assumersi la responsabilità della propria sconfitta, delle proprie colpe e a trovare il modo migliore per farsi da parte. Si organizzi una “costituente” per un movimento liberale, popolare, riformatore che sia capace di instaurare la permanente partecipazione degli elettori alle decisioni più importanti, che ponga tutti sullo stesso piano di partenza, che stenda un programma e un manifesto nuovo, che faccia pulizia degli ectoplasmi, delle sanguisughe, degli improvvisatori che da troppo tempo popolano quest’area politica e che attivi dei meccanismi competitivi per la selezione della propria classe dirigente. Per evitare il definitivo annichilimento del centro destra a Modugno non esiste che una scelta: azzerare tutto.