Sono contenti, a metà ma sono contenti, gli basta; anche quelli che hanno votato Peppino Longo alla regione per quel semplice campanilismo che esclude, come sempre si dovrebbe fare in politica, l’accondiscendenza amicale. Lo ripetono a maggior memoria futura:
“ho votato e invitato a votare Peppino Longo come unico candidato modugnese alla regione, prescindendo da ogni altra considerazione”. A differenza di tanti altri che, pur dichiarando tutt’altre ragioni e militando nel partito di Peppino, hanno votato altri candidati della lista Popolari alla regione, ma questa è una situazione che altri dovranno chiarire. Perché sono contenti a metà allora? per i tanti, oltre tremilasettecento, voti che loro, elettori di centrodestra di Modugno, hanno riversato sui candidati Schittulli e Poli – Bortone; dimostrando che l’elettorato di centrodestra a Modugno è ancora vivo e vegeto, pur guidato da
pusillanimi e freddinpetto che non hanno avuto il coraggio di schierarsi apertamente in questa campagna elettorale con una propria lista. Ma se fosse stato solo questo il risultato di queste elezioni sarebbero totalmente contenti; la loro contentezza vene dimezzata dalla vittoria dell’antipolitica modugnese, cioè il risultato del candidato sindaco
Nicola Magrone. Come mirabilmente scritto da
Gianvito Armenise qualche giorno fa
“ Magrone è figlio della politica. Checché se ne voglia dire, Magrone nasce dalla giusta esigenza di legalità, declinata – però – in modo imperfetto. Senza la partitocrazia ed il malaffare degli ultimi (almeno) 15 anni, Magrone avrebbe continuato a fare il pensionato parlamentare ed a scrivere sul suo sito semisconosciuto. Invece no. La caduta di ogni freno morale e lo stupro delle istituzioni hanno determinato – quasi inconsapevolmente – la reazione “di pancia” convogliata in un sentimento popolare diffuso e quasi innato. Magrone é come Dipietro: esiste perché esiste il malgoverno (…) Magrone è una semplice reazione (…) Finito questo scempio perpetrato ai danni di Modugno e della sua comunità, di Magrone resterà una eco in lontananza: i suoi strali urlati nelle piazze contro i fantasmi di una politica rigenerata. Resteranno le tiepide immagini di una “rivoluzione” che non poté essere perché invettive e rancori personali sono meno efficaci di una proposta ragionata e sussurrata all’orecchio. E Modugno merita pace e quiete. Ecco, usando altre parole non si sarebbe raggiunta la stessa sintesi esplicativa del motivo per cui a Modugno l’antipolitica magroniana risulti vincente.
Cramarossa e
Scelsi di errori politici ne hanno commessi a iosa;
Scelsi molti di più, non per il risultato in sé ma per i modi con i quali è stato conseguito. L’iniziale distanza, dal partito che gli ha assicurato e dato – pur senza molto entusiasmo – il maggior numero di voti, è stata colmata solo negli ultimi sprazzi di campagna elettorale. Le enfatiche dichiarazioni di
“sto con Peppino”, “sono d’accordo con Peppino” escludevano, però, da ogni discorso il partito dell’
Udc; la rinuncia ad assemblee unitarie con l’elettorato, se non nei comizi in piazza Sedile o nell’unica occasione della sua presentazione ufficiale; la
pretesa di un comunicato in cui l’
Udc – il riconfermato per l’ennesima volta primo partito a Modugno – gli chiedeva di porsi come candidato sindaco del partito; l’ancora più raggelante, per l’entusiasmo dell’elettorato moderato dell’Udc, mancato ringraziamento e accettazione, nella medesima forma di comunicato, di tale invito e l’ancora più pesante, per l’elettorato in genere, aria guasconesca che contrastava moltissimo con la mancata reazione alle invettive e provocazioni comiziali di Magrone:
non rispondere alle provocazioni verbali è prerogativa dei moderati, non dei guasconi che si pongono a capo e in difesa di costoro.
Fra due settimane si andrà al ballottaggio, Fabrizio Cramarossa, premiata la capacità tutta sua personale di portare il suo semicentrosinistra al ballottaggio, sarà in grado di assicurarne la vittoria scontentando le aspettative di sette suoi candidati in cambio di un apparentamento con l’altro semicentrosinistra o si farà travolgere ancora una volta dall’egocentrismo suo e della sua coalizione – che sa tanto poco di politico – che l’ha già portato a chiudersi ad ogni trattativa in merito alla designazione del candidato unico di un unico centrosinistra a Modugno? Ancora di più sarà capace Nicola Scelsi di lasciar perdere il suo guasconismo d’artagnanesco e chiedere al, non dimenticatelo entrambi, secondo classificato, di accordarsi per non far vincere definitivamente la paralizzante antipolitica urlata e antipatica del più bravo, a questo punto bisogna riconoscerlo, fra i quattro candidati sindaci, raccoglitore di voti che, però, ha già dimostrato ampiamente di non essere capace di governare Modugno? Domande che forse, per quel minoritario elettorato contento a metà, sarebbe meglio fossero negative: mors tua vita mea, anche se fra cinque anni, ma tornerebbe la politica necessaria a Modugno.
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