Ogni discussione, verbale o mediatica, sulle piscine comunali di Modugno, si rivela inutile; è come fare un buco nell’acqua. Alla fine di ogni discorso siamo punto e a capo, e questo vale anche per i discorsi dell’amministrazione comunale, dell’attuale e della precedente.
Molto probabilmente a causa del fatto che ogni discorso parte da un presupposto sbagliato. Quale?
Quello di ritenere che solo un “privato” possa assumersi l’onere della ristrutturazione delle piscine, in cambio di una concessione pluriennale della gestione.
L’amministrazione comunale precedente e quella attuale hanno reso noto da tempo che per mettere a posto e riavviare le piscine servono all’incirca 2,5 milioni di euro. Milioni che dovrebbe sborsare l’assegnatario della gestione delle piscine. Ritenere che si possano ammortizzare tali costi in un breve periodo di tempo è la causa della difficoltà di trovare un partner privato interessato.
Gli alti costi di acqua, luce, istruttori di nuoto, personale dei servizi, ecc. non lasciano ampi margini per l’ammortamento dei costi della ristrutturazione della struttura. La frequenza mensile di un migliaio di iscritti per dieci, max undici, mesi all’anno non assicura utili superiori ai 100 – 150.000 euro annui. Per ammortizzare in venti anni 2 milioni e mezzo sono necessari 125.000 euro l’anno. Più interessi.
Cosa fare quindi? Istituire un ulteriore tassa, in un periodo di crisi economica come quella attuale, non è una cosa che i modugnesi potrebbero accettare. Cosa allora?
Prima alcune premesse. Dall’Istat e dal MEF (Min. Economia e Finanze) è possibile rilevare che Modugno è una città ricca, con patrimoni consistenti e largamente distribuiti. Nelle dichiarazioni Irpef, dal 2014 al 2018 (ultimo rilevabile dal MEF) i modugnesi hanno dichiarato un reddito annuo pari a oltre 380 mln di euro.
A Modugno ci sono oltre 15.000 abitazioni, con un valore medio (fonte “immobiliare.it”) di 110.000 euro, oltre 1400 opifici del v/m di 300.000 euro. Per calcolare la ricchezza di un territorio, in molti ritengono congruo un moltiplicatore pari a 6 – 7 volte il reddito annuo dei residenti. Adottando tale moltiplicatore non dovrebbe discostarsi molto dal vero l’asserire che la ricchezza totale della città di Modugno è pari ad oltre 2,5 miliardi.
La crisi Covid degli ultimi mesi sta causando l’abbattimento dei consumi e il conseguente innalzamento dei livelli di risparmio. Alcuni asseriscono che gli italiani in questi mesi di pandemia accantonano, come risparmio, il 10-12 % circa del loro reddito annuo.
In ultimo è da rilevare che la rendita del risparmio sia diventata negativa; oggi in pratica si paga per tenere i soldi in banca.
Modugno ha una ricchezza molto consistente che però, escluso il settore immobiliare, solo in minima parte viene reinvestita sul territorio. Una larghissima parte di tale ricchezza, del tutto improduttiva, è sterilmente presente nei conti correnti bancari. Quello che resta è investita in strumenti finanziari utilizzati dalle banche per finanziare attività lontane da Modugno.
Una parte di questi depositi finanziari infruttiferi dei modugnesi potrebbero, però, essere utilizzati per finanziare attività “redditizie” in città. Si darebbe avvio ad un circuito virtuoso che fornirebbe un forte impulso allo sviluppo dell’economia locale, portando Modugno fuori dalla crisi. I soldi dei Modugnesi potrebbero finanziare attività locali, per creare occupazione e accrescere il benessere comune.
Queste le premesse. La proposta?
Raccogliere, fra tutti i modugnesi, i 2 milioni e mezzo di euro necessari al recupero e al riavvio delle attività delle piscine comunali.
Come?
L’amministrazione comunale promuove la formazione di una “public company”, una impresa il cui capitale sociale è suddiviso fra il comune e tutti i residenti che aderiscono all’iniziativa.
Il Comune avrebbe il 60% delle quote – corrispondente al valore attuale delle piscine comunali (circa 3,5mln) il restante 40 % costituito da 2.500/5.000 azioni del valore di 1.000/500 euro cad. Il capitale totale della società ammonterebbe così a 6 mln di euro; valore che le piscine comunali raggiungerebbero con la ristrutturazione.
Completata la raccolta delle adesioni – da affidare ad una banca (?) – l’amministrazione comunale, con il suo 60% controllerebbe totalmente la S.a.d “Piscine comunali Modugno”(?). Potrebbe affidare i servizi in vasca ad una cooperativa locale, ad una altra cooperativa i servizi di pulizia e vigilanza, eccetera.
Perché i risparmiatori modugnesi dovrebbero “investire” nella summenzionata società?
Cosa “guadagnerebbero” i soci azionisti del restante 40% del capitale societario?
Gli azionisti – che, per statuto, non potranno possedere più del 1% ognuno dell’intero capitale societario – otterrebbero un rendimento del 2% annuo sulle quote possedute. Rendimento di molto superiore a quello che si ottiene dai conti corrente!
Inoltre, usufruirebbero di agevolazioni e sconti sugli abbonamenti e sui costi di tutti gli altri servizi proposti nella struttura delle piscine comunali.
Cosa guadagnerebbe la città di Modugno?
Tramite l’amministrazione comunale, la città di Modugno, finalmente, usufruirebbe innanzi tutto delle sue piscine comunali. Con la gestione comunale non ci sarebbe il pericolo di ritrovare, fra qualche anno, la struttura nelle stesse pietose condizioni nelle quali si trova attualmente.
Con la manutenzione affidata ai tecnici comunali le piscine manterrebbero, con costi minimi, inalterata la loro integrità per decenni.
I vantaggi sono tanti e non serve elencarli, l’articolo è già troppo lungo.
Questa è solo una proposta, criticabile o condivisibile; un suggerimento per stimolare la discussione; con la speranza che non sia un altro buco nell’acqua, delle piscine comunali.
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