Bridgestone, il 14 marzo al Mise l’incontro con il board europeo

Giovedì prossimo, 14 marzo, si terrà al Ministero dello Sviluppo Economico l’incontro – convocato dal governo – con il board europeo della Bridgestone. Vi prenderanno parte anche rappresentanti del Ministero del Lavoro, della Regione Puglia, del Comune di Bari e delle organizzazioni sindacali. Al centro della riunione, l’analisi della situazione che si verrebbe a determinare con la decisione della multinazionale di prevedere, entro il primo semestre del 2014, la chiusura dello stabilimento di Modugno. Si tratta, per l’esecutivo, di una decisione grave e, allo stato, immotivata. In questo senso, il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera ha inviato una lettera al CEO della casa madre giapponese, Masaaki Tsuya. Nel testo si sottolinea che il Gruppo Bridgestone avrebbe dovuto discutere e confrontarsi preventivamente col Governo e gli altri livelli istituzionali competenti sulla volontà di chiudere l’impianto pugliese, così da consentire l’individuazione di soluzioni alternative a quelle prospettate dalla società. Per questo motivo – si legge nella missiva – si esige ora che il gruppo giapponese fornisca, in tempi strettissimi, tutti i chiarimenti richiesti e tenga costantemente informate le istituzioni italiane.

Longo: " Bisogna evitare che i dipendenti Bridgestone perdano il posto di lavoro"

“Mentre qualcuno discute di alleanze e intese, mentre altri occupano piazze e aule consiliari, mentre ancora si pensa alla politica del tutti contro tutti ecco, invece, che un altro colpo assestato mette al tappeto quasi mille persone ed altrettante famiglie. L’annuncio della chiusura dello stabilimento barese della Bridgestone è una bruttissima pagina della storia della Puglia e che non può e non deve essere ‘stampata’”. Così il consigliere regionale dell’Udc Peppino Longo. “Bisogna rimboccarsi le maniche e lavorare, tutti insieme e senza distinzione di ideologie e colori politici, per evitare che 950 cittadini e le loro famiglie vivano nell’angoscia. La mossa dei vertici aziendali – conclude Longo – arriva proprio nel momento in cui manca un Governo a livello nazionale e, quindi, diplomaticamente siamo più deboli: è per questo, dunque, che deve muoversi con vigore il governo regionale cercando di aprire un tavolo di confronto a livello nazionale e cercare la soluzione per evitare che i dipendenti Bridgestone perdano il posto di lavoro”.

Chiude la Bridgestone di Modugno. Fuori 950 persone

Chiude lo stabilimento Bridgestone a Modugno“Bridgestone Europe, società con sede a Zaventem (Bruxelles, Belgio) ha annunciato ieri la decisione di avviare le procedure per la chiusura dello stabilimento di pneumatici per autovetture di Modugno. La fabbrica di Bari è uno degli 8 impianti di pneumatici del Gruppo in Europa, che produce anche in Spagna, Francia, Polonia e Ungheria “. Queste erano le prime impietose righe del comunicato inviato agli organi di stampa. I tagli interesserano solo la fabbrica posta nel territorio barese, lasciando invariate le strutture di Roma e Monza.

 

“La decisione – continua la nota – è il risultato di un’approfondita analisi condotta sui cambiamenti strutturali avvenuti nell’ultimo biennio nel mercato dei pneumatici, sia a livello europeo che globale. Secondo fonti e studi indipendenti, nel complesso il segmento dei pneumatici per autovetture è sceso dalle 300 milioni di unità del 2011 alle 261 milioni del 2012 (-13%), con previsioni che stimano un recupero dei volumi pre-2011 soltanto a partire dal 2020. Il segmento dei pneumatici di alta gamma è l’unico non previsto in contrazione nei prossimi anni. Aggiunta al calo strutturale della domanda di pneumatici per autovetture, il settore soffre la crescente pressione esercitata dai produttori dei Paesi emergenti, che continuano a incrementare la propria quota di mercato nel segmento di bassa gamma a discapito dei maggiori produttori di qualità come Bridgestone, operando con significativi vantaggi sui costi di fabbricazione. Per rispondere a queste dinamiche, Bridgestone Europe ha ravvisato la impellente necessità di accelerare lo spostamento strategico della propria produzione verso il segmento dei pneumatici di alta gamma.

Lo stabilimento di Bari, a causa dei suoi processi, della sua struttura e dei suoi macchinari è sempre stato focalizzato su una produzione principalmente basata su pneumatici oggi considerati di uso generico ed è penalizzato dal punto di vista dei costi a causa di fattori sfavorevoli come la logistica e i costi energetici. Nonostante le diverse azioni intraprese, volte a supportare lo stabilimento di Bari alla luce di queste nuove sfide, elementi come il crollo strutturale della domanda e il necessario spostamento verso il segmento premium, combinati con i fattori già menzionati relativi alle altre fabbriche europee di Bridgestone Europe, non hanno permesso al Gruppo di optare per una scelta diversa dalla chiusura della struttura produttiva. Prima di giungere a questa conclusione, Bridgestone Europe ha preso in considerazione tutte le opzioni e le alternative possibili, nessuna delle quali si è rilevata percorribile.  L’azienda – conclude il comunicato – è disponibile fin da subito a iniziare la discussione per individuare la migliore soluzione in grado di minimizzare il più possibile l’impatto sociale della decisione sui circa 950 dipendenti coinvolti, coerentemente con la cultura del Gruppo.  Auspica, inoltre, che dal dialogo possa scaturire un percorso condiviso per individuare i tempi, i termini e le modalità per la chiusura del sito produttivo. Tuttavia, Bridgestone Europe prevede la cessazione delle attività dello stabilimento non più tardi della prima metà del 2014″.

Scoppia la polemica a Cecilia sulla questione IMU

Scoppia la polemica a Cecilia sulla questione IMU, la nuova tassa sulla casa. Nel quartiere periferico cittadino i modugnesi pagherebbero molto di più rispetto a chi risiede in città o in centro. A segnalarlo è l’associazione “Giorgio la Pira” per mano del suo presidente Matteo Lupelli che, attraverso una nota inviata alla stampa, non fa mancare la sua denuncia e tutto il suo sgomento.

Mentre a Modugno città il proprietario di un’abitazione di quattro vani ed accessori con l’IMU pagherà un’imposta annua di €50, a Modugno quartiere Cecilia definita zona suburbana il proprietario di un’abitazione di quattro vani e accessori pagherà un’imposta annua di €231,44.
Ed ancora: il residente di Modugno città di ICI pagava €69, mentre il residente di Modugno quartiere Cecilia pagava €137. Per questo i modugnesi possono essere soddisfatti perché con l’IMU pagheranno meno tasse“. “I residenti del quartiere Cecilia pagheranno spassionatamente con piacere l’IMU sapendo che per loro l’imposta non è diminuita anzi, rispetto all’ICI, l’imposta sugli immobili è aumentata tra il 40% e il 50%? Sembrerebbe con questi fatti che ai contribuenti del quartiere Cecilia non sia garantita la perequazione fiscale dichiarata a parole nella delibera comunale“, insiste Lupelli, secondo il quale “gli amministratori comunali di Modugno continuano a ignorare le condizioni in generale dei residenti del quartiere Cecilia. Questi cittadini sono di serie A quando devono pagare i tributi e cittadini di ultima serie rispetto alla qualità della vita ed ai servizi ricevuti“.

Tra questi servizi, fanno notare dall’associazione, ci sarebbe (anzi, non ci sarebbe) un monitoraggio dell’aria e tanto altro perchè “infatti, al quartiere Cecilia manca una rete di monitoraggio dell’aria (in un territorio a ridosso della zona industriale); manca la tutela della salute dei residenti che subiscono l’inquinamento elettromagnetico causato da un elettrodotto a 150KV che supera di oltre venti volte la soglia di allarme delle emissioni; la polizia municipale e le forze dell’ordine in generale sono assenti; del prolungamento della linea metrò dall’ospedale al quartiere non se ne parla; e tant’altro ancora. Gli amministratori comunali quando dicono che il quartiere Cecilia è un quartiere che verte in una situazione di degrado, non fanno altro che confermare le carenze evidenziate“.

Per tutto questo, allora, incalza Lupelli, i residenti di Cecilia “avvertono di essere vessati e discriminati rispetto agli altri cittadini di Modugno, e quindi restano in attesa di fatti concreti da parte dell’Amministrazione comunale di Modugno, che facciano vedere che chi li amministra c’è, è vivo e si preoccupa di soddisfare i bisogni del quartiere“.

Lunedì scorso, frattanto, l’amministrazione ha cercato di dare risposte a questi quesiti, in un incontro tenutosi nel quartiere.
l’assessore all’ambiente Di Ciaula, per esempio, ha fatto sue le critiche e le perplessità dell’associazione “Giorgio la Pira”, si è impegnato in azioni concrete ed ha anche comunicato che in seguito alla richiesta del suo Assessorato, la Regione Puglia inserirà nella sua rete di monitoraggio della qualità dell’aria, una stazione di monitoraggio (definita EN04) per determinare la concentrazione degli inquinanti causati dal traffico veicolare e dagli insediamenti industriali, ricadenti sul territorio del Quartiere Cecilia. Il vicesindaco Marra, invece, confermando anche in questo i dati sull’eccessivo aggravio fiscale relativo agli immobili della zona Cecilia che mal si concilia con i servizi effettivamente ricevuti, ha annunciato che si metterà in contatto con l’Agenzia del Territorio ed anche con il Garante del contribuente al fine di perequare le tariffe d’estimo per tutto il territorio di Modugno.

Bari Città Metropolitana, Gatti: "per Modugno non c'è scelta"

Bari città metropolitanaNegli ultimi giorni la spinosa questione della riforma delle province pugliesi prevista dalla famigerata spending review (revisione della spesa) del Governo Monti, è sulla bocca di tutti. A tal proposito, lo scorso sabato il sindaco di Palo del Colle, Domenico Conte, ha convocato in un pubblico dibattito i sindaci di molte città pre-murgiane – tra cui Modugno- per discutere sull’adesione o meno alla città metropolitana di Bari. Il taglio dei costi alla politica, infatti, prevederà oltre la totale scomparsa di alcune province, anche la soppressione di 10 grandi province italiane e la conseguente istituzione di 10 “città metropolitane”, tra cui figura anche Bari. Alcuni sindaci dei 41 comuni dell’attuale provincia di Bari, però, mal sopportano l’idea di aderire all’area metropolitana.

Tra questi, Domenico Conte (il titolo dell’incontro da lui presieduto era infatti “Città metropolitana? No, grazie!”) la cui posizione è giustificata dal timore della “perdita dell’identità e tradizioni palesi diventando una sorta di sobborgo di Bari”. All’incontro i rappresentanti dei comuni di Bitetto e Grumo hanno dichiarato di protendere maggiormente per il no a causa di “regole del gioco non chiare” (assenza di uno statuto, problema della rappresentatività e della gestione di quest’enorme area metropolitana; il configurarsi di “nuovi poteri”ma anche di probabili “nuove tasse per i cittadini”) ma mostrando l’intenzione di ascoltare il parere dei cittadini in assemblee pubbliche prima di deliberare la decisione in consiglio comunale.

Binetto, pur favorevole all’istituzione dell’area metropolitana di Bari, ha deciso di non esprimersi e così facendo- secondo quanto previsto per legge- dal 1 gennaio 2014 ne entrerebbe automaticamente a far parte. Ben delineata invece la posizione di Bitonto che si è già espressa per il no perché comporterebbe “una perdita della capacità decisiva dei comuni che ne farebbero parte e l’impossibilità di gestire autonomamente i servizi minimi garantiti da un’amministrazione comunale come per es. la scuola”. Presente all’incontro anche il senatore (allo stesso tempo sindaco di Molfetta) Antonio Azzollini, artefice di una vera e propria crociata contro la città metropolitana. Dichiaratamente contrario a Bari metropolitana (pur se molti dei convenuti alla conferenza non si spiegavano come mai stesse dando parere negativo ad un provvedimento votato favorevolmente a Roma – essendo il presidente della Commissione Bilancio del Senato -) ha spiegato varie alternative all’adesione all’area metropolitana. Tra queste, la possibilità di creare quella che ironicamente ha indicato come “Provincia dell’Amore” (nei suoi piani un nome possibile potrebbe essere “Peucezia”) idealmente costituita da un’unione dei comuni facenti parte delle province soppresse ad esclusione, però, di Bari. Oppure, una riorganizzazione dell’attuale provincia in tre vaste aree. Insomma, le proposte (seppur da alcuni ritenute “assurde” perché “ la costituzione di una nuova provincia, va contro la spending review”) non sono mancate.

Ciò che è mancata è stata la presenza della posizione della Città di Modugno, dovuta all’assenza del sindaco o di un suo rappresentante. Abbiamo perciò contattato il sindaco Mimmo Gatti per richiedere un suo parere in merito alla questione. Il sindaco, comunicandoci di non aver ritenuto opportuna la sua presenza in seguito alla visione del titolo dell’evento (che offriva un’esplicita indicazione sulla posizione della maggior parte dei comuni invitati), ha dichiarato che “per Modugno non c’è scelta, ogni posizione contraria all’adesione all’area metropolitana di Bari, non avrebbe alcun senso in quanto la nostra Città confina con Bari. L’unica alternativa, dunque, cioè la possibilità di confluire nelle province che sopravvivranno, non è nemmeno considerabile”. Ha aggiunto di non aver previsto dibattiti pubblici con i cittadini modugnesi o consigli comunali sul tema – almeno per il momento- in quanto “la scelta di aderirvi è obbligata, dato che alternative non ce ne sono. Modugno, così come Triggiano o Valenzano, è un comune dove non sarebbe neanche possibile prendere altre scelte in considerazione. Adesso la fase importante sarà quella della costituzione dello statuto, il vero momento in cui i comuni saranno chiamati a dire la propria”.