Nella zona ASI la presenza delle grosse industrie è in costante riduzione

Cosa succede nella zona ASI? Separata dal tessuto urbano delle due città fin dalla sua creazione, circondata da tre linee ferroviarie e dalle ex Strade Statali 96 e 98, l’area industriale di Bari e Modugno non attraversa un buon momento. Abbandonati da tempo i sogni di grandezza nati con l’arrivo di giganti quali fiat, bosh, magneti marelli, isotta fraschini, philipps, osram sud che insieme alle officine calabrese, alle fucine meridionali, alla pignone davano lavoro a decine di migliaia di operai e impiegati, l’ASI è in crisi di identità.

Le grandi fabbriche, se non hanno già chiuso, sono in difficoltà. L’indotto, cresciuto accanto a tali giganti industriali, si è perso per mancanza di strategie comuni idonee ad affrontare la crisi del manifatturiero e abbandonano l’area. Molte aziende sono state smantellate e gli opifici abbandonati. Le infrastrutture, che non hanno mai raggiunto i livelli necessari e più volte richiesti, ormai mostrano il degrado degli anni e della mancanza di manutenzione.

Da sempre stretta fra l’autostrada A14, le direttrici ferroviarie Taranto/Bari/Foggia e le varie strade statali, l’area di sviluppo industriale di Bari e Modugno non ha mai avuto dei collegamenti facili con queste importanti arterie; negli ultimi tempi, anzi, i binari che i vecchi progettisti avevano incluso nella viabilità della zona per collegarla al porto e alle ferrovie, vengono coperti di asfalto a dimostrazione della loro inutilizzazione.

Del nuovo casello autostradale che doveva essere realizzato nella zona non se ne parla più da anni. La mancanza di innesti alle infrastrutture viarie per un rapido inoltro ed arrivo delle merci ha penalizzato le aziende del comprensorio industriale. Solo le aziende dislocate lungo le ex strade statali hanno potuto usufruire di tale vantaggio; non è casuale quindi la presenza di aziende di trasporto di grandi dimensioni che stanno occupando tutti gli spazi disponibili. Ed è proprio questo l’aspetto più rilevante che si evidenzia a chi attraversa la zona industriale, che di industriale ormai ha ben poco.

I 'cretini' non vanno d’accordo con i soldi

Una delle massime più comuni che circolano negli ambienti borsistici internazionali, riguarda la velocità con la quale gli stupidi si separano dai soldi. Le recenti crisi dei mercati finanziari hanno messo in ginocchio, ancora una volta, tanti piccoli investitori che hanno visto sparire, con una velocità direttamente proporzionale alla loro “furbizia”, il denaro così improvvidamente buttato sulla ruota di quelle gigantesche roulette che sono le borse valori.

Uno dei principi cardine del “guadagno” borsistico è basato sul rischio e la fiducia è uno dei rischi meno quantificabili per un investitore. Calcolare fino a che punto ci si può fidare dell’economia cartacea della borsa è uno di quei momenti in cui la capacità di valutazione degli investitori è messa alla prova. Una economia solida è data dalla capacità di controllo che la classe politica del paese ha sui parametri base dell’economia: moneta in circolazione, velocità di produzione e di scambio dei beni acquistabili, potenzialità produttiva. Attraverso il controllo di questi parametri è possibile dare e mantenere un giusto prezzo alle merci. Al crescere della massa monetaria e dei beni prodotti non c’è stato un altrettanto rapido aumento della velocità di circolazione di tali beni. In altri termini: all’aumento della produzione non è seguito il potenziamento delle infrastrutture necessarie alla circolazione e distribuzione dei prodotti.

Le merci insomma non fluiscono in modo regolare e rapido dal produttore al consumatore. Produrre BMW in Vietnam permette, alla casa tedesca, di abbattere i costi relativi alla manodopera, ma non permette al neo operaio vietnamita di usare l’auto tedesca. Produrre computer in India permette di vendere modernissima tecnologia a basso costo, nel contempo, però, pochi indiani possono usare i computer prodotti nel loro paese. Poche strade in Vietnam per apprezzare la guida della vettura tedesca, pochi chilometri di elettrodotti in India per utilizzare i tanti elaboratori prodotti.

Troppi soldi e poche merci. Arruolato, spesso forzatamente, in qualche fabbrica per produrre merci che non utilizzerà; pagato con soldi che gli permettono di acquisire prodotti che non può utilizzare, anche l’ex contadino di cui è proverbiale la pazienza, scende a manifestare in piazza contro i suoi governanti. Proteste che costringono i governi a finanziare super strutture, grattacieli, ponti, aeroporti oltre alle mitiche strade che non conducono da nessuna parte. Per fare questo i governi hanno bisogno di denaro e il modo più rapido per rimpinguare le casse è il prestito internazionale.

Per garantire tale prestito, però, è necessario aumentare la tassazione e di conseguenza aumenta il malcontento del tunisino, dell’egiziano, dell’albanese o del neo capitalista marocchino. Tutta gente attirata dai soldi della paga, dalla moneta che assicura l’ingresso nel dorato mondo dei consumatori. Hanno dovuto rendersi conto, invece, da un giorno all’altro, di non aver fatto una buona scelta nel lasciare il proprio, piccolo, appezzamento di terra che gli permetteva, perlomeno, di produrre per sé e la propria famiglia quei beni necessari alla sopravvivenza.

Nella economia agricola che basa il suo mercato sullo scambio delle merci prodotte, quando appare la moneta in grado di acquistare un bene di consumo, senza in fondo esserlo anch’essa, si crea subito una inflazione del 100% in quanto circolano merci e denaro in pari valore dove prima circolavano solo le merci. Nel tempo che trascorre durante una sessione della borsa di Tokyo, in cui l’indice nikkei scende di mezzo punto e gli investitori perdono decine di milioni di yen, qualche gallo di razza “buona” pizzica, ben volentieri, lo stesso numero di gallinelle del giorno prima, assicurando lo stesso numero di polli del mese precedente. Certo i polli non portano alla felicità, non permettono il “progresso”, ma non ci è stato certo prescritto dal medico il “progresso”.

L'Agroalimentare e le sue potenzionalità

Il sud e specialmente la Puglia, di fronte ad un mercato ed un contesto internazionale in continua evoluzione, deve attrezzarsi per favorire una reale ripresa economica, con particolare riguardo per il mondo agricolo. Per navigare nella competizione internazionale la Puglia ha bisogno di aumentare la propria presenza sui mercati, con interventi economici adeguati, che diano stabilità e che non siano più interventi a pioggia di carattere esclusivamente assistenziale. Occorre usare strumenti di intervento flessibili, in grado di rafforzare e stimolare le capacità imprenditoriali. I punti essenziali dovranno essere la programmazione ed il coordinamento.

Il comparto agroindustriale pugliese produce bene, ma non vende altrettanto bene, è necessario pertanto promuovere iniziative adeguate coinvolgendo sia il mondo imprenditoriale che istituzionale. L’azione strategica deve porre l’obiettivo sulle regole, sul riassetto degli strumenti economico-normativi in grado di sostenere le imprese pugliesi sui mercati nazionali ed esteri, smussando gli squilibri che le nuove dinamiche di sviluppo creano. Altri obiettivi di fondo sono la difesa dell’occupazione, i servizi di tutela del territorio, la qualificazione professionale, i supporti per la programmazione e il coordinamento necessari all’impresa che vedano l’imprenditore e l’impresa stessa in un ruolo di centralità economica al fine di promuovere la vendita dei prodotti pugliesi nei mercati esteri.

La Puglia, prima in Europa nell’esportazione di olio, vino e prodotti ortofrutticoli vari è ultima per l’industria di trasformazione di questi stessi prodotti. E’ necessario rendere le produzioni agricole pugliesi più competitive sul piano internazionale, favorendo lo sviluppo delle industrie di trasformazione locali, creando una forte integrazione fra le fasi di produzione, industrializzazione e commercializzazione del prodotto in modo da permettere la riduzione dei costi. Per l’agricoltura pugliese, oggi fortemente frantumata e parcellizzata, la grande distribuzione organizzata è una grave minaccia; venuti ormai meno gli investimenti è necessario riordinare e riorganizzare il settore commerciale attraverso l’inserimento di energie giovani capaci di utilizzare le poche risorse a disposizione nella maniera più proficua possibile.
La promozione dei nostri prodotti tipici deve avvenire attraverso iniziative coordinate, investimenti ed informazione adeguati.

La creazione di infrastrutture moderne, oltre al potenziamento del sistema dei trasporti, consentirà di collocare il prodotto sul mercato con rapidità, questo deve essere l’impegno essenziale da assumere per il potenziamento del sistema aeroportuale, della viabilità e della rete ferroviaria regionale. Compito delle imprese è la realizzazione di strategie di vendita comuni per superare le serie ed obiettive difficoltà di promozione dei prodotti pugliesi sui mercati esteri.

A Natale nessuna significativa impennata delle vendite

 

Le feste natalizie sono finite e per i commercianti di Cecilia è tempo di resoconti. Messe via le luci, le decorazioni e i Babbi Natale spuntano registri e libri contabili per il nuovo anno. Ma come sono andate le vendite natalizie? Nettamente in calo le vendite degli elettrodomestici , gioielli, generi alimentari e parrucchieri. Le famiglie di Zona Cecilia preparano i dolci in casa ma non rinunciano a regalarsi scarpe e borse nuove.  Qual è la situazione delle famiglie del quartiere?

Ecco un prospetto che risponderà a queste ed altre domande che ci faranno capire come gli abitanti di Zona Cecilia hanno speso e cosa hanno comprato. Girovagando per i negozi, alcuni impegnati con i saldi e altri intenti nelle vendite quotidiane, abbiamo raccolto le opinioni e le sensazioni dei negozianti. Non sorprende che tra i negozi di generi alimentari quelli che “se la sono passata meglio” siano state le pescherie. Due su tre, infatti, hanno notato un andamento stabile del mercato del pesce con un leggero calo del mercato delle anguille.

“Siamo baresi – commenta il proprietario della pescheria Acquario – e come tali alla vigilia non ci facciamo mai mancare il pesce. Abbiamo venduto molto i frutti di mare, pesce per arrosto e le anguille, anche se un po’ meno rispetto all’anno precedente”. Alla carne è dedicato, da tradizione, il 25, con la vendita di salsicce e agnello. Su quattro macellerie interpellate due hanno notato una diminuzione dei consumi di carne, le altre due non hanno notato una differenza visto che durante le feste il barese doc consuma prevalentemente pesce.

I tre rivenditori di frutta e verdura della zona hanno registrato un calo nella vendita di frutta esotica e un consumo inferiore, rispetto agli altri anni, di frutta di stagione. Preferiti i mandarini, le arance e le mele. Nel settore abbigliamento e accessori si è riscontrata un’inversione di tendenza. Positiva la vendita di scarpe e accessori, in alcuni casi superiore del 30% rispetto agli altri anni.

In forte calo il vestiario che registra un calo del 20% rispetto all’anno scorso. “Non ci aspettiamo molto dai saldi – commentano i commessi del negozio di abbigliamento Kravitz – si lavora per la prima settimana ma poi le vendite diminuiscono. Bisognerebbe anticipare i saldi perché le famiglie hanno meno soldi da spendere in abbigliamento per via della crisi”. Dello stesso parere i venditori di articoli per bambini e le mercerie. “Si fanno sempre meno regali importanti – afferma Nico Maselli, proprietario del negozio di articoli per bambini Emozioni – si punta a fare piccoli pensierini e il budget non supera quasi mai i 30 euro”.

L'assessore alla Cultura Fedele Pastore risponde sulla mancanza di "contenitori culturali"

“Il problema è riuscire a conciliare proposte e disponibilità di risorse”. “I contenitori culturali ci sono sempre stati ma servivano soldi per rimetterli a nuovo”. Il Comune annuncia tre “rinascite”: Balsignano, l’ex Direzione scolastica e l’ex Mattatoio”. Ma c’è la condanna degli enti locali: “conciliare le proposte con la disponibilità di risorse”. 

Il delegato alla Cultura del Comune di Modugno, Fedele Pastore, ci ha rivelato la triste quanto ben nota realtà: per realizzare progetti e creare eventi servono soldi. “I contenitori culturali a Modugno ci sono sempre stati, ci sono e ci saranno. Avevano solo bisogno di essere resi fruibili con interventi di ristrutturazione che implicano impegni di spesa non sempre possibili”. Così l’assessore Pastore ha risposto alla nostra domanda sulla carenza di strutture di questo tipo nella nostra città.

Il suo riferimento, però, è a tre “contenitori” in particolare: l’ex direzione scolastica, l’ex mattatoio comunale e il casale di Balsignano. A proposito dell’ex direzione scolastica, l’assessore sottolinea l’importanza che hanno avuto le ultime manifestazioni culturali ambientate nell’edificio, “che hanno coinvolto – ha detto Pastore – migliaia di cittadini. Iniziative che ci hanno dato la possibilità di rendere nota la rinascita del sito alla città. Una struttura del tutto fruibile e a disposizione delle scolaresche. Si sta provvedendo – ha detto ancora Pastore – a dotare l’edificio di bacheche e mobilio”. L’assessore ci ha anticipato, inoltre, che il Comune ha stanziato 10mila euro per le future iniziative ospitate da questo storico monumento cittadino. Attraverso un apposito bando pubblico sarà creato un organismo che si incaricherà gratuitamente di gestire la struttura.