Vigili Urbani: primi giorni di lavoro per i nuovi agenti

comando Vigili urbani ModugnoTulipano Selene, Cervellera Rossana, Proscia Carla e Cilenti Simona sono i nomi delle nuove vigilesse che già da ieri affiancano i colleghi più esperti nel difficile compito di ristabilire l’ordine nelle caotiche strade modugnesi. Dopo aver ultimato le formalità burocratiche, i nuovi agenti di polizia municipale hanno dapprima ricevuto il saluto del sindaco Gatti e dell’assessore Chionno, e in seguito, indossata la pettorina, inviati per le vie modugnesi.
Le neo-assunte sono le prime quattro classificate del gruppo dei sette vincitori del concorso bandito nel 2008 dalla precedente giunta di Pino Rana e che la delibera n. 96 del 11 giugno 2012 ne ha stabilito l’assunzione a tempo indeterminato, rimandando, probabilmente al 2013, quella dei restanti tre aventi diritto.

AVES: la nuova associazione modugnese

Lo scenario del volontariato modugnese si arricchisce con la nascita di una nuova associazione: l’“Aves -Protezione Civile”, recentemente costituitasi. L’AVES (acronimo di Associazione di Volontariato, Emergenza e Soccorso) è stata creata a maggio 2012, e come giorno della fondazione è stata scelta la data simbolica del 1 maggio, in onore della festa dei lavoratori.
Da qualche mese ha avviato il suo percorso, annunciando di essere un’associazione nata dalla volontà dei tre soci fondatori (il presidente Gianluca Pacione, il vicepresidente Vincenzo Sorce ed il segretario-tesoriere Daniele Memoli) per creare una realtà operativa che faccia fronte a tutti quei rischi cui il nostro territorio è soggetto.
L’associazione “ha come scopo esclusivo il fine di solidarietà sociale nei confronti della comunità, l’affiancamento e la realizzazione d’iniziative a favore della Protezione Civile e la partecipazione ad ogni altra forma di volontariato. Quindi – ha dichiarato il presidente Pacioneogni volontario presta il proprio tempo gratuitamente per aiutare la cittadinanza sia in eventuali situazioni di calamità sia per semplice assistenza”.
Ha spiegato, inoltre: “Tutte le associazioni che operano nel settore della protezione civile, nel momento in cui c’è una calamità o il verificarsi di un pericolo, sono coordinate dalla Regione Puglia- Servizio Protezione Civile dipendendo dalla Regione e prendendo ordini da essa. Ma siamo comunque un’associazione autonoma e specificatamente modugnese, quindi avremo la possibilità di creare eventi, svolgere attività, fare delle simulazioni in varie occasioni. Attualmente – ha aggiunto – a Modugno è già operativo un gruppo comunale volontario di Protezione Civile, di cui faccio parte. Ovviamente il Gruppo comunale è indubbiamente importante ma un po’ “limitato” perché essendo regolato dal Comune, è soggetto a precisi criteri per potervi accedere o per uscirne. L’ammissione al Gruppo è regolata da un bando di selezione la cui graduatoria è chiusa da un anno, quindi attualmente non si può accedere. Nell’Aves, invece, come in ogni associazione, tutti coloro che ne condividono gli scopi e vogliono entrare, hanno la possibilità di farlo, senza alcun limite. L’idea è, quindi, quella di offrire un’opportunità in più a tutti cittadini del nostro territorio che vorranno dedicarsi al volontariato. Oltre al Gruppo comunale, come realtà associativa in quest’ambito, c’è solo l’Univol Modugno che però riguarda il soccorso sanitario. Con la nostra associazione intendiamo dare alla comunità un segnale e far comprendere che le realtà associative possono collaborare insieme per offrire un servizio in più alla cittadinanza”.
E le iniziative promosse sin ora sul nostro territorio? “Ancora nessuna, però ne stiamo preparando alcune da proporre nelle scuole – ha rivelato il presidente dell’associazione – l’intento sarà di far comprendere ai bambini quelli che sono i rischi che maggiormente possono interessare il nostro territorio, per esempio i terremoti o le alluvioni ed i relativi comportamenti corretti da adottare attraverso dei precisi percorsi formativi. Sappiamo che i bambini sono i primi ricettori di questi segnali, quindi occorre proporsi nella scuola, per inculcare loro il significato del volontariato e della protezione civile”.
 

DOVE CREARE FONTI DI RISPARMIO? SULLA SALUTE, PERCHE’ NO?

Infuria in questi giorni (per l’estate bollente o per la Sanità rovente?) il tifone che investe il Sistema Sanitario Nazionale, con i suoi problemi legati ad un’organizzazione nazionale e regionale indirizzata al risparmio per cui  chi ne paga lo scotto sono solo i cittadini. Giornali e tv sono pieni di notizie relative alla quasi inesistente possibilità di accettazione dei malati in ospedale, soprattutto in reparti importanti quali la Rianimazione, la Neurologia, ecc. Un pomeriggio trascorso all’Ospedale San Paolo di Bari ha messo in evidenza il caos determinato dalla carenza di personale e di posti letto. Solo due medici, due infermieri e una sola operatrice socio-sanitaria. C’è stata la possibilità di  trasferire una paziente al Policlinico, in Neurologia, reparto di destinazione con l’unico posto disponibile in barella; i parenti dell’ammalata si sono precipitati, aiutando il personale a trasportare la loro congiunta. A ciò si aggiunga che i sanitari devono essere dei burocrati: è inammissibile che mentre i pazienti attendono di essere visitati sia importante compilare schede al computer o capire come mai non funziona la stampante.

Una situazione che in altri luoghi ha manifestato tutta la sua criticità, se pensiamo a qualche giorno fa, quando le Rianimazioni circondariali non avevano disponibilità e, la tragedia, quando al Punto di Primo Intervento di Mola di Bari un turista è morto perché ha trovato la porta chiusa. La disposizione di sola apertura diurna proviene dalla delibera commissariale ASL BA n°1498 del 23/08/2011 che ridetermina gli orari di attività e cioè chiusura alle 20 e riapertura alle 8 del giorno seguente. Come se le patologie acute avessero degli orari per manifestarsi. Dopo i ricorsi di Mola di Bari e Polignano, Comuni ad alta densità turistica, la 2a Sezione TAR Puglia, presieduta da Antonio Pasca, sulla richiesta di sospensione del provvedimento ASL, ha ritenuto che “non ricorrono allo stato, i presupposti per concedere l’invocata tutela cautelare”. Pertanto riduzione dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) che non hanno tardato a farsi sentire e che continueranno a dare notizia di sé, visto l’andazzo. Tutto questo con la Guardia Medica che non svolge funzioni d’urgenza e il 118 che, al contrario, può svolgerlo ma che  spesso ha le sue ambulanze a soccorrere chissà dove e quindi indisponibili.

Un gatto che si morde la coda, se si pensa alle svariate denunce per malasanità, che avranno pure  un loro riscontro nel particolare, ma che meritano un’oculata valutazione, dal momento che gli operatori sanitari, sia pur dotati di grande volontà, non possono essere ubiquitari, bionici, dotati di effetti speciali o di bacchette magiche, per la risoluzione di problemi più grandi di loro, che qualcuno, a monte, dall’alto della sua stratosfera,  pensa di risolvere dettando ordini di cui non ha alcuna cognizione d’esito, oppure non ci pensa affatto perché sogna una Sanità a pagamento a tutto tondo, sullo stile americano dagli effetti noti. L’unico “piccolo” problema sarebbe l’improporzionalità degli stipendi medi italiani (per chi ha il lusso di lavorare) all’interno dei quali, nel calderone delle varie tasse, c’è anche il contributo alla spesa sanitaria, da cui: un Paese al di sopra delle sue possibilità in tutti i sensi. Crisi, Piani di Rientro, riordini ospedalieri e distrettuali e chi più ne ha più ne metta. Sono i parametri di riorganizzazione sanitaria che hanno portato il sistema assistenziale pubblico a ridimensionarsi o meglio a rimpicciolirsi sempre di più nel tempo. Ciò, insieme a tanto altro, a riscontro del voto dei cittadini che, ripieno di fiducia e di fede, verso non meglio specificate guide che oggi hanno il nome di “tecnici”, non sembra aver trovato il giusto merito a cui la loro speranza anela da sempre.    
La crisi è attuale, ma è innegabile che la Sanità in Italia è da tempo il fanalino di coda di uno Stato che nonostante la valanga di tasse di tutti i generi inflitte ai cittadini, pretende di rientrare nel “girone degli Europei”. Usando questa definizione ironicamente rivisitata, si chiede clemenza all’ira del nostro Dante, che a questo punto non si sa, se sarebbe più irritato perché qualcuno gli ha rubato un’”etichetta infernale”, adattandola in maniera strampalata ad un aggettivo sostantivato o per il marasma che ha investito la sua Patria.

“Gli Eroi” del Ferragosto

Pubblichiamo una segnalazione inviataci da Pino Mele, ex consigliere comunale di Modugno.

In era “montiana, assurdo blitz” delle forze dell’ordine a Torre Canne.

L’altra sera sulle meravigliose spiagge sabbiose di una contrada in territorio di Torre Canne le forze dell’ordine hanno compiuto un assurdo blitz repressivo. Nelle prime ore della notte, nella serena vigilia di Ferragosto, sulla spiaggia libera, hanno colpito tanta festosa brava gente: giovani, adulti e famiglie, provenienti dall’entro terra, rei di aver, semplicemente, tentato di trascorrere, in regime di strettissima economia, la chiara notte della vigilia di Ferragosto. Il tutto è avvenuto di sorpresa con un’azione da “rigurgito”, per eccesso di zelo. A mio avviso, per un ”inutile” difesa del territorio.

Condannati già dalla vita ad un lavoro precario, i cosi detti “campeggiatori abusivi” venivano colpiti perché in contravvenzione ad una normativa “obsoleta”, che vieta di trascorrere una notte”giovane”all’ombra delle stelle, a poca distanza dalle proprie dimore.
Questi nostri figli d’Italia e, ripeto,anche adulti e famiglie con figli a seguito, già oppressi da una società, che sembra non comprenderli e che li rende precari del lavoro, paradossalmente, chiede di vietare proprio a questi le loro già precarie “vacanze”. I giovani volevano solo ritrovarsi, per un attimo, con la natura e la bellezza della nostra terra. Provando a canalizzare, positivamente, le proprie”fresche”energie nel torrido caldo di una”piena”, piacevole, notte d’estate.
A quel punto,la, pur sparuta, minoranza dei tutori dell’ordine elevava il proprio verbale di multa verso chi occupava ”in-giustamente” il primo pezzo di spiaggia, considerata”libera”.
“Colpevoli”, perciò, di essere campeggiatori precari, tecnicamente abusivi.
Tutto questo avveniva il giorno in cui la nostra chiesa ricorda Maria S.S. ma Assunta in cielo. Da una parte Maria e dall’altra, separati, i “nostri precari”del mezzogiorno d’Italia. Saltuari, quindi indegni, pure del mondo del turismo.
Giudicati tali, da alcuni rappresentanti delle nostre forze dell’ordine, che ciecamente, a volte, obbediscono alle norme, senza considerare la giusta elasticità che le stesse sempre contemplano.
Obbedendo, forse, a qualche”ricca”segnalazione circostante, che non ama la spontaneità e la pulizia delle nuove generazioni e dimostra di non valere la propria ostentata opulenza o ricchezza che dir si voglia.
A fare grande l’Italia contribuiscono tutti e soprattutto il ”popolo lavoratore”. Impariamo, quindi, a meritare tutti quanti e a condividere, degnamente, insieme la stupenda natura che Dio ha donato a noi, ivi compresi gli”ultimi”, grandi o piccoli che siano.

E' morto don Giacinto Ardito

Don Giacinto ArditoSi è spento domenica 12 agosto Don Giacinto ARDITO.

Nato il 4 dicembre del 1928 a Modugno, dopo gli studi nei Seminari di Bari e Molfetta, fu ordinato sacerdote l’8 luglio del 1951; aveva completato la sua preparazione all’Università Gregoriana di Roma e alla Cattolica di Milano. Divenne parroco della Parrocchia S. Agostino, successore di don Biagio Trentadue, nell’ottobre 1983.  È stato assistente diocesano dell’Unione Donne di A.C., assistente diocesano della F.U.C.I. e del M.E.I.C., direttore dell’ Ufficio Diocesano “Chiesa della Cultura” nominato da Mons. F. Cacucci.
Attento osservatore della realtà modugnese non lesinava suggerimenti, spesso trasformatisi in direttive, ai propri fedeli. Di indole progressista molti lo ricordano, riconoscenti, quale promotore di iniziative volte al benessere, non solo spirituale, dei suoi parrocchiani.
Nel suo intervento per la giornata delle comunicazioni sociali del 16 maggio 2010 “I mass media e noi: solidali o omologati?” dimostrò ancora una volta la sua capacità di analisi dei mutamenti sociali. 

Riportiamo integralmente il suo intervento.  
“Quello delle comunicazioni è un mondo in costante, rapidissima evoluzione: i mass media, prima ben definiti nella loro individualità, ora si sono come “liquefatti” nel nuovo ambiente tecnologico, azzerando le distanze fra le persone anche se non sempre si trasformano in una vera relazione interpersonale.
Ma oramai i moderni mezzi di comunicazione sono entrati da tempo a far parte degli strumenti ordinari attraverso i quali ci si esprime, si entra in contatto con il proprio territorio, si dialoga molto spesso a più largo raggio. Lo sviluppo delle nuove tecnologie e tutto il mondo digitale, nella loro dimensione complessiva, rappresentano una grande risorsa per l’umanità nel suo insieme e per la persona nella singolarità del suo essere, nonché uno stimolo per il confronto, il dialogo, il rispetto, l’amicizia.
E’ determinante dunque il ruolo dei media con la loro recente e pervasiva diffusione e con il loro notevole influsso: il loro potere sulla società e sugli individui è indiscutibile. Ciò che avviene, in realtà avviene sui media (giornali, televisione, internet); altrimenti, è come se non avvenisse. Nella percezione sociale nessun fatto, sia che accada sotto casa sia che avvenga a migliaia di chilometri di distanza dal luogo in cui viviamo, avviene se non è raccontato e mostrato dai media.
Ciò che occorre nella nostra epoca è sì l’onestà intellettuale di chi informa, ma anche la coscienza critica del ricettore delle informazioni, della società nel suo insieme: operatore della informazione è anche chi riceve il messaggio e non solo chi lo invia.
Tutti protagonisti dunque: solidali sì, ma non omologati.
E’ una rivoluzione culturale, ma è l’unica strada. C’è bisogno di abilità critica.
Il mondo digitale pone a disposizione mezzi che consentono una capacità di espressione pressoché illimitata, apre notevoli prospettive e attualizzazioni, amplia la possibilità di relazioni.
Prendiamo confidenza con un neologismo imposto dal nostro tempo (questo dell’informatica), mettendo in campo tutte le risorse della nostra coscienza e della nostra sensibilità morale, oltre quelle professionali, convinti che la realtà, il più delle volte, non corrisponde a ciò che i media presentano. (Don Giacinto Ardito).

Alle ore 17,00 nella parrocchia S. Agostino si svolgerà il rito funebre.