Sistemata anche Molfetta

Il porto di Molfetta

Le Fiamme Gialle  “puliscono”ancora, con l’operazione D’Artagnan avviata nel 2006 e conclusasi oggi . I pm Antonio Savasta e Giuseppe Maralfa della procura di Trani hanno disposto gli arresti domiciliari per vari esponenti della vita politica e civile molfettese come l’ex dirigente comunale Vincenzo Balducci e il direttore del cantiere per la realizzazione del nuovo porto, Giorgio Calderoni, ai quali si imputano: associazione a delinquere finalizzata alla truffa a danno dello Stato, frode in pubbliche forniture, abuso d’ufficio, attentato alla sicurezza dei trasporti marittima e reati ambientali. Reati imputati anche a oltre 60 persone tra le quali spicca il nome dell’ex sindaco di Molfetta nonché attuale senatore della repubblica Antonio Azzolini. L’accusa che i pm ascrivono a costoro è quella di avere creato il “SISTEMA MOLFETTA” tra imprenditori e politici locali che attraverso questo sistema deviavano ingenti somme convogliate nelle casse del comune che non le ha mai utilizzate per la realizzazione del porto, ma che l’allora sindaco Azzolini avrebbe usato per premiare dipendenti e dirigenti e far credere di essere a posto con i conti del “patto di stabilità” che in realtà non esiste. La somma di cui si parla è di oltre 150 milioni di euro. Per non tralasciare la “location” portuale nei cui fondali ci sono decine e decine di ordigni inesplosi di cui il “SISTEMA MOLFETTA” ha opportunamente tralasciato di eliminare. Corre l’obbligo di fare un paragone con i fatti recentemente accaduti anche a Modugno – “diverse le entità finanziarie, molto simili le mansioni degli attori”

Un front-office… umano

La Questura di Bari

Un uomo .. una garanzia di umanità nell’Ufficio Relazioni con il Pubblico della Questura di Bari.

Da qualche tempo chi deve spesso recarsi in questura lo fa più volentieri; sui loro volti non c’è più traccia di quello smarrimento tipico di chi non sa cosa aspettarsi dagli uomini delle forze dell’ordine. In modo speciale gli utenti stranieri – visitatori quotidiani degli uffici preposti per il disbrigo delle pratiche relative ai permessi di soggiorno  – che ricevono assistenza immediata allo stesso modo di tutti gli altri cittadini che hanno bisogno di informazioni di qualsiasi tipo che appena chiedono ai piantoni informazioni sul dove recarsi per i passaporti,  per le denunce o per informazioni vengono indirizzati alla volta dell’ U.R.P situato nell’ala destra della hall della questura dove aspettano per qualche minuto in una ordinata fila. Bussando alla porta dell’U.R.P. si arriva alla presenza di un signore molto elegante che con una gentilezza ineguale accoglie gli utenti, la sua competenza professionale è indiscussa e apprezzata dagli utenti e dai colleghi che trovano sempre risposte e soluzioni ai loro quesiti. La professionalità e la competenza del dott. Andrea LISO sono indubbie. Il questore non poteva operare migliore scelta per dare lustro al “front office” della questura di Bari, biglietto da visita dell’amministrazione, l’unica persona – a detta di tutti – con le capacità, competenze e con il “savoir faire” giusto per rappresentare bene l’ente.  Gli utenti italiani e stranieri oltre alle sue indubbie qualità professionali apprezzano nel dott. Andrea LISO la sua grande umanità perché, come dicono in molti, “si prende cura della persona più che della pratica”.

Lampedusa

La strage di Lampedusa, dovrebbe – il condizionale è obbligatorio – farci riflettere. Per l’ennesima volta assistiamo inermi a tragedie ormai quasi quotidiane: altre centotrenta vittime della povertà e dell’indifferenza nostra e del resto del mondo ricco e potente. A cosa servono giorni di lutto, dichiarazioni ai giornali dei nostri “importanti” esponenti politici, dei prelati e anche della gente comune? Queste tragedie non nascono ora, sono il frutto di una politica internazionale forgiata sulla pelle della povera gente dai potenti della terra, da coloro che detengono le redini dell’economia hanno tutto l’interesse a mantenere intere popolazioni nell’ignoranza e nell’indigenza per potere arricchire i loro già straboccanti forzieri di ricchezze macchiate dal sangue di tanti innocenti. Nascere povero non è una scelta personale, nascere in Uganda o nel Burundi non sono scelte personali. Ma il resto del mondo e qui intendo coloro che detengono il potere politico ed economico , ha in mano gli strumenti, le conoscenze, i mezzi per debellare la fame nel mondo. Invece di pensare solo a rimpinguare il forziere, basterebbe esportare metodi e conoscenze, mezzi e persone laddove non ci fossero per dare la possibilità alle popolazioni del cosìddetto “terzo mondo” di avviare una rivoluzione pacifica, un cambiamento epocale. Non possiamo avere le nostre dispense piene, le nostre tavole sempre imbandite, i nostri figli sempre vestiti alla moda, i nostri giovani che si drogano perché hanno problemi esistenziali, che non sanno rinunciare a nulla e pretendono sempre di più, per il troppo benessere. Non possiamo avere cinquecentomila iscritti all’università per più di dieci anni a non far nulla. Non possiamo avere tre cellulari a testa, due e più pc per chattare con il bello di turno. Non possiamo avere due auto pro capite (in Italia ci sono più di 60 milioni di automezzi). Non possiamo essere italiani e non cambiare il mondo. Siamo noi i veri colpevoli delle tante stragi della povertà sia qui che nel resto del mondo, perché la natura ci ha dato un cervello per creare strumenti, mezzi e metodi e lo abbiamo usato tanto, non c’è un invenzione, un metodo economico, finanziario o culturale che non abbia una componente “ made in Italy” per il benessere personale, per migliorare la vita dei nostri cari. Invece non abbiamo fatto “nada de nada” per regalare queste doti, per divulgare gratuitamente ciò che ci è stato dato altrettanto gratis per esportare benessere nel resto del mondo. Forse qualcuno dirà – e i francesi, i tedeschi, gli americani cosa fanno? – a noi che abbiamo la capacità “innata” di essere i più creativi nel mondo, di vivere nella più bella terra, di mangiare il miglior cibo, di avere il miglior clima, facendo un attimo di pausa e volendo riflettere penso che abbiamo il dovere di insegnare a chi nascendo povero non ha l’opportunità oltre che gli strumenti e mezzi per evolversi. Non tenere sempre il forziere che strabocca a casa, pur sapendo che il figlio dell’uomo che vive accanto non ha nemmeno una pietra dove poggiare il capo. Dovremmo dare una parte della nostra agiata vita perché tragedie come questa di Lampedusa non accadano più!

Una generazione che combatte…?!

Siamo una generazione che combatte, che lotta per i propri ideali, che si scontra per difendere i propri valori. Siamo una generazione che si fa sentire, quella che scende in piazza con megafoni, bandiere e sbandieratori, siamo la generazione del ventunesimo secolo che si domanda : “ma sono meglio i velini o le veline?” Perché questa novità dei velini ci turba; le veline ok, fanno sempre bella figura, le donne le invidiano gli uomini le adulano, ma i velini proprio no! “Che indecenza, dove andremo a finire..!” Siamo la generazione che prova un odio tanto forte quanto insensato verso luminarie, sagre e feste di piazza, feste patronali e tutto ciò che è circoscritto al proprio piccolo paesino. Ma siamo gli stessi che si lamentano quando nello stesso paesino non c’è mai una festa, mai un divertimento “ uffa.. in questo paese non fanno mai niente! Guarda, guarda.. sono appena le 23.00 e non c’è nessuno in giro, basta! Io prima o poi scappo!” . All’arrivo poi di luminarie, giostre, roulotte, gente che passeggia in giacca e cravatta, bambini che corrono da una parte all’altra con palloncini ad elio tra le mani, ecco che appaiono tempestivi gli stessi che un tempo si lamentavano della monotonia del proprio paese. Pronti questa volta a criticare gli “inutili” festeggiamenti,“ma dove se ne vanno questi in giacca e cravatta, ma tornatevene a casa! Guarda quanta gente, non riesco neanche a muovermi, e passare con la macchina? un impresa impossibile. Ahh maledette feste patronali!”
Siamo la generazione facebook. Siamo sempre meteorologicamente insoddisfatti:“ oggi fa un caldo! Inverno dove seiiiii?” – e ancora – “ brrr che freddo! Estate ti sto aspettandooo” . Siamo i filosofi depressi, i dispensatori di consigli, siamo i critici di film, videogiochi, musica e via discorrendo.. siamo gli alternativi, quelli che non vogliono mischiarsi con quella massa di pensatori comuni che “scrivono tutti le stesse cose”. Siamo quelli dall’italiano perfetto! Basta dimentica una mutina o una – è -senza accento e manderemmo all’ergastolo il primo sprovveduto, “ gente ignorante che non sa coniugare un verbo, ma lo sapete usare il congiuntivo?!” . Siamo la generazione delle relazioni virtuali che iniziano e finiscono sui social network, che inviano un cuore e non conoscono l’odore dei fiori. Siamo la generazione dei “mi piace”. “Mi piace la tua casa, mi piace la tua macchina, mi piace il tuo gattino, mi piace ciò che pensi (anche se il post che hai pubblicato non so chi l’abbia scritto)”.Siamo quelli che con un mi piace dicono tutto e non dicono niente.
Signori miei, le luminarie dopotutto non fanno male a nessuno, e se ti fai un giro sulle giostre magari ti diverti! Per non parlare dei velini, ma cosa importa se sono donne o uomini, noi siamo qui a criticarli ma non possiamo fare a meno di guardarli. Cari i miei professori virtuali ogni tanto chiudete un occhio sulla mutina in meno e la lettera doppia in più, probabilmente è un errore di battitura, capita! Siate meno pesanti e più presenti nella vita, quella vera però!

Come sconfiggere la Tares

Parlare di Tares è diventato l’impegno quotidiano della “politica” nostrana, a tutti i livelli: ne parlano gli assessori, il sindaco, la presidente del consiglio comunale, si organizzano anche “incontri” con i modugnesi nel sempre più piccolo auditorium della Tommaso Fiore; ne parlano i politici dell’opposizione in consiglio comunale – anche se risultano assenti quando si vota sull’argomento – se ne parla perché interessa tutti i contribuenti (coloro che contribuiscono al finanziamento delle casse dello Stato, ovvero alla copertura delle sue uscite finanziarie) coloro cioè che in definitiva pagano per ascoltare i politici che parlano. In molti ieri sera hanno atteso invano il sindaco Nicola Magrone, l’assessore Maria Luciano e anche il consigliere regionale Giuseppe Longo per “sentire” la loro opinione in merito all’iniziativa di un giovane modugnese che affronta in modo diverso il problema Tares; ormai tutti sanno che la Tares bisogna pagarla, che è una tassa voluta dal governo delle larghe intese Pd/Pdl, che è un balzello che non piace al Sindaco Magrone – come a tutti i sindaci d’Italia – perché oltretutto gli introiti della Tares vanno direttamente nelle casse statali senza passare minimamente da quelle comunali e tutti sanno anche che se le passate amministrazioni avessero aumentato la raccolta differenziata oggi si pagherebbe di meno lo smaltimento in discarica dei rifiuti e tanto altro ancora si sa ma, ieri sera, nei locali della Ecopunto-Ecologica in via Fabio Filzi 16, c’era la possibilità di parlare della Tares in un altro modo e loro non c’erano. Peccato che, sicuramente presi da altri più impellenti impegni, il sindaco, l’assessore comunale, il consigliere regionale – che bloccato da un incontro con il segretario nazionale dell’Udc, l’On. Cesa, ha solo potuto inviare un messaggio di incoraggiamento e apprezzamento dell’iniziativa – e altri ancora che, anche se invitati, non hanno avuto la possibilità di essere presenti. Il giovane imprenditore Franceso Sorresso ha messo su una iniziativa che parte da un nuovo modo di combattere la Tares: invece di subire il problema lo aggredisce, come? premiando i cittadini che fanno la differenziata. Quella vera però perché, come ha detto l’assessore provinciale all’ambiente Giovanni Barchetti: “non è assolutamente vero che i cittadini facciano poca raccolta differenziata. Nei cassonetti, specifici per ogni genere di materiali, i cittadini depositano quanto previsto e lo fanno in modo massiccio, con percentuali molto più alte di quelle che vengono pubblicizzate”, molto spesso invece sembra che siano proprio coloro che raccolgono – o meglio, che dovrebbero raccogliere – separatamente i rifiuti dai vari cassonetti che non si preoccupano poi molto se in discarica questi arrivano mischiati (sarebbe stato interessante ascoltare a tale proposito il parere del responsabile della Modugno scarl Nicola Catalano che, anche lui per sconosciuti motivi, non ha partecipato all’inaugurazione). Insomma premiare con incentivi economici chi porta all’Ecopunto Ecologica, inaugurato ieri in via Fabio Filzi, i materiali riciclabili come la carta, il vetro, l’alluminio delle lattine – in un anno una famiglia riesce a guadagnare almeno 250 euro – è il nuovo modo di combattere e vincere contro la Tares.