Interventi di bonifica in contrada Gammarola

Sono stati portati a termine gli interventi di bonifica presso la contrada Gammarola diventata, nel corso degli anni, discarica a cielo aperto. E’ questo, in sintesi, ciò che è apparso oggi in un comunicato sul sito del comune di Modugno. A dichiararlo la responsabile del Servizio 11 Ambiente,  la dott.ssa Maria Magrone. Si può leggere, infatti, come “gli interventi  posti in essere hanno interessato  una vasta zona  ricoperta da  una grandissima quantità di rifiuti di  ogni genere dagli inerti agli ingombranti ai rifiuti pericolosi contenenti amianto ai pneumatici. La quantificazione del peso è ancora in corso. I dati certi sono relativi ai rifiuti pericolosi contenenti amianto (kg 1300) e dei  pneumatici (kg. 1.275). Segnale preoccupante è la presenza massiccia di  inerti distribuiti su gran parte del sito che indica la completa inosservanza delle leggi da parte delle imprese che effettuano i lavori di ristrutturazioni le quali dovrebbero smaltire correttamente il materiale scaturente dai lavori e non  abbandonarlo sul territorio periferico del Comune.
I lavori
– conclude la dott.ssa Magrone- hanno avuto un costo di Euro 20.000,00 del civico bilancio e sono stati effettuati dalla ditta Ecolapinto di Bitonto a seguito di esperimento di gara. Dopo la rimozione e il corretto smaltimento dei rifiuti la ditta ha provveduto a sanificare il territorio oggetto di indiscriminato abbandono. Al fine di prevenire altri sversamenti ad opera di ignoti la zona, presidiata dalla Polizia Municipale, sarà munita di videosorveglianza”.

Una rotatoria in memoria di Giuseppe Lacalamita

Sono passati ormai 12 anni dal brutale assassinio di Giuseppe Lacalamita, il giovane modugnese rimasto ucciso durante un tentativo di rapina nel corso dei festeggiamenti in onore dei Santi patroni San Rocco e San Nicola da Tolentino. E proprio ieri il commissario prefettizio del Comune di Modugno, Mario Rosario Ruffo, con una deliberazione commissariale ha determinato di  “intitolare la rotatoria esistente in Via X Marzo ang. Via Cornole di Ruccia,  con il seguente toponimo: “Rotatoria Giuseppe Lacalamita”. Un gesto importante, quello del commissario, che ha reso omaggio ai famigliari della vittima nel corso della consueta messa di commemorazione celebrata dal parroco della Chiesa SS. Apostoli, Don Angelo. Momenti di commozione per il padre Gaspare che non ha ancora pace per ciò che è accaduto. Anche i ragazzi dell’associazione “70zero26”, che l’anno scorso protocollarono la richiesta di intitolazione di un’area della città alla memoria di Giuseppe Lacalamita, hanno reso omaggio alla famiglia. Alla cerimonia era presente anche l’ex vicesindaco Emilio Petruzzi. Tuttavia noi l’anno scorso documentammo l’intera vicenda giudiziaria.   La cronaca racconta, infatti, che le indagini condotte dai carabinieri si orientarono sin da subito su tre individui: due fratelli e un loro amico. La Corte di assise di Bari condannò Indrid Tusha e Florenc Seferi rispettivamente a 12 e 23 anni di carcere mentre Arian Tusha fu condannato a 12 anni dopo che si rese latitante in Albania. Successivamente la Corte di Assise d’appello, con una sentenza del 30 maggio 2006, divenuta poi irrevocabile il 13 marzo 2007, assolse Tusha Indrid e Seferi Florenc per non aver commesso il fatto. Arian Tusha, invece, rimasto contumace, non propose appello e quindi la sentenza divenne definitiva. Nel frattempo nel 2007 fu emesso un ordine di cattura internazionale per Arian. La corte albanese si trovò a decidere sul riconoscimento della sentenza italiana e in quella sede applicò una pena superiore infliggendogli 15 anni di carcere. Il resto è storia d’oggi. A luglio di due anni fa Arian Tusha ha proposto istanza di revisione del processo alla Corte di Appello di Lecce. Questa istanza era fondata sulla inconciliabilità di giudicati. In pratica secondo Arian Tusha c’era una incompatibilità di provvedimenti passati in giudicato. La Corte di Appello di Lecce dopo cinque ore di camera di consiglio il 5 luglio dell’anno scorso ha rigettato la sua richiesta. Almeno per il momento, dunque, Arian Tusha è l’unico elemento a cui la famiglia Lacalamita si appoggia per individuare il responsabile di quell’efferato delitto. Analizzando l’intera vicenda si può certamente constatare come ci sia  stata un’incredibile serie di lacune investigative a causa delle quali c’è stata l’assoluzione di due dei tre imputati. Per esempio non fu mai fatta la prova dello stub sugli indumenti degli indiziati. Ad oggi la famiglia Lacalamita non ha mai metabolizzato la sentenza della Corte di Assise d’appello di Bari perché da quella sentenza sembra emergere tutta una serie di lacune investigative che inevitabilmente devono ricadere sul pubblico ministero che condusse le indagini e a cui l’intera famiglia si era appellata.

I Pittori della ProLoco di Modugno

Vito Monacelli quarantenne modugnese, ex dipendente dei Monopoli di Stato, sposato con due figli. Auto didatta, dipinge da oltre venti anni e si diletta nell’arte del traforo e nella realizzazione di opere navali in miniatura. La maggior parte delle sue opere ha come soggetto la natura e si caratterizzano per la preminenza concessa all’aspetto naturalistico sull’elemento umano. Come lui stesso afferma: “ è stato mio nonno che mi ha insegnato ad amare la natura, ricordo da piccolo quando mi portava con lui in campagna, e mentre lavorava la terra o potava un olivo, mi diceva di osservare attentamente, perchè gli alberi parlano, usano il vento che passa attraverso le foglie per comunicare con noi, ci dicono di cosa hanno bisogno, e soprattutto se noi diamo loro amore, ci restituiscono quest’amore, dandoci frutti più buoni e vestendosi di fronde più folte e brillanti.”
Vito Monacelli coglie, nel dipingere un abete piuttosto che un nudo, l’attimo fuggente fissando sulla tela, per sempre, l’essenza che alleggia nel soggetto dipinto.

La Fiera del Levante: un contenitore di emozioni

Anche quest’anno è tornata puntuale nel mese di settembre la nostra fiera campionaria ‘barese’, accentratrice di miriadi di settori commerciali, culturali e tanto altro ancora – quest’anno arricchita anche da spettacoli – oltre che da valanghe di visitatori che seppur curiosi, si riversano quasi doverosamente, da ogni dove, per spirito di partecipazione, in un marasma che li coinvolge tutti ad assemblarsi nella cittadella dedicata, sul Lungomare Starita di Bari, contenti quanto meno, di aver partecipato a questo spettacolo di colori, settori, proposte, anche se la tasca avverte di stare attenti. In tre a rappresentare le nostre Forze Armate: l’Aeronatica Militare 3° Regione Aerea, Esercito Italiano e l’Arma dei Carabinieri.
La Fiera del Levante: un contenitore di emozioni, di cui i Baresi sono orgogliosi, poiché rappresentativa di un vessillo del territorio ormai da decenni, un fiore all’occhiello conosciuto oltremare, un invito formale alla comunicazione e al dialogo fra i popoli che, sia pur travestito da economia, è un invito al vicino ospite o a quello  che viene da lontano, ad entrare in casa nostra; una caratteristica di  questa terra: non sbattere mai la porta in faccia a chi si affaccia.
La Fiera del Levante:  così immortalata, poiché si trova ad est dello ‘Stivale’, di fronte ai Paesi da dove si leva il sole, è diventata anche la porta d’Oriente, un ponte non più immaginario, ma reale, di comunicazione e scambio di culture, italiane e non.
La Puglia, terra nostra di confine, è un faro in mezzo al mare che non ha mai detto di no al forestiero, non perché lo Stato glielo ha impedito, ma perché il fatto umano ha sempre prevalso nel cuore dei Pugliesi, forse orgoglioso retaggio di nostro Federico II, imperatore e uomo inimitabile e immortale, dalla mente e dalla mano larga…all’azione però, che in una Fiera del popolo e dei popoli, dove si dovrebbero fare proposte e pianificazioni, soprattutto per il Mezzogiorno, non  sarebbe venuto solo a dire: “Stiamo lavorando per voi”, ma prima lo avrebbe fatto e poi, forse, lo avrebbe detto. Il primo, tra i fatti… fattibili, quello di degnare di una dignità tuttora negata, quei commercianti e visitatori che si trovano nella famosa e super gettonata Galleria delle Nazioni, che altro non sembra che una location ‘saunistica’ quasi per forza e non per scelta. Un problema che pare esista da anni e che non è ancora risolto, mentre nei padiglioni adiacenti, la temperatura e l’umidità sono a misura umana. Alcuni settori sono forse più importanti di altri? …E i lettori? Sorrideranno,   per licenza mia, poetica, ma anche per aver colto l’essenza.

La Modugno liberata

Passeggiando per le vie della città e conversando con la gente per strada, nei negozi, negli uffici o anche semplicemente osservando le persone che di solito sostano nei giardini pubblici si avverte un’aria diversa, un altro atteggiamento rispetto a qualche settimana fa. Sono rilassati, tranquilli, più solari. Il vociare allegro dei bambini ha un non so che di nuovo, come se fossero usciti da una lunga degenza e finalmente si può gridare, senza timore che qualcuno faccia cenno di abbassare il tono di voce perché nei paraggi c’è qualcuno che non gradisce lo schiamazzo dei pargoli. Sembra sia venuto meno quello strano timore reverenziale verso il cittadino Nicola Magrone che si avvertiva sempre e ovunque si andasse. Negli uffici comunali, fino all’altra settimana, tutti agivano circospetti; mentre prima del suo insediamento, qualche battuta scherzosa potevi pure scambiarla, tranquillamente, con un qualsiasi addetto comunale, durante la “governance” di Nicola Magrone questo non succedeva, assolutamente no. Se per caso incontravi qualcuno fuori dagli orari d’ufficio o piuttosto di domenica, ti salutavano di sfuggita, quasi a volerti evitare, cosa che in precedenza non era mai accaduta. In questi mesi se ne son dette e scritte di tutti i colori sul carattere arcigno e arcinoto del cittadino Nicola Magrone, spesso non a torto, altre volte, per convenienze di vario tipo, esagerando le doti negative del personaggio pubblico e sminuendone le qualità positive. Cosi va il mondo: se sei bello, ti tirano i san pietrini, se sei brutto ti arrivano i macigni. Una volta fatta la premessa si può parlare di un fenomeno che forse ai più è sfuggito ma, vuoi per una “deforma mentis” del lavoro che si fa, tenuti come si è a riportare i fatti cosi come sono e non per sentito dire, ad attenti osservatori del clima cittadino non sfuggono certe dinamiche comportamentali portate all’esasperazione nell’istituzione cittadina senza tener conto che i governati, cioè i cittadini, non sono cose ma persone. Con il governo Magrone, la legge è legge e va rispettata alla lettera, in molti casi non tenendo conto di quella famosa postilla riportata in molte leggi e regolamenti ovvero che bisogna agire come farebbe “un buon padre di famiglia”, nel cui nome si dice tanto ma si fa poco! Oggi la città, si sente liberata, assurdo dirlo e ancora di più scriverlo, ma è la verità. L’essere autorevole si differenzia di molto dall’essere autoritario: il primo condivide, il secondo impone. Senza libertà non c’è nulla. Sarà stato questo timore reverenziale che alleggiava intorno a lui a stancare psicologicamente i suoi stessi amici?