in Procura a Bari numerosi fascicoli d'inchiesta sui casi di "Stalking"a Modugno

A Modugno aumentano i casi di stalking con gli ex non si rassegnano e perseguitano con messaggi le vittime. Se provaste a digitare sul motore di ricerca Google “lite familiare”, vi trovereste di fronte a ben 211.000 risultati (per parlare solo di quelli in italiano).

Quasi tutti articoli di giornali con storie drammatiche di litigi finiti in tragedia. Per fortuna questo non è il nostro caso. Modugno può considerarsi un’isola felice da questo punto di vista. O almeno questo è quello che si sa. Non perché non si litighi nelle famiglie, ma perché ci si riesce a controllare e a non degenerare. O magari solo perché non si denuncia. Per paura, per proteggere il proprio nucleo familiare, per ignoranza. Rari i casi, piuttosto risalenti nel tempo, di liti in famiglia finiti in tragedia.

Tra gli interventi più frequenti delle forze dell’ordine sul territorio comunale, non c’è infatti quello della telefonata al 112 per una lite in corso. “I panni sporchi si lavano in casa” recita un detto popolare. Eppure tra i reati più comuni che occupano centinaia di fascicoli d’inchiesta alla Procura di Bari (qualcuno sarà pur modugnese) ci sono proprio la violenza privata, il maltrattamento in famiglia e lo stalking. Sembra che le denunce vengano fatte sempre dopo una separazione. Una volta rotto il vincolo familiare uno dei due coniugi (solitamente la donna) denuncia l’altro per maltrattamenti subiti in passato. In alcuni casi forse è solo sentimento di vendetta.

Ma spesso è la capacità di confessare quello che fino a quel momento si è tenuto nascosto, custodito dolorosamente in fondo al proprio cuore. Un settore che potrebbe definirsi “sommerso”. Fatto di silenzi e timori, di sofferenze taciute e dolorosa sopportazione. Ma quando è troppo è troppo. E se una coppia che sta per separarsi o che già lo è, litiga violentemente per l’affidamento dei figli, o per il pagamento delle somme dovute, qualche volta (qui piuttosto raramente), intervengono le forze dell’ordine. A Modugno, come ci ha spiegato il capitano della locale compagnia dei carabinieri, Daniele Di Noi, “non subiamo quello dei maltrattamenti in famiglia come un fenomeno patologico”.

Più frequenti, invece, seppur decisamente limitate rispetto ad altri centri della provincia, sono le denunce per stalking. Ex che non si rassegnano e perseguitano con messaggi, inseguimenti spesso insistenti e fastidiosi, telefonate e appostamenti. L’ultimo episodio è accaduto proprio qualche mese fa ai danni di una 30enne.

Indagini della procura per truffa alle assicurazioni

A Modugno per alcuni avvocati locali 15 casi incriminati. Nell’ultimo periodo non solo non ci sono nuove denuncie, ma sono state ritirate alcune vecchie richieste di risarcimento danni. Ci sarebbero anche modugnesi “furbetti” tra gli indagati nel fascicolo d’inchiesta della Procura di Bari su presunti risarcimenti per false cadute.

L’ipotesi accusatoria a carico di decine di persone è associazione per delinquere finalizzata a truffa e falso. Quello che emerge dalle indagini della polizia giudiziaria guidata dal vicequestore Pietro Battipede, è che in una trentina di casi pedoni distratti avrebbero denunciato falsi incidenti sulle strade di Modugno, dovuti a marciapiedi sconnessi e buche. Più di 400 i casi su cui si stanno concentrando gli accertamenti degli investigatori, un centinaio quelli già accertati tra Bari, Bitonto e Modugno.

La truffa è quantificabile in 500mila euro, se si considera che le richieste risarcitorie per i “danni provocati dai dissesti della pubblica via sono di importo pari o inferiore a 5mila euro. Solo a Modugno il Comune potrebbe aver subito un danno di quasi 150mila euro, ma da palazzo di città non c’è stata nessuna denuncia. I fatti contestati si riferiscono agli anni 2007-2009.

Nel fascicolo della pm Angela Morea, si ipotizzano reati a carico dei denuncianti, degli avvocati che ne hanno curato le pratiche e le richieste di risarcimento, dei medici curanti che ne hanno firmato i certificati attestanti i presunti danni fisici dovuti alle cadute. Nell’indagine sono emersi nominativi ricorrenti “con allarmante frequenza – scrive la Pg – tra danneggiati e testimoni oculari, non di rado con scambi di ruoli tra loro (spesso, cioè, i primi figurano quali testi nei sinistri occorsi a chi aveva già rilascia to dichiarazioni testimoniali in loro favore)”.

L’inchiesta mira ad accertare anche il ruolo delle assicurazioni, che potrebbero risultare compiacenti nell’associazione ipotizzata. Nella sola città di Bari, dove il fenomeno è stato denunciato dall’ufficio del direttore generale del Comune, sono stati accertati 57 casi e su un’altra ventina sono in corso verifiche. Cinque gli studi legali coinvolti. Altri 15 casi a Modugno con un solo studio “incriminato”, del quale però non è noto il nome. A Bitonto sono una quarantina, assistiti dallo stesso avvocato.

La Guardia di Finanza apre fascicolo sugli atti dei Servizi Sociali di Modugno

 

La Guardia di Finanza sequestra i fascicoli dei contributi sociali. Sotto accusa la procedura per l’assegnazione dei fondi per la prima dote e l’assegno di cura per le fasce deboli.

La magistratura apre un’inchiesta sugli atti dei servizi sociali. La spinosa e logorante questione dell’assegno di cura e prima dote sembra finalmente giungere ad un epilogo almeno per quanto concerne il campo teorico, perché nell’aspetto prettamente pratico potrebbero esserci dei risvolti poco edificanti conducenti a sanzioni anche di natura penale per truffa o tentata truffa, nei confronti di coloro che hanno dichiarato il falso pur di accaparrarsi quel mezzo di sostentamento a discapito di chi versava e versa tutt’ora in condizioni di tutt’altro agio e per cui quella fonte di introito era ed è di vitale importanza.

Comunque senza addentrarci in merito e pronunciare divini giudizi sarà la guardia di finanza e la magistratura a fare il suo corso e vigilare con la massima trasparenza sulla veridicità delle istanze presentate. E’ questa la sostanza del pensiero di Ernesto Chiarantoni dirigente dell’ufficio di piano a seguito dell’ondata di protesta scaturita dal malcontento generato l’indomani l’approvazione dell’elenco dei beneficiari dei contributi previsti dalle azioni regionali “Prima dote” e “Assegno di cura” deliberato in data 2 febbraio 2010 dal Coordinamento Istituzionale dell’Ambito sociale n.10 composto dai comuni di Modugno, Bitetto e Bitritto.

Ma andiamo a ritroso. La data del 16 aprile 2007 sancì il termine ultimo per la presentazione delle domande di partecipazione ai due distinti avvisi pubblici emanati dall’Assessorato ai Servizi Sociali del Comune di Modugno. Successivamente alla redazione della graduatorie provvisorie stilate dalla Società Archita Srl (società esterna affidataria del servizio di istruttoria) furono presentati alcuni ricorsi che indussero l’allora responsabile dell’ufficio di piano dottor Vincenzo Zanzarella, nominato dallo stesso Coordinamento Istituzionale responsabile del procedimento, alla revisione generale della graduatoria valutando i ricorsi pervenuti e i precedenti punteggi attribuiti.

Ernesto Chiarantoni subentrato in seguito a tale vicenda non fece altro che prendere atto della graduatoria dichiarando esplicitamente di non aver alcun potere di manomettere i risultati di un responso ufficiale pur conoscendo personalmente casi di persone che sicuramente sarebbero dovute risultare tra i beneficiari dell’assegno in questione (è il caso della signora Posa avente a carico un figlio con la massima percentuale di invalidità tanto per citare un caso), ma purtroppo alcuni errori nella compilazione della domanda o la mancata documentazione non più integrabile o modificabile scaduti i termini del bando, hanno portato il soggetto lontano dal punteggio che avrebbe potuto portare a beneficiare del sostentamento economico o addirittura visto escluso dagli aventi diritto.

Ha inizio il processo ai due carabinieri accusati di tentata di violenza sessuale

A giudizio i due carabinieri accusati di tentata violenza.Il militare aveva chiesto un rapporto orale alla vittima.

E’giugno 2004 quando, alla periferia di Modugno, la pattuglia dei carabinieri composta da Sarinella Sergio e Sergio Giuseppe (di anni 44) in servizio nella compagnia di Modugno fermò una Fiat Tipo guidata da una donna (all’epoca dei fatti 31enne) alla quale le furono contestate violazioni al codice della strada.

Uno dei componenti della pattuglia, in seguito identificato dall’accusa nella persona di Sarinella, avrebbe proposto alla giovane, dopo essersi seduto nell’autovettura della trentunenne appena uscita dal lavoro, che avrebbe potuto far finta di nulla in cambio di un rapporto orale.

Da quanto emerge dagli atti dell’indagine del pm Nitti il militare parecchio insistente, desistette in seguito ad un rifiuto della donna scoppiata in lacrime. E’ iniziato quindi, i primi giorni di marzo (giorno 5), il processo ai due carabinieri accusati di tentativo di violenza sessuale, tentativo di concussione e falso.

La Procura indaga sulle minacce all’assessore Pastore

Armenise: “Non vedo la stessa preoccupazione di chi oggi si è strappato le vesti nel vedere uno striscione quando la città è tappezzata da manifesti selvaggi”.

Mimmo Gatti, in una nota, ha condannato quelle scritte, definendole “un segnale inquietante contro il quale il Pd intende battersi con tutte le proprie forze percorrendo le strade della vigilanza e della denuncia ferma e rigorosa”. Scrive ancora Gatti: “il malvezzo dell’insulto, spesso anonimo, verso gli uomini comunque impegnati nelle istituzioni è un atto di viltà, che muove a compassione per la cultura di vita che ispira gli artefici e quanti ritengono di potersi relazionare con loro”. “Il Pd alla luce di quanto accaduto, nell’esprimere la totale e sincera solidarietà agli amministratori offesi e fatti oggetto di atti sconsiderati e inqualificabili ha subito presentando un esposto alla Procura” conclude Gatti.

Già nell’immediatezza del fatto, in realtà, agenti della Questura di Bari sono intervenuti iniziando le indagini per individuare i responsabili del gesto. Non conoscendo l’autore di quelle scritte e non potendo quindi chiedergli il motivo del gesto, abbiamo invitato a un commento a colui che ha pubblicato le foto su Facebook, immaginando che ne condividesse i contenuti, Gianvito  Armenise del movimento  politico modugnese “Azione e Tradizione”.

“Non vedo la stessa preoccupazione di chi oggi si é strappato le vesti nel vedere uno striscione, quando Modugno é tappezzata di manifesti fuori dagli spazi consentiti di candidati alla Regione che promettono legalità e difesa delle regole e poi le stesse regole le vilentano con il manifesto selvaggio. Non vedo la stessa indignazione quando i muri del parco Padre Pio da oltre un anno sono imbrattati con scritte blasfeme contro Dio. Ci si sarebbe dovuti indignare perché una Legge dello Stato che obbliga di commemorare degnamente gli infoibati, ammazzati dall’ideologia comunista, a Modugno per responsabilità ascrivibili a Pastore, sono state colpevolmente dimenticate” ha concluso Armenise.