Sei modugnesi arrestati per usura ed estorsione

Modugno nel mirino della Dda 26 arresti per usura, estorsioni e riciclaggio: sigilli a 15 mln di €. Dei nostri concittadini due in carcere (Devito, Palermo) e quattro agli arresti domiciliari (Capasso, Carnevale, Cannale, Bottalico). Modugno è finita nel mirino dell’Antimafia. Come già rilevato dalla relazione semestrale della Dia riferita al 2009, gli investigatori avevano individuato nella nostra città i referenti di alcuni pericolosi clan baresi. Con il blitz del 27 ottobre scorso è venuto alla luce uno dei traffici illeciti su cui la Distrettuale indaga da anni. Usura, estorsioni e riciclaggio sono i reati sui quali si basa l’ordinanza di custodia cautelare che ha portato all’arresto di 26 persone, tra cui alcuni modugnesi insospettabili, considerati parte di un’associazione per delinquere.

Diciotto indagati sono finiti in carcere, gli altri 8 agli arresti domiciliari. Secondo le indagini del pm Antimafia della Procura di Bari, Elisabetta Pugliese, al vertice dell’organizzazione, come già reso noto dalle cronache locali alcune settimane fa, c’erano Vito e Radames Parisi, padre e figlio, il primo cugino del boss di Japigia Savinuccio Parisi, ritenuti i capi carismatici. Ancora Antonio Fiorentino e sua moglie Francesca Rosa Di Bari, considerata la cassiera dell’organizzazione, colei cioè che gestiva la contabilità (a casa dei coniugi, durante una perquisizione, è stata trovata un’agenda contenente nomi, importi e date di scadenza. Presumibilmente la lista degli usurati debitori).

Seconda ordinanza di custodia cautelare in pochi giorni per Cosimo Capasso

Cosimo Capasso lascia il carcere. Il gip gli concede gli arresti domiciliari per riciclaggio disponendo nel contempo la scarcerazione dello stesso 40enne di Modugno destinatario negli ultimi mesi di due ordinanze di custodia cautelare.

A ottobre Capasso era stato arrestato (ma gli erano stati concessi i domiciliari) nell’ambito di un’indagine dell’Antimafia su usura ed estorsioni. Dopo qualche settimana un nuovo provvedimento per altri reati: due episodi di riciclaggio di merce rapinata da tir. In questo caso per il modugnese si erano aperte le porte del carcere di Trani. Il 28 dicembre scorso il tribunale del Riesame ha confermato per Capasso la detenzione in carcere, escludendo però dall’elenco dei reati contestati, quello di associazione per delinquere.

Elemento questo che ha consentito ai legali Valentina Binetti e Italia Mandicini, di presentare al gip una nuova istanza di scarcerazione, questa volta accolta. Dal 12 gennaio scorso, Capasso è ai domiciliari nella sua casa di Modugno. Qualche giorno prima della scarcerazione, Capasso era stato trasferito dal carcere di Trani a quella di Bari, dove però risultava incompatibile con gran parte dei detenuti. Per questo, in alcune occasioni, aveva manifestato ai suoi avvocati difensori, persino la volontà di togliersi la vita.

Così funzionava l'organizzazione criminale dedita all'usura a Modugno

 

Gli assegni del clan versati sui conti di imprenditori modugnesi con soli 200 € per il “fastidio”. Il giudice rileva la “pericolosità sociale ancora attuale degli indagati”.

Spunta nelle intercettazioni un costruttore edile “amico” degli usurai. Assegni rigorosamente in bianco, su richiesta di Vito Parisi. “Poi i nomi li mettiamo noi” si legge in un’intercettazione telefonica con il figlio Radames, a proposito del pagamento di una delle vittime. Assegni che venivano intestati all’occorrenza all’amico di turno disponibile a versarli in banca.

Uno degli imprenditori finito nella rete degli usurai ha raccontato agli investigatori di un “amico di Fiorentino, un costruttore edile di Modugno, che gli cambiava gli assegni”, ma non avrebbe precisato il nome. Sono invece noti i nomi degli altri coindagati che avrebbero riciclato gli assegni provento di usura, versandoli sui propri conti correnti bancari.

Lo stesso Capasso, usurato e usuraio, difeso dall’avvocato Valentina Binetti, avrebbe in un’occasione aiutato l’organizzazione a far perdere le tracce di un assegno versandolo sul conto dell’attività che all’epoca gestiva, il Taurus, ufficialmente una yogurteria in Piazza Garibaldi, alle spalle della villa comunale. Ben più rilevante il riciclaggio che secondo le indagini impegnava Cataldo Palermo, gestore del distributore di carburanti “Esso” di Modugno, che “provvedeva a cambiare gli assegni che Parisi, Fiorentino e Devito ricevevano dalle vittime”.

A Modugno la GdF sequestra 10.000 capi contraffatti

Controlli della GdF in 10 città: pure a Modugno zaini e borselli falsi. Sequestrati 10.000 capi.

Modugno è tra le dieci città in cui l’inizio della scuola ha rappresentato l’avvio di una forma di contraffazione per così dire “di stagione”. Oltre 10 mila capi di vestiario e abbigliamento e accessori scolastici sono stati infatti sequestrati da militari della Guardia di Finanza di Bari nel corso di una operazione contro la contraffazione dei marchi e sul diritto d’autore.I controlli sono stati effettuati nei Comuni di Acquaviva delle fonti, Altamura, Andria, Barletta, Bitonto, Casamassima, Modugno, Molfetta, Rutigliano, Trani. Dieci persone sono state denunciate per contraffazione e commercio di prodotti con segni falsi, ricettazione e illecita duplicazione e commercializzazione di opere protette dal diritto d’autore. I “falsi” maggiormente riprodotti sono grembiuli, tute ginniche, zaini, sacche di asilo, sveglie ombrelli, borselli e portamonete.

 

Modugno sotto la lente di ingrandimento della DIA

 

I traffici illeciti si spostano in provincia: a Modugno i referenti di tre clan baresi. Sfogliando la sezione pugliese della relazione della Direzione Investigativa Antimafia relativa al secondo semestre 2009, pubblicata qualche settimana fa, sorprende l’esplicito riferimento a Modugno nella divisione dei clan sul territorio per la spartizione e il controllo dei traffici illeciti.

Nella mappatura che la Dia fa della criminalità in provincia di Bari, a Modugno viene dedicata una sezione relativa alle ramificazioni dei clan Mercante-Diomede, Capriati e Parisi, questo “mediante il gruppo – scrive la Dia – Rutigliano-De Vito”. Nel descrivere “la pressione esercitata dagli schieramenti mafiosi nei quartieri di Bari che si diffonde nei territori della provincia limitrofa”, gli investigatori antimafia individuano “profili di fluidità e poliedricità criminale.

Le espressioni delittuose – è scritto nella relazione – localmente dirette dai referenti di zona che assicurano il collegamento con i vertici dei sodalizi, sono favorite dalla contiguità esistente tra il capoluogo e i comuni della provincia. I comuni delle zone di confine tra più province subiscono poi l’influenza di più poli criminali”, ma non è il nostro caso. Questo invece accade, per esempio, “nell’area del sud-est barese adiacente alla provincia di Brindisi che, oltre alla pressione dei clan baresi, risente della vicinanza dei sodalizi fasanesi, specializzati in rapine a istituti di credito ed esercizi commerciali, nonché in furti d’auto”.