Danni ambientali causati dai rifiuti illecitamente smaltiti dalla Tersan Puglia quasi 10 anni fa. E’ la motivazione con cui il Comune di Modugno ha chiesto di costituirsi parte civile nel processo contro la Tersan. L’inchiesta sul presunto traffico illecito di rifiuti che dalla Campania venivano trattati nella Tersan Puglia di Modugno e poi smaltiti tra Gravina e Altamura, fu aperta nel 2003. Nell’udienza del 26 settembre prossimo il gup del Tribunale di Bari, Vito Fanizzi, scioglierà la riserva sulle costituzioni di parti civili e deciderà sul rinvio a giudizio dei quattro imputati: titolari, amministratori e collaboratori della società Tersan, accusati di traffico illecito di rifiuti, smaltimento e commercio non autorizzato, gestione di una discarica abusiva, frode nell’esercizio del commercio. I fatti si riferiscono agli anni ’99-2004. Il fascicolo fu aperto nel settembre del 2003 a carico dei modugnesi Silvestro Delle Foglie, procuratore della società Tersan Puglia & Sud Italia Spa nonché amministratore di fatto della stessa società e Sabina Cirone, amministratore di diritto della Tersan, di Gaetano Nuovo, chimico e consulente, residente a Mola di Bari ma il cui studio professionale è a Modugno, e dell’autotrasportatore altamurano Giovanni Loporcaro.
Categoria: Cronaca
Il dramma randagismo sembra avere qualche speranza di risoluzione
I cittadini in questione, in maniera volontaria, portano da mangiare a questi cani da circa un anno e mezzo. Gli sforzi sono immani, proprio perché sono in pochi ad occuparsene e soprattutto perché le istituzioni sembrano fare orecchie da mercante su questa difficile situazione che Modugno vive da molti anni. Si punta il dito contro il canile convenzionato con il Comune di Modugno, il “Tasha”, perché “non soddisfa tutte le segnalazioni di sterilizzazione”. Già. Proprio la sterilizzazione faciliterebbe la gestione del problema randagismo, di concerto rispetto alle cure che necessitano questi cani, talvolta “malati di rogna e anche di tumore”. Tali volontari per molto tempo hanno dovuto anche sostenere sacrifici economici in nome di questa causa, ma ora sembrano dire basta, “perché non ce la facciamo più a sobbarcarci tutte le spese. I cani devono essere curati altrimenti potrebbero morire. Sono sette alla C.M.V. e una trentina in Via Agrigento. Quello che ci preoccupa – dicono all’unisono – sono i fumi maleodoranti che respirano nei pressi della Tersan, oltre al fatto che molti di essi si sono rintanati nell’azienda, la mamma dei cuccioli è gravemente malata non la troviamo più”.
Abbiamo sottoposto questo grido straziante di dolore al sindaco Gatti e all’assessore all’ambiente Signorile. Entrambi asseriscono che “per il problema randagismo il comune spende già 275.000 euro per i numerosi canili alla provincia, a cui si andranno ad aggiungere altri 120.000 euro nei prossimi sei mesi. Tasha purtroppo è colma. I cani in questione potrebbero essere trasferiti nel canile di Bari, al quartiere Japigia. Solo quest’anno abbiamo sterilizzato 25 cani e arriveremo a cento alla fine dell’anno”. Signorile aggiunge che “abbiamo intenzione di costruire un canile a Modugno con la possibilità di finanziamenti regionali. Quello che abbiamo intenzione di fare primariamente è un censimento dei cani nel nostro territorio fino ad una completa sterilizzazione e ad una capillare microchippatura. I cittadini – conclude – sono vivamente pregati di denunciare tali fenomeni alle istituzioni preposte presso l’ufficio ambiente al primo piano della Polizia Municipale a Modugno”. Le istituzioni rispondono. Ora tocca ai cittadini aiutarle, come hanno fatto, finora silenziosamente, le donne e gli uomini di buona volontà per i cani di Via Agrigento e della C.M.V.
Anche la chiesa al fianco dei lavoratori dell'OM
In particolare si e riflettuto sull’impatto sociale che questo evento causerebbe, coinvolgendo trecentoventi famiglie di operai, più quello di altri lavoratori legati all’indotto di quell’azienda, che dal prossimo anno potrebberotrovarsi senza lavoro. In quell’occasione si è deciso di andare dall’arcivescovo mons. Francesco Cacucci,al fine di informarlo e tenerlo aggiornato sulla questione. -La mia idea- spiega don Nicola – era di coinvolgere direttamente l’arcivescovo per portare la solidarietà della Chiesa a quei lavoratori-.
L’Arcivescovo ha dunque dato udienza al gruppo domenica dieci luglio e insieme hanno riflettuto sulla vicenda. Soprattutto si è cercato di capire i motivi eventuali della decisione circa la chiusura dello stabilimento. Per scarso rendimento e produttività? Per mancanza di incentivi? Per avere delle risposte il gruppo ha dunque deciso di andare con l’Arcivescovo a visitare i manifestanti fuori dalla fabbrica. Dall’incontro con i lavoratori è dunque emerso che non ci sono mai stati problemi legati alla produttività e che anzi hanno sempre ricevuto complimenti per il loro rendimento. E’stato anche escluso il problema legato agli incentivi, tema peraltro che già incontrava lo scetticismo di Cacucci il quale era del parere che eventuali incentivi devono essere legati ad un investimento a lungo termine e non finalizzati a colmare falle del sistema e dunque rimandare il problema della produttività. I lavoratori hanno comunque escluso anche questa opzione, informando infatti che mai l’azienda ha fatto richiesta di incentivi.
I rappresentati sindacali inoltre hanno sottolineato come l’annunciato trasferimento ad Amburgo della produzione è anche improprio dal punto di vista della redditività poiché lì la manodopera costerebbe di più. L’arcivescovo ha dunque comunicato tutta la sua solidarietà ai lavoratori rendendosi disponibile a qualsiasi tipo di intervento, incominciando dal tavolo regionale promosso dalla regione per venerdì alla Fiera del Levante. I lavoratori hanno anche lamentato una scarsa attenzione da parte della opinione pubblica sulla vicenda chiedendo all’Arcivescovo di intercedere per loro presso la Prefettura. Monsignor Cacucci ha dunque subito acconsentito a far da tramite presso il prefetto affinché la questione potesse arrivare anche agl’organi di governo. Stamane però a quanto ci risulta l’arcivescovo non ha potuto parlare col prefetto per gli impegni di quest’ultimo. Attendiamo aggiornamenti.
Giovane Italia Modugno: sostegno ai lavoratori OM
Di seguito il Comunicato stampa redatto dal movimento politico giovanile del PDL, Giovane Italia Modugno, a sostegno della difficile situazione dei lavoratori impiegati nello stabilimento OM Carrelli Elevatori di Modugno.
E’ notizia recente la volontà da parte del gruppo KION di chiudere lo stabilimento modugnese della OM Carrelli Elevatori e di trasferire ad Amburgo tutta la produzione.
La storia dell’opificio presente nella zona industriale di Modugno è una di quelle storie che da sempre hanno dato lustro al nostro territorio: 40 anni di impegno e di realizzazione di carrelli elevatori che, esportati in tutta Europa, hanno sempre marchiato di italianità l’intero continente e di pregio la nostra Modugno.
A questo punto non rimane che soffermarsi sulle ripercussioni che si avranno a causa di questa scelta: si parla della possibilità di perdere 320 posti di lavoro, oltre 500 considerando anche l’indotto.
L’effetto sarà immediato, cassaintegrazione da agosto e possibilità di licenziamento a partire da marzo prossimo.
Chi subirà le maggiori conseguenze sarà la fascia di lavoratori giovani ed in particolare la maggior parte di quei 320 dipendenti che in media hanno circa 30 anni d’età, con figli piccoli a carico e mutuo sulle spalle.
Noi di Giovane Italia Modugno siamo vicini alle famiglie che saranno penalizzate da questa decisione unilaterale e riteniamo scellerata la leggerezza con cui si è scelta la chiusura dello stabilimento come unica strada percorribile.
Non è umano decidere così frettolosamente le sorti di 500 famiglie, distruggendo le legittime ambizioni di una generazione a cui ormai è rimasto ben poco da togliere!
Ognuno di questi dipendenti, preparati e qualificati, si troverà domani a dover cercare un nuovo lavoro in quello che è ormai diventato un mercato povero, privo di occasioni e opportunità!
Ci auguriamo che nessuno dei dipendenti si lasci andare o si faccia prendere dallo sconforto e riteniamo indispensabile che tutte le Istituzioni, nazionali e del territorio, si mobilitino per dare garanzie e risposte a tutti quei lavoratori che oggi vivono nell’incertezza.
OM: FIM-FIOM-UILM, comunicato stampa
comunicato stampa delle sigle sindacali FIM/CISL – FIOM/CGIL – UILM/UIL
In data odierna si è svolto l’attivo unitario di FIM-FIOM-UILM della OM-Carrelli Bari, per discutere quanto emerso nell’incontro tenutosi in Confindustria il 5 luglio u.s. tra la Direzione aziendale e le OO.SS. di categoria, relativamente alla comunicazione della CHIUSURA DEL SITO PRODUTTIVO DI BARI-MODUGNO.
In merito all’annuncio perentorio di chiusura dello stabilimento di Bari-Modugno le OO.SS. ritengono inaccettabili ed irricevibili le condizioni imposte dal Gruppo KION che, con esemplare cinismo, comporterebbe così sul nostro Territorio effetti devastanti in termini di occupazione ed economia locale.
Le OO.SS. ritengono stridenti e non corrispondenti alla realtà le dichiarazioni – unilaterali dell’azienda- circa l’annuncio di perdite economiche del Gruppo.
In meno di 10 anni il management ha colpevolmente depauperato su Bari prodotti, processi, struttura e mezzi, addebitando costi “convenzionali” rivenienti da altri fattori (rete vendita, magazzini, esternalizzazioni, etcc); inoltre ci chiediamo, oggi: “che fine hanno fatto i progetti sviluppati nello stabilimento barese? Dove saranno sviluppati i prodotti? Anche questo è frutto della COMPETITIVITA’ e DELLA CRISI IN ATTO?!!!!”
Le OO.SS. respingono queste logiche appartenenti ad un’azione meramente commerciale, perché il trasferimento ad Amburgo, cioè in un Paese high – cost, di uomini, produzioni e dello sviluppo progettuale barese, confermerebbero la necessità di KION di impadronirsi del vero patrimonio e del vero valore aggiunto rappresentato dalle competenze, professionalità e dell’OM con il know-how pugliese.
Ciò detto, a difesa del sito di OM-Bari, le lavoratrici, i lavoratori, le RSU e le OO.SS., oltre al presidio permanentemente dinnanzi alla fabbrica, si faranno carico di iniziative di mobilitazioni ed azioni di coinvolgimento delle Istituzioni, dell’opinione pubblica e soprattutto della solidarietà dei lavoratori dell’area industriale di Bari-Modugno e degli stabilimenti di Milano e Luzzara.
Bari, 7 Luglio 2011