Arriva in ritardo all'appuntamento e il fidanzato la picchia

altE’ arrivata con 5 minuti di ritardo all’appuntamento con il suo fidanzato. Lui, accecato dalla gelosia, l’ha insultata e picchiata a sangue. Protagonista una 20enne di Modugno. E’ accaduto lunedì sera al quartiere Picone di Bari, dove i Carabinieri hanno arrestato il ragazzo, un incensurato di 23 anni del quale non sono state rese note le generalità, con le accuse di lesioni gravi, percosse e ingiurie. La coppia si sarebbe dovuta incontrare in un locale di via De Ferraris. La ragazza, una 20enne di Modugno, è giunta all’appuntamento con appena cinque minuti di ritardo. Questo avrebbe scatenato nel giovane un’inspiegabile scenata di gelosia, tanto che non ha esitato a ricoprirla di pesanti insulti e quindi, inaspettatamente, a schiaffeggiarla ripetutamente e con violenza in pieno volto. L’immediato intervento di alcune persone, che sono riuscite a calmare il giovane, ha di fatto scongiurato conseguenze peggiori, ma solo per qualche ora, atteso che la discussione si sarebbe riaccesa più tardi. La ragazza, infatti, non avendo trovato il coraggio di andar via, ha trascorso il resto della serata nel locale, facendosi più tardi accompagnare a casa dallo stesso fidanzato. Lungo il tragitto, però, alla richiesta di spiegazioni, il giovane avrebbe risposto ancora una volta con una serie di violenti ceffoni, sino a quando la malcapitata è riuscita a divincolarsi dalla morsa dell’aguzzino, scendendo dal veicolo. Ieri, infatti, dopo le dimissioni dall’ospedale con una prognosi di 30 giorni dovute a contusioni multiple riscontrate al volto e agli arti, la vittima si è presentata in caserma per vuotare il sacco, riferendo di episodi analoghi già avvenuti in passato. Rintracciato e tratto in arresto, il 23enne si trova ora rinchiuso nel carcere di Bari.

Il generale Nicola Bellomo, un eroe da non dimenticare

Il generale Bellomo con l’allora Principe Ereditario Umberto di Savoia

Il generale Bellomo con l’allora Principe Ereditario Umberto di Savoia

Prendendo lo spunto da quanto avvenuto 68 anni fa, con i noti e tragici eventi del 28 luglio del 1943 quando venti giovani esponenti dell’antifascismo barese, formatisi alla scuola di Benedetto Croce ed Ernesto Rossi, pagarono con la vita la loro professione di libertà e democrazia, è doveroso ricordare quanto avvenuto in quegli stessi giorni laddove, nel clima di incertezza e confusione seguito all’ordine del giorno Grandi ed alla caduta di Mussolini, le truppe tedesche di stanza a Bari, allo scopo di impedire lo sbarco alleato, tentarono di minare il porto ed occupare la sede delle poste, nodo strategico per il settore telecomunicazioni. Questi i fatti: il 15 luglio 1943 il 51° battaglione bersaglieri AUC si trasferì dalla sede di Marostica (VI) all’aeroporto di Bari-Palese per effettuare servizio di vigilanza. Accampato in un uliveto prima, successivamente in una scuola di Bitonto, il 51° disimpegnò i compiti affidatigli fino all’inizio della sessione d’esami per la promozione a sergente (passaggio intermedio nell’iter formativo degli Ufficiali di complemento) fissata per il 6 settembre.

L’annuncio dell’armistizio colse il reparto ben schierato (più che una scuola era un campo d’arma) e protetto da eventuali colpi di mano da parte di unità tedesche. Gli esami continuarono fino alle 13:00 del giorno 9 quando giunse una richiesta di aiuto da Bari. Nel corso della mattinata circa 300 guastatori tedeschi erano penetrati nel porto per demolire le banchine ed affondare il naviglio attraccato.

Il Generale Nicola Bellomo, Ufficiale richiamato per la ristrutturazione dei quadri della soppressa Milizia fascista, radunati alcuni legionari e uomini dei depositi del 48° e 139° Fanteria, accerchiò la zona del porto iniziando un conflitto a fuoco con i tedeschi. Fra gli obiettivi di questi ultimi anche le comunicazioni, quindi il palazzo delle Poste, i cui occupanti si difesero da soli. Il Generale Bellomo guidò personalmente la riconquista del porto, rimanendo ferito, fra le 13:45 e le 14:15. Condusse all’assalto 2 Ufficiali, 5 marinai, 15 finanzieri, 40 ex camicie nere e un piccolo distaccamento di genieri. Al secondo assalto, fra le 15:00 e le 16:15, si unirono altri fanti, genieri, metropolitani, ex camicie nere ed un civile portuale.

Alle 17:00, quando il 51° arrivò al porto, i tedeschi erano già coscienti dell’inferiorità numerica e dell’impossibilità di fuga. Il Ten. Moiso, decorato di Croce di Ferro in Africa settentrionale, condusse le trattative con i parà tedeschi ( i “Diavoli Verdi” del Flieger Korps) fino alla loro resa. Conservarono le loro armi e venne loro lasciata una via di fuga verso nord, per ricongiungersi agli altri reparti nazisti in ritirata. Nella stessa giornata a Taranto sbarcava la 1^ Divisione aerotrasportata statunitense.

Di tali eventi è fatta menzione nel brevetto di concessione della Medaglia d’Oro al Merito Civile al gonfalone della città di Bari di cui si riporta la motivazione: “Città di rilevanza strategica per il suo porto durante l’ultimo conflitto mondiale, si rese protagonista di una tenace resistenza al nazifascismo, sopportando la perdita di un  numero elevato dei suoi figli migliori e la distruzione di un’ingente parte del suo patrimonio monumentale ed edilizio. Venti giovani cittadini vennero trucidati in via Nicolò Dell’Arca mentre inneggiavano, all’indomani della caduta del fascismo, alla riconquista della libertà. Al culmine dei moti di riscatto, la popolazione tutta, animata da profonda fede negli ideali di democrazia e di giustizia, unendosi ad un gruppo di militari, impedì, dopo ore di violenti scontri, che le truppe tedesche portassero a termine la prevista distruzione del porto”.

Oggi, a 68 anni di distanza, nel ricordare i valori ispirati che spingono le popolazioni alla lotta contro tutte le dittature e totalitarismi, manteniamo sempre viva la memoria dell’eroica resistenza del Generale Bellomo auspicando che per la difesa del porto di Bari venga presto concessa alla città la Medaglia d’Oro al Valor Militare.

Modugno e le discariche a cielo aperto

Rifiuti abbandonati a Modugno in via Vecchia Carbonara - 15/07/2011

Rifiuti abbandonati a Modugno in via Vecchia Carbonara – 15/07/2011

Che Modugno fosse altamente inquinata lo sapevamo già. Ma che fosse diventata una discarica a cielo aperto questo ancora no. Almeno fino a pochi giorni fa, quando gli attivisti del comitato Proambiente non lo hanno documentato con foto alla mano.

Foto che suscitano stupore e tristezza per come sono lasciate abbandonate le periferie della nostra città. Periferie in cui si trova di tutto: copertoni per auto con annesse carrozzerie, materiali inerti, porte, frigoriferi, lavatrici, rifiuti di ogni tipo anche tossico-nocivi. Per non parlare, poi, delle buche nelle strade di campagna dove qualcuno si è divertito a togliere i fili di rame per ricavarne profitto personale. E ancora erba alta e secca soprattutto nella zona A.S.I.(Area sviluppo industriale), dove manca l’illuminazione e dove facilmente quest’erba a causa delle alte temperature prende fuoco. Numerosi sono stati,infatti, i casi di incendi in questo mese di luglio.

Incendi che si sono sviluppati proprio in queste periferie adibite a discariche illegali e che hanno portato alla combustione dei materiali su citati divenendo veleno per i cittadini. Dalla combustione di questi materiali si sprigiona diossina e monossido di carbonio, elementi cancerogeni per l’uomo. E’ come se si trattasse di piccoli inceneritori che emettono sostanze altamente dannose e inquinanti. Di conseguenza diventa immane il lavoro dei volontari della Protezione Civile nell’avvistamento degli incendi, ormai all’ordine del giorno. Tuttavia le squadre dell’A.I.B.(Avvistamento incendi boschivi) svolgono al meglio il proprio lavoro, ma al contempo denunciano la scarsità delle risorse finanziarie con la conseguente diminuzione della qualità del loro servizio. “Mancano addirittura i soldi per il carburante ai nostri furgoni e a volte siamo costretti a rimetterceli noi”, denuncia un volontario. Insomma una situazione disperata. O quasi. Perché le soluzioni ci sarebbero.

E per Tino Ferrulli, presidente del comitato Proambiente, andrebbero ricercate “nei controlli e nella diffida che l’Amministrazione comunale deve fare ai proprietari di questi suoli per non lasciarli all’incuria e al degrado. Abbiamo intenzione di valorizzare la zona di Lama Misciano sulla quale insistono tali discariche, poiché trattasi di area vincolata di enorme valore paesaggistico per la presenza di reperti archeologici”.Lama Misciano dove si sarebbe dovuto costruire l’inceneritore a Modugno diventa l’emblema per ripartire. Toccherà all’attuale amministrazione guidata da Gatti porre rimedio a quest’altro scempio ambientale. E toccherà farlo in fretta prima che Modugno salga alla ribalta nazionale come una nuova Napoli ricolma di rifiuti e diossina. 

tutte le fotografie dello scempio scattate del comitato Proambiente

Nomina del city manager: la patata bollente passa ai revisori dei conti

Serafino Bruno

Serafino Bruno

Hanno parlato di bufala, di pettegolezzo, di invenzione giornalistica. Ma la controversa vicenda della nomina del direttore generale e’ nero su bianco in una circolare della presidenza del Consiglio dei Ministri, dipartimento della Funzione Pubblica.

La lettera e’ stata recapitata l’8 luglio scorso al segretario comunale e, per conoscenza, al collegio dei revisori dei conti. Nella missiva si fa riferimento all’articolo 53 comma 1 bis del decreto legislativo n. 165 del 2001, “che esplicitamente prevede – dicono da Roma – l’incompatibilità tra incarichi di gestione amministrativa di rango dirigenziale per soggetti che rivestano o abbiano rivestito negli ultimi due anni cariche in partiti politici o in organizzazioni sindacali“. Serafino Bruno, come e’ noto e come riportato nella missiva ministeriale, era candidato sindaco e consigliere comunale dimissionario in data 29/10/2009, successiva alla nomina. Da Roma l’invito quindi a “l’avvio del procedimento disciplinare delle relative responsabilità e l’applicazione delle connesse sanzioni”. Ai revisori dei conti, infine, l’onere delle “valutazioni a riguardo”.
Quello che da modugnesi ci chiediamo e’: l’eventuale “procedimento disciplinare” a carico di chi sarebbe? E le “connesse sanzioni” chi dovrebbe pagarle? Esiste davvero la possibilità, come qualcuno ipotizza, che l’acclarata incompatibilità di Bruno renda retroattivamente nulli alcuni provvedimenti a sua firma? Restiamo in attesa che chi di competenza risponda alle legittime domande della città.

Om carrelli elevatori, Modugno scende in piazza contro l'annunciata chiusura

manifestazione om modugnoUna manifestazione per evitare la chiusura della Om Carrelli elevatori di Modugno, che qualche settimana fa ha annunciato la dismissione dello stabilimento pugliese. L’iniziativa e’ stata organizzata dalle tre sigle sindacali Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm.

Appuntamento alle 18.30 di martedì 26 luglio in piazza Garibaldi (villa comunale). Alla manifestazione ha assicurato la propria partecipazione l’Amministrazione comunale, intervenuta all’incontro voluto dalla Regione per tentare il dialogo con l’azienda. Vi ha partecipato con una propria delegazione composta dal sindaco, dal presidente del Consiglio, dall’assessore alle politiche del Lavoro e da capogruppo e segretario cittadino del Pd. In quell’occasione la Om, del gruppo Kion, ha ribadito la propria intenzione di chiudere lo stabilimento modugnese.

Trentacinque dei 320 lavoratori impiegati (più altri 80 circa dell’indotto) potrebbero essere trasferiti ad Amburgo, sede centrale della società. Per gli altri la prospettiva e’ la disoccupazione. L’azienda sostiene di aver perso oltre 23 milioni di euro in 10 anni e di non poter fare altro che trasferire parte della produzione nella sede centrale di Amburgo. Sindacati ed enti locali annunciano che tenteranno ogni strada per scongiurare il licenziamento di circa 400 lavoratori.

Continua ad oltranza, quindi, il presidio fuori ai cancelli dello stabilimento. dirette, esplicite e disperate, le richieste dei dipendenti modugnesi dell’Om: “chiediamo che le nostre rappresentanze sindacali e le istituzioni tutte, locali e nazionali – scrivono – si attivino concretamente e in concerto al fine di evitare che le nostre professionalità, altamente specializzate, frutto di anni di nostro impegno lavorativo, vengano letteralmente gettate al vento per logiche aziendali inspiegabili, improvvise e per noi incomprensibili, impoverendo ulteriormente il nostro territorio. Non è accettabile – continuano – che, ancora oggi, la migrazione debba essere l’unica speranza per un futuro lavorativo, con conseguente fallimento delle istituzioni locali e nazionali. Dimostrateci che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, tutelandolo”. Ultima speranza è l’incontro che si terrà il prossimo 28 luglio presso il Ministero dello Sviluppo Economico a Roma.

tutte le immagini del presidio