Allarme FAL: si viaggia su 'binari morti'

altLa battaglia tra sindacati e Fal scorre ormai lungo gran parte dei binari informativi. In seguito ad un’intervista rilasciata da Matteo Colamussi, presidente delle Ferrovie Appulo Lucane, al “Quotidiano” di Basilicata del 20 agosto, in relazione ad un articolo apparso il giorno precedente sempre sullo stesso mezzo stampato, in merito alle presunte assunzioni avvenute tramite raccomandazioni clientelari, da cui il rappresentante del vertice Fal, prende nettamente le distanze, ha scatenato la profonda indignazione dei sindacati Rsa Cgil, Cisl, Usb e Orsa di Bari, che attraverso un comunicato stampa hanno voluto gridare tutto il proprio sdegno.

 

Vito Bellino coordinatore dell’Orsa, sindacato di categoria dei macchinisti, ci racconta di come, non solo la gestione avviata da Colamussi non abbia risollevato le sorti dell’azienda, ma addirittura si sia macchiata di alcuni episodi davvero poco edificanti. “L’episodio dell’inchiesta disciplinare a carico del capotreno Monno, “reo” di aver divulgato notizie inerenti l’insicurezza del personale in servizio a bordo dei treni, a causa di minacce e aggressioni subite nelle ore serali, ha davvero dell’incredibile. Questo è solo un esempio emblematico di un metodo di conduzione non del tutto limpido e saggio”

L’esponente Orsa, assieme a Nicola Liso, Luciano Cappella e Rino Fino, rispettivamente segretari aziendali Cgil, Cisl e Usb, rincara il prezzo del biglietto con la stesura di un comunicato in cui emergono a loro dire le lacune di un sistema che viaggia su di un binario morto. “Tralasciando i meriti di un indiscutibile tentativo di rilancio aziendale – cita il comunicato – vi è una diffusa sensazione che nulla sia cambiato nella gestione del personale rispetto alla passata amministrazione e da cui l’attuale presidente Colamussi ha sempre preso nettamente le distanze, tanto da salire al vertice della principale rete ferroviaria che collega la Puglia alla Basilicata, con il motto: “Cambia il modo di viaggiare”.

Dal 4 agosto 2008 (data del suo insediamento, fortemente voluto dal Pdl), ne è passata di acqua sotto i ponti e non sempre questa ci è parsa limpida e cristallina. A nostra memoria il primo atto di rilievo sul versante barese della nuova gestione è stata l’assunzione su ‘chiamata diretta’ di alcuni operatori di esercizio e di un avvocato. Tra questi ritroviamo un agente, di Rutigliano (città dove l’amministratore Fal è consigliere in forza al Pdl), che per pura coincidenza è divenuto immediatamente autista del presidente. Per quanto concerne il concorso per assunzioni esternalizzato nel 2010, si è trattato di un’esperienza all’insegna di ombre più che di luci: inizialmente la In Job, agenzia alla quale si è affidata l’azienda, ha pubblicato una graduatoria con dei vincitori, successivamente sostituita da una seconda con altri individui risultanti vincitori, ‘forse più bravi dei precedenti’, chissà, ma ancora oggi la vicenda resta un enigma.

Un fatto è certo, ovvero che rispetto alla vecchia graduatoria, ci sono stati candidati che dalle ultime posizioni, con il voto assegnato alla prova orale, si sono ritrovati ai vertici della nuova classificazione e ancora una volta e sempre per coincidenza, tra gli assunti troviamo un cittadino di Rutigliano, che dopo sei mesi di ‘gavetta’, si è ritrovato in giacca e cravatta a fianco del ridetto presidente”. Insomma quello che chiedono i sindacati, sempre tramite le parole di Vito Bellino, è che l’azienda Fal, ritorni immediatamente sui giusti binari, con una gestione amministrativa più limpida premiando competenza e professionalità (proprio per un rilancio aziendale) e non avvalli un sistema di mediocri raccomandazioni.

Quartiere Cecilia invaso dai rifiuti

alt

Aiuola del quartiere Cecilia invasa dai rifiuti

L’estate è passata, ma la sporcizia no. Al ritorno dalle vacanze il Quartiere Cecilia si mostra ancora più sporco di prima. È con non poca amarezza che il nostro giornale ritorna a porre luce su un problema che sperava essere, se non risolto completamente, almeno attutito. Girovagando per le strade del quartiere la sporcizia balza subito all’occhio. Le piccole e grandi campagne incolte sono divenute vere e proprie discariche a cielo aperto e i rifiuti hanno quasi del tutto ricoperto anche l’erba sottostante. I terreni di via Molise, Ancona, Piemonte e Lombardia si sono adornati, anziché di fiori di campo, di una nuova varietà di “piante” di bottiglie di birra e altre bevande, cartacce, avanzi di cibo. Ci si domanda come questo possa accadere. Sicuramente gli artefici maggiori di questo nuovo modo di intendere il giardinaggio sono gli incivili di tutte le età e genere che popolano il quartiere. Ma basta questo a renderlo del tutto impresentabile? Lo scenario desolante dei rifiuti si presenta non solo la sera, quando le panchine richiamano i ragazzi a godersi il fresco consumando i panini e le bibite dell’unico punto di aggregazione della zona, un paninaro itinerante; ma anche la mattina a prima ora. Che anche gli operatori ecologici siano andati in vacanza? Sarebbe un loro sacrosanto diritto. Ma tra la noncuranza dei residenti, con buona dose di insana maleducazione, e una evidente pulizia insufficiente, la zona sta letteralmente soffocando nei rifiuti.

Addio a Gino Latilla, il barese che sbancò Sanremo

Gino Latilla con la moglie Carla Boni

Gino Latilla con la moglie Carla Boni

Ieri, 11 settembre, mentre tutti eravamo intenti a seguire con trepida commozione il mesto memoriale dell’attentato alle Twin Towers, è giunta quasi in sordina la notizia della morte, a Firenze, di Gennaro Latilla, in arte Gino. Chi ha qualche anno in più non potrà dimenticare i suoi esordi sotto la rigida bacchetta del grande maestro Cinico Angelini, il quale dopo il suo successo radiofonico con “Gigolette” nel 1951 ebbe a dire di lui: “è stato il mio errore”, riferendosi ad una precedente bocciatura durante un provino.

Ma chi era Gino Latilla? Nato a Bari il 7 novembre del 1924, figlio d’arte (il padre, Mario, era anch’egli cantante) conobbe i suoi esordi durante la guerra a Bologna, presso il teatro Manzoni per poi, nel dopoguerra, esibirsi in numerose tournée all’estero, specie in Germania e negli USA.

Dopo essere stato in radio, nell’orchestra Angelini, conobbe il suo momento di maggior splendore nelle edizioni sanremesi degli anni ’50. Da “Vecchio scarpone” del ’53 a “Tutte le mamme” con cui vinse la successiva edizione fino a “Il mare nel cassetto”, in coppia con Milva nel 1961.

Si ricordano anche le sue apparizioni al Festival internazionale della canzone di Venezia, nel ’55, dove si piazzò in prima posizione esibendosi con Carla Boni (successivamente sua moglie) e il Quartetto Cetra in “Vecchia Europa”, nonché al Festival della canzone partenopea nello stesso anno con “E stelle ‘e Napule” e nel ’61 con “Tu sì comm’a ‘na palummella”.

Nel corso degli anni ’60 lasciò temporaneamente la canzone per diventare dirigente RAI prima a Roma e poi a Firenze, dove seguì le cronache sportive di Fiorentina, Pistoiese e altre squadre toscane.

Negli anni ’80, in pieno revival tornò a cantare, esibendosi con Nilla Pizzi, Carla Boni e Giorgio Consolini il quartetto “Quelli di Sanremo”.

Personalmente ricordo di averlo ascoltato esibirsi all’inizio degli anni ’70 al Petruzzelli di Bari, invitato dall’On. Antonio Laforgia ad una delle kermesse canore da egli fortemente volute all’epoca della presidenza dell’ACAI. Nonostante siano passati circa otto lustri, è ancora vivo in me il ricordo della sua interpretazione, caratterizzata da una non comune estensione vocale e il suo passare con consumata maestria dal melodico allo swing.

Le esequie si terranno oggi, 12 settembre, presso la chiesa di S.Caterina da Siena, in Firenze.

Rendiamo, quindi, omaggio a questo nostro conterraneo che ha reso onore a Bari, tenendo alto il suo nome  figurando, a pieno titolo, quale uno dei protagonisti del riscatto post bellico dell’Italia.

Arrivederci Gino: che la terra ti sia lieve!

Paternita' impedita

uomo affrantoAlle 9 di lunedì prossimo, 12 settembre, davanti al tribunale dei minori di Bari, Saverio Sarcina rivendicherà, ancora una volta, il proprio diritto alla paternità. Quella delle sue figlie, le gemelline Aurora e Federica è una storia che nessuno vorrebbe mai ascoltare e ancor meno vivere.

“È passato ormai più di un anno da quando i Servizi Sociali di Trinitapoli, senza alcun provvedimento formale, affidano ai nonni materni le mie due figlie e trasmettono al Tribunale per i Minori di Bari, il giorno successivo 4 Agosto 2010, una nota in cui giustificano il provvedimento

viste le condizioni di pregiudizio per le minori, stante l’incapacità della madre di prendersi adeguatamente cura delle figlie a causa dello stato di disagio determinato dall’elevata conflittualità con il compagno e padre delle minori e asseriscono che la signora Caggia Lucia vive segregata in casa e rifiuta di alimentarsi…e tenuto conto che ..in seguito all’ennesimo contrasto con il compagno ha ingerito un’elevata quantità di farmaci ed e’ attualmente ricoverata in ospedale e considerato che ha espresso la volontà di interrompere la convivenza e di essere collocata in struttura protetta insieme alle figlie…

“Cosa assolutamente e totalmente falsa, smentita anche da varie testimonianze che dichiarano come la signora Caggia non solo non è mai stata segregata in casa ma è sempre stata trattata con tutto rispetto dal sottoscritto, che ho provveduto a tutte le sue esigenze, tanto da aver assunto una babysitter che svolgeva servizio presso la nostra abitazione dalle 08.30 alle 13.00 di quasi tutti i giorni fino dal luglio 2009 e che può confermare quali fossero le condizioni di vita della mia ex compagna; come potrà confermarlo anche la colf.”

“Ho sempre provveduto puntualmente e con sollecitudine alle esigenze delle gemelle acquistando tutti i beni necessari alla loro crescita e provvedendo a tutte le esigenze di carattere medico sanitario; delle gemelle e di tutta la famiglia.” In data 23 settembre 2010 i carabinieri di Trinitapoli, su richiesta del Servizio Sociale di Trinitapoli, al fine di eseguire un provvedimento provvisorio emesso dal Tribunale per i minorenni di Bari, prelevano le mie due figlie dall’abitazione della famiglia della mia compagna e relazionano”…Ivi giunti avuta la presenza della Caggia Lucia nonche’ delle figlie Aurora e Federica , che venivano accompagnate presso gli uffici del Comando Stazione Carabinieri.

“Le mie figlie di soli circa 16 mesi sembravano essere pericolose criminali , prelevate e condotte presso il Comando Stazione Carabinieri di Trinitapoli. Una pattuglia di Carabinieri giunta presso la mia abitazione mi invitava a recarmi in Caserma. Giunto in Caserma dietro delle porte chiuse sento le bambine che piangono e dopo avermi notificato il detto provvedimento consegnandomi una copia mi fanno salutare le mie figlie Aurora e Federica, traumatizzate e intimorite con gli occhi tristi.”

“Solo verso la metà di ottobre alla presenza di poliziotti armati e in divisa, di operatori sociali e della psicologa della struttura mi verrà concesso di vedere le mie bambine, Aurora e Federica, traumatizzate, spaventate, intimorite. Alla fine dell’incontro le piccole iniziano a piangere e gli operatori della struttura inveendo asserivano – vieni da zia vieni da zia, distaccatele dal padre altrimenti non la finiamo più – e le bambine mentre mi tendevano la mano venivano chiamate monelle e bruscamente allontanate. Questo si ripeteva il 19.ottobre.2010 nello stesso luogo e solo per alcuni minuti di incontro perché, senza alcun preavviso i Servizi Sociali di Trinitapoli anticipavano l’incontro alle 15.00 anziché dalle 16.00 alle 17.00.”

“Sballottate da una casa famiglia all’altra anziché agevolare i rapporti genitoriali e favorirne il rientro, le mie figlie ora sono alloggiate in spazi angusti e non idonei, con scarafaggi e insetti vari a terra, in pessime condizioni igieniche, nella residenza di San Pancrazio Salentino, in provincia di Brindisi, ad oltre 250 km di distanza e non le vedo, perché non me le fanno vedere, da oltre tre mesi.”

“Salvate le mie figlie, sono un uomo ormai distrutto da un dolore insopportabile (quanto inesorabile come lo scorrere del tempo), e sorretto da unico scopo: quello di rivedere le mie bambine.

Questo l’appello che Saverio Sarcina rivolgerà alle istituzioni, lunedì 12 settembre, davanti alla sede del tribunale dei minori di Bari. Alle 9.

Om Carrelli, si cerca un acquirente

altLa Om Carrelli elevatori di Modugno chiuderà, ma il gruppo Kion, proprietario dello stabilimento barese, ha affidato alla società Sofit il compito di reperire sul mercato eventuali compratori interessati a realizzare un progetto di reindustrializzazione.

E’ quanto emerso al termine dell’incontro romano tra i vertiti dell’azienda, sindacati, Regione Puglia e Comune di Modugno. L’attività della Sofit sarà monitorata ogni 15 giorni da un tavolo di confronto paritetico a cui interverranno gli enti locali e i  sindacati. L’azienda ha, inoltre, assicurato che manterrà la produzione fino alla chiusura dello stabilimento. Nei prossimi giorni le organizzazioni sindacali e la ditta discuteranno modi e tempi di gestione della produzione. “Alimentiamo ancora la speranza che il percorso che stiamo contribuendo a tracciare vada a buon fine; si sta facendo tutto il possibile per assicurare un futuro ai lavoratori e garantire loro l’occupazione pur se in settori diversi da quello della produzione di carrelli elevatori. Siamo impegnati anche a accogliere e favorire l’inserimento sul nostro territorio di qualsiasi azienda interessata a rilevare la produzione della OM”. Così il sindaco di Modugno,  Mimmo Gatti, a margine dell’incontro presso il Ministero dello Sviluppo Economico. La riunione fa seguito a quella del primo agosto scorso sul futuro dei 300 dipendenti attualmente in cassa integrazione. Oltre al sindaco Gatti, alla Kion e alla Sofit, erano presenti all’incontro l’assessore regionale al Welfare, Elena Gentile, e le organizzazioni
sindacali.