Categoria: Cronaca
Basta con i furti di bambini
Bari – Il presidente del Movimento nazionale Italia garantista sostiene con fermezza il “padre coraggio” che da oltre un anno si batte per la liberazione di Aurora e Federica, le gemelline di due anni che gli sono state sottratte su segnalazione dei servizi sociali. “Rompiamo il silenzio denunciando lo strapotere dei Tribunali dei minori”. E’ un “padre coraggio” Saverio Sarcina, papà di Aurora e Federica, le gemelline di poco più di due anni che il Tribunale dei minori di Bari gli ha sottratto su segnalazione dei servizi sociali di Trinitapoli lo scorso anno.
“Papà Saverio, – leggiamo nella nota redatta da Maria Grazia Stella – che prosegue dal 12 settembre in un sit-in ad oltranza davanti all’Organismo del capoluogo pugliese, ha potuto riabbracciare le sue piccoline soltanto lunedì 19 settembre. Dopo quattro mesi di lotte e di denunce tanto disperate quanto dignitose.
Aurora e Federica, inizialmente timide e disorientate, hanno ben presto ritrovato il sorriso rifugiandosi tra le braccia protettive di Saverio. “Papà, papà” hanno cinguettato le piccine durante tutto l’incontro festose e sorridenti, finalmente serene. Straziante, purtroppo, il momento della separazione quando i giochi sono stati riposti e le sorelline portate vie.
A sostenerlo in questa battaglia per il pieno riconoscimento del suo diritto alla genitorialità e per la ricostruzione di un nucleo familiare che è stato tragicamente smembrato, l’on. Pier Paolo Zaccai, presidente del Movimento nazionale Italia garantista nonché consigliere indipendente della Provincia di Roma.
“Il signor Sarcina può, a ragion veduta, considerarsi vittima di una ingiustizia sociale”, dichiara l’on. Zaccai, presidente di un Movimento trasversale nato per tutelare i diritti di tutti, con sede a Roma e sostenitori in tutta Italia. “Siamo di fronte”, prosegue il presidente Zaccai, “ad un palese caso di violazione dei diritti civili e umani che vede colpite, in primo luogo, due minori costrette a vivere lontano dalla propria casa e dal proprio padre, in un ambiente non idoneo pur avendo il signor Sarcina un’abitazione idonea a poter ospitare le bambine, così come è documentato negli atti, ed una azienda agricola che gestisce autonomamente.
Alla luce di tutto questo, porterò personalmente la vicenda al “Convegno nazionale sui minori sottratti”, da me organizzato, che si svolgerà nella Capitale, a Palazzo Valentini, sede della Provincia di Roma”, sottolinea con decisione. Il presidente Zaccai, all’indomani del commovente incontro tra il padre e le bimbe, ha inviato una lettera al sindaco ed all’assessore ai Servizi sociali del Comune di Trinitapoli invitandoli ad “intervenire personalmente affinché questa vicenda posso concludersi al più presto con il riconoscimento dei diritti del signor Sarcina e delle sue figlie”.
Ma cosa ha indotto il Tribunale dei minori ad intervenire fino all’estrema conseguenza di sradicare due piccine dalla loro casa e dall’affetto del loro papà? La vicenda ha preso l’avvio quando i servizi sociali locali hanno presentato una nota in cui descrivevano presunte “condizioni di pregiudizio per le minori, stante l’incapacità della madre di prendersi adeguatamente cura delle figlie a causa dello stato di disagio determinato dall’elevata conflittualità con il compagno”. Nella sostanza, nella relazione Saverio veniva accusato di aver segregato la compagna che il 4 agosto del 2010 era stata ricoverata qualche giorno per aver ingerito delle gocce in quanto si trovava in uno stato depressivo-ossessivo, come lei stessa ha dichiarato durante il ricovero nel reparto di psichiatria dell’ospedale di Barletta. Il signor Sarcina ha sempre negato: “Non è così: ho sempre trattato benissimo la mia famiglia”.
Questo accadeva oltre un anno fa. Subito dopo ecco la “discesa in campo” dello zelante Tribunale dei minori di Bari. Prima mossa? Affidare le piccole, che all’epoca avevano soltanto sedici mesi, ai nonni materni. Nonostante a papà Saverio non sia mai stato disconosciuto il diritto ad esercitare la patria potestà e non vi sia mai stata una denuncia penale nei suoi confronti per i fatti lamentati dalla signora Lucia Caggia, tuttavia gli è stato impedito, fatto gravissimo, di vedere, parlare e incontrare le sue figlie. Un abuso. Ma non basta. Il 23 settembre del 2010, esattamente un anno fa, il colpo mortale. I carabinieri, in esecuzione di un provvedimento emesso dal Tribunale dei minori di Bari, hanno prelevato le gemelline dall’abitazione dei genitori della madre, Lucia Caggia, “neanche fossero delle criminali”. Lo stesso giorno i militari hanno invitato Saverio a recarsi in caserma dove, una volta arrivato, ha sentito piangere le piccole. Gli è stato notificato il provvedimento e poi ha potuto salutare le figlie, evidentemente “traumatizzate e intimorite, con gli occhi tristi”.
Sballottate da una casa famiglia all’altra, non è stato assolutamente favorito il loro rientro in famiglia bensì hanno subito lo shock ed il trauma della separazione. “Adesso sono alloggiate in spazi angusti e non idonei, tra gli scarafaggi e la sporcizia, in pessime condizioni igieniche, nella residenza di San Pancrazio Salentino, in provincia di Brindisi, ad oltre 250 chilometri da Bari”, denuncia Saverio che ha testimoniato il degrado della struttura con delle foto.
All’incontro di lunedì 19, avvenuto alla presenza del consulente tecnico, degli operatori sociali della casa famiglia, dei legali di Saverio, avvocati Marco Menna e Laura Ciavarella del Foro di Bari, del legale della madre, Lucia Caggia, e della polizia, Saverio si è dichiarato “emozionatissimo”. “E’ stata una emozione unica sentirmi di nuovo chiamare papà”, ha spiegato il signor Sarcina, che ha voluto rassicurare dolcemente le piccole: “Papà è presente. E’ stato sempre presente e non vi lascerà qui”.
Un pensiero gli ha però attraversato la mente. E quel pensiero è stato uno solo: portare Aurora e Federica via di lì per liberarle definitivamente da quell’incubo e da quell’inferno. Le bambine hanno abbassato la testolina cominciando a piangere e con l’espressione del volto hanno implorato il padre a non lasciarle andare e ad andare via con lui. E adesso – conclude la nota – il presidente Zaccai, che segue questa drammatica vicenda con grandissima sensibilità, si unisce alla richiesta di Saverio: “Aiutateci a far tornare subito a casa Federica ed Aurora!”.
Scalfari, il giornalismo e il destino dell'Italia tra passione e ragione
Con taniche di benzina in Consiglio comunale: arrestato 31enne disoccupato
Se i conti del Comune sono preoccupanti tanto da costringere l’amministrazione a prevedere tagli e riduzioni di spese, ancor di più lo sono quelli delle famiglie modugnesi (almeno di alcune) che stentano ad arrivare a fine mese. Ha scelto proprio il Consiglio comunale sul bilancio il disoccupato 31enne M.D. che è entrato lunedì scorso nell’aula al primo piano di Palazzo Santa Croce per lamentare la sua disastrosa situazione economica e sociale e reclamare un posto di lavoro. Ha tirato fuori due bottiglie di liquido infiammabile davanti agli occhi increduli di pubblico e consiglieri. Chiamati i Carabinieri, l’uomo è stato arrestato con le accuse di resistenza a pubblico ufficiale e porto illegale di materiale atto ad offendere. Non è la prima volta che la disperazione per una situazione economica precaria costringe un uomo ad un gesto estremo. Mesi fa, in Piazza Sedile, il 55enne Tommaso Fiore decise di farla finita dandosi fuoco. Era disoccupato da 15 anni e in numerose occasioni aveva chiesto aiuto, inutilmente, agli amministratori della sua città.
Allarme FAL: si viaggia su 'binari morti'
La battaglia tra sindacati e Fal scorre ormai lungo gran parte dei binari informativi. In seguito ad un’intervista rilasciata da Matteo Colamussi, presidente delle Ferrovie Appulo Lucane, al “Quotidiano” di Basilicata del 20 agosto, in relazione ad un articolo apparso il giorno precedente sempre sullo stesso mezzo stampato, in merito alle presunte assunzioni avvenute tramite raccomandazioni clientelari, da cui il rappresentante del vertice Fal, prende nettamente le distanze, ha scatenato la profonda indignazione dei sindacati Rsa Cgil, Cisl, Usb e Orsa di Bari, che attraverso un comunicato stampa hanno voluto gridare tutto il proprio sdegno.
Vito Bellino coordinatore dell’Orsa, sindacato di categoria dei macchinisti, ci racconta di come, non solo la gestione avviata da Colamussi non abbia risollevato le sorti dell’azienda, ma addirittura si sia macchiata di alcuni episodi davvero poco edificanti. “L’episodio dell’inchiesta disciplinare a carico del capotreno Monno, “reo” di aver divulgato notizie inerenti l’insicurezza del personale in servizio a bordo dei treni, a causa di minacce e aggressioni subite nelle ore serali, ha davvero dell’incredibile. Questo è solo un esempio emblematico di un metodo di conduzione non del tutto limpido e saggio”
L’esponente Orsa, assieme a Nicola Liso, Luciano Cappella e Rino Fino, rispettivamente segretari aziendali Cgil, Cisl e Usb, rincara il prezzo del biglietto con la stesura di un comunicato in cui emergono a loro dire le lacune di un sistema che viaggia su di un binario morto. “Tralasciando i meriti di un indiscutibile tentativo di rilancio aziendale – cita il comunicato – vi è una diffusa sensazione che nulla sia cambiato nella gestione del personale rispetto alla passata amministrazione e da cui l’attuale presidente Colamussi ha sempre preso nettamente le distanze, tanto da salire al vertice della principale rete ferroviaria che collega la Puglia alla Basilicata, con il motto: “Cambia il modo di viaggiare”.
Dal 4 agosto 2008 (data del suo insediamento, fortemente voluto dal Pdl), ne è passata di acqua sotto i ponti e non sempre questa ci è parsa limpida e cristallina. A nostra memoria il primo atto di rilievo sul versante barese della nuova gestione è stata l’assunzione su ‘chiamata diretta’ di alcuni operatori di esercizio e di un avvocato. Tra questi ritroviamo un agente, di Rutigliano (città dove l’amministratore Fal è consigliere in forza al Pdl), che per pura coincidenza è divenuto immediatamente autista del presidente. Per quanto concerne il concorso per assunzioni esternalizzato nel 2010, si è trattato di un’esperienza all’insegna di ombre più che di luci: inizialmente la In Job, agenzia alla quale si è affidata l’azienda, ha pubblicato una graduatoria con dei vincitori, successivamente sostituita da una seconda con altri individui risultanti vincitori, ‘forse più bravi dei precedenti’, chissà, ma ancora oggi la vicenda resta un enigma.
Un fatto è certo, ovvero che rispetto alla vecchia graduatoria, ci sono stati candidati che dalle ultime posizioni, con il voto assegnato alla prova orale, si sono ritrovati ai vertici della nuova classificazione e ancora una volta e sempre per coincidenza, tra gli assunti troviamo un cittadino di Rutigliano, che dopo sei mesi di ‘gavetta’, si è ritrovato in giacca e cravatta a fianco del ridetto presidente”. Insomma quello che chiedono i sindacati, sempre tramite le parole di Vito Bellino, è che l’azienda Fal, ritorni immediatamente sui giusti binari, con una gestione amministrativa più limpida premiando competenza e professionalità (proprio per un rilancio aziendale) e non avvalli un sistema di mediocri raccomandazioni.