Marco Amendolagine: il 'guardiano dei pali' contribuisce alla promozione in A1 della Pallamano Lazio

Marco Amendolagine

Marco Amendolagine

E’ stato un sabato da non dimenticare per il modugnese Marco Amendolagine. Ebbene si, il portiere di Modugno classe 1990, dopo una stagione intensa ha vinto il campionato di A2 contribuendo alla promozione in serie A1 della S.S. Pallamano Lazio.

L’atleta modugnese, che ricopre il ruolo di portiere, a soli 20 anni ha vestito la maglia azzurra partecipando a numerosi incontri dell’Under 18 ed è stato Campione d’Italia under 18. Marco,fratello di Michele e Francesco, volti già noti nell’ambito della pallamano locale e nazionale, rappresenta l’ennesimo successo dello sport modugnese grazie anche al prof. Zappia autentico talent scout nella disciplina.

Nonostante cio’ la pratica della pallamano a Modugno da qualche anno e’ eclissata a causa della mancanza di strutture sportive idonee alla partecipazione alle gare di campionato e agli allenamenti. Marco, cresce nelle giovanili della Handball Club Casavola Modugno, dove mette in mostra tutte le sue capacita’ tecnico-tattiche di che gli consentono di approdare, assieme al fratello Francesco attualmente in forza alla Pallamano Gaeta, tra le fila della Pallamano Conversano.

Per due anni partecipa alle finali nazionali under 18 vincendo il primo anno il tricolore, e arrivando tra le prime quattro il secondo anno. Il portiere modugnese conquista l’interesse dei tecnici della nazionale e partecipa a numerosi incontri tra cui il torneo del Mediterraneo disputatosi in Egitto. Nel 2009 indossa la maglia della Pallamano Altamura militante nel campionato di Serie A2. Nella stagione appena conclusa cambia casacca difendendo i pali della Pallamano Amaranto di Reggio Calabria, ma ad aprile si accasa alla S.S. Pallamano Lazio contribuendo allo storico ritorno della squadra laziale in serie A1.

Madonna della Grotta: una storia cominciata nel lontano 1100

Arte e fede tra gli affreschi del Medioevo ma da 36 anni il santuario è senza acqua e fogna. Padre Bollino: “Ci hanno lasciati soli”. La nostra terra è ricca di storia e di testimonianze architettoniche di grande valore. Un fiore all’occhiello per Modugno è sicuramente il Santuario della Madonna della grotta, che vanta origini antichissime ed è legato alla storia di un santo molto amato e venerato sul territorio di Molfetta, ma non solo, San Corrado.

Ma pochi sanno la vera storia del santuario. “La sua fondazione si perde nella notte dei tempi – racconta padre Nicola Bollino, rogazionista e responsabile del santuario dal 1974 – ma i primi insediamenti risalgono al 1100, con l’ordine dei padri basiliani. Di particolare interesse sono i due affreschi risalenti al 1260 del Cristo morto e del pantocratore”. Legata alla storia del santuario, chiamato Santa Maria in Criptam, è la figura di San Corrado, che ha vissuto per un anno con i padri basiliani e che è morto nell’abbazia.

Il Santo era un monaco Cistercense che aveva percorso la via franchigena per giungere a Bari e imbarcarsi per la terra santa. Non si sa se si imbarcò mai, ma è certo che si curò a Molfetta, ove fu accolto e venerato, e morì presso il nostro santuario. La tomba di San Corrado fu riscoperta dagli stessi padri rogazionisti che, compiendo dei lavori di ristrutturazione, scoprirono due tombe, una con dei resti e l’altra vuota. La storia di questo santo ricorda quella di San Nicola; infatti i suoi resti furono trafugati dal santuario dai molfettesi che avevano conservato la memoria del santo e l’avevano proclamato patrono.

Il cunicolo in cui è vissuto e ha dormito il santo e alcuni resti degli affreschi sono visitabili e visitati da fedeli provenienti da Bari e provincia. Si potrebbe pensare che l’importanza storica e culturale di questo santuario sia riconosciuta e tutelata, ma in realtà non è così. Da 36 anni il santuario è senza acqua e fogna. Questa è l’amara verità. “Ci hanno lasciati soli – ha affermato padre Nicola Bollino- ogni volta che ci sono le elezioni ci fanno grandi promesse ma che puntualmente naufragano. Accogliamo fedeli da tutta la provincia, vengono anche dall’estero, abbiamo organizzato un ponte di solidarietà con l’Albania, aiutiamo bambini malati, inviamo aiuti e tutto questo solo con i nostri fondi e le nostre forze”. È triste vedere come un luogo così significativo per il nostro territorio sia abbandonato a se stesso e non tutelato da una società che dovrebbe proteggere le proprie ricchezze.

Getrag: tavolo azienda-sindacati per stabilizzare 87 interinali

La Fiom Cgil e la Fim Cisl: “Talloneremo l’azienda”. Il percorso è lento, lungo e forse ricco di ostacoli, ma la terza più grande azienda della zona industriale di Bari, la Getrag, ha iniziato il cammino verso la stabilizzazione di ben 87 lavoratori. Il tavolo sul quale potrebbe firmarsi l’accordo con i sindacati non è nemmeno stato convocato.

Nel 2005 l’azienda assicurò alla Regione Puglia, in cambio di fondi per investire su nuovi prodotti (Por), che entro il 2013 avrebbe raggiunto una forza lavoro a tempo indeterminato di 789 unità (702 quelle attuali più una novantina di interinali). Ipotesi non così remota visto che, nel panorama della nostra zona industriale, la Getrag è tra le poche aziende che sta venendo fuori dalla crisi dopo 4 anni pieni di cassa integrazione ordinaria e straordinaria. E proprio da novembre 2010 sono cominciate le nuove assunzioni, pur di interinali, che hanno raggiunto circa 90 unità.

“Ora talloneremo l’azienda sulle stabilizzazioni” hanno detto Saverio Gramegna e Michele Barile, rispettivamente Rus Fiom Cgil e Fim Cisl. Da quando la produzione è ripresa a pieno regime, le richieste dei clienti Ford e Renault, per i quali la Getrag di Bari produce i cambi 250 a doppia frizione, sono aumentate e l’azienda non è stata capace di rispondere pienamente a queste richieste. E’ di qualche settimana fa, infatti, la richiesta di nuovi lavoratori per la domenica, quando solitamente lo stabilimento è chiuso e la produzione è ferma.

A Bari, è bene ricordarlo, si producono attualmente i già citati cambi 250 a doppia frizione, i cambi Mitsubishi 452 e pezzi cosiddetti “sciolti” che vengono poi assemblati in Messico. “L’obiettivo dell’azienda – hanno spiegato Gramegna e Barile – è abbandonare progressivamente la produzione di pezzi sciolti e concentrarsi sul prodotto finito, che consente maggiori concentrazioni di risorse con maggiori margini di guadagno”. Addirittura dal prossimo anno potrebbe essere abbandonata anche la produzione del cambio Mitsubishi per concentrarsi sulla produzione del cambio 250 che è un prodotto di nicchia e di alta qualità, prodotto a Bari fin dal 1998.

 Ma non è tutto. Nel centro ricerca e sviluppo della Getrag barese è stato brevettato il volano bimassa che consente di azzerare le vibrazioni del cambio e che, quando entrerà in produzione, renderà il cambio prodotto nel nostro stabilimento di ulteriore qualità. L’obiettivo dei sindacati Fiom Cgil e Fim Cisl è, accanto alla rivalutazione delle professionalità di cui dispone, il raggiungimento nel breve periodo della serenità all’interno dell’azienda, dopo un lungo periodo di difficoltà. “I lavoratori – hanno concluso Gramegna e Barile – non sono merce messa sugli scaffali della Getrage poi buttata”.

Articolo pubblicato nel numero di Marzo 2011.

Caritas: da sedici anni assistenza spirituale umana e sociale

Da sedici anni terra di confine, avamposto non solo di carità ma anche di assistenza spirituale, umana e sociale verso chi ha poco, niente, non solo in tasca ma spesso anche nel cuore, ma manca una mensa peri più bisognosi. Attraverso il Progetto “Banco Alimentare” tre giorni a settimana (lunedì, mercoledì e giovedì) vengono distribuiti pacchi di viveri a indigenti ed extracomunitari in difficoltà.

Una decina di persone, volontari appartenenti alla stessa esperienza ecclesiale, un locale piccolo, forse troppo, ma ospitale: questa è la Caritas della parrocchia Matrice. Ogni parrocchia ha il suo gruppo Caritas ma, spiega il responsabile delegato, Pino Debernardis “assistiamo anche famiglie di altre parrocchie che vengono presentate dai loro parroci”. La situazione è drammatica, seria. Come Caritas del centro storico l’associazione ha un gran da fare con l’assistere tanti tipi di povertà.

 “Chi si rivolge a noi – spiega il responsabile – sono quelle persone che con un reddito basso non riescono ad “arrivare alla fine del mese”, ma non solo; infatti nel territorio della parrocchia vivono anche tanti immigrati, senegalesi, nigeriani e indiani che spesso vengono da noi per un sussidio”. La Caritas partecipa al progetto del “Banco Alimentare” e ogni due settimane il lunedì, mercoledì e giovedì vengono distribuiti pacchi di viveri a circa settanta famiglie, senza contare le circa cento famiglie di immigrati e altri “assistiti” che per pudore non osano farsi vedere negli orari di apertura ma preferiscono rivolgersi direttamente al parroco o ai volontari.

L’attività del centro, spiega un volontario, non riguarda solo la distribuzione di viveri, avendo in passato anche aiutato a trovare mobili per arredare qualche casa, o aiutato per il pagamento di utenze domestiche. Agli inizi il loro lavoro consisteva nel fare una colletta presso le persone benestanti del paese per cercare di comprare ciò che poteva servire a che si rivolgeva all’associazione. Purtroppo però negli ultimi tempi le esigenze sono cambiate e, complice la crisi economica, le richieste negli ultimi dieci anni si sono addirittura decuplicate.

“Il nostro – racconta Debernardis – nasce come centro d’ascolto. Il resto delle attività veniva di conseguenza, perché non si poteva restare indifferenti di fronte a chi ti chiedeva un aiuto: è il caso ad esempio di un’extracomunitaria senza permesso di soggiorno che necessitava di cure mediche, per cui l’associazione si è attivata per garantirle ciò che la legge non poteva, grazie anche all’aiuto di medici volontari e strutture mediche ecclesiastiche”. Il gruppo ha anche a che fare con persone alcolizzate o tossiche verso le quali l’intervento è complicato.