Il sindaco Gatti: "L'autosospensione un atto di amore per il partito"

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Il sindaco Mimmo Gatti

A margine del Consiglio comunale di sabato scorso sulla posizione del Comune di Modugno sulla governance del Consorzio dell’Area di sviluppo industriale (Asi) di Bari-Modugno, ci siamo intrattenuti con il sindaco Gatti il quale ci ha rilasciato dichiarazioni importanti in merito alle recenti vicende giudiziarie che lo hanno coinvolto assieme ad altre dieci persone.

Siamo partiti col domandargli il perché di questa autosospensione dal Pd e Gatti ha riferito che “all’inizio non mi volevo autosospendere. Le indagini in corso vengono fuori da qualcuno che denuncia qualcosa. Ora siamo nella fase preliminare. Si tratta di accertare la verità e questo non deve in alcun modo creare scompiglio. L’autosospensione libera il partito da ogni imbarazzo. Io lo definirei un atto d’amore per salvaguardare l’immagine del Partito democratico.” Alla domanda se avesse pensato di dimettersi dalla carica di sindaco Gatti ha risposto con un eloquente “no mai. Questo perché io mi sento a posto con la mia coscienza”. E in caso di rinvio a giudizio?. Qui il sindaco entra nei dettagli dicendo che “lo escludo. Più in generale in casi simili si imporrebbe una verifica politica”. A margine della chiacchierata gli diciamo che nella serata di venerdì, durante il convegno organizzato dal giudice Magrone sul “caso Modugno”, lo stesso Magrone non è stato docile nei suoi confronti. L’ex pm ha chiesto le dimissioni degli indagati e si è stupito di come il Pd faccia moralismi con le autosospensioni dei suoi indagati dal partito e non dalle cariche pubbliche.”In tutta sincerità – ha commentato Gatti – non so di preciso cosa abbia detto il giudice Magrone sul mio conto. Da quello che mi hanno potuto dire penso che se ha fatto il giudice cosi come fa la politica condannando a priori anche politicamente soggetti interessati solamente da indagini, è un elemento che desta preoccupazioni”.

 

Ex cementeria e questione morale nell'assemblea di Italia Giusta

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Nicola Magrone

L’ex cementeria di Modugno, culla di tonnellate di amianto killer, rischia di contaminare, se non l’ha già fatto, una popolazione intera. A denunciarlo pubblicamente in un’assemblea organizzata nel palazzo della Cultura, è il Movimento Italia Giusta secondo la Costituzione, presieduto dal magistrato Nicola Magrone.

Nella serata, dal titolo ”Il caso Modugno: la cementeria, la questione morale, il centro storico, i servizi sociali. Di male in peggio”, si sono succeduti gli interventi di Nicola Sacco, della rivista Sudcritica; Giancarlo Ragnini, dei Verdi di Modugno; Tina Luciano, del Movimento Italia Giusta secondo la Costituzione; oltre alla testimonianza di Nicola Loiacono, figlio del dottor Pinuccio Loiacono (una delle vittime dell’inquinamento da amianto della zona dell’ex cementeria). Le conclusioni dell’incontro, moderato da Pasquale De Santis, sono state affidate a Magrone. “Quello della ex cementeria è l’esempio più clamoroso di una distrazione, per usare un termine buono, generoso, – ha detto Magrone – delle amministrazioni vecchie e della nuova che non dice una parola. Lì è fuori discussione che c’è stata una quantità, alcune relazioni di organi preposti parlano di tonnellate, di amianto e soprattutto del cosiddetto lago sotto il quale ci sarebbe ancor più amianto fino al punto che avrebbe contaminato la falda, il che significa l’avvelenamento di una popolazione intera”. Un’area che, una volta bonificata, potrebbe diventare un parco intitolato a Pinuccio Loiacono. Una battaglia di civiltà, prima che giudiziaria, per tentare di salvare un territorio già sufficientemente martoriato dai fumi e gli scarichi della limitrofa zona industriale.

Inevitabile l’analisi dell’attuale situazione politica, soprattutto alla luce della bufera giudiziaria che solo poche settimane fa ha travolto vecchio e nuovo sindaco, oltre al capo dell’opposizione. “Ma questo si inserisce – ha detto ancora Magrone – in un clima di gestione del cosiddetto potere, grossolanamente egoistica, personalistica, di accaparramento di privilegi. Questa storia poi delle implicazioni giudiziarie delle amministrazioni vecchia e nuova ha delle tinte davvero incredibili. L’indagine riguarderebbe il vecchio sindaco, il nuovo sindaco, il presidente del Consiglio, consiglieri di maggioranza e altri di minoranza. Questo significa – sottolinea Magrone – che c’è una situazione di collegamento stretto tra gli uni e gli altri, di azzeramento della dialettica democratica in Consiglio. Quello che noi abbiamo definito da sempre il sistema del partito unico. Si parla di sistema Sesto, di Penati, ma qui abbiamo un sistema Modugno che è ancora più grave. Abbiamo un’amministrazione che, apparentemente articolata in maggioranza e minoranza, nella realtà è accomunata da qualcosa di molto peggio. E questo noi lo abbiamo denunciato e lo denunciamo non per fare i giustizialisti. Noi diciamo: un’amministrazione, un Consiglio comunale così intrecciato tra maggioranza e minoranza dà garanzie di legalità, di articolazione democratica? Quando noi parliamo di legalità ci riferiamo anche alla legalità costituzionale dove il consigliere è libero, dove l’amministrazione è sostenuta da una maggioranza, dove l’opposizione fa la sua parte. Ma se entrambe sono legate da un interesse comune, il Consiglio comunale non serve più. Quindi c’è un problema anche di agibilità democratica, di legalità democratica”.

Terza sparatoria a Modugno in due settimane: 48enne ucciso con 3 colpi di pistola

Terzo agguato nelle ultime 2 settimane a Modugno. Dopo le gambizzazioni a Zona Cecilia e nel centro storico della città, questa sera una persona è stata uccisa e un’altra ferita in un agguato compiuto in via dei Gelsomini, nella zona industriale. La vittima, il 48enne pregiudicato Francesco Campanella, è stata raggiunta mortalmente da 3 colpi di una calibro 9 esplosi davanti al porticato della sua abitazione, vicina ad un capannone adibito ad officina meccanica. Ferito ai reni e al fegato, a quanto sembra da un solo proiettile, Nicola Lupello, di 34 anni, anche lui già noto alle forze dell’ordine. I due sono stati abbandonati all’ingresso dell’ospedale San Paolo di Bari da due persone che viaggiavano a bordo di una monovolume di colore scuro, subito interrogati dagli investigatori. Sul posto, per i rilievi, la Scientifica dei Carabinieri e i militari del nucleo investigativo del comando provinciale di Bari oltre agli uomini della compagnia di Modugno. Stando ad una prima ricostruzione dei fatti, Campanella, sarebbe stato invitato ad uscire dalla propria abitazione e, a quel punto, sarebbe stato crivellato di colpi. Forse un regolamento di conti maturato nei locali ambienti criminali. Lupello, infatti, risulta essere parente del pluripregiudicato 41enne Michele Ciani, ferito il 12 maggio scorso in via Candura, al quartiere San Paolo, ritenuto dagli inquirenti vicino al clan Strisciuglio di Bari.

Concussione al Comune di Modugno, l'indagine si allarga

C’è molto di più di quanto emerso dal deposito della prima informativa della Guardia di Finanza: non solo tangenti, ma anche consulenze imposte e favori ad imprese ritenute vicine ad alcuni indagati. E’ quanto emerge dagli ultimi accertamenti della Procura di Bari che ha aperto mesi fa un fascicolo d’inchiesta sul Comune di Modugno, ed in particolare su presunte concessioni edilizie rilasciate in cambio di tangenti. L’avviso di proroga delle indagini notificato nelle scorse settimane a 11 persone, si apprende da fonti giudiziarie, riguarderebbe solo una parte degli amministratori e dei professionisti coinvolti. Il reato contestato agli indagati dal pm Francesco Bretone, titolare del fascicolo, è concussione in concorso. Almeno due maglie ed un comparto (una zona residenziale di recente realizzazione alla periferia della città) sarebbero oggetto degli accertamenti della Procura, che sta anche passando al setaccio, tramite una consulenza tecnica affidata ad un commercialista, i conti correnti e i flussi finanziari delle società riconducibili agli indagati.

Giovanna Bellino: "Autosospensione inutile, il sindaco dia un segnale alla città"

Il consigliere PD Giovanna Bellino

Il consigliere PD Giovanna Bellino

“L’autosospensione dei quattro consiglieri del Pd indagati è inutile. Ma sono stata l’unica a respingerla”. A dire la sua, a poche settimane dalla bufera giudiziaria che ha travolto il Comune di Modugno, è Giovanna Bellino, la più suffragata alle ultime amministrative (con oltre 600 voti), che sabato scorso ha deciso di non partecipare al Consiglio comunale.

“Ho scelto di astenermi – ci ha spiegato – e lo farò da tutte le attività amministrative, comprese le riunioni di maggioranza, perché non condivido il modo in cui il sindaco sta gestendo questa situazione. Finché Mimmo Gatti non deciderà di dare alla città le risposte che merita, io non intendo più rispondere al mio elettorato, e non solo, che continua a chiedermi spiegazioni, accusando una parte del Partito Democratico di non aver preso una posizione netta. Non entro nel merito della questione giudiziaria e non mi interessa – continua Giovanna Bellino – perché sono sicura che alla base di quelle accuse c’è tanta cattiveria, ma mi preme sottolineare l’indifferenza del sindaco nei confronti della città. Ha buttato il paese allo sbando, aumentando la sfiducia della gente nella politica. Doveva dare un segnale forte e le dimissioni sarebbero state una possibilità. Un’azione forte del sindaco, anche decidendo di mandarci tutti a casa, avrebbe tutelato l’immagine della città. In quanto capo della maggioranza, all’indomani della notifica delle indagini, avrebbe dovuto fare altrettanto per tutelare sia i consiglieri indagati, che hanno subito attacchi mediatici senza precedenti, che il resto del partito e della maggioranza. Non facendo assolutamente nulla, invece, – ha rimarcato la consigliera del Pd – ha permesso di buttare tutti nel calderone perché l’immagine che emerge è di un’intera amministrazione marcia”. Giovanna Bellino non fa sconti a nessuno e non si tira indietro nel criticare le segreterie provinciale e regionale del Pd: “Dovevano essere i primi a respingere l’autosospensione. Non prendendo alcuna posizione, non hanno potuto tutelare il partito e le stesse persone indagate”.