Chi ha paura del Nazareno Bis?

Rousseau e Casaleggio junior

Sono queste le figure che temono la concretizzazione di un “Nazareno Bis”. Sono già in tanti, fra gli eletti stelliotizzati, che rimuginano sui 300 euro mensili da sborsare alla piattaforma intitolata al filosofo svizzero de “il contratto sociale”, Gian Giacomo Rousseau appunto, che riteneva e propugnava una società in cui l’individuo non avesse alcun altro diritto se non quello derivante dall’appartenenza ad uno Stato; da realizzare, quest’ultimo,  attraverso un “contratto sociale” sottoscritto da persone costrette su un piano di piena e completa uguaglianza. Una associazione, insomma, di individui che invece di essere “liberi di rinunciare” ai loro diritti naturali per aderire ad un accordo che, attraverso un patto d’unione, permetta di costituirsi come comunità e dare vita ad una società politica, siano, invece, membri di un corpo politico costituito da un “Io comune” garante delle libertà individuali e dei diritti (quali? a questo punto non si capisce).

Adesione onerosa ad una visione politica? O piuttosto una sorta di privazione (iniziale?) di un diritto naturale, quello di essere remunerato in funzione del proprio lavoro? Una tassa come ringraziamento per la libertà di incassare uno stipendio da parlamentare? Oltretutto obbligatorio pena l’allontanamento dalla comunità degli Honesti? Difficile, per chi sceglie l’onestà – possibile solo se individuale (non esiste, checché ne dica Beppe Grillo, l’onestà di gruppo) – sentire come “giusta” una menomazione dei propri diritti quale è quella di versare “volontariamente” 300 euro mensili ad una società avente fini di lucro.

Perché la Rousseau e Casaleggio Junior temono un Nazareno Bis? Con il patto del Nazareno, non dimentichiamolo, si concordò, fra Renzi e Berlusconi, di costituire quel fronte politico comune che ha permesso di evitare il fallimento nazionale che si andava delineando a causa della crisi indotta dalla speculazione internazionale abbattutasi, sul nostro paese, a seguito dello scellerato patto imposto all’Europa dall’allora presidente francese Sarkozy, che aveva tanti motivi per mettere a tacere il colonnello Gheddafi (ma questa è un’altra storia già raccontata). Se si realizzasse una nuova versione di quell’accordo, e il centrodestra e il Pd (con o senza Renzi e Berlusconi) dessero vita ad una maggioranza parlamentare forte e coesa, in quanti fra i pentastellati eviterebbero di versare l’obolo volontario alla Casaleggio per poter finalmente essere allontanati dal gruppo degli onesti a pagamento e confluire fra le fila degli onesti per scelta? Che oltretutto sono pure più numerosi?

Invece di 90.000 euro, quanto incasserebbe mensilmente la Rousseau per difendere i diritti degli associati alla Casaleggio?

Perdere fa bene

c’e voglia di rivincita

Ieri, 20 marzo, il Pd modugnese ha organizzato un incontro sul tema, ”le ragioni della sconfitta per una rinascita democratica”. Discorsi e spiegazioni che gli intervenuti: Dario Ginefra, deputato, Adalisa Campanelli, della segreteria regionale del partito, Irma Vaccaro Gammone, del coordinamento del Pd locale e il coordinatore Mimmo Cramarossa hanno largamente discusso con gli elettori intervenuti nella sala Le Volte di via C. Stella.

La pacata esposizione dei motivi del cattivo risultato elettorale e la formulazione di propositi e proposte per la riorganizzazione del Pd, non sono bastate a sopire del tutto lo sconforto che naturalmente pervade gli animi degli sconfitti.

Da osservatore esterno e distante dalle dinamiche politiche del Pd, devo rimarcare come le considerazioni finali dei relatori e gli interventi dei presenti non sono del tutto dissimili da quelle alle quali sono giunti gli esponenti dell’altra parte dell’”arco costituzionale”, quel centrodestra che pur potendo esibire un risultato numericamente migliore non può certamente dirsi soddisfatto del risultato ottenuto nel centrosud. Mal comune…pentastellato? Forse sì, ma non del tutto catastrofico.

Come più volte detto e scritto i prodromi della sconfitta erano evidenti. A chi voleva vederli certo, ma la cecità che ha colpito i politici, giustamente sconfitti in queste elezioni, è stata determinata proprio da quella lontananza, fisica oltre che telematica, denunciata più volte. Distanza che nelle assemblee di ognuno degli schieramenti politici sconfitti, viene indicata come motivo principale della disaffezione degli elettori verso i vecchi partiti di appartenenza. In molti hanno votato per dispetto, per danneggiare, per colpire chi li ha trascurati, non solo per credulità nei regali dei neo babbo natale.

Una sconfitta a testa non fa male a nessuno? Forse. Magari fa pure mezzo gaudio, per completare il proverbio sopra malmenzionato, perché un’altra particolarità che accomuna destra e sinistra nelle loro disamine postelettorali, è la voglia di tornare a fare politica davvero e non semplice amministrazione clientelare. Che sia la volta buona? Del resto come si dice: squadra che perde va cambiata, o sbaglio?

Innovazioni sociali

e politici distratti

 

Le cosiddette “rivoluzioni industriali” degli ultimi due secoli sono state determinate dalla maggiore efficienza nell’uso e nella maggiore disponibilità dell’energia a disposizione nei processi produttivi (prima legna e carbone, poi vapore ed elettricità) mentre quella attuale si è basata sulla velocità di calcolo dei computer e sulle macchine “digitalizzate”. Ormai alla fine, anche quest’ultima “rivoluzione”, come le altre che l’hanno preceduta, sarà sostituita dalla successiva. Siamo all’inizio della nuova rivoluzione industriale basata sulla connessione sempre più stretta fra i desideri, le preferenze delle persone e le cose, fra le incorporee idee e la loro immediata realizzazione materiale.

Tali innovazioni, nella produzione “materiale” delle cose, hanno determinato profondi cambiamenti nella produzione “immateriale” del pensare, del comunicare e dell’agire umano nelle società che di quelle innovazioni usufruiscono. Cambiamenti che, a differenza del procedere per balzi e scossoni dell’evoluzione tecnologica, si evolvono in maniera meno caotica, linearmente, adeguandosi e restando sempre al passo con le nuove idee e modalità produttive e dei mercati. Adeguamenti nel pensare, comunicare ed agire sociale che la politica, troppo spesso, non è in grado di governare e men che meno di determinare.

Le ultime consultazioni (sempre più essenzialmente elettorali e sempre meno politiche), ancora una volta, hanno dimostrato come la politica è sempre in ritardo rispetto all’evolversi delle società e dei mercati, sempre più evolute e veloci. I politici in generale e molti partiti in particolare, non sembrano rendersi conto dei cambiamenti in atto nella società. Perennemente indietro ed estranei ai cambiamenti dei modelli organizzativi e di comunicazione che l’evoluzione tecnologica continuamente elabora ed applica, restano sorpresi allorquando scoprono che altre formazioni politiche, proprio servendosi dei nuovi modelli di comunicazione sociale utilizzati ogni giorno dalla gente, raccolgono percentuali più alte di consenso elettorale. Come dimostrato dall’ultima campagna elettorale.

E non è nemmeno la prima volta, è successo spesso; senza andare troppo indietro nel tempo possiamo citare il nuovo linguaggio/messaggio della rivoluzione luterana, favorito dalla innovazione della stampa; i successi mercantili e speculativi favoriti dalle notizie riportate dai primi giornali; le nuove modalità della pubblicità e della propaganda permesse dalla radio, contemporanee e seguite da quelle dei film e dalla prima televisione del nazista Goebbels, che di come riuscire a influenzare la pubblica opinione se ne intendeva.

Rimanendo nella nostra epoca, basta ricordare quello che capitò alla “occhettiana” macchina da guerra del PCI, troppo tardi evolutosi in Partito Democratico della Sinistra, allorquando si scontrò con il nuovo messaggio sociale che arrivava alla gente dalle televisioni commerciali di Berlusconi. Ne trassero enormi vantaggi gli allora neofiti della politica di quelle stesse formazioni politiche che oggi, guidate da loro, sono rimaste travolte dall’uso “professionale” (ed extrapartitico) che le nuove compagini politiche (sic!) hanno saputo fare del social network più utilizzato dalla gente: facebook.

I computer e le enormi capacità di elaborazione dei dati raccolti sulle preferenze, sulle rivendicazioni, sulle aspettative degli elettori, oggi rendono possibile influenzare l’opinione pubblica e determinarne le decisioni. Qualcuno se ne è accorto e con la divulgazione di false notizie, spesso anche inverosimili, senza nemmeno usare la coercizione fisica tanto cara ai regimi totalitari ha “vinto le elezioni”. Con buona pace della Politica.

Chi governerà i "brutti"?

Gli incontri e le trattative per la composizione di un governo che governi sembrano avviarsi, sempre più, verso la stessa conclusione del film di Sergio Leone: “Il buono, il brutto e il cattivo”, con il “brutto” che all’atto di sparare scopre di avere la pistola scarica e capisce di essere stato gabbato, mentre il “cattivo” muore, fulminato dal “buono”.

Quel film si conclude con la risposta, urlata dal gabbato “brutto” verso l’imbroglione “buono” al quale egli stesso aveva chiesto “…buono, sai cosa sei? – la domanda – un grandissimo figlio di puttana….la risposta; mitica, italianissima, con un eco che va a perdersi nella colonna sonora di Ennio Morricone.

Da cosa sarà sovrastato invece l’urlo che i tantissimi “brutti” elettori urleranno quando si renderanno conto di essere stati gabbati con promesse che i “buoni” non potranno mantenere?

La sfida che ha visto contrapporsi i partiti storici e il Movimento grillino in un “triello” come quello cinematografico è stata combattuta esclusivamente con le armi dell’inganno, c’era chi la sparava più grossa e chi la sparava più velocemente, mentre, i più creduloni, alla fine non avevano nemmeno la possibilità di difendersi in una campagna elettorale che è diventata una sporca guerra di conquista del consenso elettorale, priva di qualsiasi aspetto politico.

Chi sia il “buono” che ha vinto e chi è il “cattivo” che è morto non è ancora dato di sapere con certezza. Si sa con sicurezza invece chi è il gabbato “brutto” che già urla la sua rabbia, è il popolo italiano.

Massimo Cassano, amore per la politica

in un grande cuore altruista

Nella sala conferenze dell’interporto di Bari, dedicata al compianto Senatore Giuseppe Degennaro, gremita quest’oggi ancora di più rispetto al giorno della ufficializzazione della sua candidatura alla camera, il Sen. Massimo Cassano ha ringraziato gli amici e gli elettori che lo hanno sostenuto nella campagna elettorale appena conclusa. Fra gli innumerevoli personaggi intervenuti il Sen. Massimo Cassano ha salutato il Sen. Antonio Lorusso, l’On. Rosario Polizzi, l’ex cons. reg. Mattia Mincuzzi, Il dott. Amedeo Nardi, il dott. Luigi Lobuono, il Sen. Rosario Costa, scusandosi poi  con i tanti che non poteva salutare e ringraziare perché in quel momento arrivava il candidato al senato Filippo Melchiorre che subito veniva salutato dal caloroso applauso di tutti i presenti. In attesa dell’arrivo del coordinatore regionale di Forza Italia, il Sen Gino Vitali, il Sen. Cassano nel suo discorso ha invitato, “chi ha vinto le elezioni, a governare, a mantenere fede alle promesse fatte in campagna elettorale, a trovare le risorse per elargire ai tanti disoccupati italiani quel reddito di cittadinanza al quale in tanti, nel meridione specialmente, hanno creduto di poter ottenere già il giorno successivo allo scrutinio delle schede elettorali. Il grande successo di aver portato Forza Italia alle alte percentuali ottenute, partendo dal 7 per cento in cui era, è la dimostrazione che gli elettori hanno riconosciuto e premiato l’impegno e la serietà delle proposte e delle promesse che noi del centrodestra abbiamo fatto. Impegno e serietà che ci contraddistinguono e che saranno ancora il nostro punto di forza nelle prossime competizioni elettorali. Competizioni che porteranno, dopo tanti anni, il centrodestra al governo di Bari e della Regione Puglia”. Concetto questo che anche Filippo Melchiorre – al quale Massimo Cassano ha assicurato il suo pieno appoggio per la sua candidatura a sindaco di Bari – ha ribadito nel suo più volte applaudito intervento. Applausi che hanno ricevuto anche la dott.ssa Ida Roselli, che ha tenuto a ringraziare tutti per il lavoro di supporto elettorale ricevuto e che sarà sempre grata a Massimo Cassano per averla aiutata nel difficile compito che ha dovuto affrontare, essendo stata candidata per la prima volta in una competizione elettorale così difficile. Altrettanto apprezzati dai presenti gli interventi del consigliere regionale Gianni Stea e dei consiglieri comunali di Bari, Michele Picaro e Michele Caradonna. In conclusione dei vari interventi, una vicenda che ha dimostrato il grande cuore del Sen. Massimo Cassano e che ha commosso tutti: l’intervento della mamma di Raffaele Carofiglio, un giovane del quartiere San Paolo di Bari, anche lui presente, rimasto vittima di un incidente stradale che lo costringe da due anni  su di una sedia a rotelle. Messo a conoscenza dei problemi che la cieca burocrazia sanitaria crea alla famiglia di Raffaele, negandole il rimborso spese delle cure che il loro figlio potrebbe ricevere all’estero, il Sen. Cassano si è messo in movimento e “in poche ore” – come asserisce la mamma di Raffaele – “è riuscito a mettere a posto le cose e adesso mio figlio può andare a farsi curare in una struttura che può riportarlo come era prima dell’incidente”

PS – I calciatori del Bari e della Pro Vercelli, che oggi hanno pareggiato 2 a 2 al San Nicola, hanno donato le loro maglie di gioco perché vengano messe all’asta per raccogliere i fondi necessari per il viaggio di Raffaele Carofiglio. E’ facile immaginare che anche per questa vicenda centri qualcosa il grande altruismo di Massimo Cassano.