l’interesse da capitale
Sembra di essere tornati al 1940, tutti in piazza Venezia ad ascoltare il Duce, pronti ad andare contro “le democrazie plutocratiche e reazionarie dell’Occidente”, tutti convinti dai falsi rapporti, sulla efficienza e consistenza delle forze armate italiane, che avevano illuso il duce e il popolo italiano di poter sostenere e vincere una guerra. Dopo quasi 80 anni siamo tornati a parlare di guerra contro il predominio dell’alta finanza straniera che utilizza come marionette i politici e governanti italiani. Siamo tornati al “Manifesto di Verona” del ’43 dove al punto 8 si legge: “Fine essenziale della politica estera della Repubblica dovrà essere l’unità, l’indipendenza, l’integrità territoriale della Patria nei termini marittimi ed alpini segnati dalla Natura, dal sacrificio di sangue e dalla storia, (….) Tale politica si adopererà inoltre per la realizzazione di una comunità europea, con la federazione di tutte le Nazioni che accettino i seguenti principi fondamentali:
- a) eliminazione dei secolari intrighi britannici dal nostro Continente;
- b) abolizione del sistema capitalistico interno e lotta contro le plutocrazie mondiali;
- c) valorizzazione, a beneficio dei popoli europei e di quelli autoctoni, delle risorse naturali dell’Africa, nel rispetto assoluto di quei popoli, in ispecie musulmani, che, come l’Egitto, sono già civilmente e nazionalmente organizzati.”
Oggi i salvimaio, Salvini, l’uomo del nord, e Di Maio, l’uomo che ha dimenticato il sud, ci spingono ad entrare in guerra senza alcuna preparazione, una “chiamata alle armi” senza armi idonee ad affrontare il nemico. I salvimaio ci dicono sia un bene abbandonare l’euro ma non ci dicono come e con cosa sostituirlo. Non ci dicono, innanzitutto, se il debito nazionale dobbiamo continuare a pagarlo oppure no; se dobbiamo continuare a pagare un interesse annuo del 3% su 2200 miliardi di debito (66 miliardi all’anno) o possiamo pagare interessi al 6/7 se non anche oltre il 15 % come quello che hanno fatto pagare alla Grecia qualche anno fa. Sarebbero 310 miliardi l’anno, solo di interessi.
Oppure azzerare i debiti non pagandoli? Significa fare default come l’Argentina, come prossimamente farà il Venezuela, rischiando di vivere di stenti come in Grecia. Non pagare i debiti sarebbe immorale ma molto bello, ancora più bello di quello che il prof. Savona suggeriva: vendere una larga parte delle proprietà statali e portare il debito pubblico al 60%. Cioè vendere il Colosseo o la torre di Pisa, magari ai cinesi, l’Ilva di Taranto (e poi comprare l’acciaio dai tedeschi) insomma sarebbe come darsi tante botte sul sottopancia. Gli italiani sono un popolo di grandi uomini e sarebbero in grado di vincerla la guerra per l’interesse nazionale contro l’interesse usurario da capitale delle plutocrazie. Una giusta guerra contro chi per anni ha manovrato contro l’interesse nazionale della nostra nazione con l’aiuto dei tanti piccoli uomini vestiti in grisaglia ministeriale seduti nei banchi del parlamento. Vinceremmo e sarebbe bello. Ma abbiamo bisogno di qualcuno che sappia come e cosa bisogna fare e lo dica prima di entrare in guerra. Salvini e Di Maio no, non sono in grado di farlo.
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