Tutto va bene

madama la marchesa

A seguito dell’insediamento del governo presieduto dal neo presidente del consiglio Conte, la trasposizione del “Contratto” per il cambiamento, da accordo sottoscritto dai maggiorenti di due partiti, a programma di governo per tutti gli italiani, sancisce la definitiva scomparsa degli “inciuci” – così D’Alema chiamava i pettegolezzi privi di fondamento che i giornali riportavano sui suoi accordi con Berlusconi, all’epoca delle, prolungate, discussioni sulla proposta di legge relativa alla riassegnazione delle frequenze televisive. Riassegnazione che avrebbe indebolito la Mediaset dell’allora, ancora cavaliere del lavoro, Silvio Berlusconi. Non si può più parlare di spartizione del potere, di assalto alle poltrone, di oscuri Do ut des fra i notabili dei due partiti che oggi formano la maggioranza nelle aule del parlamento italiano. Oggi tutto va bene, madama la marchesa”, come cantava Nunzio Filogamo.

https://www.youtube.com/watch?time_continue=20&v=jMGanySpxrE

Dal 31 maggio in poi ogni accordo fra schieramenti politici fino ad allora contrapposti, fra partiti e fazioni caratterizzati da ideologie contrastanti, fra elettori di convinzioni e appartenenze diverse, può essere sottoscritto e messo su carta chiamandolo contratto, senza alcun timore di doversi difendere da “pettegolezzi privi di fondamento”. Basterà asserire, magari già nel titolo, che tutto viene fatto nell’interesse degli italiani e non ci saranno più critiche o “pettegolezzi privi di fondamento”. Sarà possibile stipulare qualsiasi tipo di accordo e a nessuno verranno in mente “pettegolezzi privi di fondamento”. Tutti saranno felici. Non ci saranno più “pettegolezzi privi di fondamento” su accordi sottobanco per determinare gli incarichi nei posti chiave dei centri del potere occulto, non ci saranno più “pettegolezzi privi di fondamento” sulle concessioni ed agevolazioni ai trilaterali gruppi bancari, mai più ci saranno “pettegolezzi privi di fondamento” sulla mancanza di attenzione verso il sud, sul debito pubblico, sul diverso costo dell’approvvigionamento energetico fra nord e sud Italia, sull’eccessiva disparità fra servizi e attività produttive che vedono le seconde – quasi tutte ubicate al nord, rispetto ai primi presenti in larga parte al sud – contribuire in misura maggiore allo sviluppo delle aree settentrionali, del diverso costo del denaro fra nord e sud che determina la minore velocità di sviluppo delle aree meridionali, della mancanza di infrastrutture portuali e logistiche del meridione che impediscono le esportazioni dei prodotti verso i paesi che si affacciano sul  Mediterraneo. Non ci saranno più “pettegolezzi privi di fondamento” e tanto ci abitueremo a questo che non si potrà più neanche dissentire. Proprio come nella Corea del nord che invece di far esplodere una bomba nucleare, ha ottenuto di far scoppiare la bomba dei suoi 26 milioni di diseredati, autorizzandoli a varcare i confini con la Cina e la Corea del sud, minando lo sviluppo di quelle nazioni a tutto vantaggio degli Usa. Ma questi sono solo “pettegolezzi privi di fondamento” come quelli che non dovrebbero esistere più. “…tutto va bene, madama la marchesa”.

"Il pianeta dei sette raggi"

il libro di Vito Signorile

Un romanzo che accompagna il lettore in un percorso attraverso profonde sensazioni e misteriosi ricordi.
Le vicende narrate alimentano nel lettore la voglia di conoscere “verità” note solo a chi, come il personaggio principale del romanzo, ha oltrepassato il confine posto fra la vita e la morte.

Un romanzo da leggere, di un autore da conoscere in questa intervista.

Fedele Pastore: Magrone di sinistra?

allora io sono “Che” Guevara

Nel video delle slow news 3 sono stati affrontati due argomenti: la formazione del governo nazionale – realizzato con un “contratto” dal carattere più privatistico che politico e le potenziali ricadute sulle “alleanze” locali – e il “collocamento politico” del sindaco Magrone e dei consiglieri comunali di Modugno.
 

Interesse nazionale contro

l’interesse da capitale

Sembra di essere tornati al 1940, tutti in piazza Venezia ad ascoltare il Duce, pronti ad andare contro “le democrazie plutocratiche e reazionarie dell’Occidente”, tutti convinti dai falsi rapporti, sulla efficienza e consistenza delle forze armate italiane, che avevano illuso il duce e il popolo italiano di poter sostenere e vincere una guerra. Dopo quasi 80 anni siamo tornati a parlare di guerra contro il predominio dell’alta finanza straniera che utilizza come marionette i politici e governanti italiani. Siamo tornati al “Manifesto di Verona” del ’43 dove al punto 8 si legge: “Fine essenziale della politica estera della Repubblica dovrà essere l’unità, l’indipendenza, l’integrità territoriale della Patria nei termini marittimi ed alpini segnati dalla Natura, dal sacrificio di sangue e dalla storia, (….) Tale politica si adopererà inoltre per la realizzazione di una comunità europea, con la federazione di tutte le Nazioni che accettino i seguenti principi fondamentali:

  1. a) eliminazione dei secolari intrighi britannici dal nostro Continente;
  2. b) abolizione del sistema capitalistico interno e lotta contro le plutocrazie mondiali;
  3. c) valorizzazione, a beneficio dei popoli europei e di quelli autoctoni, delle risorse naturali dell’Africa, nel rispetto assoluto di quei popoli, in ispecie musulmani, che, come l’Egitto, sono già civilmente e nazionalmente organizzati.”

Oggi i salvimaio, Salvini, l’uomo del nord, e Di Maio, l’uomo che ha dimenticato il sud, ci spingono ad entrare in guerra senza alcuna preparazione, una “chiamata alle armi” senza armi idonee ad affrontare il nemico. I salvimaio ci dicono sia un bene abbandonare l’euro ma non ci dicono come e con cosa sostituirlo. Non ci dicono, innanzitutto, se il debito nazionale dobbiamo continuare a pagarlo oppure no; se dobbiamo continuare a pagare un interesse annuo del 3% su 2200 miliardi di debito (66 miliardi all’anno) o possiamo pagare interessi al  6/7 se non anche oltre il 15 % come quello che hanno fatto pagare alla Grecia qualche anno fa. Sarebbero 310 miliardi l’anno, solo di interessi.

Oppure azzerare i debiti non pagandoli? Significa fare default come l’Argentina, come prossimamente farà il Venezuela, rischiando di vivere di stenti come in Grecia. Non pagare i debiti sarebbe immorale ma molto bello, ancora più bello di quello che il prof. Savona suggeriva: vendere una larga parte delle proprietà statali e portare il debito pubblico al 60%. Cioè vendere  il Colosseo o la torre di Pisa, magari ai cinesi, l’Ilva di Taranto (e poi comprare l’acciaio dai tedeschi) insomma sarebbe come darsi tante botte sul sottopancia. Gli italiani sono un popolo di grandi uomini e sarebbero in grado di vincerla la guerra per l’interesse nazionale contro l’interesse usurario da capitale delle plutocrazie. Una giusta guerra contro chi per anni ha manovrato contro l’interesse nazionale della nostra nazione con l’aiuto dei tanti piccoli uomini vestiti in grisaglia ministeriale seduti nei banchi del parlamento. Vinceremmo e sarebbe bello. Ma abbiamo bisogno di qualcuno che sappia come e cosa bisogna fare e lo dica prima di entrare in guerra. Salvini e Di Maio no, non sono in grado di farlo.

Grazie Mattarella

Forza Cottarelli

Grazie Presidente dagli “altri“italiani, quelli che il salvimaio ha dimenticato di inserire nel programma politico del finto cambiamento;
Forza, ex commissario alla spending review Cottarelli, spiega a “tutti” gli italiani che non si possono pagare i debiti indebitandosi ancora di più.
Tutti a discettare di Costituzione, di messa in stato di accusa del Presidente della Repubblica, uno squallido sciacallo addirittura lo invita a ricordarsi dell’assassinio del fratello Piersanti.
Salvini e Di Maio a gridare al colpo di stato; il leghista amico dei romani, già pronto a lavorare per gli italiani della padania senza curarsi della parte maggioritaria del paese, insieme al neoassunto della piattaforma Rousseau. In cosa erano indaffarati i tanti scienziati della costituzione quando il duo meraviglia ha terminato la stesura del loro programma meravigliao? In quel programma non c’è nessuna proposta per incrementare il lavoro al sud se non quella di un reddito da consumare per acquistare prodotti del nord; nessun accenno alla lotta contro la povertà ma una nuova procedura da seguire per costringere i disoccupati ad umiliarsi facendo la fila per ritirare l’elemosina. Hanno ingannato gli elettori con la promessa di abbassare le tasse facendo risparmiare qualche euro a chi ne prende pochi, mentre ne fa risparmiare molti di più a chi non ne ha bisogno. Illudono assicurando che lotteranno contro le banche mentre saranno proprio le banche a beneficiare dei maggiori risparmi derivanti dalle tasse più basse che chi non ha bisogno potrebbe pagare; tasse più basse e spesa statale più alta. Indovinate dove sarebbero andati a prendere i capitali necessari per pagare le pensioni, l’indennità di disoccupazione, gli ospedali, i treni, le forze dell’ordine, gli impiegati dello stato; insomma i quasi 900 miliardi che lo stato spende, ogni anno. Compresi gli oltre sessanta miliardi per gli interessi sul debito pubblico.
I salvimaio progettavano di aumentare di altri 100 miliardi la spesa, non chiarendo cosa/come fare e si lamentano che Mattarella non ha voluto che loro governassero.
Ma volevano davvero governare? Se proprio lo volevano sarebbe bastato, come già avvenuto in altre occasioni, cambiare il prescelto con un altro e avrebbero chiuso tutte le trattative. Oppure, resisi conto che non avrebbero potuto mantenere le promesse fatte in campagna elettorale hanno pattuito fra loro di presentare un candidato al ministero dell’economia che sapevano (se addirittura non lo avevano già concordato) che non sarebbe stato accettato e quindi poter far saltare tutto per potersi ancora una volta proporre come salvatori della patria, sicuri che i 17 milioni di scienziati della costituzione che li hanno votati potrebbero pure aumentare.