Modugno: striscia da nord il cavallo d’acciaio

“Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur”. Mentre a Modugno ci si consulta, ecco avanzare il cavallo d’acciaio. Ero ad ascoltare un comizio elettorale, l’altra sera. Fosse l’acustica della piazza, fosse la pronuncia dell’oratore, non si capiva nulla di quanto diceva. In compenso una logopedista (chiedo venia se sbaglio, ma credo che tale fosse) traduceva per i sordomuti, a gesti, ciò che sul palco veniva detto a parole. Peccato che io non comprenda il linguaggio dei segni, l’alfabeto muto. Ero intento a seguire il comizio quando vicino a me qualcuno pronunciò: «Qui stiamo a parlare, e la ferrovia è arrivata dietro la Pignone. Hanno già tagliato gli alberi lungo il percorso. …»

 

Quando, cosa, dove, chi? Mentre noi siamo impegnati nella difesa di Lama Musciano, mentre un candidato sindaco minaccia il pignoramento dei macchinari nella Zona Industriale, ecco da Nord strisciare avanti la Ferrovia sorniona per prenderci alle spalle, tagliarci fuori dal Bosco e da Balsignano. Sì, perché il nuovo progetto di variante per l’alta velocità, abbandonando le vecchie rotaie della Ferrovia dello Stato all’altezza della stazione di Sant’Andrea, tira dritto dietro la Pignone Sud e la Zona Artigianale, attraversa l’autostrada, la via di Carbonara e contrada Le Tacche, passa alle spalle dell’ex Oleificio Sociale e si ricongiunge ai vecchi binari all’altezza del boschetto oltre la cava della Cementeria. Scrivo queste righe a caldo e non ho davanti a me le mappe, ma è chiaro che questa seconda linea ferroviaria, non eliminando l’altra della Calabro-Lucane, chiude la città in una losanga di binari, raddoppia i fastidi ed i problemi che già abbiamo dal lato della via di Palese, strozza Modugno tra Scilla e Cariddi, tra lo scartamento ridotto e l’alta velocità. Dove sono finite le lunghe discussioni sull’opportunità dell’interramento della linea ferroviaria, dove i Consigli Comunali monotematici, le relazioni del dottor Perrone ingegnere ferroviario? A che pro i nostri passati amministratori hanno fatto la spola tra Modugno e i Mi(ni)steri di Roma? “Sono passati come il vento sull’erba, come la pioggia sui prati”. Una classe politica arrestata, inquisita, avvilita, tace. Sparita.

Già nel 2006 il consigliere provinciale Augusto Bellino aveva presentata all’Assemblea consiliare di Bari un’interrogazione sull’opportunità di realizzare il raddoppio della linea ferroviaria Bari-Taranto per la tratta che interessa il collegamento di Bari S. Andrea a Bitetto.

“Si tratta – affermava nel suo intervento l’avv. Bellino – di interventi che non rispondono al progetto originario, predisposto dalla Ba.Ta. Spa ed approvato nell’89 dal consiglio comunale di Modugno, bensì di un nuovo e assai più costoso (oltre 500 milioni di euro) progetto che danneggia irreversibilmente l’unico sbocco per lo sviluppo urbanistico del Paese”.

L’Amministrazione di Modugno, infatti, facendo proprie le osservazioni espresse dai cittadini e, soprattutto, dall’ufficio tecnico dello stesso Comune, riteneva che il nuovo progetto, così come approvato dal Cipe nel marzo 2006, attraversava una zona interessata da un vasto insediamento di reperti archeologici e chiudeva alla città l’unica parte dove fosse possibile prevedere l’espansione territoriale. Il consigliere Bellino, pertanto, indirizzava una lettera al Presidente del Consiglio Romano Prodi ed ai Ministri competenti per sollecitarli affinché fosse evitato lo sperpero di danaro pubblico in un momento così delicato della finanza nazionale, laddove una minima parte della somma stanziata per tale inutile ed antieconomica opera infrastrutturale avrebbe potuto essere utilizzata per l’interramento dei binari nella sede attuale del percorso ferroviario, senza creare danni alla città e all’ambiente, mentre i 400 milioni di euro risparmiati avrebbero potuto essere destinati alla ricerca scientifica, al welfare, alle spese dell’amministrazione giudiziaria ed a sostenere il capitolo per la formazione giovanile.

Certamente il Presidente del Consiglio ed i Ministri avrebbero tenuto conto di tale sollecitazione anche perché la congruità, l’efficienza ed il rigore nella spesa, sono le prerogative alla base di una buona amministrazione, ma ecco che a distanza di anni, i nodi (ferroviari) vengono al pettine.

Chi sa, venga ora a spiegarci dall’arengo in nome di quale obbrobrioso diritto si debba sezionare ancora il nostro territorio amputando, escindendo membra vive come il Santuario della Madonna della Grotta, il Bosco ed il Casale fortificato di Balsignano, e mettendosi di traverso ci voglia tagliare la strada verso un ultimo rifugio, oasi naturalistica, monumento storico, richiamo turistico. Siamo qui a pettinare le bambole mentre dal nord striscia il cavallo d’acciaio e qualcuno, col linguaggio dei segni, cerca di trasmetterci ineffabili ragionamenti.

Tutti Uniti per Modugno

foto di G. Martino

foto di G. Martino

foto di G.Martino

foto di G. Martino

foto di G. martino

foto di G.Martino

foto di G. Martino

foto di G. Martino

Un’altra occasione per dimostrare di aver capito la ragione del voto di protesta dei modugnesi è stata sprecata.

Ma forse è proprio perché non tutti l’hanno capito. Continuano a parlare di problemi senza proporre soluzioni; addossano tutte le colpe della crisi ai partiti e ne parlano come se fossero delle entità autonome, sovrastrutture aliene dotate di proprie volontà indipendenti alle quali rivolgere l’invito a rinnovarsi per non aggravare la crisi di credibilità della politica; il sempreverde leitmotiv de: “la responsabilità è della società”. No cari signori, i “partiti” sono costituiti da persone che la pensano nella stessa maniera; se in un partito qualcuno ritiene sia più importante la libertà di rubare si sentirà attratto dai ladri e si comporterà da ladro ma non per questo sarà ladro il partito; ci sono sempre stati e continueranno ad esserci però persone che i ladri non li frequentano e che cercano di non farli entrare nei partiti. Non sono certamente i partiti o le istituzioni a delinquere ma le persone, gli individui e se tanti politici vengono sorpresi con il “sorcio in bocca” non è certamente colpa della “società” e meno ancora del sorcio.

L’altra sera sono venuti addirittura dal capoluogo a impartirci lezioni di moralità: ci vengono a dire che per ovviare alle deficienze della classe politica modugnese dovremmo metterci al computer per consultare internet e attenerci a quello che degli sconosciuti “scrivono”. Sconosciuti che “assicurano” di avere fra gli altri meriti quello di non aver mai fatto politica; come tutti i neo-parlamentari grillini che per non sporcarsi le mani con la politica faranno annegare il bambino nell’acqua sporca. Ci invitano insomma a fare come il governatore della regione Sicilia che ha affidato un assessorato al famosissimo scienziato Zichichi ed un altro all’altrettanto famoso musicista di fama mondiale Battiato; il primo però si faceva recapitare dal messo comunale in macchina, fino in Svizzera, le determine di giunta da firmare e l’altro, parlando delle donne impegnate nella politica – che lui non ha mai frequentato – ha detto, testualmente: “queste troie che si trovano in Parlamento farebbero qualsiasi cosa. È una cosa inaccettabile”, secondo lui sarebbe meglio che “aprissero un casino”; non hanno mai fatto politica ma i privilegi della carica li accettano.

No signori, servono proposte; l’unico messaggio che invece è stato lanciato agli elettori intervenuti è che “il probblema” (testuale: con due b) sono le istituzioni, i partiti, i politici, i dirigenti, il sindaco e i dipendenti comunali che sembra certo che con un corso professionale di aggiornamento saranno in grado di rinunciare a chiedere “a me che ci sta?”. Gli elettori che hanno riempito la sala conoscono i “probblemi” e si aspettavano perlomeno delle proposte. In sala una donna, timidamente, ha rivolto al vicino una domanda: “ma se i politici sono tutti dei ladri vuol dire che lo sono anche quelli che vogliono candidarsi?” No signora cara, i candidati non sono dei ladri, siamo noi elettori che tra tanti politici onesti eleggiamo anche chi, in seguito, diventa un ladro; perché come diceva qualcuno “al buio tutti i gatti sono scuri” e se non vogliamo ritrovarci ancora con qualcuno che viene scoperto con il sorcio in bocca dobbiamo, non solo fare luce ma aprire anche gli occhi quando li votiamo.

La risposta ha rincuorato la signora che facendosi coraggio continuava esponendo un dubbio “ma perché se sono tutti d’accordo sui problemi continuano a dividersi sulle soluzioni?” e già signora mia, è la risposta a questa domanda quello che tutti si aspettavano l’altra sera: si mettano tutti in competizione, eleggiamo sindaco e consiglieri e poi, in aula consiliare, approvino o respingano a maggioranza i provvedimenti proposti; si vada oltre la divisione che si creerà dopo le elezioni fra vincitori e vinti e votino tenendo conto solo della validità dei provvedimenti e non perché si è vinto o perso le elezioni. Del resto tutti si candidano per il bene di tutti e nulla vieta che dopo il 27 maggio si vada TUTTI UNITI PER MODUGNO

Non solo liberi e uguali

Dopo il commissariamento (per le mai dimostrate infiltrazioni mafiose) del ’93,

la classe politica locale, nelle elezioni comunali del 1995 venne totalmente sostituita. Tutti gli eletti in quella tornata elettorale possedevano gli stessi requisiti che l’elettorato di oggi richiede dopo un secondo commissariamento (le cui motivazioni devono ancora essere dimostrate in tribunale). Il successo elettorale del Movimento 5 Stelle mette in evidenza l’interesse che gli elettori hanno di riappropriarsi della politica, proprio come nel ’95 ci sarà un rinnovo totale degli eletti, sarà eletto chi non ha mai fatto “politica”, chi non ha mai frequentato circoli o sezioni, chi non ha mai espresso in pubblico le proprie opinioni e di sicuro anche molti che di opinioni non ne hanno proprio; e tutti questi neofiti della politica avranno la possibilità di decidere sulla gestione della cosa pubblica. Proprio come nel 1995. Sarà difficile però evitare di commettere lo stesso errore di allora. Molti degli indagati di oggi sono stati eletti negli anni scorsi perché erano “facce o nomi nuovi” della politica. Ottime persone prima, quando erano facce nuove, e malviventi dopo, quando sono diventati politici esperti? Difficile da credere. Più facile pensare che sia l’elettore a premiare con il voto il candidato che dimostra di avere le capacità necessarie a soddisfare le richieste più o meno (spesso molto meno) legittime degli elettori. Non si è mai visto un candidato a qualche carica amministrativa promettere, in campagna elettorale, che non farà mai alcun favore, che promette di non dire mai “dì a me” prima di dire “me la vedo io” e concludere con “a me che ci sta?”. È difficile che nel segreto della cabina elettorale non si pensi di dare il proprio voto a qualcuno che almeno si conosce, che può fare un favore, che può dare un posto di lavoro al parente disoccupato. Ciò che serve a Modugno, come dappertutto, non sono i politici nuovi ma una politica nuova; una politica che non si occupi più di appalti e concessioni edilizie ma che determini e diriga la comunità a considerarsi davvero come indicato con le prime due parole ascoltate in piazza San Pietro dopo l’Habemus Papam, “Fratelli e Sorelle”.

Sorella Povertà

 

La decennale contrapposizione politica fra ugualitari e libertari che si alternano alla guida dei governi post democristiani nel nostro paese

ha ricevuto dal Vaticano, con la nomina a Papa del gesuita argentino Francesco I°, un’ulteriore invito a considerare preminente nella conduzione della cosa pubblica la solidarietà, la fraternità. La lotta politica degli ultimi decenni, trasformatasi spesso in cruenti conflitti istituzionali, ha reso tanto debole il nostro paese da costringerlo a rivedere al ribasso il sistema dell’assistenza pubblica, a tassare il ceto produttivo oltre ogni limite, ad aprire la porta alla miseria. Miseria non povertà. Miserabili sono quegli individui disposti a qualunque cosa, a commettere atrocità e crimini per raggiungere il livello di benessere che credono a loro stessi dovuto. Il povero accetta con dignità la sua condizione. Povero era Gesù Cristo; Francesco d’Assisi ne seguì l’esempio e chiamava “sorella” la povertà. La scelta del 266° pontefice di assumere il nome del “poverello di Assisi” è un messaggio lanciato ai governanti dal rappresentante (eletto) della più antica forma di governo al mondo. Sono quasi duemila anni che da Roma vengono lanciati al mondo inviti a considerarci tutti fratelli, uguali e liberi nella grande famiglia umana. Dal conclave, con la nomina a papa del cardinale gesuita italo argentino Bergoglio, è stato inviato alle istituzioni politiche l’esortazione alla lotta contro la miseria che solo l’impegno fraterno della comunità umana può sconfiggere. Non può esserci libertà fra gli uomini se sono governati da miserabili con la violenza e il crimine; non può esserci uguaglianza fra gli uomini se le istituzioni finanziarie reputano più impellente il pagamento dei debiti rispetto all’assistenza sanitaria, più importante il bilancio bancario della salute dei bimbi. Il macigno che grava sulle spalle dell’umanità non è la povertà materiale dei popoli ma la povertà di spirito cristiano che anche all’interno del Vaticano (vedi gli innumerevoli scandali dell’Istituto Opere Religiose) contraddistingue le istituzioni finanziarie e i cardinali, eleggendo per la prima volta un “Papa Nero” gesuita, hanno dimostrato di voler dare una “ramazzata” di pulizia all’interno di quella curia romana che in tante occasioni ha dimostrato di essere tutt’uno con quelle istituzioni bancarie e politiche che tanto danno procurano a noi italiani.

FEDE – PARTITI – SEZIONI

A Modugno il successo elettorale del movimento 5 stelle, che ha raccolto il voto di un terzo degli elettori, comincia a scuotere la classe politica locale. Il Pd modugnese ha aperto la prima fase del congresso cittadino che vede già dimissionaria la sua segretaria Del Zotti; “simpatizzanti” dell’Udc che chiedono chiarimenti e confronti per l’analisi del voto e vengono invitati dagli iscritti allo stesso partito a frequentarne la sede per confrontarsi, discutere e chiarire; dirigenti de la P.p.Vendola che preannunciano nel pre-congresso Pd che non intendono più subire passivamente l’indicazione del futuro candidato sindaco – come avvenuto nelle ultime primarie di partito – “poi diventate elezioni primarie della coalizione” . Del motivo, però, per cui quasi 7000 elettori modugnesi, pur in assenza di una sede da frequentare, di una segreteria a cui obbedire e nessun personaggio “istituzionalmente” blasonato da seguire hanno tracciato un segno sul simbolo del M5S nessuno parla. Semplice voto di protesta? C’è sempre stato; in ogni elezione politica, per protesta contro le grandi aggregazioni, almeno un quarto degli elettori distribuisce il proprio voto su liste e partiti minori. Il fenomeno è diventato allarmante perché questa volta il voto si è concentrato su di un unico simbolo, M5S appunto. Ma da cosa nasce il successo del movimento “reteguidato” da Beppe Grillo? Dal truffaldino porcellum, la legge elettorale che permette alle segreterie nazionali dei partiti di determinare prima ancora delle elezioni il nome degli eletti. Per decenni la classe politica nazionale finanziava le sedi locali dei partiti per ottenerne in cambio l’impegno richiesto durante le varie competizioni elettorali; con il porcellum non c’è competizione e le sedi locali, i circoli, le sezioni dei partiti sono diventate inutili. Con la scomparsa della “sezione” viene meno il luogo in cui la voce popolare, l’opinione della gente, la protesta e il vaffa… possono giungere all’attenzione della classe politica. Non avendo più a disposizione un luogo fisico per confrontarsi, per affinare il proprio pensiero, per convertire la propria protesta in proposta, gli elettori hanno iniziato a riunirsi in un luogo virtuale, la rete. Ma mica tutti, solo chi ha domestichezza con il computer riesce a dialogare, chi non ha il computer o non ha tempo per scambiare opinioni in rete deve accontentarsi di ascoltare il collega più giovane, il nipote impegnato, il figlio inoccupato che in rete trova opinioni preconfezionate, pensieri già affinati, proposte già definite nate da proteste ancora in essere. L’uomo da sempre ha innata in sé la fede in qualcuno/qualcosa di superiore dal quale dipende il proprio destino e si sente più a suo agio con chi, come lui, crede nella stessa entità; con costoro si dà delle regole e dei rituali da osservare; infine si riunisce in un luogo in cui i propri delegati celebrano i riti e onorano l’entità in cui ha fede. Dalla fede negli esseri supremi sono nate le svariate religioni e sono stati costruiti tutti i luoghi di culto. Con la chiusura delle “sezioni” è venuto meno uno dei pilastri della fede politica, se non c’è il luogo dove celebrare i rituali della propria parte politica come possono esistere le parti, i partiti? Se non ci sono più i partiti viene meno anche la funzione dei delegati alle celebrazioni dei rituali, gli eletti. La metà dei giovani modugnesi che hanno votato solo alla camera ha scelto il M5S, in tutto circa 1100 voti; gli altri elettori del M5S hanno più di 25 anni, non è la prima volta che votano, quindi nelle votazioni precedenti hanno votato per altri partiti e movimenti, per protesta; partiti e movimenti che sono scomparsi mentre Grillo è stato bravo a convogliare verso il suo movimento tutti i loro voti. Il calo dei partiti e aggregazioni maggiori è dovuto in massima parte al calo dei votanti e in misura minore alla disaffezione degli elettori che non hanno perso la “fede” nella politica ma hanno cambiato la loro “chiesa”.