Modugno – città fantasma
Chi? Chi si sente così solo?
L’anima della città, la voce comune dei giovani che crescono in un non-presente e rappresentano il futuro.
Ci svegliamo con il riecheggiare delle voci delle maestre che urlano tra le mura scolastiche; riconosciamo la voce di nostra madre in lontananza, che contratta con il fruttivendolo, ancor prima di alzarci dal letto.
Rombi di motori, clacson di macchine in doppia fila, citofoni che suonano all’unisono (tipica strategia dei postini per entrare nei nostri portoni).
Un continuo scorrere di suoni che si scontrano e creano rumore, quello stesso rumore che ci porta alla realtà, alla quotidianità, alla vita.
Al calar del sole, quando comincia a farsi sera, i lampioni si fanno strada nel buio e noi, ci domandiamo: costa stanno illuminando?
Fanno luce sulla strada che porta alla stazione, l’unico luogo in cui possiamo avvicinarci davvero alla città, quando volgiamo lo sguardo verso il cartellone che indica la fermata del treno: MODUGNO CITTÀ.
La fascia compresa tra i 15 e i 18 anni viene stimolata dai paesi vicini dove, paradossalmente, la possibilità di divertirsi è decisamente più alta. La fascia coperta dai ventenni invece, costituita da studenti e lavoratori, ha sviluppato una sorta di rassegnazione e anche una stretta amicizia con le palle di fieno che indisturbate rotolando di qua e di là. Non ci sono dubbi nemmeno per la fascia dei genitori, soprattutto delle mamme che prediligono la sera come momento perfetto per “stirare le camicie”. Per non parlare dei nonni costretti a ritirarsi con le loro sedie pieghevoli, non avendo nulla da vedere su cui spettegolare.
Nulla togliere agli eventi a sfondo socio-culturale, di cui non possiamo lamentarci: mostre, presentazioni di nuovi autori, cortei e associazioni sportive che sono diventate l’unico mezzo di svago di noi ragazzi.
E dopo cosa resta? Due scalini e una birra.