Una proposta indecente?

Poiché,(…), chi non rispetta la legge è ingiusto ed è giusto chi, invece, la rispetta,

è chiaro che tutto ciò che è conforme alla legge è in qualche modo giusto: infatti, ciò che è definito dalla legislazione è cosa conforme alla legge, e ciascuna delle cose così definite noi diciamo che è giusta.Lo scriveva, 24 secoli fa, nell’Etica Nicomachea un greco di nome Aristotele. Che sempre in quei libri, lasciati al figlio Nicomaco, asseriva, riguardo all’equità: “L’equo è sì giusto, ma non è il giusto secondo la legge, bensì un correttivo del giusto legale”; è sempre una norma universale, la legge, per cui a volte bisogna intervenire nel caso concreto, per risolverlo senza la pignoleria di chi vuole “applicare la giustizia fino al peggio” ma adottando criteri che il legislatore stesso avrebbe indicato “se avesse potuto conoscere il caso in questione”. Per questo motivo l’equo “è superiore al giusto pur non costituendo un altro genere”.

 

Dopo l’ultima nota regionale, la speranza è che la “catastrofe abbattutasi sugli operatori del settore urbanistico a Modugno” che ha “bloccato l’intera economia territoriale; fermato decine di cantieri con centinaia, forse migliaia, di appartamenti e un numero enorme di milioni di euro pronti ad entrare nelle tasche dei soliti noti” si sia arrestata. Ora finalmente sarà possibile iniziare a recuperare il tempo perduto in chiacchiere e pensare davvero a contrastare “legalmente” il sindaco Magrone. Se davvero la crisi, che è solo numerica – quelle politiche sono tutt’altra cosa – è nata per mancanza di collegialità, per durezza caratteriale, per immobilismo e per tutti gli altri motivi fra i quali il “faccio tutto io” del sindaco, e se davvero il consiglio comunale vuole mandare a casa Magrone e tutto il suo “cerchio magico”, non si deve fare altro che raccogliere le 13 firme necessarie e dimettersi, attenersi al giusto iter procedurale (potrebbero arenarsi in un cassetto) evitando anche di dichiarare in premessa “che non sono dimissioni” e il compito sarebbe esaurito. Una iniziativa legale ed “equa”, aristotelicamente superiore. È così semplice che sembra inverosimile che nessuno l’abbia proposto

Gli ammutinati di palazzo Santa Croce

Nelle polpettonate versioni hollywoodiane del più famoso ammutinamento nella storia della marina britannica, quella della fregata mercantile Bounty, realmente avvenuto nel 1789, il comandante della nave William Bligh viene sempre descritto come crudele e spietato, in realtà egli era insolitamente progressista per un ufficiale della marina britannica di quei tempi. Dopo aver portato il suo equipaggio nei paradisiaci mari del sud viene abbandonato, insieme ai pochi marinai rimastigli fedeli, su una scialuppa in alto mare, dopo l’ammutinamento della maggioranza dell’equipaggio. Ammaliati dal libero amore delle tahitiane e dalla rigogliosa natura tropicale che tutto dona senza doverlo lavorare, i suoi marinai, capeggiati da altezzosi ufficialotti, si ribellano a chi li aveva condotti in quei campi elisi e decidono di autogestirsi. La storia si concluse con varie impiccagioni e suicidi fra gli ammutinati e la premiazione del comandante Bligh, con la nomina a governatore del Nuovo Galles del Sud, per essere riuscito a tornare in Inghilterra dopo aver percorso 6700 chilometri di mare aperto, in appena 47 giorni, su una misera scialuppa sovraffollata.
Cosa centra tutto questo con Palazzo Santa Croce è, senza alcuna ombra di dubbio, una domanda legittima. Le analogie, però, sono notevoli. Non si è giunti (ancora per quanto ?) all’abbandono in mare aperto del comandante di palazzo, non ci sono paradisi tropicali e indigene compiacenti ma l’ammutinamento di una larga parte della ciurma, magistra…lmente condotta a destinazione è evidente. Anche a chi non va a cinema.

Redde rationem per il centro destra modugnese

Se si escludono i comunicati, numerosi, del Pd e qualcuno di PugliAmo con i quali “sembra”

che rifiutino di concedere l’appoggio “Politico” richiesto dal sindaco Magrone, dai consiglieri di opposizione non è ancora arrivata alcuna dichiarazione, ufficiale o meno, su quali sono i loro propositi in merito alla crisi politica dell’amministrazione Magrone. Come intendano procedere, i rappresentanti di centrodestra, per risolvere gli urgenti problemi del bilancio e dell’urbanistica è un mistero. Alle già vecchie notizie dei primi giorni, quelle della “rottura” della maggioranza magroniana e dell’incontro del sindaco con l’opposizione, non ne sono state aggiunte altre. La speranza degli elettori di centro destra è che i consiglieri Pentasuglia, Sanseverino, Silvestri, Barile, Vasile, Fragassi e Maurelli abbiano già raggiunto, segretandola, una condivisa decisione e siano in attesa di sviluppi per renderla pubblica. È una speranza ma la speranza, come si sa, è dura a morire. Non è un mistero invece che questo centro destra modugnese è un disastro. C’è poco da commentare: un disastro. La sberla rimediata alle amministrative, dolorosa “assai” perché inaspettata, ha dissolto quella pur minima coesione dell’area moderata modugnese che la candidatura di Fragassi aveva favorito. John Keats sapeva bene ciò che diceva quando asseriva “Victory has a thousand fathers, but defeat is an orphan”. Ognuno per conto proprio, la coesione che nel lontano ‘97 permise l’elezione a sindaco, al primo turno, di Francesco Bonasia, rimane un miraggio. Dopo quella sconfitta politica tutta l’area del centro destra modugnese doveva fare i conti con se stessa e le proprie inettitudini. Dopo quella botta in testa ci si doveva chiedere: perché? Perché questa enorme emorragia di voti verso il M5S alle politiche prima, a Magrone poi e di nuovo al M5S alle europee? Perché questa grande frammentazione gruppettara, con linee politiche diverse, dettate da singoli personaggi slegati anche dal loro stesso elettorato. Il moderatismo contenuto in quella maggioranza si è frantumato come uno specchio caduto a terra: personalismi, velleitarie candidature, azzeramento del dissenso, rinuncia al confronto politico, nessuna contendibilità delle pseudo leadership. Cosa è mancato: associazioni “frizzanti” capaci di diffondere una cultura politica liberale e popolare, capaci di stimolare la partecipazione e la competizione, primarie per la scelta dei leaders, una linea politica comune che andasse oltre i discorsi breve termine su Imu, urbanistica, elettrodotti, feste patronali e mercati settimanali.

Il mancato consenso ad appoggiare Magrone nell’impresa, ardua a questo punto, di portare la città – si badi bene: la città, non l’avversario politico – al superamento di una crisi dagli sviluppi devastanti, darà il colpo di grazia a tutto ciò che si può ancora porre come alternativo al centrosinistra e alla protesta pentastellata. Chiedere al sindaco di presentarsi in aula dimissionario, in modo di aprire, formalmente, la crisi politica dell’amministrazione comunale, limiterebbe ai venti giorni successivi il tempo a disposizione per risolverla. Il condizionare il proprio voto di sostegno ai propositi sindacali di superamento della crisi, chiedendo in cambio l’umiliazione pubblica del primo cittadino, segna l’apice di anni di mediocrità politica del centro destra modugnese. Immaginare che, in caso di elezioni, i voti verso il centro destra subiranno un’ulteriore diminuzione non è fantasia; sarebbe il momento in cui gli elettori di quello schieramento direbbero basta, chi vota per il centro-destra chiederebbe un “regolamento dei conti” con la propria classe dirigente. L’arrivo di un altro commissario renderà certo Il rischio di altri anni all’opposizione, stritolati nella morsa costituita dai democratici e dai 5 Stelle. È arrivato il momento in cui chi ha gestito per anni questi gruppi politici sia chiamato ad assumersi la responsabilità della propria sconfitta, delle proprie colpe e a trovare il modo migliore per farsi da parte. Si organizzi una “costituente” per un movimento liberale, popolare, riformatore che sia capace di instaurare la permanente partecipazione degli elettori alle decisioni più importanti, che ponga tutti sullo stesso piano di partenza, che stenda un programma e un manifesto nuovo, che faccia pulizia degli ectoplasmi, delle sanguisughe, degli improvvisatori che da troppo tempo popolano quest’area politica e che attivi dei meccanismi competitivi per la selezione della propria classe dirigente. Per evitare il definitivo annichilimento del centro destra a Modugno non esiste che una scelta: azzerare tutto.

 

E' possibile una Politica nuova per Modugno?

A distanza di un anno dalle amministrative vinte da Magrone è definitivamente chiaro che è giunto il momento di dare inizio ad un nuovo modo di fare politica a Modugno. Il voto dei modugnesi, frastornati come sempre da troppi simboli e liste, ha premiato dei candidati che, seppur in epoche diverse, militavano in partiti politici mentre in campagna elettorale si sono presentati agli elettori come apolitici o meglio ancora lontani ed autonomi dalle volontà degli esponenti dei partiti tradizionali. La sempre più grande distanza degli elettori dai partiti e la ricerca e scelta di nuove aree di “espressione” politica ha fatto sì che i modugnesi riversassero su candidati, all’apparenza, innovativi e al di fuori della politica tradizionale, il loro maggior consenso elettorale. Il positivo risultato conseguito dal candidato Nicola Magrone, forte di una sola parola d’ordine: lotta alla illegalità, si è scontrato però, nel giro di pochi mesi, con la complessità della politica cittadina. L’elezione di Magrone ha dimostrato come la voglia (speranza tradita?) di legalità, per una città come Modugno, nella quale si avvertono ancora oggi grandi, se non troppe, resistenze al cambiamento, può essere considerata come motivo innovatore della politica locale. La città ha bisogno di dimostrarsi in grado di esprimere una politica capace di andare al di là dei favoritismi, del malcostume, dei multiformi interessi di parte e di tutto quanto di negativo hanno rappresentato le passate amministrazioni.

La vittoria della coalizione di Nicola Magrone, pur dimostrando un riscontro popolare positivo, non aveva però nulla di politico in quanto determinata dal voto di contestazione verso le amministrazioni Rana e Gatti. Lo dimostra la scarsa voglia di cambiamento degli stessi eletti che, seppur votati alla distruzione e all’ostracismo della politica tradizionale, non sono animati da nessun progetto politico diverso da quello del potere di veto sulle determine sindacali. Nella sostanza, quindi, a Modugno, a fronte di un costante ed evidente allontanamento dei cittadini dai partiti, ha vinto proprio quella politica che ha governato Modugno negli ultimi decenni, con il risultato che, continuando sulla strada dello scontro, l’amministrazione Magrone non avrà una vita lunga.

Oltre alla ricerca delle alleanze che è costretto a fare per raggiungere una maggioranza che gli permetta di portare, in tempi brevi, a conclusione definitiva il guazzabuglio creatosi sull’urbanistica, il sindaco tra due mesi al massimo dovrà proporre al consiglio l’approvazione del bilancio preventivo. E sarà punto e a capo, se non al commissariamento. In una Modugno dove con l’elezione di Magrone tutto poteva cambiare e invece nulla è cambiato, è sempre più urgente rendere il cittadino parte attiva della città.

Modugno ha bisogno di ripensare a se stessa, al ruolo che dovrà svolgere nella prossima città metropolitana. Deve riappropriarsi della sua dignità politica, non può essere ostaggio di chi si vanta di aver estromesso la città dal consiglio di amministrazione dell’ASI, di chi nulla ha fatto per la salvaguardia dell’ambiente del nostro territorio, di chi in regione apre i cassetti della scrivania una volta ogni quindici anni. Deve farlo senza “tornare al passato”, non dimenticarlo per non ripetere gli stessi errori, guardando al futuro con spirito costruttivo al fine di elaborare, progettare e costruire nuove idee per una città aperta alle sfide, ricca di opportunità, priva di ostacoli, che stimoli costantemente le nuovi generazioni ad affacciarsi alla politica per rinnovarla.

L’attuale classe politica, i suoi protagonisti, tenacemente contrapposti nelle obsolete divisioni di maggioranza e opposizione, ha esaurito il proprio ruolo. Incapaci di ammettere i propri fallimenti hanno distrutto la loro credibilità. E’ necessaria una nuova idea politica, che renda più trasparente e partecipativa la gestione della cosa pubblica. Che porti Modugno fuori dalle secche, dagli steccati ideologici, dalle camarille e consorterie varie. Che superi il vecchio schema degli schieramenti preconfezionati nelle campagne elettorali; che vada oltre gli estremismi ideologici. È il momento per chi può (e un Sindaco può) di chiamare a raccolta le forze vive della città, le intelligenze non appiattite, le forze politiche, imprenditoriali e associative perché si adoperino per la costruzione di un nuovo progetto per Modugno. Magrone può trasformare l’attuale crisi politica (l’abbiamo già detto), in una grande opportunità inaugurando una stagione nuova, di discussione, di partecipazione, di confronto che, anche se esasperato, non è mai inutile ma anzi spesso si traduce in proposte condivise.

Dissidenti: 8 domande senza risposte

Pino Oro

Fino ad oggi, 13 Luglio, non si è avuto ancora modo di leggere o ascoltare risposte alle domande che i 10 consiglieri comunali “dissidenti” hanno posto a loro stessi

e che riportiamo qui di seguito:

Cittadini modugnesi
Riteniamo necessario chiarire la nostra posizione in merito alla “cosiddetta questione urbanistica”.
A nostro parere parlare e scrivere di urbanistica è mistificante in quanto si tratta prevalentemente di una “questione amministrativa”.
Con l’atto d’indirizzo che abbiamo presentato e approvato in consiglio comunale, il 20 giugno scorso ci siamo responsabilmente chiesti che cosa accadrebbe se le norme approvate dal “consiglio comunale del primo dicembre 1999” fossero revocate.
Nell’interesse della comunità ci siamo posti le seguenti domande:
1. cosa succederebbe alle imprese e artigiani che hanno cantieri in corso con progetti legittimamente approvati dal comune con le suddette norme ?
2. cosa succederebbe alle famiglie che hanno versato un anticipo per l’acquisto della loro casa regolarmente realizzate con le suddette norme ?
3. le banche continueranno ad erogare mutui per l’acquisto di immobili realizzati con le suddette normative ?
4. cosa succederebbe dal punto di vista amministrativo alle abitazioni già realizzate e regolarmente abitate, se le norme con le quali sono state edificate sono definite illegittime o nulle da qualcuno ?
5. cosa accadrebbe ai progetti approvati e pronti per il ritiro del permesso di costruire ?
6. quali saranno gli effetti sul bilancio comunale dei mancati introiti degli oneri di urbanizzazione ?
7. aumenteranno le tasse comunali ?
8. che fare del piano triennale delle opere pubbliche approvato unilateralmente dal sindaco e dalla giunta comunale, considerato che parte delle opere da realizzare saranno finanziate con gli oneri di urbanizzazione e costo di costruzione ?

L’elaborazione e successiva discussione per la condivisione delle risposte e la loro successiva pubblicazione necessitano, senza ombra di dubbio, di tutto il tempo finora intercorso dalla pubblicazione del comunicato. Quello che non appare chiaro però è perché i 10 consiglieri hanno scelto di non rimettere sul binario della linea Consiglio Comunale di Modugno – Giunta Regionale Pugliese “il treno deragliato” fin dal 1999. Allorquando nelle numerose riunioni di maggioranza sono state poste alla loro attenzione le uniche due alternative indicate dalla Regione per la soluzione del problema varianti/non varianti, quando cioè è stata messa in evidenza la necessità di scegliere fra la revoca di quella delibera e la richiesta del completamento del relativo iter burocratico, i dieci consiglieri hanno scelto di non scegliere. Demandando ad una commissione tecnica di decidere in loro vece hanno ottenuto il risultato di allungare ulteriormente i tempi della possibile soluzione del problema (ad oggi risulta che nessun passo avanti è stato fatto per l’istituzione di tale commissione di esperti). Non è chiaro neanche se non hanno potuto scegliere per ignoranza (visto le domande che si pongono) o se hanno scelto di non scegliere per mettere alle corde il loro avversario sindaco.
Mentre i dieci consiglieri riflettono, elaborano e discutono fra loro, il tempo passa e chi non ha nulla da fare passa il proprio tempo a ricordare i tempi andati e come si suol dire “chi ha tempo non sprechi tempo” per non perdere inutilmente tempo rilegge quello che è stato scritto a quel tempo:

TRIBUNALE CIVILE E PENALE DI BARI SEZIONE G.I.P.
ORDINANZA APPLICATIVA DEGLI ARRESTl DOMICILIARI
(Artt.292-284 c.p.p.)
E
DECRETO Dl SEQUESTRO PREVENTIVO E PER EQUIVALENTE
(Art.321 c.p.p. 322 ter c.p., 640 quater c.p.)

!l Giudice per le indagini preliminari, dott. Ambrogio Marrone,
letta la richiesta di applicazione di misure cautelari personali e reali ai sensi degli artt.272 e ss
C.p.p. c 91 D L.vo 271/89 depositati in data 3 4 2012 ed assegnata a questo giudice il 5.4 2012;
visti gli atti del procedimento .sopra indicato in epigrafe, nei confronti di:
(seguono le generalità di 27 persone imputate)
INDAGATI
(seguono i nomi di sette persone, tutti amministratori in carica o ex amministratori del comune di Modugno)
Per i seguenti reati:
ASSOCIAZIONE
A)………. per essersi associati tra loro, anche disgiuntamente, allo scopo di commettere un numero indeterminato di reati contro la pubblica amministrazione e il patrimonio, in particolare reati di concussione, corruzione e falso ( meglio specificati nei successivi capi di imputazione) orientando l’esercizio della funzione pubblica del Comune di Modugno al proprio interesse privato, chiedendo per qualsiasi pratica coinvolgesse il Comune, in particolare nel settore dell’edilizia, il pagamento di tangenti da parte degli imprenditori o imponendo la nomina quali direttori dei lavori di ingegneri e architetti facenti parte del sodalizio, e contrastando l’approvazione dei progetti per i quali non avevano ricevuto il pagamento di tangenti dimostrando di controllare altresì le decisioni del consiglio comunale
Con una durevole organizzazione di persone, consistente:
nella suddivisione dei ruoli e degli specifici compiti fra i partecipi;
nella predisposizione di una rete di collaboratori interni ed esterni all’ufficio pubblico, tutti all’uopo utilizzabili al fine di consentire a ciascuno di essi di conseguire gli illeciti profitti
(seguono altre 296 pagine)

La lettura di quelle pagine, anche a distanza di tanto tempo, è sconvolgente. Le responsabilità politiche di quanto avveniva con l’apporto degli amministratori pubblici hanno reso più facile (e per molti indispensabile= l’elezione a sindaco di Nicola Magrone e di molti dei consiglieri oggi dissidenti e molto indecisi.
Alcune considerazioni frutto del tempo perso a non perdere tempo.

Con lo spostamento al 30 settembre del termine ultimo per votare il bilancio preventivo, viene meno il peso “contrattuale” dei dissidenti. Il sindaco ora ha tutto il tempo necessario per scindere le due questioni che la scadenza del 31 luglio poneva, obbligatoriamente, in contemporanea approvazione. Inoltre sfugge ai più che in caso di ulteriore “sconfitta” di Magrone, il sindaco, vista l’impossibilità di addivenire in tempi rapidi alla soluzione del problema edilizia e per salvaguardare proprio gli operatori edili modugnesi, potrebbe chiedere, alla giunta regionale, l’invio di un “commissario ad acta” per risolvere la questione.
Inoltre, se la volontà dei consiglieri dissidenti è quella di mandare a casa Magrone e donare ai modugnesi un altro lungo periodo di tempo da trascorrere insieme ad un commissario prefettizio per poi presentarsi di nuovo agli elettori, possono chiedere ad altri tre consiglieri di minoranza di unirsi a loro e sottoscrivere le loro dimissioni dal consiglio comunale. Metodo più semplice e veloce di questo non c’è.