Programmi scarsi o candidati inadatti?

A leggere i commenti, tutti negativi, sulle iniziative, proposte o progetti dell’attuale amministrazione, riversati sulle “pagine” facebook che parlano di Modugno, ci si rende conto di quanto poco tali “pagine” siano considerate dal sindaco. Del resto se tali pagine, account o siti di notizie, come anche BSO, avessero avuto una pur minima influenza sulle persone alle quali si rivolgono non si sarebbe realizzata la duplice elezione di Nicola Magrone. Questa scarsa capacità di influenzare l’elettorato però, non porta, i più, a riflettere sulle ragioni di questa mancanza di appeal politico dimostrata nei loro confronti dagli elettori nelle due ultime tornate elettorali. Da notare, sempre su FB (si fa prima a chiamarle così) l’evidente vicinanza politica dei commentatori alle coalizioni antagoniste di Magrone e contemporaneamente l’assenza, fra questi, dei candidati in quelle liste; fatta eccezione dei pentastellati candidati a sindaco e consiglieri, loro sì sempre “sul pezzo”, come si dice; anche loro, però, contrari a prescindere e questo è alquanto strano visto che Magrone, come dichiarato in campagna elettorale, è molto vicino alle politiche del M5S.
Il 90% dei commentatori continuano ad essere sempre e comunque in disaccordo con il sindaco che gli elettori hanno votato e dimostrano, così, di continuare a non tenere in alcun conto l’opinione degli elettori. Sono in disaccordo a prescindere dalla iniziativa o proposta che il sindaco adotta o propone. Eterni bastian contrari si pongono come unico obiettivo da perseguire quello della critica dell’avversario e pur di dissentire si incartano in argomentazioni prive di qualsiasi elemento costruttivo, di proposte alternative.
Gli sconfitti dell’ultima campagna elettorale criticano, per interposta persona, l’operato della amministrazione ma non propongono nulla come alternativa, nemmeno attingendo ai loro programmi elettorali facendo sorgere il sospetto che, anche per loro e non solo per gli elettori che non li hanno votati, i loro programmi erano di scarso valore. O magari erano loro scarsi e inadatti.

Modugno, abbiamo un problema

Alle 03:07:53 del 14 aprile del 1970, mentre la navicella del modulo di comando dell’Apollo 13 era in rotta verso la luna, uno dei quattro serbatoi dell’ossigeno, il serbatoio numero 2, esplose

e subito dopo John L. Swigert, il pilota, comunicò alla base: “Houston, we have a problem”. A questo punto, per gli astronauti e tutti quelli che lavoravano per quella che doveva essere, dopo Apollo 11 e Apollo 12, la terza missione ad atterrare sulla luna, iniziò una spasmodica corsa contro il tempo. Per tornare sulla terra gli astronauti furono costretti ad utilizzare il LEM, il modulo di atterraggio e ripartenza dalla luna, perché il modulo di comando, previsto per il rientro, aveva subito gravi danni al sistema di alimentazione e quindi sarebbe stato impossibile utilizzarlo per più delle dieci ore di autonomia delle batterie. Il problema principale era dato dalla struttura del LEM. Poteva accogliere due persone per i due giorni previsti per l’allunaggio – mentre divenne necessario ospitare tre persone per i quattro giorni di viaggio del ritorno a terra – inoltre era dotato di filtri dell’anidride carbonica non sufficienti per tre persone e che non potevano essere sostituiti o adattati con quelli del modulo di servizio. Era di vitale importanza trovare un modo perché gli astronauti costruissero un adattatore per i filtri con i materiali presenti sulla navicella. Tutti furono invitati a dare dei suggerimenti e questo permise di trovare le soluzioni per risolvere i problemi che mettevano in pericolo la vita dei tre astronauti.
“Houston, abbiamo un problema”, una sintetica frase per comunicare un pericolo e richiedere aiuto.

Meno sintetiche ma molto più esplicite le comunicazioni di pericolo e la richiesta di aiuto che il sindaco, in consiglio comunale, ha indirizzato alle opposizioni. Cos’altro può essere se non una richiesta di aiuto quella che Nicola Magrone, invitando l’opposizione a dare dei suggerimenti per la soluzione degli annosi problemi della città, ha rivolto ai banchi semideserti dell’opposizione?
Bene comunque ha fatto il sindaco a rivolgere, non solo alle opposizioni ma a tutti i modugnesi, l’invito a collaborare con l’amministrazione per migliorare la città, un esplicito invito al superamento delle vecchie contrapposizioni consiliari fra maggioranza e opposizione, spesso determinate unicamente dall’edonistico desiderio di apparire “più modugnesi degli altri”, che può accelerare il processo di rinnovamento politico già in atto ed aprire nuovi scenari per lo sviluppo economico del territorio.
L’andamento dei lavori nell’ultimo consiglio comunale dimostra, senza ombre di dubbio, che l’invito alla “collaborazione” è stato accolto fin troppo favorevolmente dall’opposizione, tanto che qualcuno, rispolverando un desueto termine, ha iniziato a chiamarla minoranza.

Tutto bene allora se non fosse per alcune perplessità che sorgono in chi agisce in coerenza con le proprie convinzioni. Il “bravo Magrone, hai vinto, siamo tutti con te”, che svolazza fra i seggi del consiglio comunale non è sentito proprio da tutti. Molti sono convinti che ben altro dovrebbero offrire, alla comunità modugnese, i consiglieri di opposizione e non certo un collaborazionismo prono e accondiscendente verso chi ha vinto le elezioni. Astenersi dalla votazione per il bilancio di previsione è stato un gesto di responsabilità verso la città e verso chi ha lavorato, per approntare tale provvedimento, secondo le indicazioni dell’amministrazione Magroniana. Astenersi, però, dall’evidenziare la fragilità strutturale del bilancio, dovuta all’impostazione data dall’amministrazione, non vuol dire fornire l’aiuto alla soluzione dei problemi della città. Non serve a niente e a nessuno e nemmeno a dimostrare di essere capaci di amministrare meglio la città e che i modugnesi hanno sbagliato sindaco.

Coerenza, per chi è all’opposizione, è dire “bravo Magrone, auguri ma io continuo a non pensarla come te” e sono convinto che non destinare fondi per lo sviluppo economico del territorio, del commercio, per il turismo, per la cultura e lo sport vuol dire ignorare le basi dell’economia politica che prescrive di destinare il massimo delle risorse disponibili proprio in attività produttive come quelle sopra elencate. Non suggerire all’amministrazione di risolvere il problema dell’evasione della tassa sui rifiuti (qualcosa come 2 milioni di euro l’anno) vuol dire non aiutare a risolvere i problemi di Modugno; quale messaggio si manda ai propri elettori tralasciando di suggerire, a chi ha chiesto dei suggerimenti, di avvalersi degli ispettori ambientali volontari per la verifica dello smaltimento dei rifiuti speciali da parte delle aziende del territorio, molte le spargono lungo le strade e nei campi.

Il non parlare dello stato pietoso delle strade e degli immobili comunali ed evitare di consigliare al sindaco di promuovere la creazione di un consorzio fra aziende locali a cui affidarne la manutenzione, che costa quasi due milioni di euro di canone annuale, può far pensare che non si abbia a cuore il destino delle piccole aziende artigiane del territorio. Durante il consiglio comunale c’è stata la possibilità di parlare dei servizi sociali; perché non suggerire all’amministrazione di considerare più efficaci, per le famiglie indigenti, gli aiuti economici piuttosto che affidarne i figli a strutture private esterne alle quali paghiamo centinaia di migliaia di euro?
Il sindaco Magrone ha chiesto aiuto per risolvere i problemi e pare che questo, per qualcuno, sia un problema.

Distruzione creatrice o tutto come sempre?

L’amministrazione Magrone/bis, nel consiglio comunale di martedì 18, proporrà l’approvazione di vari provvedimenti dal prevalente carattere amministrativo che spaziano dall’edilizia (croce e delizia della campagna elettorale) ai trasporti, passando per l’approvazione dell’elenco dei lavori pubblici e delle alienazioni e valorizzazioni immobiliari da realizzare nel prossimo triennio. Infine è prevista la discussione del bilancio di previsione triennale 2015/17, argomento quest’ultimo che oltre all’aspetto prettamente contabile offre la visione di quello che Nicola Magrone intende realizzare per Modugno; argomento quindi eminentemente politico poiché incentrato sui provvedimenti propedeutici alla realizzazione del programma politico dell’amministrazione e che impegnerà i consiglieri comunali fin dall’inizio della seduta in quanto, nell’ordine del giorno del consiglio, come primo argomento è stata posta l’esposizione delle linee programmatiche del sindaco. (Reg. Cons. Com. – Art.21 comma 5 – Entro venti giorni dalla nomina degli assessori, il Sindaco, sentita la Giunta, presenta al Consiglio le linee programmatiche relative alle azioni ed ai progetti da realizzare nel corso del mandato).
Appuntamento politico, pertanto, molto importante per la verifica delle offerte e dei propositi di collaborazione abbozzate nei primi consigli comunali di quest’anno.
L’esposizione delle proprie linee programmatiche offre al sindaco Magrone l’opportunità di dare inizio a Modugno a una nuova era politica. La sua vittoria nell’ultima campagna elettorale dimostra che i modugnesi “vogliono” una politica non più basata sulla competizione fra rappresentanti più o meno influenti di particolari categorie sociali, ai quali la lezione subita nell’ultima campagna elettorale dovrebbe (speriamo) essere definitivamente chiara. I modugnesi con il loro voto hanno chiesto che si ponga fine al lungo conflitto politico che ha rallentato se non addirittura impedito di intraprendere quelle iniziative mirate al progresso economico del territorio. La crescita economica è fortemente influenzata dai conflitti fra gruppi politici; conflitti sociali che danno origine a processi destabilizzanti che arrestano la crescita, impedita dagli economie losers (sconfitti economici), coloro che temono di perdere i loro privilegi economici, e dai political losers (sconfitti politici), quelli che temono di perdere la loro influenza sul sistema politico. Conflitti sulle regole, sull’amministrazione, che condizionano le attività economiche e ne selezionano i vincitori.
Si crea un conflitto quando i programmi politici dei vari gruppi non possono essere contemporaneamente realizzati. Qualcuno sarà sconfitto e le sue speranze deluse, mentre i suoi antagonisti riusciranno a ottenere quanto sperato e incideranno profondamente sull’economia della città. Nelle linee programmatiche di un programma di sviluppo economico spesso si evita di introdurre iniziative che possano favorire anche la crescita della cooperazione fra maggioranza e opposizione nella scelta degli interventi da realizzare. Nel passato la classe politica vincente ha seguito sempre la stessa logica: pur di non favorire la crescita della controparte sconfitta in campagna elettorale, non ha introdotto le iniziative economiche o ancorché politiche proposte dall’opposizione, anche se potevano favorire la crescita economica della città. In un regime da molti ritenuto “assolutista” come quello instaurato dall’attuale amministrazione comunale, “dominata” dalla forte personalità del sindaco, un sindaco che si avvale del suo potere per modellare come preferisce il programma economico, sarà possibile giungere alla fine dell’annoso conflitto e favorire la nascita di politiche di cooperazione fra i vari gruppi e movimenti politici della città?
Molti si attendono una risposta negativa, per il semplice fatto che si è sempre fatto così ma in definitiva che cosa lo impedisce? L’ostacolo maggiore al processo di collaborazione fra le forze politiche è rappresentato, da una forma di paura del cambiamento, dal timore verso gli effetti di un cambiamento radicale che si associano a quelli che l’economista Joseph Schumpeter definiva come fenomeni di distruzione creatrice. È necessario distruggere il vecchio perché tutto diventi nuovo. La mancanza di cooperazione politica determina le condizioni per l’esistenza di tanti personaggi dotati di potere sufficiente a esercitare un diritto di veto, “politichetti” che intuiscono quanto la collaborazione indebolirebbe il loro potere politico, rendendo loro più difficile, se non impossibile, intervenire sulle istituzioni economiche del territorio per favorire i propri interessi a discapito di quel bene comune di cui tanto, a parole, si preoccupano.
Nicola Magrone ha l’opportunità di dare inizio a quella distruzione creatrice che tanto spavento procura ai political losers nostrani; glielo permette il mandato degli elettori che l’hanno indicato, per due volte, come migliore fra i candidati a sindaco della nostra città.
Questa però è sempre e soltanto un’opinione.

 

Primi segnali di distensione?

Forse non sarà stato stabilito un record ma quello di ieri è certamente uno dei consigli comunali più corti della storia amministrativa modugnese. In poco più di un’ora è stato esaurito l’intero ordine del giorno che prevedeva, in ultimo, l’elezione del (della) presidente e del vice presidente del consiglio comunale. L’esito delle due votazioni, che hanno determinato la nomina di Valentina Longo a presidente del consiglio e di Pietro Massarelli come vice, è stato pressoché identico: ventitré voti su ventiquattro votanti per ognuno dei candidati e una scheda bianca (è piacevole supporre che entrambi gli eletti non abbiano voluto votarsi). Mentre il nome della candidata dalla maggioranza, Valentina Longo, circolava già, quello di Pietro Massarelli è stato concordato dai consiglieri di minoranza negli incontri precedenti la seduta consiliare e successivamente comunicato alla maggioranza. Non è usuale vedere un tale scambio di “favori” per le nomine consiliari ma evidentemente l’appello ad una maggiore collaborazione fra gli schieramenti lanciato dal sindaco Magrone deve essere stato raccolto positivamente dai consiglieri di opposizione. Potrà essere questo l’inizio di un nuovo modo di intendere il proprio mandato elettorale da parte di tutti i consiglieri come auspicato dal sindaco? Sarà possibile dare l’avvio a quella fase di piena collaborazione fra tutte le forze politiche per la soluzione dei tanti problemi che affliggono la città? L’opposizione ha dato un primo segnale positivo votando, insieme alla maggioranza, Valentina Longo all’importante ruolo di presidente; la maggioranza ha risposto votando, altrettanto unanimemente, il candidato della minoranza alla vicepresidenza. I due incarichi hanno un peso diverso per la riuscita dei lavori consiliari e la maggioranza ha ritenuto opportuno tenere per sé quello più importante. Per dare una valenza maggiore a quell’invito però sarebbe stato opportuno concedere la presidenza all’opposizione (sarebbe stata una dimostrazione di forza politica, ma questa è solo un’opinione). Non è mai troppo tardi, se c’è davvero la volontà di dare una svolta importante alla politica locale si potrà rimediare con le nomine delle presidenze delle varie commissioni.

Invito alla collaborazione o alla discordia?

Ancora poche ore e potremo verificare se l’invito alla collaborazione, rivolto dal rieletto sindaco Magrone alle opposizioni, è stato accettato o meno. Segnali positivi in tal senso, però, non se ne registrano ancora. Certo dopo quanto udito nell’ultimo comizio e durante la presentazione della squadra assessorile si ipotizzava un diverso approccio politico, un’apertura verso i rappresentanti di quella grande maggioranza che Nicola Magrone proprio non lo vuole come sindaco; o almeno un inizio diverso da quello del 2013 quando, come dicono, con un atto d’imperio fu imposta l’elezione a presidente del consiglio di Giovanna Bellino e sappiamo come è andata a finire. Concedere all’opposizione tale incarico sarebbe un segnale di discontinuità con quanto fatto nel passato e coerente con quanto riaffermato solo qualche giorno fa, invece è quasi certo che tale mansione sarà affidata alla consigliera Valentina Longo e questo giustifica il larga parte la diffidenza dei consiglieri di opposizione nel nuovo “corso” politico proposto dal sindaco. È pur vero che nel quadro politico offerto ai modugnesi sono evidenti le divisioni dell’attuale opposizione alle prese innanzitutto con i guasti e le lacerazioni che dividono in due tronconi la sinistra locale. Divisione che i futuri “frazionamenti” del partito a livello nazionale acuirà ancora di più e che comporterà nel prossimo autunno la necessità di decidere quale “corrente” debba rappresentare la sinistra a Modugno e quali saranno i loro referenti a livello regionale. Referenza regionale che il rieletto Peppino Longo potrebbe rappresentare per tutta la città se le proposte e gli inviti alla collaborazione che Nicola Magrone ha prospettato assumessero consistenza e diventassero realtà. Si paventa invece, da più parti, che quanto proposto dal sindaco più che un invito alla collaborazione è una sorta di “pomo della discordia” da lanciare sui banchi dell’opposizione per mantenere divisa una compagine che d’altronde, già di suo, fa di tutto per continuare ad esserlo.