ma noi ci saremo
Ci saremo perché ci siamo sempre stati. Noi. Sono in molti quelli che continuano a chiederci dove eravamo quando in una lunga seduta consiliare dell’agosto 1968, protrattasi fino alle ore notturne, si approvarono centinaia di progetti edilizi, dando così inizio allo scempio urbanistico modugnese. Io, allora quindicenne barese, ero comodamente spaparanzato nel mio letto, in attesa della sveglia per andare a mare il giorno dopo. Qualcun altro invece era a Modugno, ed evidentemente, poco gli importava di quel consiglio comunale visto che non risulta lo abbia contestato, allora, non oggi. Continuano a chiedere dove eravamo quando, come continuano a dire, in un’altra “notte mariuola” si decise di scippare Modugno del suo ospedale: io, allora già ferroviere da una ventina di anni, nel tempo libero e con la collaborazione di tanti iscritti di Alleanza nazionale, mi preoccupavo di raccogliere le firme dei modugnesi che l’ospedale non lo volevano perdere. Furono necessari molti giorni, non una notte, ma di firme ne furono raccolte più di 5.000 e non mi pare che fra queste ci fossero le firme di chi oggi chiede dove eravamo. Vogliono sapere dove eravamo quando fu decisa l’apertura del supermercato Auchan, io c’ero e qualcosa la scrissi pure relativamente a quella questione, tanto è vero che diventò argomento di un comizio organizzato da alcuni consiglieri comunali. Chiedono di sapere dove eravamo quando nel ’99 in consiglio comunale furono approvati quei provvedimenti tecnici che hanno dato inizio alla guerra, ancora in atto, fra questa amministrazione e tutti i settori produttivi della città: io c’ero a Modugno e a differenza di chi fa finta di averlo dimenticato, ricordo chi c’era in consiglio comunale e nella commissione edilizia, che nulla obiettò, anzi approvò quei provvedimenti. Io c’ero a Modugno e ci vivo dal ’78, ero impegnato a crescere i miei figli, a lavorare come capostazione nelle ferrovie dello stato per pagare il mutuo della casa. Come capostazione, mi preoccupavo, anche se non più di tanto, se i passaggi a livello si guastavano e rimanevano aperti. Non ho mai messo in allarme la città presenziando e pavoneggiandomi agli occhi dei modugnesi se i treni, con tutte le cautele previste dal regolamento della circolazione dei treni, attraversavano la sede stradale con le sbarre del passaggio a livello aperte. Non mi preoccupavo perché, io, il capostazione lo sapevo fare, a differenza di chi oggi vuol sapere dove ero io e non dice dove era lui quando, a Modugno, accadeva quello che lui dice fosse tutto illegale. Ruolo e strumenti per denunciare quanto, sempre secondo lui, di illegale accadeva non gli mancavano. Se oggi continua a chiedere dove eravamo e perché non denunciavamo quanto, e quello, che accadeva e veniva a nostra conoscenza, io mi chiedo: egregio dottor Nicola Magrone, dove era lei quando tutto ciò che è a sua conoscenza di illegale accadeva a Modugno e perché se sa “tutta la storia” non l’ha mai denunciata secondo le regole previste dal codice penale? Le ha forse disattese? O dimenticate come quelle sulla circolazione treni che dovrebbe aver imparato se, come dice, sapeva fare il capostazione?
P.S. per non farle perdere tempo a chiedere, le dico che domani, 30 maggio, sarò in piazza Garibaldi in difesa del lavoro. Ci sarò, insieme ai tanti che lei non sa mai dove sono.
Della serie “Vecchi orientamenti” …. (quando si dice la “storia patria” ..) Insomm, N’ bell garzalon asstuat asstuat da quatt punt e ‘na scop!