Modugno libera

quanti delitti in tuo nome

Così potremmo scrivere, parafrasando la frase pronunciata da una rivoluzionaria francese pentita, mentre passava davanti ad un “albero della libertà” lungo il tragitto verso la ghigliottina: «O Libertà, quanti delitti si commettono in tuo nome!». Quante volte, in campagna elettorale, abbiamo sentito urlare il richiamo alla ribellione per liberare la città da chissà quali catene, per “cacciare” i padroni, per conquistare una democrazia più giusta. Il risultato di questi inviti alla ribellione è stato quello di dividere la città. Modugno oggi è una città divisa. Da una parte la Modugno “giusta” e dall’altra la Modugno che non lo è “secondo la costituzione”. Una città in cui l’attuale classe politica addossa le responsabilità dei propri insuccessi e ritardi alle vecchie amministrazioni, senza mai fornire le prove degli abusi, la documentazione dei misfatti commessi. Scopo principale di questa amministrazione sembra sia, sempre più chiaramente, quello di evidenziare i problemi della città solo per poter dire che sono stati causati dalla cattiva gestione dei precedenti amministratori,  senza mai, però, chiamarli in causa direttamente con nomi e cognomi. Una classe politica, quella attuale, al cui seguito in tanti cantano e ballano, si festeggiano e si complimentano reciprocamente, fieri di rappresentare la Modugno liberata. Fieri oggi come lo erano anche quando, servilmente, votavano gli stessi personaggi che ora accusano. Oggi sono in molti quelli che, pentiti, non ballano più con loro, quelli che pensavano di cambiare la loro vita servendo un nuovo “padrone” e oggi si rendono conto che la loro sorte non è cambiata. E non potrà cambiare finché non si renderanno conto che esiste una sola Modugno, senza aggettivi, che gli amministratori, se onesti, devono operare per il benessere comune non per il vanto di qualcuno e che ogni cittadino deve poter condividere la responsabilità della conduzione della propria città.

L’essere contro qualcuno non è una necessità politica, come non lo è il propagandarsi come moralizzatori e liberatori della democrazia quando, viceversa, si è solo i rappresentanti di una parte, quella che può vantarsi solo della conquista del palazzo, perseguita con ogni mezzo, senza alcuno scrupolo. La retorica e la propaganda dell’onestà come virtù esclusiva di alcuni e sconosciuta al resto dei modugnesi offende il senso comune e pur assicurando quel consenso elettorale pervicacemente ricercato, non può nascondere la realtà in cui viviamo. Una realtà fatta di impoverimento costante, progressivo della città, di conflitti sociali, di egoismo istituzionalizzato che si nutre di fantomatiche emergenze per giustificare la propria incapacità a governare. Una città, Modugno, ostaggio di fazioni politiche perennemente in lotta fra loro che, permettendo a pochi mestatori di insozzare l’immagine della città, hanno agevolato la vittoria dell’antipolitica e dell’immobilismo dell’attuale amministrazione, che oggi esulta e celebra sé stessa.

Non abbiamo appoggiato le passate amministrazioni e non appoggiamo l’attuale, per questo ci possiamo permettere, a voce alta, di negare che in questa città esista la libertà. Qualche rappresentante della precedente classe politica è stato travolto dalle inchieste giudiziarie, l’attuale antipolitica prima o poi sarà sepolta e solo allora potremo riscoprire cosa siano la libertà e la dignità di chiamarci modugnesi.

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