"Bari città aperta"

L’appellativo utilizzato dal grande Roberto Rossellini

per dar titolo al suo film ‘Roma città aperta’, ormai entrato a far parte della memoria cinematografica ed individuale, può essere rivisitato a proposito del nostro capoluogo di Regione: Bari.
In ‘Bari l’odore del mare’, il libro di Michele Fanelli, edito dalla Progedit, con disegni di Saverio Romito, questa definizione ci sta tutta e la si è potuta apprezzare durante la presentazione a Modugno, insieme al calendario 2017, ricco di riferimenti storici e culturali, la sera del 3 febbraio nel Palazzo della Cultura, concesso per l’occasione dall’Assessore per le Politiche Culturali Antonio Alfonsi, presente all’evento.
Michele Fanelli e la ‘Compagnia del Sottano’, più conosciuti in tv e su Youtube con il ‘Barzellettiere di Coline e Mariette’, hanno allietato il pubblico, partecipativo, con storie, poesie e canti del bagaglio di Bari.
Il libro descrive con capacità sintetica, ma dovizia di particolari, la storia soprattutto della nostra città, il suo rapporto eterno di amore, ma a volte di odio, col suo amato: il mare.
Come in tutte le coppie che si amano, l’una non può vivere senza l’altro e viceversa.
Dagli albori della sua nascita, con capanne che risalgono all’età del bronzo, all’arrivo degli Japigi, dei Peuceti, dei Greci, Romani, Bizantini, Saraceni, Normanni, Veneziani, Bari è stata davvero una città aperta, sia fisicamente, in quanto alla sua posizione geografica, che politicamente, poiché sito strategico appetibile per conquiste d’oltremare, che per attracchi di passaggio; ma anche per scambi commerciali e tutte le situazioni in cui la navigazione si è espressa al massimo della sua floridezza. Si badi agli scambi con l’Oriente: spezie, stoffe pregiate e tappeti, in cambio di olio, cereali, ecc.
Una saga a puntate se si volesse realizzare un film, quella della nostra Bari, di cui ha risentito indubbiamente anche il territorio circostante, come appunto Modugno che ha goduto della presenza della duchessa Bona Sforza, divenuta in seguito, regina di Polonia.
Ella fece imprimere sul simbolo della città di Bari, uno stendardo bianco-rosso, rappresentante la purezza come fede e il sangue versato nelle varie diatribe di difesa e nelle crociate, l’effigie del tanto amato Santo patrono: San Nicola da Myra, diventato poi San Nicola di Bari, venerato in tutto il mondo per la sua longanimità. Nonostante fosse un vescovo di origine turca, pare avesse una predilezione per i più deboli, sfortunati e in pericolo (bambini, anziani, donne in cerca di marito, marinai) e lo dimostrò sul territorio all’epoca. Sta di fatto che gli stessi marinai baresi trafugarono le ossa del Santo dalla tomba del monastero di Myra, dove si trovava nella ‘Santa Manna’.
Fanelli ha descritto quelli che sono i più importanti siti commerciali e culturali di Bari, come il porto, fatto realizzare dai Borboni, oggi uno dei più importanti d’Italia, che purtroppo è stato oggetto di tragedie immani, come lo scoppio della nave americana Charles Henderson il 9 aprile del 1945, che provocò la morte di circa 350 persone e quasi 2000 feriti. “Le schegge impazzite, volate come lance, potete vederle ancora conficcate nei muri dei vecchi palazzi della Città Vecchia” ha detto con dispiacere Fanelli. Poi ha descritto la Fiera del Levante – prima di essa c’era la Fiera dell’Angelo’ – fulcro che incetta frotte di visitatori, anche da fuori Regione, ma che come notiamo, viene utilizzata solo nel periodo settembrino e nulla più, gestita da un’imprenditoria bolognese attualmente, quando invece avrebbe potuto essere valorizzata con una serie di eventi tra i più disparati durante l’anno e soprattutto gestita dai Baresi.
Si enumera, nel ventaglio dei siti importanti della Città, il Sacrario dei Caduti d’Oltremare, all’estremo sud, dopo il quartiere Japigia, luogo di contemplazione dello spirito e di contrizione, se si pensa ai circa 70.000 caduti che ospita, dei quali quasi 40.000 non hanno ancora un’identità; anime che il mare ha restituito, custodendone chissà ancora quante…
Le spoglie di uno di questi caduti del primo conflitto mondiale – Francesco Pepe – sono tornate nella città di Modugno l’8 aprile 2011, accolte dall’allora Amministrazione e dalla cittadinanza, con una messa di benedizione nel cimitero locale, davanti alla figlia che egli aveva lasciato a casa (insieme alla sua giovane moglie) di soli tre mesi d’età che disse, commovendo tutti: “Mio padre è tornato a casa”.
L’acquolina è cresciuta quando Michele Fanelli è passato alla descrizione finale del libro: quella relativa alla gastronomia barese, basata prevalentemente su pietanze a base di pesce e come questa tradizione provenga da una cucina del passato, povera e stringata, a causa delle precarie condizioni sociali, ma che oggi è diventata regina della tavola.
Per contorno: poesie antiche in vernacolo e canti popolari.

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